parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Sgorlon, La conchiglia di Anataj, 1983

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
1
1983
venivano a turbare e a rimescolare l’ordine del
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1983
santo. Era il Signore a mettergliele nella testa. Diceva
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1983
Nichanor! Noi lo ascoltavamo a bocca aperta.» ¶ Era salito
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1983
arcangelo Raffaele, ma nessuno a Kirkovsk l’aveva dimenticato
5
1983
russo fosse di andare a lavorare nella ferrovia e
6
1983
progetto smisurato. Ora cominciavo a vedere l’altra faccia
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1983
sua notte. ¶ Il sabato, a notte fonda, tornarono gli
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1983
voi qui, proprio qui, a Kirkovsk… Ma come è
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1983
sconosciute. Allora ci mettemmo a parlare in russo. Più
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1983
linea era ancora tutta a pezzi e a bocconi
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1983
tutta a pezzi e a bocconi. C’erano grosse
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1983
epidemia. «Chissà come andrà a finire…» Si carezzava il
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1983
Perché?» ¶ Silvestro non rispose a tono. Alzò le spalle
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1983
spalle e si mise a raccontare di quando stava
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1983
sul viso non servivano a niente. Si tossiva in
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1983
un sanatorio. Si lavorava a torso nudo, con picconi
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1983
anni che non scrivo a casa, e che non
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1983
non sapeva essere fedele a una donna lontana. Si
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1983
e non sapeva andare a letto con una fotografia
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1983
letto con una fotografia. A Kirkovsk gli era bastato
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1983
era stata sempre lei a condurre la danza. Nessuno
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1983
era fatta. Silvestro ritornò a parlare in russo. «Ha
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1983
e triste. In mezzo a tanti grandi che raccontavano
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1983
non aveva avuto fortuna. A cinque anni era rimasto
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1983
all’altro, in seguito a una malattia. Quando era
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1983
il tempo s’ingegnava a intagliare cucchiai, mestoli, taglieri
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1983
ferrovia che sarebbe corsa a poche verste da Kirkovsk
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1983
avesse potuto sarebbe andato a lavorarci, e infatti chiese
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1983
lavorarci, e infatti chiese a Silvestro se lì prendevano
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1983
e continuava in eterno a camminare, fuori di ogni
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1983
non poteva mai arrivare a destinazione per un’astrusa
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1983
e ne chiedeva sempre a tutti. Io gli descrissi
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1983
locomotive con il camino a forma di fungo o
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1983
altra cosa che riuscii a ricordare. Falalej stava ad
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1983
stava ad ascoltarmi e a bere le mie parole
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1983
nutriva anche altre speranze. A Marco confidò sottovoce che
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1983
definiti, e non riuscivo a immaginare che piega avrebbero
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1983
era mio, ma stava a monte di me, che
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1983
di me, che riuscivo a riconoscere in modi dispersi
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1983
di seta che serviva a dipanarlo, che mi pareva
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1983
essere un personaggio incognito a me stesso. Per esempio
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1983
arrivare chissà dove, e a portare doni o messaggi
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1983
la pazzia potesse tornare a riprendermi, con i suoi
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1983
e dei cedri cominciavano a gocciolare, e così pure
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1983
che gli faceva sognare a occhi aperti cose lontanissime
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1983
avevo già avuto arrivando a Kirkovsk, che il nostro
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1983
mondo e dopo, più a levante o a mezzogiorno
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1983
più a levante o a mezzogiorno, non potesse esserci
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1983
suo coltello affilatissimo, ed a ricucirle alla buona, mentre
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1983
mesi, si era fermata a Kirkovsk. ¶ Nel villaggio, Nasarka
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1983
vorace di vivere, simile a quello dei giovani animali
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1983
alla taiga dove andava a cacciare. Tornava a casa
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1983
andava a cacciare. Tornava a casa carico di anatrelle
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1983
marmotte. Lei si metteva a cucinare con allegria, e
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1983
e poi si mettevano a ballare, mentre il siberiano
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1983
centro di ogni festa a Kirkovsk era lui, Nasarka
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1983
scuri e nuvolosi, perché a un certo punto egli
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1983
certo punto egli cominciò a pensare. Gli era venuta
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1983
continuasse nel tempo? Cominciò a fissarsi su questo pensiero
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1983
invano lui si ostinasse a seminarlo. Su di lei
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1983
un cimitero. ¶ Nasarka cominciò a disaffezionarsi al negozio e
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1983
e alla casa, e a star sempre più nella
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1983
Una volta s’intestardì a seguire un vecchio orso
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1983
si aggirava sempre attorno a pensieri di morte e
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1983
spalle o il fucile a tracolla, e si ritrovassero
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1983
d’oro, e continuassero a raccontarsi storie di caccia
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1983
aveva questa impressione riguardo a suo zio Nasarka, la
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1983
precoce di sua madre. A lui pareva che lo
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1983
che lo zio continuasse a suonare l’armonica, nella
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1983
armonica, nella foresta, e a cantare le sue canzoni
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1983
le mascelle tra loro. A Katja pareva anche di
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1983
negozio: perché era appartenuto a Nasarka, e le pareva
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1983
villaggio non avevano torto a chiamarla “la lituana”, con
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1983
un disprezzo spaventato, e a temere che i loro
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1983
regolare, dove potesse andare a piangere. Sentiva un’intensa
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1983
e certe volte, pensando a loro, si impantanava in
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1983
potevamo comprare, lo chiedevamo a prestito a Katja. Di
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1983
lo chiedevamo a prestito a Katja. Di noi tre
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1983
usavamo il nostro ingegno a organizzare l’isba, a
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1983
a organizzare l’isba, a fornirla, a tenerla in
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1983
l’isba, a fornirla, a tenerla in ordine. Marco
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1983
bisogno scuro ci spingeva a cercare il lavoro e
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1983
avessimo commessa qualche colpa a tutti sconosciuta, persino a
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1983
a tutti sconosciuta, persino a noi stessi, e soltanto
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1983
irrobustire il proprio gruzzolo. A casa aspettavano fiduciosi, senza
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1983
tribù, si era sistemato a Kirkovsk con una ragazza
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1983
pacati entusiasmi. S’incantava a pensare che a sud
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1983
incantava a pensare che a sud, dopo un centinaio
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1983
dei pozzi. Ogni occhiata a me rivolta mi pareva
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1983
non doveva render conto a nessuno. Se riuscivo a
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1983
a nessuno. Se riuscivo a far pronunciare loro qualche
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1983
un paio di volte a discorrere con lei. Benché
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1983
ogni tanto si metteva a lamentarsi e a guaire
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1983
metteva a lamentarsi e a guaire all’improvviso come
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1983
aggrediva con incursioni improvvise. A Mironicha viaggiare sul treno
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1983
le cose che venivano a turbare e a rimescolare
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1983
la sera che arrivammo a Kirkovsk. Le sue strade
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1983
tabacco e mi misi a fumare, perché non c
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1983
stanzone russarono uscii, riducendo a un nulla il cigolio
100
1983
vedere dove eravamo venuti a capitare fu più forte
101
1983
sbarramento, detti un’occhiata a una targa di legno
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1983
diecine di isbe sparse a perdita d’occhio in
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1983
Non abbaiò. Si limitò a seguirmi con lo sguardo
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1983
mi persi un momento a fissarlo. Mi chiesi se
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1983
forse il rimprovero rivolto a lui, così simile a
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1983
a lui, così simile a loro, di aver tradito
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1983
nomi, senza che riuscisse a trovare il nostro. Provammo
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1983
ormai che dovevamo rimanere a lavorare, e non potevamo
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1983
Sono tutti miei amici.» ¶ A partire da quel punto
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1983
in un giornale. Cominciò a batterci la mano sulle
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1983
mano sulle spalle e a guardarci come ci conoscesse
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1983
villaggio…» chiesi. ¶ «Macché lontano. A due ore di strada
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1983
tutti i problemi soltanto a parole, bevendo senza misura
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1983
però ci tenevamo stretti a lui, gli andavamo dietro
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1983
il “cuculo” che va a stare in casa della
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1983
dai loro ambienti, cominciammo a muoverci nell’isba vuota
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1983
e dei fiammiferi. Continuavo a essere attraversato da un
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1983
che ero stato. Anche a Ekaterinburg avevamo abitato in
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1983
ne stavano lì fermi, a testa bassa, come bloccati
120
1983
loro vita. Qualcosa continuava a risospingere dentro di me
121
1983
di legna. Marco riuscì a trovare anche una scure
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1983
scure rugginosa. Si mise a spaccare i pezzi d
123
1983
sconosciuta per cui, applicandoci a un lavoro, riuscivamo a
124
1983
a un lavoro, riuscivamo a recuperare o poco o
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1983
grande stufa di terracotta a più ripiani, costruita con
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1983
mezzo della taiga. ¶ Cominciammo a muoverci in ogni direzione
127
1983
serve alla vita. Riuscimmo a trovare qualche arnese da
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1983
soddisfazione, ed andava subito a puntellare la nostra esistenza
129
1983
la nostra esistenza franante, a eliminare un poco le
130
1983
noi. ¶ Quel giorno andammo a mangiare alla locanda, ma
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1983
il successivo mi recai a far provviste nel negozio
132
1983
e non ci sopportassimo a vicenda. Appena ne avevo
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1983
i quali fossi costretto a risparmiare. A casa mia
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1983
fossi costretto a risparmiare. A casa mia nessuno mi
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1983
sonnolenta, come se avere a che fare con clienti
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1983
vincere la sua ritrosia a metter fuori parole, e
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1983
in cui avevo lavorato a Kovno. Involontariamente fiutavo l
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1983
scusate un momento» disse a un tratto. ¶ Afferrò la
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1983
gracchiando. Nell’orto, legate a un filo disteso tra
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1983
I cadaveri dovevano servire a tener lontano i corvi
141
1983
che facesse tante confidenze a me, uno sconosciuto, ma
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1983
era cieco. Mi sentii a disagio. Katja non lo
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1983
i giorni mi tratteneva a lungo, quando andavo da
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1983
Pareva ci provasse gusto a incidere carni vive con
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1983
canzone, simile per cadenza a quelle che avevo sentito
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1983
da soldati con fucili a tracolla. Riuscii a intuire
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1983
fucili a tracolla. Riuscii a intuire più che vedere
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1983
nella stazione, e destinata a restar lì per tutta
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1983
così. Dall’altra parte, a qualche distanza, s’intravedeva
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1983
noi erano operai destinati a cantieri più o meno
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1983
vagamente irreale, insicuro, affidato a elementi improbabili e aleatori
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1983
essere ormai affidati soltanto a noi stessi. I nostri
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1983
destinate ai cantieri, arrivammo a piedi alla stazione di
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1983
legno, vestiti da capo a piedi, con una coperta
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1983
sugli occhi. Non riuscivo a prender sonno. Anch’io
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1983
poche parole. Bastiano continuava a lisciarsi e ad arricciarsi
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1983
simili ai nostri. Provai a informarmi. La risposta era
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1983
rumore di sabbia smossa. A noi nessuno badava, nessuno
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1983
Irkutsk, scortati da soldati a cavallo. Avevo già avuto
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1983
monti che avevamo cominciato a intravedere verso sud. Udii
161
1983
in confidenza, da bocca a orecchio, che a Ghircik
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1983
bocca a orecchio, che a Ghircik invano davano la
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1983
succede, cosa dobbiamo fare?» ¶ «A me lo dici? Cosa
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1983
proprio, e non riusciva a pensarci con serietà. E
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1983
tra le gambe. Quelli a cavallo non si sognavano
166
1983
russo, ma in lingue a me del tutto sconosciute
167
1983
che dicevano era bastante a farmi capire che ero
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1983
ero capitato in mezzo a una vera babele di
169
1983
linguaggi. Ogni tanto riuscivo a identificarne uno, perché sia
170
1983
non conoscevo ma riuscivo a individuare per la loro
171
1983
per anni si adattavano a vivere nella taiga, in
172
1983
giorni liberi potesse andare a caccia di aquile. Fu
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1983
diminuire della luce cominciammo a sentire stridere le cornacchie
174
1983
minimo pensiero. ¶ Allora cominciò a spuntare dentro di me
175
1983
quaranta verste ci fermavamo a una stazione di posta
176
1983
una stazione di posta a cambiare i cavalli. Si
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1983
villaggio. Talvolta sorgeva vicino a un fiume, in una
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1983
i russi si mettevano a cantare. I loro occhi
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1983
passi chissà dove. Ripensavo a tutte le sue sottili
180
1983
Una sera vidi attorno a noi gli alberi diradare
181
1983
Tra poco saremmo arrivati a Irkutsk, la città piena
182
1983
legno, costruita dai cosacchi a difesa contro i mongoli
183
1983
aveva logorato. ¶ Ci fermammo a un’altra stazione, e
184
1983
Ulan Ude dovevo cominciare a preoccuparmi di Kirkovsk, mentre
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1983
da un dormiveglia distratto a un sonno vero e
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1983
che mi erano vicini. A momenti mi svegliavo, e
187
1983
guardare ben bene davanti a sé, per vedere in
188
1983
svegliato del tutto cominciai a guardare per vedere se
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1983
manchi molto, ormai» dissi a Bastiano. ¶ «Ma se lo
190
1983
pianura senz’alberi, intravista a intervalli, durante la notte
191
1983
limpido che si riusciva a scorgerne i pesci sotto
192
1983
cresceva la foresta attorno a noi. Oltrepassammo Ulan Ude
193
1983
Bastiano era rimasta sospesa a mezz’aria, non finita
194
1983
il progetto di andare a lavorare nella ferrovia siberiana
195
1983
loro strada. Anche allora, a volte, di notte specialmente
196
1983
dissolti, che era collegato a treni e ferrovie. Adesso
197
1983
Niente più mi legava a Ekaterinburg, anzi tutto mi
198
1983
ferrovia. Una volta dissi a Bastiano: ¶ «Ho sentito dire
199
1983
dal vento. Non riuscivo a dimenticare che, a levante
200
1983
riuscivo a dimenticare che, a levante della città, cominciava
201
1983
affluente dell’Irtyš, che a sua volta andava a
202
1983
a sua volta andava a finire nell’Ob. Se
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1983
fossimo andati anche noi a lavorare nella ferrovia, avremmo
204
1983
le nostre giornate. ¶ Cominciai a informarmi alla lontana della
205
1983
Da anni si lavorava a scavare gallerie in rocce
206
1983
in rocce che scendevano a picco sul lago. Si
207
1983
caso, qualche volta… ¶ Cominciammo a parlarne tra di noi
208
1983
tu vuoi farci andare a casa del diavolo?». Ma
209
1983
rimasto. Ormai era legatissimo a me e a Marco
210
1983
legatissimo a me e a Marco, ma soprattutto aveva
211
1983
aveva una ripugnanza feroce a restar solo. «E va
212
1983
Di una serata passata a guardare un’eclissi di
213
1983
che passavano la vita a guardare le stelle, per
214
1983
voce. Bastiano invece continuava a scuotere la testa. Faceva
215
1983
destino. Non riusciva quasi a convincersi della realtà delle
216
1983
da matti. ¶ Forse continuava a sperare anche quando già
217
1983
Marco si era messa a trillare e subito eravamo
218
1983
Bastiano non era riuscito a chiudere occhio per l
219
1983
Aufstehen!» si era messo a gridare. Imitava la voce
220
1983
all’aperto, sui pagliericci, a ore piccole. C’era
221
1983
valeva si mettessero subito a riempire gli stampi d
222
1983
era sempre stato pronto a tirarsi su, perché per
223
1983
tra facce stranite, simili a quelle che gli stavano
224
1983
un ossesso, e che a volte si metteva a
225
1983
a volte si metteva a saltare sui letti, con
226
1983
e nessuno riusciva più a trovarle, come si fossero
227
1983
niente. E le montagne, a qualche chilometro dalla caserma
228
1983
e le nevi riuscivano a stanare. ¶ Marco ascoltava a
229
1983
a stanare. ¶ Marco ascoltava a bocca aperta, e la
230
1983
un lago, che riuscivamo a indovinare sotto la neve
231
1983
monotono delle ruote invitava a cedere al sonno. I
232
1983
sonno. I russi vicini a noi ci guardavano incuriositi
233
1983
rumeni. Spesso si mettevano a rovistare dentro le sporte
234
1983
come noi, che andavano a raggiungere i cantieri, o
235
1983
voce baritonale si mise a raccontare del ponte che
236
1983
il treno si fermava a una piccola stazione di
237
1983
svolgersi in quelle solitudini… ¶ A volte si scorgeva il
238
1983
persona e la riducevano a dimensioni trascurabili. Era come
239
1983
di verste alle spalle. ¶ A una stazioncina il treno
240
1983
treno si fermò più a lungo che altrove. Contadine
241
1983
in certi punti, accanto a lavatoi di legno, con
242
1983
d’essere stato collocato a riposo. La zia aveva
243
1983
che presto sarebbe venuto a modificare tutto l’andamento
244
1983
andò con la slitta a prendere la levatrice, mentre
245
1983
agitazione crescente. Non riuscivo a tenermi in un luogo
246
1983
levatrice aveva chiamato vicino a sé, come per uno
247
1983
che scendevano in cucina a prendere qualcosa, a preparare
248
1983
cucina a prendere qualcosa, a preparare un tè, avevano
249
1983
Il pensiero saltava indietro, a cose già lontane, ma
250
1983
casa con una frode a me stesso indecifrabile, e
251
1983
una vecchia venne giù a dirmi che era più
252
1983
ormai buio come dentro a una grotta. Non si
253
1983
appena uscito dall’ospedale, a quelle cioè che mi
254
1983
cioè che mi spingevano a un vagabondaggio indefinito, a
255
1983
a un vagabondaggio indefinito, a diventare una specie di
256
1983
me una fuggevole vocazione a farmi giramondo, e quasi
257
1983
i fatti che seguirono a quella corsa notturna me
258
1983
che si era messo a galoppare e a zoccolare
259
1983
messo a galoppare e a zoccolare come un cavallo
260
1983
Marco e Bastiano vennero a vedere l’erede, con
261
1983
Rimasero folgorati. Non riuscivano a capacitarsi. Volevano chiedere, conoscere
262
1983
sta Irina?» ¶ Mi limitai a scuotere il capo, facendo
263
1983
sue adiacenze. Io continuavo a essere evasivo, a non
264
1983
continuavo a essere evasivo, a non voler discendere nei
265
1983
voler discendere nei particolari, a non voler rievocare nemmeno
266
1983
della disgrazia. Mi limitavo a spingerli via perché tornassero
267
1983
Alla periferia Ekaterinburg tendeva a diventare un villaggio di
268
1983
rari taràntas. ¶ «Non ritorni a casa?» chiesero i compagni
269
1983
terra perduta, che vagava a casaccio sotto cieli stranieri
270
1983
muoversi e vivere davanti a me, e non avevano
271
1983
avevo mai perso tempo a contare, ma che erano
272
1983
nuovo e senza uguale. ¶ A un certo punto Bastiano
273
1983
i capelli castani pettinati a chignon, e una mano
274
1983
lentamente, modificandosi e scadendo a un villaggio di legno
275
1983
di Irina. La lampada a petrolio bastava appena per
276
1983
troppo scuro per riuscire a leggere la Bibbia e
277
1983
sua, come se almeno a tavola volesse simulare di
278
1983
cucina non contribuiva granché a modificare la nostra situazione
279
1983
modificare la nostra situazione. A volte mi pareva di
280
1983
scoiattoli. Quasi in seguito a un risveglio improvviso, scorgevo
281
1983
Anche al cantiere continuavano a srotolarsi e a impennarsi
282
1983
continuavano a srotolarsi e a impennarsi i miei pensieri
283
1983
un suo zio, venuto a lavorare da muratore in
284
1983
Ucraina, il quale poi, a un certo punto, aveva
285
1983
ancora bambino, era andato a far mattoni in Bassa
286
1983
Il ragazzo aveva preso a sputar sangue, a sentirsi
287
1983
preso a sputar sangue, a sentirsi debolissimo, e in
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lui erano stati rispediti a casa soltanto il vestito
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delle cose. Aveva preso a leggere libri strani, a
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a leggere libri strani, a far lega e a
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a far lega e a scambiar lettere con uomini
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la natura. Si mise a dire alla gente del
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che invece bisognava mettersi a riflettere e a trovare
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mettersi a riflettere e a trovare pensieri per grandi
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Francesco era stato chiamato a metter fuori le sue
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prima volta lo rispedirono a casa come insipiente e
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la seconda lo tennero a lungo in una segreta
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bosco veloci, quasi trafelati. A volte, sudati, ci mettevamo
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come bracchi, e stavamo a sentire i suoni della
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direzione della sua gravidanza. A volte, magari nel cuore
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la sua famiglia, che a lei pareva eterna e
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pareva eterna e invulnerabile a qualunque destino. La madre
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Kostja si era messo a sognare la rivolta del
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seguiva la sua strada, a questo mondo? Non era
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uccelli e si divertiva a immaginare di che volatile
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si trattasse. Se riuscivamo a individuare le tracce di
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rabbrividite, e si stringeva a me sorridendo. ¶ C’era
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i ragazzi, quando andavano a giocare con i loro
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estranea alla gente, come a esempio una delle tante
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ventre di locomotive destinate a traversare tutta l’Asia
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direttamente, e si limitavano a tagliare pietre per i
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futuro, e si aspettasse a breve scadenza ogni genere
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Le sorelle non andavano a faticare nei campi, e
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alla filanda, ma stavano a casa a preparare il
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ma stavano a casa a preparare il loro corredo
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perché erano promesse spose, a un passo dalle nozze
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sua inquietudine lo invitai a casa mia. Gli presentai
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vedova, lo feci restare a cena un paio di
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in cui era abituato a ricevere qualche regalo dalla
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gliene pare?» disse rivolgendosi a Irina col suo russo
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suo desiderio di gioco. A volte si metteva a
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A volte si metteva a seguire ragazzini con lo
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nel bosco, che cominciava a poche verste dalla città
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era stato mandato fino a Vladivostok per inaugurare i
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all’impresa venivano continuamente a rapporto da lui, e
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amiche della moglie venivano a prendere il tè in
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Russie, e gli stava a cuore anche il caso
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tanti ve n’era a Ekaterinburg. Un’infinita matassa
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deportazione; o quelle che a volte m’era capitato
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cava io mi perdevo a guardare le vene, le
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ero e cosa facevo a questo mondo. Mi sembrava
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ed estiva. Guardava davanti a sé in modi attenuati
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riusciva in nessuna maniera a farci il callo. Anzi
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Ma come hai fatto a prendere una russa? Ti
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vicenda dell’ospedale, e a volte pareva convinto che
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I bambini ci andavano a pattinare con gaiezza di
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A mia moglie ¶ I ¶ Irina
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sono i monti Urali. A Ekaterinburg avevo lavorato per
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che le idee cominciassero a confondersi nella mente, e
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alle chiese, ai campanili a ripiani, con le cuspidi
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dentro una freschezza simile a quella delle brezze che
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della mia contentezza, e a un certo punto credetti
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cui mi potevo rivolgere a chiunque dei miei simili
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che si dilatavano attorno a me. Potevo andare dove
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lasciato appena avevo cominciato a dare segni di stranezza
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di cui non riuscivo a scorgere i confini. Non
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essi. Non riuscivo neppure a concentrarmi sul pensiero che
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barbe del granoturco, incominciava a smarrirsi in un grigio
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incolti. ¶ Furono queste cose a svegliare l’attenzione di
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mie migrazioni. Avevo lavorato a Kovno, a Rostov, e
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1983
Avevo lavorato a Kovno, a Rostov, e persino alla
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lo straniero, ma che a lei doveva suonare gradito
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stanza, si potrebbe combinare a casa mia. Volete?» ¶ «Non
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alzarsi presto e correre a lavorare tutti i giorni
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giù, Bastiano. ¶ Pensavo spesso a Irina. Sentivo le attrazioni
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tendeva per lo più a distrarsi in un mondo
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i prigionieri erano forzati a lavorare nelle foreste, illividiti
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di me. Non riusciva a tenere per sé niente
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servizio un grande traghetto a vapore, con quattro fumaioli
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pescherecci restavano per mesi a dormire nella morsa del
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risonanti vestiboli di attrazione. A volte andavo con lei
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steppa e arrivava fino a Tomsk. Irina era piena
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sfinge che aveva cominciato a muoversi quando m’ero
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luogo all’altro, fino a Ekaterinburg. Naturalmente ero venuto
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Ekaterinburg. Naturalmente ero venuto a cercare lavoro, che nel
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di poter offendere leggi a lei sconosciute, e di
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del mio mestiere. Riprendendo a squadrare e a levigare
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Riprendendo a squadrare e a levigare le pietre mi
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il desiderio di andarla a cercare. Forse per questo
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eterno vagabondo. ¶ Irina veniva a passeggiare con me, lungo
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altro sentiero. ¶ «Irina, statemi a sentire…» le dicevo. ¶ «Oh
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abbandono non potrei sopportarlo a nessun patto…» ¶ Cercai di
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del discorso, mi mettevo a fumare la pipa e
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fumare la pipa e a guardare i globi di
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non era stata costretta a cambiare di casa. Non
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costretta per chiari segni a lasciare l’ufficio postale
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sul punto di dirlo a Marco e Bastiano. Rimandai
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la taiga cominciasse proprio a Ekaterinburg, per continuare poi
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di gatti, per riuscire a sorprendere ghiri e scoiattoli
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verste e verste fino a perdermi nel verde, e
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perdermi nel verde, e a non sapere più nemmeno
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esso un regalo fatto a noi, proprio a noi
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fatto a noi, proprio a noi. Strappavo un’erba
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le foglie, che salivano a nutrire ogni parte delle
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quando il giovane andava a trovare il ragazzo nella
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cammello e il corpo a mezza strada tra il
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si sarebbero sentiti perfettamente a casa loro. Così l
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nella taiga per dimostrare a se stesso che non
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soltanto per necessità.» ¶ «Andiamo a caccia, allora.» ¶ «Ma ora
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si illuminò, ma riuscì a contenere totalmente il proprio
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di iniziazione. Anataj cominciò a guardare il cielo ogni
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il cielo ogni giorno, a spiare il corso dei
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delle nuvole, per riuscire a capire quando il tempo
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Il suo lungo stare a guardarlo voleva dire: “Aspettami
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si ergessero di fronte a lui velate, come una
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stasera. Verrò io stesso a svegliarvi». Ma tutto, o
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avevano prestati. Anataj venne a picchiare alla porta dell
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pesto, e stette immobile a guardarci, mentre ci vestivamo
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lume scarso del fanale a petrolio. Non avevo la
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Mi fermai un istante a guardare il sole che
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riprendemmo la marcia silenziosi, a passi lunghi. Il vecchio
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neve. Eravamo affidati soltanto a noi stessi e ai
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s’insinuava in esso, a livello del suolo, seminascosta
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seminascosta da rami affastellati a casaccio. Ci curvammo a
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a casaccio. Ci curvammo a turno per vedere. Nel
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Da tempo aveva cominciato a sognare la donna. Tutto
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non dissi nulla né a Marco né ad Anataj
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Forse non eravamo venuti a cacciare, ma soltanto a
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a cacciare, ma soltanto a vedere la taiga da
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il fogliame verdescuro. ¶ Cominciammo a salire sul fianco di
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Il nostro occhio cominciò a diventare esperto e a
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a diventare esperto e a scoprire da minimi indizi
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silenzio invernale della foresta. A volte c’era un
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un cane» disse Marco a un certo punto. ¶ «Non
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grande di una lepre. A volte, guardando in su
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falchi. Marco si mise a inseguire la volpe, che
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sforzo sulla neve, soprattutto a causa della zampa ferita
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bizzarrie. La volpacchiotta andò a ficcarsi in una forra
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e il ragazzo fermi, a scrutarsi, come se entrambi
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sparò. Indietreggiò, si avvicinò a noi. ¶ «È troppo giovane
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ferrovia, ma non riuscivo a capirlo perché la taiga
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durante il viaggio fino a Kirkovsk? Anataj scoprì altre
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stavolta, e si chinò a guardarle con attenzione. Una
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il sole fu vicino a raggiungere il suo punto
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ci trovammo di fronte a un cacciatore asiatico, con
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asiatico, con il colbacco a cupola e la pelliccia
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confronti. Restammo un momento a guardarci, in silenzio, dopo
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viso abbronzato, gli occhi a fessura, e i suoi
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io né Marco riuscivamo a capirlo, e Anataj pareva
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alla questione. ¶ Marco prese a parlargli in russo, chiedendogli
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volontà. L’uomo continuava a guardarci impassibile. Marco gli
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villaggio, senza riuscire neppure a scorgere nella notte il
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parte, ognuno la portava a termine con un lavoro
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dell’estate, che riuscivano a dar fastidio anche a
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a dar fastidio anche a loro, e i cavalli
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costruita. Ma se guardavo a livelli più alti, ero
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Ordini e rapporti appartenevano a piani diversi delle cose
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un solo cavallo, continuavano a trasportare senza sosta la
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se gli operai seguitavano a identificarsi con esso. ¶ Era
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alla propria terra. Ognuno a suo modo sentiva di
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e di aurore boreali, a costruire una ferrovia che
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dirette, ognuno aveva cominciato a dubitare degli ingegneri e
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1983
forse non concedeva neppure a se stesso di esplorare
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dell’inverno che ritornava. A ottobre ci furono nebbie
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1983
aveva cominciato ad abbandonarsi a un torpore sonnacchioso, che
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restrinse e si ridusse a niente, perché l’orso
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i lupi, che stentavano a trovare cibo, e perciò
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fucili bene in vista, a portata di mano, sia
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sbancamento, e si stentava a vedere persino il terrapieno
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che gli animali fossero a due passi dall’isba
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due passi dall’isba. A volte sentivamo lo schianto
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deboli, non potendo penetrare a fondo nel terreno gelato
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tempo. Ci sentivamo abbandonati a noi stessi. L’ingegnere
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inverno fosse corso via a Mosca. Stavamo tutto il
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non si poteva pensare a lavori di sterro, perché
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tentazione di andarci sopra a scivolare. Avevano l’adolescenza
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Candelotti di ghiaccio cominciarono a formarsi lungo i tetti
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l’ordine di ritirarci a Kirkovsk per svernare. Ricominciammo
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Kirkovsk per svernare. Ricominciammo a nutrirci di favole e
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montagna. Le rocce arrivavano a picco sul lago, e
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1983
che il popolo cominciasse a mormorare per le tasse
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compagni e di pensare a me stesso. Continuavo a
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a me stesso. Continuavo a scoprirmi, o le antiche
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Persia e della Mesopotamia, a cavallo di un asino
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di quelli che servono a rendere meno dura la
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che provavo era analoga a quella di una terra
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sempre li trovava. Perciò a momenti girava per l
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l’aria di pensare a cose lontane. Ma ognuno
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pancone e di tenerci a contatto di gomito. ¶ Venivano
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nostro invito di restare a pranzo o a cena
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restare a pranzo o a cena, perché anche loro
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1983
istinto che li portava a riunirsi e a fraternizzare
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1983
portava a riunirsi e a fraternizzare, almeno in quel
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quasi cancellato, dove cominciava a disegnarsi il terrapieno. Continuavamo
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1983
disegnarsi il terrapieno. Continuavamo a sentirci una cosa sola
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fosse, inoltre, anche qui a Kirkovsk io percepivo il
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caduta. Contenevano un invito a lasciarsi andare, a dimenticare
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invito a lasciarsi andare, a dimenticare ogni cosa che
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in modo da continuare a sentire i colpi delle
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Falalej le aveva raccontate a Marco, quando il giovane
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1983
mano. «Ah, ah!» continuavano a gridare, per mettere un
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così lontano che lì, a Kirkovsk, non poteva arrivare
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per ora si limitavano a colpire la zucca, ma
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come, né dove, né a favore o contro chi
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Ghircik, che sarebbero riusciti a scovare magari dall’altra
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la regione avrebbe ripreso a sussurrarsi le sue imprese
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Ognuno credeva di conoscerne a menadito le imprese, come
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orecchio e stavano incantati a sentirne il ronzio. ¶ Secondo
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ponte distrutto dalla piena a Cividale, che era stato
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sperare qualcosa, lei continuava a farlo, dopo un breve
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altri. Poiché non riusciva a percorrere molta strada con
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parlava neppure volentieri, ricorreva a un altro mezzo. Quando
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avevano tempo di pensare a se stessi, subito parevano
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Ora sentiva l’impulso a guarire negli altri le
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filo di seta attorno a lei proprio quando riconobbi
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ognuno di noi prende a tenere a un certo
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noi prende a tenere a un certo punto con
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istintive e non riducibili a ragionamenti precisi, i miei
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ferrovia che avevamo contribuito a costruire. Dovetti incidere questo
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di Ratkis, che continuava a tintinnare in una delle