parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovanni Crisostomo Trombelli, Le favole di Fedro liberto d'Augusto [traduzione da Fedro], 1735

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
1
1735
e soldo, e servi a lui destina. ¶ Con la
2
1735
gli altri. ¶ In essi a caso s’incontrò il
3
1735
De le cose rapite a voi che resta? ¶ FAVOLA
4
1735
Il Monte Partoriente. ¶ VIcino a partorir, con alte grida
5
1735
tenea sospeso un Monte. ¶ A la fin n’uscì
6
1735
n’uscì un Topo. * A te lo scrissi, ¶ Da
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1735
ancor osi ¶ Venir meco a tenzone? Allor che s
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1735
che s’offre ¶ Vittima a’ Dei, le viscere n
9
1735
io dimoro; in capo a’ Regi ¶ Se m’è
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1735
Regi ¶ Se m’è a grado, m’assido; e
11
1735
somiglievole, villana? ¶ Lo seder a la mensa de gli
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1735
non già, se avuto a schifo. ¶ De le matrone
13
1735
vil sozzura ¶ Pascerti presso a’ muri. Tu gli altari
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1735
che il freddo intirizzita a morte ¶ T’adduce; nulla
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1735
S’arrogan, e coloro a cui virtude ¶ Soda gloria
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1735
Numi ¶ Gli onorar’, dir a’ posteri m’accingo. ¶ * Per
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1735
accingo. ¶ * Per tesser lodi a un vincitor Atleta, ¶ Simonide
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1735
Ma l’argomento lieve a la feconda ¶ Vena frenando
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1735
Frappose; indi simil laude a l’Atleta ¶ Fe’ derivar
20
1735
i congiunti, (e te a’ congiunti ascrivo,) ¶ A la
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1735
te a’ congiunti ascrivo,) ¶ A la cena invitai, te
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1735
tutto avverso, ¶ Promette, e a l’ora destinata riede
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1735
ora destinata riede. ¶ Siede a mensa: le tazze, l
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1735
Poeta ¶ Faccia sì, che a lor venga incontinente; ¶ Giovargli
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1735
volta tutti opprime, ¶ Nè a la porta più alcun
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1735
rassembri, ¶ Poscia perchè s’a caso ad altri è
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1735
questa anzi che possa a noi, ¶ Mancar vedrassi chi
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1735
imprenda. ¶ Quel premio, che a la nostra brevitade ¶ Promettesti
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1735
arreco, ¶ Quando tu stesso a la pietade inchini? ¶ Spesso
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1735
In pubblico ¶ Far motto a un uom di volgo
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1735
era di por fine a l’opra mia, ¶ Ricca
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1735
pensiero, ¶ Ciò che impresi a seguir, vie più m
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1735
fu di poche. ¶ Dietro a sua scorta io son
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1735
Le legga, e quanto a lui piace, le roda
35
1735
Che tu, ch’altri a te egual, ne’scritti
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1735
il nome incontri; ¶ Poichè a lui diedi ciò ch
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1735
Perchè stima s’accresca a l’opra, il posi
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1735
posi. ¶ Siccome avvien, ch’a tempi nostri aggiugnete ¶ Pregio
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1735
lo scettro ¶ Demetrio Falerèo. A gara, e in folla
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1735
costume ha il volgo, a lui s’accorre: ¶ Suonano
41
1735
s’accorre: ¶ Suonano intorno a fioca voce i plausi
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1735
il cuor lor punga; ¶ A la man, che gli
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1735
sia dannoso, ¶ E quasi a forza addotti, al fin
44
1735
al fin vi vanno. ¶ A questi, di Commedie illustre
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1735
il prode, e forza a forza opposta, ¶ L’uccide
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1735
Recato avestù, il prode a lui soggiugne: ¶ Ugual creduto
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1735
lui soggiugne: ¶ Ugual creduto a le parole il core
48
1735
che vidi qual forza a fuggir abbia, ¶ Al tuo
49
1735
e’l tuo furto a me non cale; ¶ Tu
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1735
Religione i Numi adora, ¶ A favor non risplenda de
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1735
accende il sagro fuoco ¶ A la lucerna, o questa
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1735
la lucerna, o questa a lui si alluma. ¶ * Quanto
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1735
che ha il forte a le ricchezze; ¶ Che ricco
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1735
ricchezze; ¶ Che ricco erario a vera lode è avverso
55
1735
adduce: Odio colui che a' tristi è amico, ¶ E
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1735
mezzo, esatta ¶ Incorrotta giustizia a tutte rende ¶ * * * * * * * ¶ Manca il
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1735
Prometeo. ¶ ONde fia, ch’a mollezza alcuno inclini, ¶ Chiesto
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1735
un giorno intero avea, ¶ A disgiunto formar ciò ch
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1735
onestade ¶ Con vesti ricoprire a noi prescrive, ¶ Per adattarlo
60
1735
Allorchè Bacco di repente a cena ¶ L’invitò, così
61
1735
piè non ben reggendosi, a gran notte ¶ A casa
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1735
reggendosi, a gran notte ¶ A casa giunse: ed ei
63
1735
Fe’ de la barba a le Caprette il dono
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1735
dono: ¶ Quasi le mogli a lor volesse uguali. ¶ Cui
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1735
lor manca, abbian comuni. ¶ * A non curar la novelluzza
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1735
ugual ne l’apparenze a noi. ¶ FAVOLA XVI. ¶ Il
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1735
sventura, ¶ Per consolarlo, Esopo a dir imprese. ¶ * Nave agitata
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1735
dal periglio accorto: ¶ Nè a duol, dice, si dee
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1735
Gli Ambasciatori de’ Cani a Giove. ¶ MAndaro Ambasciatori i
70
1735
MAndaro Ambasciatori i Cani a Giove ¶ Ad implorar mercè
71
1735
Servitù s’imponeva, ed a gli umani ¶ Strazj soggetta
72
1735
soggetta. Il pan, ch’a lor si porge, ¶ Di
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1735
e l’insoffribil fame ¶ A spegner con le feci
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1735
fatica li trova, e a lui li tragge. ¶ Ma
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1735
lordar’ di stomacose feci. ¶ A colpi di baston cacciati
76
1735
baston cacciati fuora, ¶ Ch’a’ suoi riedano, Giove nol
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1735
ugual sciagura ¶ Non accada a’ secondi, ad essi il
78
1735
Ma pria che Giove a lor gastigo imponga; ¶ Non
79
1735
agevol fia, trovarsi ¶ Pari a l’onta la pena
80
1735
Por freno al ventre. A que’ poi che inviaro
81
1735
l’uom le ingiurie. A la prigion son tratti
82
1735
uccise: il perchè chiesto: a’ malvagi ¶ perchè, disse, non
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1735
disse, non sia chi a giovar renda. ¶ FAVOLA XIX
84
1735
condona: irato ¶ Cielo chi a te è simile, a
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1735
a te è simile, a vita trasse. ¶ * Tu adunque
86
1735
fur di te innanzi; a che t’affanni ¶ Sordido
87
1735
avaro? ¶ Gaudio d’erede, a cui il suon di
88
1735
il pianto; ¶ E purchè a l’arca un qualche
89
1735
Se cosa egli abbia a vile, ¶ Vorrà che ad
90
1735
che ad ogni patto a me s’ascriva. ¶ Ma
91
1735
si prosegua ciò che a dire impresi. ¶ FAVOLA XXI
92
1735
Asia in giro ¶ Cominciò a gir, u’ stabilito il
93
1735
Le lodi in verso a’ vincitor’ tessea. ¶ Fatto ricco
94
1735
comune sentenza) ¶ S’accinge a far ritorno, e al
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1735
fera ¶ Tempesta in mezzo a l’onde, e fiede
96
1735
lo addita, ¶ Ch’avidissimamente a se lo tragge, ¶ E
97
1735
te beltà, la forza a l’Aquila. ¶ Se a
98
1735
a l’Aquila. ¶ Se a destra è il Corvo
99
1735
Corvo, e la Cornacchia a manca, ¶ Predicon l’avvenir
100
1735
ricerca, ¶ Nè sarai poscia a querelarti astretto. ¶ FAVOLA XIX
101
1735
accenda ¶ La lucerna, e a la fine lo ritrova
102
1735
per la piazza, ¶ Tosto a casa ritorna. Un Saccentino
103
1735
parte. ¶ * Se il motto a rilevar l’altro pervenne
104
1735
da percosse immune: ¶ Pur a lui morto altre soffrirne
105
1735
Resa inetta una Donnola a raggiungere ¶ Gli snelli Topi
106
1735
Gli snelli Topi, entro a farina involta ¶ Per cotal
107
1735
spinta d’alta vite a l’Uva ¶ Quanto mai
108
1735
vide ir ogni sforzo a voto, ¶ Partì, dicendo, io
109
1735
Destrier d'ira acceso, ¶ A l'Uom ricorre, e
110
1735
iracondo i torti ¶ Anzi a soffrir, che darsi ad
111
1735
con gli sguardi avvezza ¶ A trar gli uomini in
112
1735
la seconda ¶ Sol’era a’ campi, e a filar
113
1735
era a’ campi, e a filar lane intenta: ¶ Bruttissima
114
1735
Ch’il retaggio ugualmente a lor divida, ¶ Sì però
115
1735
consunto, ¶ Cento sesterzj paghino a la madre. ¶ Già ne
116
1735
Più Giuristi ricerca; ch’a le figlie ¶ Come possesso
117
1735
speso ¶ In fallaci ricerche: a sue ragioni ¶ Cede la
118
1735
mente adempie: femminili arredi ¶ A le galante, e vesti
119
1735
Eunuchi, e giovanetti imberbi: ¶ A l’altra campi, ville
120
1735
di vin vecchio piene ¶ A la terza destina, con
121
1735
Ateniesi ¶ Non vaglia alcun a interpretar sua mente! ¶ Onde
122
1735
perle, servitori, eccetera ¶ Dati a la bevitrice: abbia la
123
1735
che il lor retaggio a lor non giove; ¶ E
124
1735
ciò, che pria fu a molti ascoso, ¶ Per accortezza
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1735
dipinta) ¶ Fuggivano, ed intorno a le lor tane ¶ Pavidi
126
1735
le lor tane ¶ Pavidi a grande stento s’affollavano
127
1735
innabissati. ¶ *Sono i primati a gran periglio esposti: ¶ La
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1735
Le rughe appiani, e a me miglior ti renda
129
1735
Stesi nel Pelio giogo a terra i pini: ¶ Deh
130
1735
Argo la nave, ¶ Ch’a Barbari in lor danno
131
1735
in lor danno, e a Greci aprìo ¶ Del mar
132
1735
la morte ¶ Ampla vide a sue prede aprirsi strada
133
1735
fratello, e il varco ¶ A la fuga trovò; in
134
1735
E un giusto freno a la baldanza impose. ¶ Come
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1735
leggitor Catone, ¶ Ch’unqua a te piaccia, se diletto
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1735
andarne esente. ¶ Il dissi a tal (se pur vi
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1735
stolto) ¶ Che tutto ha a schifo, e per parer
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1735
CHi un più mordace a lacerar s’accinge, ¶ In
139
1735
afferrò, che contumace: ¶ Pensi, a lei disse, o stolta
140
1735
Becco. ¶ QUando un astuto a grave rischio è tratto
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1735
un pozzo la Volpe, a cui l’uscita, ¶ Il
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1735
le chiede. ¶ La Volpe a frode intesa, amico, scendi
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1735
frode intesa, amico, scendi, ¶ A lui risponde; è dolce
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1735
la Volpicella ¶ S’appoggia a l’alte corna, e
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1735
rimaso occulto ¶ La notte a casa d’improvviso riede
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1735
accosta al letto, ed a tentone cerca, ¶ S’alcuno
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1735
vi dorme: allor ch’a certi crini ¶ S’accorge
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1735
rivolge. ¶ Accusata la moglie, a Roma è tratta ¶ Al
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1735
per sospizion si tragga a morte. ¶ Ne l’ardua
150
1735
disciolto il nodo, ¶ Porti a la fe del giuramento
151
1735
e la menzogna ¶ Supposta a duro esame; da rie
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1735
pensi; ¶ E orditi sono a un innocente inganni; ¶ Ciò
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1735
li guidi: ¶ Ambizion troppo a sue voglie inchina. ¶ Odio
154
1735
la porti, o amor; a quel tu credi, ¶ Che
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1735
due, ch’eran venuti a lite insieme, ¶ Era l
156
1735
È vergognoso ¶ Alfin ciò a l’uom, ch’il
157
1735
oh qual!) ne avresti. ¶ A me che non le
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1735
gioje, il cibo estimo, ¶ A che val, che ti
159
1735
tu qui scoperta? ¶ Nè a me puoi, nè a
160
1735
a me puoi, nè a te giovar poss’io
161
1735
te giovar poss’io. ¶ * A colui si dirige il
162
1735
entrambi; ¶ Onde essa legge a’ litiganti impone. ¶ Somigliante è
163
1735
mel s’infonda entro a le cere. ¶ Tal sapor
164
1735
l’autor palese. ¶ Spiace a’ Fuchi la legge, accetta
165
1735
la legge, accetta è a l’Api. ¶ Pronunzia tal
166
1735
fece, ¶ È in chiaro. A l’Api il frutto
167
1735
mezzo de’ fanciulli Esopo ¶ A le noci giuocava, un
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1735
l’ebbe come sciocco a scherno. ¶ Se n’avvide
169
1735
arco teso in mezzo a la via posto, ¶ Che
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1735
mente abbia ristoro, ¶ Onde a’ gravi pensier’ più sciolta
171
1735
Il Cane all’Agnello. ¶ A un Agnel che belava
172
1735
dimostra. ¶ Non quella, che a talento concepisce, ¶ E un
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1735
sue poppe appresta. ¶ E a’ figli toglie, sicchè io
174
1735
partorì più prezzar dei. ¶ A partito t’inganni. E
175
1735
giacente, e infermo, ¶ Cortese (a pietà mossa) si dimostra
176
1735
incontri. ¶ * Con dispettoso canto a una Civetta, ¶ Che sol
177
1735
Cicala. ¶ Se pregata è a tacer, ella più stride
178
1735
Dispregiarsi, veggendo la Civetta, ¶ A la frode rivolta sì
179
1735
Palla. Se t’è a grado, ¶ Vieni che il
180
1735
sue voci, che ratta a lei sen vola. ¶ Tosto
181
1735
presi, l’alta Quercia a Giove, il Mirto ¶ A
182
1735
a Giove, il Mirto ¶ A Venere, l’Alloro a
183
1735
A Venere, l’Alloro a Febo piacque. ¶ Gradì Cibele
184
1735
Minerva, che infeconde piante ¶ A lor piacesser, e il
185
1735
eleggo. ¶ Il gran Padre a lei volto: è giusto
186
1735
FAVOLA XVIII. ¶ Il Pavone a Giunone. ¶ MAl soffrendo il
187
1735
soffrendo il Pavon che a se negato, ¶ Concesso fosse
188
1735
se negato, ¶ Concesso fosse a l’Usignuolo il canto
189
1735
adorna ¶ Vivo smeraldo, e a te l’occhiuta coda
190
1735
canto ei m’avanza? A suo talento ¶ Divise i
191
1735
i pregi il fato: a l’Usignuolo ¶ Il canto
192
1735
l’Usignuolo ¶ Il canto, a te beltà, la forza
193
1735
dunque allor che tu a mie baje attenda, ¶ Quando
194
1735
te da gli affari a se richiami ¶ E moglie
195
1735
se richiami ¶ E moglie a casa, e amici; e
196
1735
Se de le Muse a’ liminari aspiri. ¶ Io che
197
1735
Aonio giogo, ¶ U’ diè a la luce l’alma
198
1735
figlie il nobil Coro a Giove, ¶ E chiara lode
199
1735
Ne la sacra famiglia a stento, e appena, ¶ Mi
200
1735
ammesso. E che avverrà a colui, ¶ Che purchè a
201
1735
a colui, ¶ Che purchè a l’oro altro nuovo
202
1735
comunque sia questo, come a Priamo ¶ Disse Sinon, condotto
203
1735
Priamo ¶ Disse Sinon, condotto a lui davanti, ¶ Il terzo
204
1735
mie Novelle, ¶ Ove Esopo a seguir industre impresi, ¶ Al
205
1735
recherò, se il leggi, a gran ventura! ¶ Se no
206
1735
aprimmi Esopo; io dietro a lui ¶ Più di ciò
207
1735
Che sembrommi più acconcia a mia sventura. ¶ Se il
208
1735
suo sospetto inganni, ¶ E a se ciò tragga, ove
209
1735
Acquistaro; io che nacqui a’dotti Greci ¶ Più vicin
210
1735
lascerò che neghittoso ¶ Sonno a’miei Traci un giusto
211
1735
Alfin t’ho indotto a leggere. Un sincero ¶ Dal
212
1735
però di lei mossi a pietade, ¶ (Poichè, se alcun
213
1735
la trarrebbe sua sventura a morte) ¶ Le gittan pane
214
1735
vegnente, ¶ Ogni timor sbandito, a casa riede. ¶ Ma la
215
1735
covile ¶ Veloce torna. Indi a non molti giorni ¶ Repente
216
1735
greggi assale; ¶ E ruine a l’intorno, e morti
217
1735
arreca. ¶ Allor quei che a la fiera dier perdono
218
1735
ed ogni altro ¶ Danno a patir son pronti. E
219
1735
Nacquer col capo umano. A gl’indovini ¶ Mesto ricorre
220
1735
divisi ¶ Accrescon nuova pena a l’infelice. ¶ Esopo allor
221
1735
Da te far lungi? a’ tuoi pastor’ dà moglie
222
1735
sozzo corpo albergo, ¶ E a’ rei costumi dà beltà
223
1735
un Petulante. ¶ FAusto evento a perir molti ne addusse
224
1735
Folle Garzon un sasso a Esopo avventa; ¶ Cui egli
225
1735
che bel colpo! E a lui dà un soldo
226
1735
Mosca sul timone assisa ¶ A la Mula: Sei pur
227
1735
e con maestra sferza ¶ A suo talento ogni mio
228
1735
Un ben pasciuto Cane a sorte incontra: ¶ Fermi si
229
1735
più robusto ¶ Di te, a perir son da ria
230
1735
gli avanzi; e se a taluno ¶ Vien qualche cibo
231
1735
taluno ¶ Vien qualche cibo a noja, a me si
232
1735
qualche cibo a noja, a me si getta: ¶ Così
233
1735
e la Sorella. ¶ SPesso a mirarti il mio racconto
234
1735
il porta) ¶ Prendevan giuoco, a caso su lo scanno
235
1735
Ella nol soffre, e a grave oltraggio il reca
236
1735
m’assolve ¶ Morto, livor a suo piacer mi roda
237
1735
in breve il mostrano. ¶ A la madrigna perchè fe
238
1735
diede, ¶ Ippolito morì, perchè a Cassandra ¶ Non si diè
239
1735
persuada, ¶ Ciò narrerò, ch’a mia memoria avvenne. ¶ * Tenero
240
1735
cuor gli pugne, ¶ Ch’a un drudo in braccio
241
1735
il Cane. ¶ UN Uomo a can rabbioso, onde fu
242
1735
Scrofa ¶ Depose i porcelletti a la radice: ¶ Nel cavo
243
1735
suoi, ¶ Che cotal camerata a caso unita ¶ Con arti
244
1735
e oh quale ¶ Danno a te, dice, e forse
245
1735
te, dice, e forse a me sovrasta! ¶ Col continuo
246
1735
I nostri figli uccida. A cotai detti ¶ De l
247
1735
Quando uscirai con essa a la pastura, ¶ L’Aquila
248
1735
L’Aquila è pronta a farne avida preda. ¶ La
249
1735
asconde; ¶ Indi pian piano a la campagna uscendo, ¶ Giunta
250
1735
Di pura fame morti, a’ suoi Gattucci, ¶ Lauto convito
251
1735
corre affannosa, ¶ Onde reca a se pena, onta ad
252
1735
viaggio, che fe’ Tiberio a Napoi, ¶ A la sua
253
1735
fe’ Tiberio a Napoi, ¶ A la sua Villa di
254
1735
il Mar di Sicilia a sua veduta ¶ Ha soggetto
255
1735
per verzure amene iva a diporto, ¶ Il terren caldo
256
1735
lo lusinghi indarno: ¶ Poscia a se il chiama. Ei
257
1735
la Testuggine. ¶ NEssun contro a un potente è assai
258
1735
Ma se rìo consigliero a lui s’aggiunga, ¶ Nequizia
259
1735
lui s’aggiunga, ¶ Nequizia a forza unita il tutto
260
1735
peso indarno carca. ¶ Parte a lei ne promette. L
261
1735
innalza il volo, e a piombo ¶ Sopra uno scoglio
262
1735
infranta ¶ La dura scorza, a tuo piacer l’addenta
263
1735
Ricca parte ne dona a la Cornacchia. ¶ Così colei
264
1735
cui la ricca soma a lui s’invola, ¶ Soffrir
265
1735
invola, ¶ Soffrir più colpi a l’infelice è forza
266
1735
de la sorte duolsi: ¶ A gran pro (dice l
267
1735
fortune, ¶ Son le opulente a gran perigli esposte. ¶ FAVOLA
268
1735
Da fiero cacciator che a morte il cerca, ¶ Tal
269
1735
la vicina villa, ¶ Entro a una stalla celasi fra
270
1735
lor: misero, in bocca a morte ¶ Entro abituro uman
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vita affidi? ¶ Qui lacciatemi, a lui soggiugne il Cervo
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Quando il vorrà fortuna a’ boschi io riedo. ¶ La
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La notte vien, e a’ Buoi la fronde arreca
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nessun l’osserva. ¶ Sicchè a’ Buoi, donde fu sottratto
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Buoi, donde fu sottratto a morte, ¶ A render grazie
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fu sottratto a morte, ¶ A render grazie il Cervo
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anzi i Buoi negletti, a lor s’accosta: ¶ E
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e tutto osserva, ¶ Scuopre a l’eccelse corna il
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L O G O. ¶ A L’ingegno d’Esopo
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da star co’ Greci a fronte. ¶ Se condannarmi invidia
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merto ¶ Fra se stessa a approvar sarà costretta. ¶ Se
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mio lavor diletti, ¶ E a rilevar pervenga l’opra
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opra mia, ¶ Le querele a sbandir ciò fia bastante
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ria natura ¶ De’ buoni a roder l’opre a
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a roder l’opre a vita trasse, ¶ Costante il
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Ogni cura allontana, onde a la sciolta ¶ Mente de
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tuo ingegno non merta, a me rispondi, ¶ Ch’un
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verran le Ferie, ¶ Ove a gli studj da gli
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S’offra mallevador, simile a lui, ¶ Anzi ch’assicurarti
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E tu del pari a gli occhj altrui t
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involi. ¶ Se in giudicio a chiamarvi un dì costretta
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prestanza un Cane infinse ¶ A la Pecora un pane
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Pecora un pane, e a lei lo chiese. ¶ Citato
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non che un solo, a lui dovea. ¶ Sicchè da
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malvagio, inganni adopra, ¶ Ed a schifarli il mio racconto
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andasse instando l’altra, a’ nuovi ¶ Prieghi ricorre, e
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mortali in ruina, e a morte adduce. ¶ * D’un
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Di trarla fuori, incominciaro a bere; ¶ Ma gonfj pria
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da’ topi; ¶ Perciò cortese a me perdona. L’altro
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l’avrei caro, ¶ E a le preghiere tue sarei
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sarei cortese; ¶ Ma poichè a goder ciò che godrian
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cattivella uccide. ¶ * Riconosca diretto a se il racconto ¶ Chi
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E un vano merto a gl’imprudenti estolle. ¶ FAVOLA
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UN’improvvisa liberalitade, ¶ Se a’ folli piace, i saggi
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gli porge. Il Cane a lui rivolto, ¶ Ch’io
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tu lo speri indarno; ¶ A più vegliar cotesto don
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scabra pelle, e chiede a’ figli, ¶ Se ancora il
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il Cocodrillo. ¶ SE stesso a scherno espone, e in
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condur tenta i saggi a’ rei consigli. ¶ * Che bean
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in guisa tal impreso a bere; ¶ A lui un
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tal impreso a bere; ¶ A lui un Cocodrillo: A
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A lui un Cocodrillo: A tuo grand’agio ¶ Bei
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hai di mia carne, a me fosse nascoso. ¶ FAVOLA
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ma chi n’offenda, ¶ A vendicar, la favoletta insegna
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che la Volpe invitò a cena ¶ Una Cicogna, ch
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assaggia. ¶ E questo pur a cena l’altro invita
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prende, ¶ E si pasce a sua voglia. Indarno l
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e l’Avoltojo. ¶ ADattata a gli avari è la
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nato in umil fortuna, ¶ A la fama di ricco
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Aquila i figli ¶ Rapì a la Volpe, e a
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a la Volpe, e a i figli suoi nel
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sue preci ir vede a vuoto, ¶ Da l’altare
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la morte de’ figli a lei minaccia. ¶ L’augel
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Ed espongon se stessi a rio periglio. ¶ * Col Cignale
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in altro par che a te non rassomigli, ¶ Questo
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periglio allora, ¶ Che vengono a tenzon fra loro i
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palude ¶ Una Rana, e a noi, dice qual sovrasta
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schiacciando infrangerà; ¶ Ed ecco a noi funesto il lor
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Nibbio predatore avean deluso. ¶ A la frode e’ ricorre
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SECONDO. ¶ PROLOGO ¶ DE’ mortali a i desiri impongon freno
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I racconti, onde Esopo a noi fe’ dono, ¶ Talchè
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Leone e il Cacciatore. ¶ A rigettar de gli avidi
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avidi le inchieste, ¶ Ed a’ modesti a offrir tuoi
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inchieste, ¶ Ed a’ modesti a offrir tuoi doni apprendi
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pure amate, ¶ Vi spogliano a la fin. Ecco l
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i crini ¶ Gli svelgono a vicenda. Ei che si
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COn metro umil, nè a dure leggi avvinto, ¶ Ciò
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Se’ alcun mi rechi a biasmo che le piante
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che le fiere, abbia a parlare indotto; ¶ Che son
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Lupo e l’Agnello ¶ A un rio medesmo, da
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fame ¶ Punse il ladron a ricercar tal rissa. ¶ Perchè
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rissa. ¶ Perchè l’acqua, a lui dice, osi turbarmi
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aver un re vogliose, a Giove ¶ Con tai grida
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ridendo, ¶ Un picciol travicelio a lor destina. ¶ Lo strepito
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stagno chetamente ¶ Una alza a caso il capo, il
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rege: arditamente ¶ Salgonvi sopra a gara, e dopo averlo
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feccia imbrattato, ambasciatori ¶ Spediro a Giove, tal sovran chiedendo
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Giove un Idro, che a lo stagno ¶ Giunto appena
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campo ad implorar mercede. ¶ A Mercurio commetton di nascosto
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nascosto ¶ Che chiegga pietà a Giove: ma il gran
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e le Cornacchie avute a vile, ¶ Fra i bei
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bei Pavon’ si mischia. A la sfacciata ¶ Essi svelgon
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dovean nostri abituri, ¶ Nè a sdegno aver ciò che
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Con carne in bocca a nuoto per un fiume
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Che forman l’acque, a credere l’induce, ¶ Che
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ingordo ¶ Deluso; l’afferrata a lui s’invola, ¶ Nè
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ingiurie soffre) ¶ Ne’ boschi a caccia d’un Leon
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vi avanzo in valore, a me si debbe. ¶ Se
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sleal tutto il Cervo a se destina. ¶ FAVOLA VI
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nozze ¶ Esopo vide, e a così dire imprese: ¶ Volea
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quando altissime ¶ Strida fino a le stelle alzar’ le
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alzar’ le Rane. ¶ Mosso a cotesta petulanza Giove, ¶ Ne
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cervel, disse, è priva! ¶ * A coloro il narrai, cui
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è il tuo errore: a’ rei soccorso appresti, ¶ Nè
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forzato, ¶ Alto premio propose a chi il traesse. ¶ Alfin
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Lupo in bocca, ¶ Giunge a le fauci, e con
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repente ¶ Lo afferra, e a morte in van gemente
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il Leone, che vanno a caccia. ¶ Chi a le
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vanno a caccia. ¶ Chi a le parole egual non
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il conosce è avuto a scherno. ¶ * Volle a caccia
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avuto a scherno. ¶ * Volle a caccia un Leone ir
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la strage indi stanco, a se il richiama, ¶ Ed
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se il richiama, ¶ Ed a lui fa di più
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addivien, che cosa avuta a vile ¶ Util più sia
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loda, ¶ Quando de’ cacciatori a le improvvise ¶ Grida atterrito
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trattenuto, ¶ Da’ fieri morsi a dura morte è addotto
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Mi recò ciò ch’a torto ebbi in dispregio
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assiso ¶ Il cacio tolto a una finestra il Corvo
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Il Ciabattino fintosi Medico ¶ A Povertà ridotto un Ciabattino
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è vostra follìa, ¶ Ch’a lui fidar non dubitate
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non dubitate il capo, ¶ A cui nessun diede a
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A cui nessun diede a calzar le piante! ¶ * Renda
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pascea, ¶ Ma de’ nemici a l’improvvise grida, ¶ Atterrito
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l’improvvise grida, ¶ Atterrito, a fuggir l’Asino esorta
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l’orzo, che restovvi, a l’Asin porse; ¶ E
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ricco è, dite, chi a quel d’altri agogna
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quel d’altri agogna. ¶ A color che periro attendi
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fur gli altri tratti a morte. ¶ Dannosa a molti
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tratti a morte. ¶ Dannosa a molti, utile audacia è
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molti, utile audacia è a pochi. ¶ FAVOLA V. ¶ Il
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nuovo gioco offre mercè a l’autore: ¶ Di lode
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l’autore: ¶ Di lode a la tenzon vengon gli
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aduna; ¶ Fassi il teatro a la gran folla angusto
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tal, che tutti induce ¶ A pensare, che verro in
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prevenuto ¶ E’ il volgo a favorir del primo il
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Giullar primo grugnisce; ¶ Suona a l’intorno il plauso
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che di fatti avea, ¶ A lui strigne l’orecchia
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avrà, finchè alcun pregio ¶ A le latine lettere rimanga
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VI. ¶ Due Calvi. ¶ TRovossi a caso un pettine in
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dirsi) ci si offerse. ¶ A chi speme andò a
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A chi speme andò a vuoto adatto è il
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dolenti querele, e grida, a mano ¶ Lo riportano a
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a mano ¶ Lo riportano a casa; indi a non
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riportano a casa; indi a non molti ¶ Mesi, a
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a non molti ¶ Mesi, a guarir mentre incomincia; il
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che Principe è presso a risanarsi; ¶ Va, prega, ed
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talun l’accerta; ¶ Ch’a momenti s’attende, altri
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il buon Trombetta, ¶ Ed a gli spettator’ fa baciamani
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Si profonde col volto: a lui fan plauso ¶ Con
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lo caccian fuori; ¶ Nè a lui giovaro le onorate
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di ferro armata, ¶ Chioma a la fronte,e capo
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il sapeva. * Il motto a quello è adatto, ¶ Che
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poteo veruna fiera ¶ Star a fronte, al padron mai
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ben, Fileto, il vedi. ¶ A P P E N
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Prega la madre, che a camparlo, imprenda ¶ Lunghi pellegrinaggi
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i sacri luoghi, e a l’are ¶ Le vittime
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gravi. ¶ Mentre van dunque a immergersi in un lago
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nascondon fra l’alghe a la rinfusa. ¶ Un Lepre
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Leone, e il Sorcio. ¶ A Non offendere i minori
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selva ¶ Un Leon, mentre a lui giocan d’intorno
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sorci, un d’essi a caso ¶ Sopra gli passa
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Cotal vendetta, e mite a lui perdona. ¶ Indi a
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a lui perdona. ¶ Indi a poco di notte, mentre
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mentre ei preda, ¶ Cerca a l’intorno, ne la
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sta col tuo dono a fronte: ¶ E immantinente tutti
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manico, ¶ Per forte averlo, a gli alberi richiese. ¶ Essi
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e atterra. ¶ Il Frassino a la Quercia in cotai