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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Sandro Veronesi, Una giornata con Manlio Cancogni [introduzione a "Azorin e Mirò" di Manlio Cancogni], 1996

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
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regno. Facevo la villeggiatura a Fiumetto, e il mio
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regno era un territorio a forma di T, stretto
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due grandi ville, una a destra e una a
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a destra e una a sinistra, abitate da misteriose
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andava insieme in barca a vela con la qualifica
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arenile per quattro bagni a destra e quattro bagni
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destra e quattro bagni a sinistra, cioè da una
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colossale stabilimento in cemento a due piani, con terrazza
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omonimo hotel sul lungomare, a proposito del quale si
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lì che vorrei ritornare a finire i miei giorni
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casa sulla litoranea proprio a ridosso dell’hotel Ermione
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andarsene con la moglie a svernare a New York
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la moglie a svernare a New York dove vive
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io e Cancogni: lui, a ottant’anni, la sua
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la vive adesso; io, a trentasette, per la mia
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per poi darne conto a introduzione di questa nuova
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già mi sto acquattando a sbirciare sotto l’avvolgibile
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la serranda. Appena cominciato a parlare, poi, qualunque argomento
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frequentato per anni, incoraggiato a scrivere, aiutato a pubblicare
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incoraggiato a scrivere, aiutato a pubblicare e introdotto nell
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mia professionalità per riuscire a tenerle fuori da questa
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Del resto, suo indirizzo a parte, Cancogni mi era
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racconto sull’affinità che a un mio remoto modo
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affine. Prodigiosamente affine, addirittura, a lettura ultimata, giacché a
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a lettura ultimata, giacché a quel punto non ho
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non ho potuto fare a meno di ripensare a
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a meno di ripensare a un mio romanzetto giovanile
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un mio romanzetto giovanile, a suo tempo ostinatamente – e
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non ero riuscito nemmeno a nominarle. Azorin e Mirò
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come di certi giocattoli a molla, o di certe
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positiva che Cancogni riesce a dare ai suoi personaggi
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personaggi, in quel riuscire a schivare l’incornata della
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dieci anni dopo riuscì a vedere la luce in
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luce in volume, insieme a un altro racconto lungo
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era la verità, e a un testo di natura
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Azorin e Mirò riuscisse a conquistarsi l’onore di
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tenue crittaggio spagnolo e a un poco convinto rimescolamento
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contesto), e serve semmai a giustificare l’utilizzo, nel
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per compiersi e mantenere, a cinquant’anni dalla sua
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esser stato, e continuare a essere, oltraggiato. Non ce
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e si ritrova semmai a recitarne la parte conclusiva
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è questo che accade a certi felici romanzi scritti
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cui modellarsi, sono costretti a predire il futuro. ¶ *** ¶ «Andiamo
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strade siano aperte, fino a dove, e con quali
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rischi. Passata Seravezza cominciano a mostrarsi i primi segni
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ancora non si trova. A Ponte Stazzemese ci fermiamo
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Ponte Stazzemese ci fermiamo a chiedere informazioni, e anche
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chiedere informazioni, e anche a vedere da vicino l
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nelle quale lui vive a Fiumetto. E poco conta
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quando era bambino. ¶ Arriviamo a Cardoso, il paese-fantasma
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nuovo fermo. E riprendiamo a salire verso Pruno, il
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d’improvviso, tutto raccolto a cono sulla cima di
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diluvio non è riuscito a scalfirlo. È qui che
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giro del paese, anticipandomi a ogni incrocio la vista
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trasparire nulla, si limita a darmi laconiche informazioni su
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ho provato io arrivando a casa sua, moltiplicata per
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il giornalismo sia andato a raccoglierlo nei momenti più
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Mi spiega anche perché, a Firenze, dopo la guerra
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di lui: sogghigna, ripensando a quei tempi, e ammette
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provocazioni che aveva fatto a proposito di tirare la
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molto insistente nel convincerlo a fare altrettanto. «Come al
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quel loro spingerti poco a poco su posizioni insostenibili
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lasciò il giornale insieme a Cassola, e anziché profittare
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importava nulla si ritirò a scrivere e a insegnare
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ritirò a scrivere e a insegnare nell’alta Versilia
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Fiumetto, il giornalismo tornò a riprenderselo, sotto le spoglie
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radicale” che ancora oggi, a trent’anni di distanza
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e via». ¶ Ci fermiamo a mangiare il panino, ripartiamo
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ci fermiamo di nuovo a bere alla fontana di
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la mulattiera, che comincia a salire sul serio. Gli
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serio. Gli sto dietro a stento: il suo passo
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da ottantenne, e comincio a chiedermi quanto manchi ancora
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chiedermi quanto manchi ancora a questa benedetta Foce di
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alberi sradicati, detriti portati a valle dalla piena, coste
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appare d’improvviso davanti a noi, nel susseguirsi di
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sole del pomeriggio, spunta a sorpresa il mare di
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vedo che Cancogni continua a camminare, e punta minacciosamente
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accenna in lontananza. Riprende a parlare, addirittura, ma anziché
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carriera giornalistica mi chiede a bruciapelo se leggo molta
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hai detto?». E comincia a declamare a memoria la
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E comincia a declamare a memoria la preghiera di
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io, che solo innanzi a li altri parlo,/ti
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capire quanto manca ancora a questa Mosceta, perché è
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molto bello ma continuare a salire a mezzo pomeriggio
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ma continuare a salire a mezzo pomeriggio verso l
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del Purgatorio», butto lì, «a quale canto saremmo arrivati
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saremmo arrivati?». Cancogni risponde a botta sicura, come se
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siamo arrivati». E riprende a recitare il quinto canto
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l’altro, mi accorgo, a quello del ragazzo travolto
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Azorin), dove ci fermiamo a riposare un quarto d
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gradino e si mette a pensare, chissà a cosa
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mette a pensare, chissà a cosa. Io bevo come
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impiegato quasi tre ore a salire, per ridiscendere prima
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se ce la farò a tener dietro al mio
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io faccio altrettanto. ¶ Riprendiamo a conversare solo nell’ultimo
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coincidenza: lui è stato a Milledgeville, anni fa, in
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anni fa, in Georgia, a vedere la casa di
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detto anch’io, così, a invenzione. Arriviamo a Pruno
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così, a invenzione. Arriviamo a Pruno che sono le
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macchina, verso Fiumetto, riprendiamo a parlare del Purgatorio. Dobbiamo
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mai – ma m’infervoro a parlare di Beckett, che
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me puesc ni voill a vos cobrire./Ieu sui
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l’escalina,/sovenha vos a temps de ma dolor
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ridiventa Versilia, si rientra a Fiumetto, e io abbandono
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arabesco di strade secondarie, a ognuna associando la rispettiva