parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
1
2013
parte, o sarà chiusa a chiave. Ma non vidi
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2013
tutta storta e incastrata a forza. Provai a spingerla
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2013
incastrata a forza. Provai a spingerla con le mani
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2013
Fuori la pioggia cominciava a picchiettare la lamiera. Dentro
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2013
stanza: quattro pietre piatte a delimitare il braciere, in
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2013
legno con una lampada a olio, qualche bottiglia vuota
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2013
Saranno stati i topi a dilaniarlo, pensai, perché il
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2013
per stendere il sacco a pelo, poi mi sedetti
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2013
passatempo e così provai a prolungarla il più possibile
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2013
il più possibile, masticando a lungo il pane e
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2013
e bevendo il vino a piccoli sorsi. Invece poi
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2013
accesi un fuoco, fuori, a qualche metro dalla baita
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2013
il focolare. Quando ricominciò a piovere era già un
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2013
Seduto sulla soglia riuscivo a stare all’asciutto e
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2013
occhi per studiarmelo, fino a quando non fu troppo
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2013
candela, e andai avanti a leggere nel sacco a
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2013
a leggere nel sacco a pelo. In Ferro, il
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2013
dove l’avevano mandato a studiare in città. Un
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2013
e Sandro portava Primo a toccare la materia con
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2013
di rifugio in rifugio, a ubriacarci di sole, di
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2013
e di vento, e a limarci la pelle dei
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2013
sognai presenze muoversi intorno a me nella baita. Forse
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2013
amici si erano rassegnati a passarla all’aperto, stretti
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2013
quando il cielo cominciò a impallidire. Saranno state le
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2013
più di stare lì a rigirarmi sul pavimento, evitando
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2013
dal tetto e pensando a come il tempo riusciva
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2013
come il tempo riusciva a restringersi e dilatarsi, un
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2013
mai. Avvolsi il sacco a pelo e rifeci lo
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2013
alle spalle e respirai a pieni polmoni. ¶ Fuori l
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2013
Mi fermai in riva a un torrentello e mi
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2013
roccia nera, ma oltre a quella c’era un
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2013
prima di arrivare lassù, a sgranare, meravigliato, il ghiaccio
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2013
mia finestra era affacciata a est, su una catena
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2013
luce improvvisa, il sacco a pelo ridotto a un
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2013
sacco a pelo ridotto a un groviglio di sogni
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2013
l’odore del fuoco a ricordarmi dov’ero. Legno
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2013
del larice che usavo a casa mia. La stufa
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2013
La stufa andava avanti a bruciarlo per tutto il
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2013
il giorno, eppure riusciva a malapena a scaldare la
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2013
eppure riusciva a malapena a scaldare la cucina. In
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2013
chissà quanto, in fondo a un armadio in dispensa
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2013
agli emigranti che tornavano a casa d’inverno. Stava
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2013
casa d’inverno. Stava a 2.500 metri, sul passo di
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2013
due valli - una precipitava a ovest, da dov’ero
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2013
ero fermato una notte a dormire, poi la mattina
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2013
offrendo da bere anche a me e mostrandomi le
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2013
mostrandomi le turiste inglesi a cui d’inverno aveva
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2013
d’inverno aveva insegnato a sciare. Adesso erano in
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2013
macchinari, scavando la terra a forza di piccone, issando
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2013
il lavoro fosse fatto a regola d’arte, come
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2013
lasciare la casa stregata a qualcuno che non ne
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2013
la gente che cominciava a battere i sentieri, spingendoli
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2013
incontravo ogni giorno intorno a casa, e mi parevano
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2013
profumi chimici mi colpivano a distanza. Sarò io, mi
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2013
umanità? O saranno loro a non saper passare sulla
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2013
Sulla pietraia rallentai, badando a non smuovere sassi per
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2013
la neve era ridotta a minuscole chiazze ghiacciate e
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2013
primo, l’altro esitò a seguirlo come rimpiangendo quel
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2013
sparirono nella pietraia. ¶ Continuai a salire, ormai chi mi
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2013
morbidissimo che si forma a tremila metri. Da un
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2013
avevo davanti agli occhi, a unire il mio presente
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2013
e stanco da muoversi a malapena. Aveva il manto
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2013
lo costringevano ad arrancare a testa china. Appena fui
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2013
si alzò e venne a mettersi tra me e
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2013
F prolungata e soffiata a pieni polmoni. Aveva corna
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2013
metro e muscoli poderosi a sostenerle, e gli sarebbe
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2013
volta e si mise a rosicchiare il muschio tra
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2013
Due dei giovani cominciarono a prendersi a cornate, allenandosi
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2013
giovani cominciarono a prendersi a cornate, allenandosi per la
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2013
l’unico che badava a me: mi si era
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2013
era accovacciato di fronte, a tre o quattro metri
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2013
e senza mai scendere a valle. Che bella vita
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2013
otto di mattina. Riuscivo a vedere distintamente le strade
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2013
tra i paesi cresciuti a dismisura, i quartieri di
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2013
e infestante, tutta dedita a erodere, spianare, colonizzare: questo
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2013
gru stava piantata accanto a un silo del cemento
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2013
insofferente verso il luogo a cui stavo tornando. La
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2013
inesplorata, in ogni direzione. A cosa mi serviva una
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2013
altro e si fermavano a dormire nei ripari offerti
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2013
era stato pulito, e a volte chiuso da muretti
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2013
volte chiuso da muretti a secco. C’era un
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2013
che avevo sentito pronunciare a Remigio mentre facevamo i
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2013
coperta sul prato davanti a casa. Due bambini giocavano
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2013
casa. Due bambini giocavano a bagnarsi alla fontana, la
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2013
lo zaino dal chiodo a cui era appeso. Ci
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2013
telo impermeabile, il sacco a pelo, una borraccia di
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2013
che cosa c’era a due o tre giorni
88
2013
posizioni innaturali si ostinavano a fiorire. In alto un
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2013
dei larici che sporgevano a metà parete e non
90
2013
parete e non riuscivano a tenerla insieme. Dei selvatici
91
2013
di sentiero che piegava a sinistra, mi lasciai la
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2013
alle spalle e ricominciai a salire. ¶ Avevo idea di
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2013
la notte in riva a un lago, scaldandomi al
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2013
scure tuonava qualche chilometro a valle, sul paese che
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2013
Due pescatori si affannavano a montare una tendina canadese
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2013
canadese nel vento. Arrivava a folate rabbiose, increspando la
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2013
la stufa. Poi andavo a lavare i piatti alla
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2013
sul fuoco, mi sedevo a pelar patate. Spaghetti al
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2013
fracassata cercando di tapparla a pugni. Un’altra volta
100
2013
Quando invece era lui a venire giù da me
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2013
altra volta era andato a lavorare da un amico
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2013
un po’ di tempo a capire come funzionava. La
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2013
porta e mi rimisi a sedere. ¶ Quella sera scoprii
104
2013
vino. E naturalmente imparai a fare altrettanto. Quando ero
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2013
ero su da lui, a un certo punto della
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2013
aveva passato il pomeriggio a riempire il rimorchio di
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2013
ora stavano ammucchiati vicino a un grande masso. Ce
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2013
suo calore intollerabile anche a molti metri di distanza
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2013
Ci sedemmo nell’erba a osservare i profili scuri
110
2013
nostro fuoco ammutolì. Ricominciai a sentire il vento nell
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2013
arrivavo giù dritto fino a Fontane: scesi al buio
112
2013
dei fianchi e cominciò a ingiallire, ovunque nei prati
113
2013
una mobilitazione collettiva davanti a cui era impossibile starsene
114
2013
assegnò ai lavori pesanti, a caricare le balle sul
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2013
mani e le buttavo a bordo, poi salivo di
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2013
poi salivo di corsa a impilarle per bene. Mi
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2013
guardavo i campi intorno a noi. Il bruno rossastro
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2013
madre di Remigio andava a prendere qualcosa al bar
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2013
per cui si andava a piedi nella valle accanto
120
2013
osservavo ogni tanto pensando a una persona. Doveva abitare
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2013
nessun altro mestiere riuscivo a immaginare per lui. Si
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2013
i tremila metri cominciavo a stare male: la nausea
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2013
vissuto un’età gioiosa. A sedici anni il mal
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2013
passato e avevo cominciato a godermi le nostre avventure
125
2013
rifugio d’alta quota, a fare scuola d’alpinismo
126
2013
seri collezionisti di cime. A noi le cime non
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2013
sul ghiacciaio mi sentivo a casa, fantasticavo di diventare
128
2013
il mio maestro: provavo a parlare come lui (poco
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2013
Himalaya, Renzo era venuto a chiamarmi per fare insieme
130
2013
più visto nulla fino a sera, solo il bianco
131
2013
chiamato da altri luoghi, a farmi guidare da altri
132
2013
chissà cosa avrebbe pensato a sapermi di là, oltre
133
2013
là, oltre il colle, a fare l’eremita in
134
2013
Chissà se riuscirò mai a scrivere come prima. La
135
2013
lo portava nei boschi a piazzare trappole per gli
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2013
sulla neve gli insegnava a riconoscere le tracce della
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2013
uomo affettuoso ed estroverso a un certo punto si
138
2013
punto si era messo a bere forte, tanto da
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2013
in cui era andato a morire. Non si perdonava
140
2013
Le penne dell’aquila a cui suo padre aveva
141
2013
Remigio non era corso a levargliela di dosso, usando
142
2013
una baita in mezzo a un pascolo. Una piccola
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2013
Non aveva aggiunto parole a quella donazione misteriosa. Poi
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2013
speso due lunghe estati a ristrutturare il rudere. Aveva
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2013
gamba non era riuscito a inseguire i fuggiaschi. Lo
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2013
in mezzo al prato, a sbracciarsi e imprecare. Allora
147
2013
piano, controvoglia, quello cominciò a risalire. Il secondo gli
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2013
di me li portai a Fontane e li chiusi
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2013
chiese com’ero riuscito a catturarli: risposi che era
150
2013
era partito il freno a mano, lui c’era
151
2013
me sapeva già tutto. A che ora accendevo la
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2013
quanto uscivo nell’orto a strappare le erbacce, e
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2013
e me ne andavo a camminare. Mi vedeva dall
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2013
più su della mia, a un quarto d’ora
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2013
mi guadagnai un invito a cena per la sera
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2013
proprio la mia condizione a rendere ogni incontro così
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2013
jeans e la camicia a scacchi più elegante. Era
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2013
più elegante. Era abituato a vedermi con i calzoni
159
2013
posso avere un invito a cena anch’io? Poi
160
2013
le occasioni speciali, diedi a Mozzo una grattata sulla
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2013
il vino, quando provai a spiegargli che cos’ero
162
2013
che cos’ero andato a fare lassù. Gli avevo
163
2013
gabbia: se per vivere a modo mio dovevo stare
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2013
da solo in mezzo a una montagna, be’, accettavo
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2013
margini e ci viveva a modo suo, era quanto
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2013
più sovversivo io riuscissi a immaginare per la nostra
167
2013
pianura per l’estate, a pascolare in montagna durante
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2013
paese e si adattava a fare l’operaio, lavorando
169
2013
era niente che riuscisse a fare piano. Un dito
170
2013
in paese lo assumevano a giornata per demolire un
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2013
tornava alla sua baita a duemila metri. Solo lassù
172
2013
secolare, cresciuto in mezzo a un pascolo, al sole
173
2013
e al vento. ¶ Mettiamo a nanna le baracche, diceva
174
2013
Vien, vien, vien. Una a una le bestie lo
175
2013
loro, così bisognava spingerle a spallate e tirarle per
176
2013
stringere la mammella, ma a lui quel modo non
177
2013
il caffè del mattino. A quel punto chiudevamo la
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2013
finalmente ce ne andavamo a cena. ¶ Casa sua era
179
2013
Sessanta in truciolare (segato a metà in altezza perché
180
2013
molto più antico armadio a muro, solo due ante
181
2013
ante e un fermo a chiudere una nicchia nella
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2013
appesi sopra la stufa. ¶ A cena mi parlava spesso
183
2013
Adesso c’era Lupo a fargli compagnia, un cane
184
2013
stufa, ci guardò, venne a prendersi una carezza e
185
2013
al pascolo, le donne a occuparsi degli animali da
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2013
paese, polenta e latte a pranzo e cena (per
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2013
selvatico. Eppure ci tenne a spiegarmi che il pastore
188
2013
degli altri, e sogni a occhi aperti per notti
189
2013
non finivano mai. ¶ Siccome a me piaceva cucinare e
190
2013
me piaceva cucinare e a lui no, ma a
191
2013
a lui no, ma a nessuno dei due dispiaceva
192
2013
organizzavamo così: io salivo a casa sua verso le
193
2013
mulattiera, feci la punta a qualche rametto di salice
194
2013
il pane e accompagnavo a ogni boccone un sorso
195
2013
buio, srotolai il sacco a pelo e ci entrai
196
2013
raccolto nel bosco. Restai a finire il vino guardandola
197
2013
coraggio. Andai con loro. A mezzanotte imboccammo il sentiero
198
2013
prima ora di cammino a inciampare nelle radici e
199
2013
ridere, imprecare, farci luce a vicenda con l’unica
200
2013
voleva essere il primo a proporre di tornare indietro
201
2013
proporre di tornare indietro. A poco più di metà
202
2013
in una baita isolata a duemila metri d’altezza
203
2013
ma di presentarsi cantando a squarciagola. Anche in quelle
204
2013
sentiero lo sentimmo ricominciare a suonare. Alla fine arrivammo
205
2013
misterioso? Come aveva fatto a portare un organo lassù
206
2013
montagna; invece adesso, davanti a quel fuoco, avrei voluto
207
2013
o almeno un’armonica a bocca. Cantare da solo
208
2013
la schiena il sacco a pelo era fradicio di
209
2013
Così mi alzai, andai a lavarmi la faccia alla
210
2013
Ero incerto se andarmene a letto o riattizzare il
211
2013
sui gradini della baita a decidere che cosa fare
212
2013
e, vicino al sacco a pelo, vidi il profilo
213
2013
lei impiegò qualche istante a riconoscermi. Quello sguardo tra
214
2013
noi mi sembrò dilatarsi a dismisura. La volpe non
215
2013
nel buio. Io andai a raccogliere il sacco a
216
2013
a raccogliere il sacco a pelo, lo stesi sullo
217
2013
evitare di dichiararci guerra a vicenda. Ci incontriamo in
218
2013
dagli scivoli, si prendevano a cornate tra loro, ignoravano
219
2013
dei pascoli e andavano a nascondersi nel fitto degli
220
2013
fare. Nonostante la transumanza a motore, i più anziani
221
2013
di feltro, un costume a cui i giovani avevano
222
2013
animali e famiglie, passando a una vita più dura
223
2013
in alpeggio significasse tornare a casa, forse ai luoghi
224
2013
più agili e muscolose. A sera di quel prato
225
2013
croste di formaggio, tornavano a trovarmi diverse volte al
226
2013
diverse volte al giorno (a dire il vero, anche
227
2013
appeso al collo grazie a cui li sentivo arrivare
228
2013
Si vedeva che era a fine carriera: alle mucche
229
2013
rametti di larice lanciati a grande distanza. Amava farsi
230
2013
dietro, Mozzo invece rimase a osservare dal mio balcone
231
2013
Io mi sedetti accanto a lui a godermi le
232
2013
sedetti accanto a lui a godermi le operazioni. Nel
233
2013
uno dei vitelli, continuò a morderlo e abbaiargli addosso
234
2013
sei dietro. Billy corse a riprenderli, e la scena
235
2013
e correvano dappertutto. ¶ Billy a quel punto era fradicio
236
2013
idea che adesso toccava a lui. ¶ La mattina dopo
237
2013
le tritai e mescolai a uova e farina. Avevo
238
2013
e farina. Avevo cominciato a stendere la pasta con
239
2013
e feci in tempo a vedere due vitelli che
240
2013
trattore: era l’unico a rivolgermi un cenno di
241
2013
era morto e andai a riportarlo vicino al larice
242
2013
di un corvo. Lasciarlo a loro mi sembrava più
243
2013
avvicinarsi il cuore cominciò a battermi veloce. Era Remigio
244
2013
di casa. Era venuto a vedere se la nevicata
245
2013
racconti di Rigoni Stern a cui ero tanto legato
246
2013
perché mi avevano aiutato a vedere e sentire nei
247
2013
una motosega, e facemmo a pezzi il larice caduto
248
2013
della baita che guardava a ovest: li avrei poi
249
2013
con calma e rimessi a seccare. Se l’estate
250
2013
vecchi. Poi mi sedetti a leggere il capitolo di
251
2013
dalle erbacce, sarei tornato a guardarli a tutte le
252
2013
sarei tornato a guardarli a tutte le ore, e
253
2013
per irrigarla era lì a due passi. Mi sembrava
254
2013
di fortuna sarei riuscito a coltivare anche qualche carota
255
2013
stesso? Io risposi che a me andava bene tutto
256
2013
è un piccolo aratro a motore, delle dimensioni di
257
2013
poderosi e inestirpabili, nascosti a grandi profondità per sopravvivere
258
2013
Poi scesi in paese a comprare le piantine. Per
259
2013
e decisi di andare a camminare. ¶ Salii più in
260
2013
fossi mai spinto e a un certo punto abbandonai
261
2013
sfondato, la parete rivolta a monte deformata in quella
262
2013
vino, una camicia ridotta a stracci, i rifiuti di
263
2013
mani sotto la nuca, a contemplare le nuvole gonfie
264
2013
Due aquile volteggiavano intorno a una cima, forse a
265
2013
a una cima, forse a caccia dei cuccioli di
266
2013
e un aquilotto. Quella a cui stavo assistendo sembrava
267
2013
molto elaborata: restava immobile a mezz’aria, sorretto da
268
2013
padre. ¶ Al ritorno ricominciò a piovere e la pioggia
269
2013
Giornata ideale per andarsene a spasso. Ma con i
270
2013
le sue compagne correvano a nascondersi nel primo buco
271
2013
movimenti bruschi. Quando arrivai a tre metri di distanza
272
2013
gli altri vedevan siccità, a me ricordava la gonna
273
2013
ero. Io andai avanti a cantare: Sentivo la mia
274
2013
dormire nei campi coltivati, a cielo e denaro, a
275
2013
a cielo e denaro, a cielo ed amore, protetta
276
2013
un fruscio di ragazze a un ballo, per un
277
2013
il bastone e ricominciai a scendere verso il mio
278
2013
mio orticello. ¶ Notte ¶ Continuavo a non dormire bene. Nonostante
279
2013
un mese, mi ritrovavo a svegliarmi nella notte con
280
2013
le orecchie vigili, attente a ogni scricchiolio del legno
281
2013
passavo notti in preda a un senso di catastrofe
282
2013
cogliere qualsiasi suono. Riuscivo a sentire l’acqua scorrere
283
2013
immagina, niente di simile a un belato: assomiglia piuttosto
284
2013
un belato: assomiglia piuttosto a un colpo di tosse
285
2013
sollievo: gli uccelli cominciavano a cantare, la vita riprendeva
286
2013
cantare, la vita riprendeva a scorrere nel mondo e
287
2013
cui mi risvegliavo intontito a metà mattina. ¶ Così una
288
2013
vino, presi il sacco a pelo e decisi di
289
2013
geografo anarchico dell’Ottocento, a lungo esiliato per le
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dalla baita e cominciai a risalirlo per vedere dove
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cambiare versante, da sud a ovest, e la neve
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di tornare indietro. Scesi a balzi urlando come uno
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Non avevo ancora cominciato a parlare da solo, però
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però mi piaceva cantare a voce alta; canzoni d
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fila, la facciata rivolta a sud, sul colmo di
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e delimitata da muretti a secco, perché le bestie
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Il ruscello là sotto, a cui si doveva l
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sua brevità: lo misurai a passi e non ne
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un rubinetto e dosando a mio piacere il caldo
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ai loro piedi continuasse a crescere l’erba. Infine
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che il paesaggio intorno a me, dall’aspetto così
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morte di una civiltà, a me succedeva invece di
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era la mia storia a scomparire. Io che sognavo
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La storia che interessava a me era tutta umana
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lato? Forse le cose a un certo punto erano
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minuscole, tre tavole sconnesse a fare da balcone. La
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e la facciata rivolta a nord. Anche lì doveva
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panorama senza ostacoli. ¶ Osservandole a volte mi chiedevo: ci
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villaggio abitato? Facevo fatica a immaginarla, in montagna vedevo
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le mani e indovinare a cos’erano serviti, come
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il suo numero civico. A un certo punto qualche
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tra i piedi che a volte la sera uscivo
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sera uscivo, e andavo a fare un giro nel
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fiorendo le violette, ma a mezzogiorno era tutto bianco
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era tutto bianco intorno a me. Un temporale di
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tardive: neve della rondine a marzo, neve del cuculo
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del tramonto. Infilai giacca a vento e scarponi e
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e scarponi e uscii a fare un giro. Sulla
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quel viavai mentre io, a casa, pensavo di essere
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erano sempre stati lì, a scrutarmi, annusarmi, controllare i
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per simpatia: erano orme a V che procedevano a
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a V che procedevano a balzi, partendo da un
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vecchio larice, era andata a bere alla fontana, era
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la lepre era venuta a trovare me. ¶ Durante la
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vicino. Quando poi andai a controllare nel bosco trovai
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osservare quell’albero disteso a terra, inerme ma ancora
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le sue foglie nuove a tradirlo, quelle cresciute nell
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Così un albero sopravvissuto a un lungo gelo aveva
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uccellino nella neve. Faticava a muoversi e pensai che
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Quando lo raccolsi provò a sbattere le ali nella
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che mi stavo condannando a un lutto inevitabile. Sentivo
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tranquillo, ci penso io a te. In casa stesi
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insetto o verme. Provai a dargli delle palline di
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che le accettava; riuscì a ingoiarne un paio e
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e poi si mise a dormire. Ma la fame
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di vitalità. Quando tornai a controllarlo era disteso su
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su bianche rive, chiamando ¶ a nome le genziane ¶ sopite
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ferramenta, il bar davanti a casa e il letto
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casa e il letto, a contemplare il cielo bianco
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della mia epoca, che a ventidue anni aveva lasciato
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non fece in tempo a scrivere un libro, forse
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di libertà. Avevo imparato a muovermi lassù con un
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come altri bambini imparano a nuotare perché un adulto
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li butta in acqua: a otto o nove anni
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nove anni avevo cominciato a calpestare i ghiacciai e
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calpestare i ghiacciai e a mettere le mani sulla
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ero stato molto più a mio agio sui sentieri
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autorità e di regole a cui obbedire; in montagna
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di passare la notte a bere, cantare e corteggiare
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che apprezzo, tanto che a vent’anni mi sembrava
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mi sembrava importante esplorarle a fondo, ma a trenta
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esplorarle a fondo, ma a trenta avevo quasi dimenticato
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il desiderio di andare a cercarlo. Non era tanto
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giusto nella valle accanto a quella in cui ero
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di legno e pietra a 1.900 metri d’altezza, dove
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da ragazzo. Si trovava a una decina di chilometri
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paese più vicino e a pochi minuti da un
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un pascolo innevato fino a un gruppo di baite
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rovina, tranne quella rimessa a nuovo che avevo preso
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la Val d’Aosta a sud, verso il Gran
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resti di un muretto a secco, un torrente che
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nessuna intenzione di sottopormi a una tortura: se avessi
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quel caso ero pronto a scappare via. Mi ero
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quaderni. Speravo di ricominciare a scrivere, con il tempo
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nell’aprire una baita a primavera. Spalancai stanze rimaste
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dando una lunga occhiata a tutto. Adesso il senso
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il profumo di resina a rassicurarmi di essere di
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di essere di nuovo a casa. Le domandai: è
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lassù la temperatura scende a meno venti, e poi
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e di roccia ricominciava a circolare nei muri come
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corrisponde alla nazione, ma a una lingua, ai nomi
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lunghi giorni di fame a progettare una baita. La
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caccia, libri e solitudine, a curarsi dalla guerra come
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Quel disegno lo protesse a lungo dalla disperazione. La
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di polenta e latte. A volte tra una pietra
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po’ di abitare insieme a tutti quei montanari, di
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dal paese, in cima a un viale di faggi
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glorioso maniero diroccato: apparteneva a due anziane sorelle che
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dorso scuro stavano lì a becchettare il terreno ai
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ma una pioggia mista a un po’ di neve
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di neve che cominciava a cadere quando andavo a
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a cadere quando andavo a letto. ¶ Di notte stentavo
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da loro, non sussultare a ogni rumore nuovo. Così
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cerca di cibo. Serviva a poco: non chiudevo occhio
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andata. ¶ Davide dormiva fino a tardi, scendeva per ultimo
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davanzale e si metteva a intagliare il manico di
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Diceva di non riuscire a disegnare forme simmetriche. Era
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in lui, che faceva a pugni con la simmetria
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giorni di pioggia parlava a ruota libera. Era come
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che dovevano durare fino a settembre. Il burro, le
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inventarmi i pasti quotidiani. ¶ A parte la povertà della
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abituarsi al buio. Seduto a capotavola leggevo le poesie
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vicino alla finestra riuscivo a catturare sulle pagine un
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chiarore lattiginoso, appena sufficiente a distinguere le parole. Più
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era ora di andare a dormire. ¶ Ero sorpreso che
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bisogni, avevamo impiegato poco a riconoscerci. A letto mettevo
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impiegato poco a riconoscerci. A letto mettevo due coperte
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coperte sopra il sacco a pelo. Ci entravo nel
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odore che avrei conservato a lungo come un profumo
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uniforme, sempre uguale fino a sera. Soltanto all’alba
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pascoli, le pietraie, arrivava a lambire il pendio terminale
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da pesca, così domandai a Davide e Andrea dove
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si chiama così? ¶ Perché a volte lo trovi e
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volte lo trovi e a volte no. ¶ E trote
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spartiacque e poi attraversava a ovest, in mezzo alla
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le loro iniziali, insieme a quelle di un amico
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inverno avevo sentito cominciare a invecchiare. ¶ Il lago misterioso
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là: feci in tempo a intravedere una grossa ombra
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circolare, e in mezzo a quel cerchio c’era
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uomo. Impiegai qualche secondo a capire che ero io
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le ricette che riuscivo a immaginare: trota al cartoccio
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come quando passi davanti a una vetrina che ti
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che ci portava entrambi a grandi slanci e grandi
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molto perché nessuno sopporterebbe a lungo la compagnia di
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che lui aveva cominciato a sentire come pericoloso, e
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dirlo. Meglio tre mesi a custodire un rifugio da
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rifugio, alla neve e a tutto il resto. Qualcosa
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dal paese, si fermarono a dormire, la mattina Davide
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solito sentiero. C’è a chi piace camminare in
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ritrova subito da solo: a me attirava la cresta
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che avevo già cominciato a esplorare, e andai di
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dopo, la cresta cominciò a richiedere la mia concentrazione
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non c’era, intestardendomi a stare sul filo invece
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su, finché mi ritrovai a cavalcioni sulla roccia, due
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lisce sotto i piedi, a chiedermi se non stessi
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ci fece sorridere, perché a distanza e senza guardarci
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Lui però aveva pensato a portare una bottiglia, io
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in quel quadernetto nascosto a tremila metri, fossero scritti
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posti infelici possibili, scoppiai a piangere proprio in mezzo
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piangere proprio in mezzo a una pietraia di quelle
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mi fermavo, mi piegavo a terra per respirare, guardavo
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tornare indietro e provare a passare in un altro
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ora prima avevo cominciato a sentirmi stanco, adesso ero
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vede nessuno. Mi misi a singhiozzare sdraiato su quel
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C’era un villaggio, a una decina di chilometri
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il solito enigma. Restavo a lungo avvolto dalle nuvole
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un’altra risalita simile a quella che avevo appena
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presunzione. Ore dopo, sdraiato a singhiozzare su quel masso
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per scoprire se mancavo a qualcuno. Ero andato in
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con l’idea che a un certo punto, resistendo
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certo punto, resistendo abbastanza a lungo, mi sarei trasformato
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di prima. Avevo imparato a spaccare la legna, ad
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fuoco sotto il temporale, a zappare e seminare un
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e seminare un orto, a cucinare con le erbe
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le erbe di montagna, a mungere una mucca e
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ma non avevo imparato a stare da solo, che
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e malaticcio. Più che a una capanna nel bosco
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bosco, la solitudine assomigliava a una casa degli specchi
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avventura. ¶ Mentre stavo lì a compiangermi vidi un’aquila
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indugi e sarebbe scesa a banchettare. Ne avevo trovati
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ero caduto e ricominciai a salire con il ritmo
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alto adesso, badando solo a dove mettevo i piedi
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che lo governava. Davanti a una cappelletta bianca si
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spuntò davanti come succede a volte con le persone
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giaceva rovesciata nell’erba. A loro un po’ sarò
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ma adesso che ero a casa puzzavano terribilmente. Più
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vicino, che era venuto a scusarsi a nome del
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era venuto a scusarsi a nome del suo vitello
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davanti al fuoco cominciai a ripensare agli ultimi mesi
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accoglieva e mi invitava a riposarmi tra i suoi
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cominciava. ¶ La mattina andai a fare un giro nel
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il naso in su a osservare le chiome degli
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più in alto rispetto a lui, lassù non c
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varietà del bosco intorno a casa sua. Gli alberi
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solo quattro, gli ultimi a sopravvivere agli inverni dell
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dell’alta montagna, e a loro mi sentivo devoto
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mi sentivo devoto come a santi protettori. Così decisi
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legno leggero, spugnoso, adatto a isolare le case dal
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albero ad alto fusto a colonizzare le pietraie, i
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verde pieno di giugno a quello sbiadito d’agosto
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vita, e basta poco a quel punto a spezzarli
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poco a quel punto a spezzarli e liberarsene. Ma
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del ’700. Io osservandole penso a quei larici vecchi di
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bosco e altri tre a sostenere una casa, e
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un albero possa rendere a un uomo. ¶ Venero il
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dei dirupi, sulle creste. A volte assumono forme tormentate
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più coraggioso degli alberi a 2.500 metri, un piccolo pino
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detto qualcosa di simile a una preghiera. ¶ Parole ¶ Remigio
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villaggio di montagna e a quarant’anni stava scoprendo
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Molto presto aveva cominciato a fare il muratore con
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un carattere riflessivo e a un certo punto si
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vita che fai. Remigio a un certo punto aveva
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e si era messo a cercarle nei libri. Per
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inverno. D’estate metteva a posto le vecchie case
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stava battendo una pista a bassa quota, proprio quella
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accanto alla mia baita. A un certo punto aveva
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i larici piegarsi fino a terra, aveva fatto in
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aveva fatto in tempo a sorprendersi per la forza
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Era bastata l’aria a frantumargli il parabrezza. Remigio
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che si era andato a incagliare tra gli alberi
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da lì per trascinarsi a valle. Mi disse che
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la tentazione di fermarsi a riposare. E che aveva
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ed era stata quella a riportarlo a casa. Dove
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stata quella a riportarlo a casa. Dove era arrivato
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l’abbia sentito dire: a casa mia. Mi chiedevo
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io che invece cominciavo a chiamare casa qualunque posto
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Se non si sentisse a casa da nessuna parte
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in lui: l’appartenere a un luogo molto più
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un sasso che chiede a un uccello che cosa
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lago cupo che assomigliava a lui, ed era lì