Clarice Tartufari, Il miracolo, 1909

di due selvaggi, toglievano, a manate, caramelle e confetti

di Serena si agitava a guisa di largo papavero

alla persona, facendolo somigliare a un aquilotto, di cui

Anche Vanna lo domandava a sè stessa, vergognosa, diventando

la testa per invitarlo a sè, il profilo di

rimanere colpito di stupore a certe risposte ardite e

concittadini assediati, s'indusse a recarsi nella tenda del

e che voleva tornare a casa. ¶ Quando si rividero

e la domenica invitava a pranzo monsignore, trattenendosi con

indietro la testa come a guardare lontano. Forse, nel

brutto. ¶ Palmina, aiutando Titta a servire il caffè, lanciava

aguzze e rapide, simili a piccole lingue di serpi

accennava con parole involute a un uomo buono, arrivato

buono, arrivato di lontano, a inauditi festeggiamenti sotto i

i coppi di casa, a un viaggio, che forse

giuoco delle carte; ma, a un certo punto, si

di sè, e imponeva a Palmina, con breve accento

ridestò. ¶ I prati cominciarono a verzicare, i rami a

a verzicare, i rami a gonfiarsi di gemme, le

di gemme, le rondini a portare dall'Oriente i

loro messaggi, i mandorli a velarsi di petali rosati

petali rosati, le siepi a odorare di biancospino, gli

biancospino, gli orti orvietani a pigolar di nidi, Serena

pigolar di nidi, Serena a percorrere le vie in

le sante della facciata a sciogliersi dai veli azzurrognoli

azzurrognoli della nebbia, ed a letificare la piazza della

genti etrusche erano accorse a onorare di culto il

tempore una città religiosa. ¶ A giudizio di Bindo Ranieri

di accompagnarlo con Ermanno a rompere l'alto sonno

al tocco,una giardiniera a due cavalli si fermava

saliva, mentre Bindo giungeva a gran passi da via

Duomo e Mamsell' Pfefferkorn, a cui nessuno aveva pensato

l'interno della carrozza a chiacchierare con Bindo Ranieri

i bimbi si sporgevano a guardare sopra le siepi

l'intiera foresta vada a fuoco. ¶ - Scendiamo - Bindo Ranieri

finisce e bisogna andare a piedi - e fece, ridendo

di avere capito. ¶ Presero, a sinistra, una stradicciuola odorosa

Vanna camminava in mezzo a quel verde, al chiarore

gioia del nostro cuore. ¶ A un certo momento Bindo

da campagna, lo porse a Fritz Langen, dicendogli: ¶ - Guardi

Si trovavano in cima a un colle, sopra una

nella vastità dei fianchi a speroni. ¶ La facciata sembrava

Il signor professore restituì a Bindo il cannocchiale e

della nostalgia che, ripensando a quell'ora, a quei

ripensando a quell'ora, a quei luoghi, anche dopo

che l'abbracciava. ¶ Mormorò a più riprese, battendo le

sempre cantando, tornò indietro a cercarla e, presala per

per mano, l'obbligò a seguirlo di corsa, attraverso

sottostante, scrutò, annusò, tirò a sè con furia i

le coltri del letto a molla, poi, fregandosi le

Quanto? ¶ La signora esitò a lungo, combattuta, e finì

suo cappello, come faceva a Bönn, quando frequentava l

le circostanze gli andavano a seconda. Desiderò visitare la

che le disse rapido, a bassa voce: ¶ - È un

Gallo. ¶ - E allora andiamo a pranzo - disse Fritz Langen

Monaldeschi, signore di Orvieto. ¶ A tale scopo percorreva da

scopo percorreva da mane a sera la città, tendendo

sopra foglietti volanti, rimanendo a lungo immobile nel centro

bizzarre, ed egli piaceva a tutti, tutti si lodavano

lui: i bambini poveri, a cui dava soldi, le

dava soldi, le popolane, a cui lanciava madrigali audaci

madrigali audaci: le signorine, a cui faceva scappellate profondissime

Langen, con la faccia a metà insaponata, rispose, battendo

l'erba, questa serve a nutrire gli animalucci del

osti saranno almeno obbligati a darci vino pretto; e

Fritz Langen in capo a due settimane. Egli lo

senza più parole porse a Fritz Langen alcuni libri

bolle, aguzzava le ciglia a decifrare antiche scritture, confrontava

della verità lampante, ostinato a procedere con cautela in

don Alceste, curvo accanto a lui su di un

su di un frammento a brandelli rosicchiati, ricostruiva i

scapigliato e geniale umorista a cui gli studenti dell

in piazza del Duomo a contemplare la facciata, dolcissima

Orvieto col piroscafo tu? ¶ A suo giudizio tutti coloro

si trovò di fronte a Vanna Monaldeschi. ¶ Quantunque non

Ranieri, essi si conoscevano a vicenda, come se avessero

poi si era abituato a sentir parlare di Vanna

una gloria della città, a sentirla proclamare nobile, ricca

signore di Orvieto - fece a Vanna profondissimo inchino e

e rimase immobile dinanzi a lei, col cappello in

una primavera - Vanna rispose a capo chino, tuttavia confusa

di stagno! - e cominciò a ridere di così buon

di così buon sapore a scherno di sè stesso

di nuovo battendo palma a palma, che Vanna rise

chiazze bianche fulgevano, simili a isolette di marmo emergenti

miele, che si spicchino a uno a uno dai

si spicchino a uno a uno dai rami troppo

il giovane dotto rivolgesse a lei, personalmente, l'omaggio

tutta bianca di marmi, a specchio di un fiume

si recava con Ermanno a prendere il sole o

Orvieto si erge, precipita a picco, rugosa e irta

picco, rugosa e irta, a somiglianza di uno scoglio

sè. ¶ Fritz Langen sopraggiungeva a passo di carica, o

accentazione. Vanna, ascoltandolo, pensava a un bambino, incerto ancora

rendeva più indulgente, disposta a tollerare da lui certi

da altri. ¶ Egli sopraggiungeva a passo di carriera e

Padri, e continuava tuttora a studiar con accanimento l

il destro per insinuare a don Vitale maggiore dolcezza

suggerire con rinnovato calore a Vanna di sorvegliare con

una intelligenza rara che, a tempo debito, avrebbe dato

che Ermanno viveva accanto a lei, custodito come sotto

la domenica, erano invitati a pranzo monsignore e don

si era già seduta a tavola senza cerimonie; anzi

coltello e nel dire a Titta gravemente: ¶ - Cameriere, una

Titta non era pronto a rispondere, i bimbi s

fra sè, collocava davanti a loro la bottiglia dell

mese prima, facendo colezione a Bagnorea, durante una gita

supremo delle nostre milizie a noi, suoi soldati. Dobbiamo

quando l'interlocutore fosse a lui superiore per senno

e accennava col pollice a Villa, che gli diceva

ironica, diceva: ¶ - Mandi Titta a prendere il violoncello, don

zappa e lo passava a strattoni sulle corde, alzando

scoiattoli, poi si davano a correre intorno alle seggiole

bella. ¶ Serena, imbronciata, andava a mettersi con la faccia

contro il muro, perchè a lei le storie belle

dei capelli neri, cominciava a raccontare, senza nesso, seguendo

appena nato, aveva cominciato a struggersi come la cera

Palmina. Perchè? Non riusciva a spiegarselo, e ci ripensava

si prolungava nel sogno, a lungo, a lungo, ella

nel sogno, a lungo, a lungo, ella si destava

signora, in verità, deperiva a vista d'occhio. Vanna

età, stabilito da poco a Orvieto e preceduto da

sollievo, indubbiamente. ¶ Vanna ripetè a monsignore i consigli ricevuti

via, Bindo si faceva a una finestrella del primo

Eccomi subito: - e scendeva a precipizio. ¶ Vanna dunque aveva

per chiederne il prezzo a Bindo Ranieri, supponendo che

forestiero, con la borsa a tracolla, una guida sotto

in cerimonie col forestiero, a cui offerse una seggiola

di malizia ingenua, simili a quelli di un bambino

cose orvietane si rivolgessero a lui, prima di rivolgersi

di un Corrado Monaldeschi, a proposito di un acquisto

i baffi biondi, arricciati a punta. ¶ Bindo Ranieri rise

mondo, declamò con enfasi a voce spiegata: ¶ Vieni a

a voce spiegata: ¶ Vieni a veder Montecchi e Cappelletti

Mi hanno detto che a Orvieto i miracoli sono

dopo pochi passi, davanti a una porticina situata nel

fermò di botto, masticando a più riprese l'avverbio

di poesia, quantunque spogliato a mezzo de' suoi fiori

de' suoi rami penduli. A sinistra uno stanzone si

uno stanzone si apriva a foggia di serra, dove

Ranieri chiamò la padrona a gran voce: ¶ - Signora Maria

occhi tondi e neri a fior di testa. ¶ - Questo

Un professorone che viene a onorare la nostra città

infatti, e si mise a ridere forte nell'impeto

Le signore poi avevano, a rendere più ricca la

o di sera tardi a respirare aria, sempre tacita

signore conoscenti si limitavano a farle cenno di saluto

decorativo, le mosse incontro, a capo scoperto, e l

Ventidue! I numeri vanno a sbalzi; ma ci sono

largo, spingendosi in avanti a testa bassa, il calzolaio

Era proprio così, ed a tale annunzio il gobbetto

cenno lieve lo chiamò a sè. Essa lo conosceva

la quale toccò invece a una maestra elementare. ¶ Dell

incitandolo con parole magnanime a rifiutare le trecento lire

si fece allora invitare a cena e mangiò per

e mangiò per quattro a scherno dell'esecrato capitale

Vanna si trovò sola, a mezzanotte, nel silenzio del

tese l'orecchio, mettendosi a sedere sul letto. ¶ La

la finestra, si divertiva a spingere piano i battenti

l'abitudine, rincasando talvolta a tarda sera, di spingere

Vanna, si chinava furtivo a guardarla, e ridevano insieme

sospiri, e lo stringeva a sè, inebriandosi nello squisito

rimaneva turbata, senz'arrivare a comprendersi. Certo, ella attendeva

Certo, ella attendeva qualcuno a cui offrire in dono

enorme dei capelli, chiamava a voce sommessa Gentile: ma

in quel giorno, simili a pietruzze, e la superficie

morte, si snodavano, venivano a galla, facevano ressa impetuose

la voglia di recarsi a trascorrere i mesi caldi

La mattina, svegliandosi, domandava a se stessa con accasciamento

che Palmina sarebbe entrata, a minuti, per avvertirla che

poi sarebbe entrato Titta a portarle la tazza del

ogni mattina da anni: ¶ - A lei piace il dolce

che si recavano talvolta a farle visita, non variavano

è ordinato un abito a Firenze, ma l'abito

che lo sposo abbia a Roma un impiego da

di Titta, era andato a giuocare al giardino pubblico

occhi aperti e fissi a contemplare la cornice di

attraversava la piazzetta, gridando a ogni passo con cantilena

le imposte e cominciava a piangere in silenzio. Di

sue faccende e veniva a tenere un po' di

rimanendo in piedi accanto a Vanna, la quale non

carte, poi le disponeva, a mucchietti, sull'orlo del

profondeva in riverenze davanti a Vanna, ch'egli chiamava

Monaldeschi, e non riuscendo a trattenere completamente il riso

faceva dire con rabbia a don Vitale che la

quel che si fanno. ¶ A passo strisciato e tardo

porgeva la grammatica latina a don Vitale, che al

si alzava per andarlo a baciare sui capelli. ¶ Ma

poco; egli si accaniva, a danno del bambino, sui

furibondo: ¶ - Chi t'insegna a bestemmiare così, eretico? Come

di frusta! Oh! quanto a lui, grazie a Dio

quanto a lui, grazie a Dio, era immune dalla

nella furia di mostrare a un tempo i due

i due piedini calzati a nuovo, la bimba cadde

polvere tanto fu presta a rialzarsi. ¶ Villa Ranieri accorse

per dare un bacio a Serena e fornire spiegazioni

Serena e fornire spiegazioni a Domitilla Rosa. ¶ - La piccola

si dispiegò all'occhio a guisa di vela aerea

non l'ascoltava, intenta a guardar le rondini salire

Domitilla Rosa andò prima a genuflettersi nella cappella di

e si recò poscia a destra, nella cappella della

e di grandezza. Ma, a poco a poco, ella

grandezza. Ma, a poco a poco, ella distolse l

beffardo uscir dal tempio a colonne le turbe sedotte

sedotte, per affollarsi intorno a colui che è mandato

è mandato sulla terra a predicare parole di menzogna

quelle membra mutilate, contorte a guisa di serpi, abbarbicate

ma tornò ben presto a riguardare affascinata, mentre le

turiboli d'oro; tornò a riguardare e fissò il

che si volge cupido a rimirar la sua preda

aperte orizzontalmente le ali a membrana per isprofondarsi nel

donna le somigliava, ed a lei sarebbe toccata la

ella si ricordò che, a sedici anni, rimaneva spesso

di notte, in primavera, a noverare le stelle, canticchiando

traditor. ¶ E Domitilla Rosa, a sedici anni, si figurava

amabile, desiderabile e, pensando a lui, si baciava le

già riconfortata, e sorrise a Vanna, che, dopo averle

di pizzi antichi, simile a un duca del Rinascimento

con un bizzarro cappello a staio, largo e piatto

panciotto sgargiante di seta a rabeschi e una grossa

e una grossa canna, a pomo d'avorio, ch

della processione, si dettero a correre verso, il Duomo

corre? - Bindo chiese, continuando a ridere e tenendo fermi

di mezzo, ampio e a tutto sesto, si apriva

monsignore diceva la messa? ¶ A sua volta interrogò Serena

piviale gemmato, procedere solenne, a mani giunte. Che il

sotto le piante, pareva a Serena una cosa inverosimile

colmava di meraviglia ammirativa. ¶ A un tratto la folla

villani. ¶ Ermanno si precipitò a sollevarla e il velluto

non si fosse chinato a raccogliere i bimbi e

non avesse fatto cenno a Titta di venirseli a

a Titta di venirseli a ripigliare. ¶ Ermanno e Serena

Ridi, ridi - egli diceva a Bindo nel suo cadenzato

accento orvietano - fai bene a stringerti il ventre. Il

del coro vi metterete a cantare l'inno dei

tasche dei pantaloni, cominciò a dondolarsi. Il lungo pizzo

Maitani sia venuto qui a disegnare la facciata per

che, quando tu vieni a raderti, io ti squadernassi

penna invece del rasoio. A ciascuno il mestiere suo

la sferza dei raggi, a mani giunte, quando i

è venuto da me a consigliarsi per l'impiego

tal somma - disse monsignore a Vanna. - Le proposte giunte

È un dovere aiutarci a vicenda; e, d'altronde

signorile decoro il posto a lei dovuto per la

della quale era entrata a fare parte. ¶ Monsignore chiese

i seminaristi dovevano assistere a tutte le cerimonie che

ordini. Si affrettò dunque a discendere e la sua

cose intorno si confondevano a poco a poco nella

si confondevano a poco a poco nella trasparenza dell

quasi per fare invito a un'altra mano di

ella gli disse, traendolo a sè. - Vuoi che io

ti mandi con Titta a vedere l'illuminazione in

quale, appena arrivata, diceva a Ermanno invariabilmente: ¶ - Andiamo a

a Ermanno invariabilmente: ¶ - Andiamo a giuocare il giuoco del

America in Italia, cominciava a barcollare, per simular il

giuocherai domani. - Poi, rivolgendosi a Domitilla Rosa, che guardava

miracolosamente inviata, pensa lui a difenderla. Tutto il Signore

emigrato orvietano aveva preso a cuore le sorti dell

di un gesto legati a sè tutti i cuori

vie di Orvieto ed a cui ciascuno prodigava doni

disbrigo delle poche faccende a una vicina, che si

latte da una caraffa a fiorami, poi si addormentava

silenzio; ma talvolta parlava a lungo, inspirata; parlava per

è festa grande; prepariamoci a goderla, celebrando la bontà

grossi libri e che, a giudizio di monsignore, conosceva

giudizio di monsignore, conosceva a meraviglia le andate storie

particola consacrata e piangendo a calde lagrime per il

al suo paese. Giunto a Bolsena, presso il bel

cattedra in Orvieto unitamente a San Bonaventura da Bagnorea

Il Papa allora impose a tutta la cristianità di

alla signora: ¶ - Penserò io a svestirlo senza interrompergli il

e il loggiato breve, a colonne, della casetta a

a colonne, della casetta a un sol piano, sembravano

facevano corona intorno, sospese a volo, coi becchi spalancati

consecutivi la pioggia, forse a castigo dei molti peccati

per la propria insufficienza a ben comprendere e misurare

sconforti che la spingevano a battersi il petto ed

battersi il petto ed a rimanere lungamente, come annicchilita

giuravano pace, abbracciandosi, pronte a ridiventare ringhiose insieme coi

per le vie traverse, a salite e discese, ampie

poi strette all'improvviso, a rapide svolte impreviste, interrotte

in cima alle scale a doppia rampa, collocate all

della sua città sfuggiva a Domitilla Rosa, perocchè ella

pietra e, divenuto esperto a sua volta, incaricato dai

potuto far del male a una simile farfallina del

del buon Dio? Quasi a conferma di tale fiducia

fiducia, dallo scosceso viottolo, a destra, un piccolo involto

dentro un candido cuffiotto a ricami e, fra tutta

regalo. - E si aggrappava a lei, si alzava sulla

piace? - gli chiese. ¶ Certo, a Ermanno la statuetta piaceva

mano e rifletteva, guardandola. A un tratto chiese: ¶ - San

mano? ¶ Vanna si mise a ridere e lo sgridò

questo? Come si fa a camminare sempre con un

soavità che si trasfondevano a vicenda. ¶ Palmina entrò e

testa piccola, da sinistra a destra, dardeggiando lampi dagli

dagli occhietti luccicanti, simili a punte di ago, sotto

ella si vedeva costretta a raddoppiare il dono per

abbigliarsi per sedersi poi a respirare il fresco sul

nel mezzo della fronte a mostrarne il candore. ¶ Vanna

merletto. ¶ Palmina si affrettò a trarre dall'armadio una

veste vaporosa ed esitava. A lei piacevano le stoffe

si stupì nel vedersi a un tratto ringiovanita, come

s'inchinò di fronte a Vanna con perfetta eleganza

alla settimana; onde tacquero a lungo, monsignore assorto forse

del Seminario; Vanna intenta, a capo chino, a guardare

intenta, a capo chino, a guardare le mani prone

canora dentro le orecchie a guisa di sorgente montana

e Vanna aveva offerto a Dio l'olocausto delle

innamorato di lei. ¶ Poi, a mano a mano che

lei. ¶ Poi, a mano a mano che la disperazione

adesso egli si limitava a regolari visite di amico

per baciare la mano a monsignore, e Vanna lo

tornare sopra il balcone a prendere il fresco. ¶ Entrambi

soddisfatto. ¶ Vanna si dette a ridere con discrezione. Quel

uguali e nitidi simili a grani di riso. ¶ Il

Ecco, don Vitale comincia a suonare. ¶ Monsignore disse con

scherzosa: ¶ - Don Vitale comincia a suonare. Preghiamo dunque Iddio

interessava: ¶ - Non pare anche a lei, monsignore, che Ermanno

speranza. Offrire mio figlio a Dio, fare di lui

e, sopratutto, non offriamo a Dio quello che non

è uscita da oggi, a mezzogiorno. Credevo che fosse

e verrà più tardi a trovarti. ¶ Titta offriva in

gli si apriva constantemente a un riso infantile di

Ebbene, Titta, quando pensate a collocarvi? Quando farete conoscere

precipitare. Avete tempo davanti a voi e il matrimonio

brillarono di soddisfazione, chè a lei faceva piacere tutto

faceva piacere tutto quanto a Titta faceva dispetto e

tutta immersa nell'ombra; a sinistra, sotto l'arcata

da via Luca Signorelli, a destra, giungeva il suono

Duomo. ¶ Ermanno lo chiamò a gran voce: ¶ - Bindo, Bindo

in capo una berretta a visiera di seta a

a visiera di seta a scacchi. Pareva un viaggiatore

del Duomo senza pensare a Bindo Ranieri e non

di argento vivo! ¶ - Vammela a cercare; vammela a chiamare

Vammela a cercare; vammela a chiamare - Ermanno disse con

Per bastare io solo a queste giornate dovrei farmi

simpatia? Sono io riuscita a trasfondere nelle pagine di

di licenziare questo libro, a me incombe il piacevole

dovere di porgere grazie a tutti coloro i quali

lungo mi riuscirebbe noverare, a uno a uno, gli

riuscirebbe noverare, a uno a uno, gli orvietani a

a uno, gli orvietani a me cortesi di notizie

per l'indole ricreativa, a correre fra tutte le

io fossi dunque riuscita a iniziare, sia pure con

antica città umbra suonavano a distesa per l'esultanza

note delle campane volavano a sciami, sparpagliandosi e disperdendosi

protese il volto arguto a scrutare la massa quadrata

dorso inarcato, si divertì a misurare replicatamente il circuito

stanza e ad imitare, a bassa voce, l'abbaiare

un balzo, mulinò intorno a se stesso sopra la

dal troppo girare andò a cader bocconi sul letto

di ridere lo presero a un tempo, ond'egli

le curve ciglia tornarono a segnare di un'ombra

sudore sembravano perle. Somigliava a una regina o forse

o forse anche somigliava a una santa, a una

somigliava a una santa, a una di quelle sante

chiuso il pugno, cominciò a marcare con gesto energico

di neve, rimane impavido a sfidare l'urto del

sua casa, lo invitava a discendere dalla torre per

non camminano e che, a nove anni, non è

ella i suoi frizzi a Maurizio di bronzo, e

tranquillo nella propria stanza. A dire il vero le

di corruccio, si limitava a crollare il capo in

atto di scontento ed a lasciarsi cadere le mani

di allacciarla, di stringerla a sè con foga appassionata

minuti soffusi di languore, a ricercare nel passato i

spumeggianti di gioia, simili a coppe ricolme, scendevano verso

padrone, egli solo dispensa, a suo grado e per

fino alle reni; sospirò, a lungo, ripetutamente, traendo sospiri

bellezza. Ella s'indugiava a contemplarsi per indagare il

gioia, ella accorreva frettolosa a tale richiamo! ¶ Squilli brevi

notte, scendendogli dai fianchi a foggia di vesticciuola, lo

vesticciuola, lo faceva somigliare a una vezzosa ragazzina. ¶ - Quanto

gli diceva e seguitava a ridere. ¶ Anche Ermanno rideva

ed anzi si dette a correre, facendo svolazzare le

disse al bimbo: ¶ - Andiamo a fare le nostre preghiere

Dritto in piedi accanto a lei, Ermanno si rivolgeva

cavallo si era ostinato a rimanere immobile sopra le

onnipotente, avesse rifiutato proprio a lui il favore meschino

era stato pronto subito a coprirgli il piede, sicchè

sacri dentro l'armadio a cristalli; ammirò le cotte

calice smaltato, la patena a rilievi. ¶ Finalmente si avvicinò

bontà, le mani pronte a soccorrere e ad accarezzare

gli disse, mal riuscendo a frenare il riso. - Perchè

umiliata di non essere a quindici anni e otto

pretendeva agli onori dovuti a una signorina grande e

così di una striscia a zig-zag di colore

stupido - Serena gli rispose a bruciapelo, ma l'idea

al palazzo vescovile impediva a monsignore di trovarsi cogli

in casa Monaldeschi; presentava a tutti vive scuse, e

fugaci e improvvisi rossori a mirare la bella persona

cose cattive o buone, a seconda che a Gesù

buone, a seconda che a Gesù piacesse di mandare

e rispondere poco, domandò a Ermanno se Roma gli

presente mi ha indotto a riflettere più del passato

avanti, non fosse superiore a lui di tutta l

io non posso paragonare a me un uomo vissuto

sconvenienza, mancherei di riguardo a un uomo dei tempi

cranio del suo prossimo a colpi di ascia. ¶ Bindo

signor professore, è stato a Roma? - ella chiese, volgendosi

Roma? - ella chiese, volgendosi a lui. ¶ Certo, il signor

era stato una volta a Roma, con mammà, non

esponeva un suo concetto. A lui, fin dai primissimi

utensili arrugginiti. Questo dava a Ermanno il senso della

sentirsi transitorio e isolato. A distanza d'infinite generazioni

Ermanno, che non badava a lei, confermò: ¶ - Precisamente come

Ardenzi fece osservare che a Roma questo doppio lavoro

Vitale! Giunone scomparirebbe abbracciata a Sant'Anna, Marte trascinerebbe

in cuor suo inni a Gesù che aveva fatto

capo indulgente, e limitandosi a moderare con gesto garbato

svolgersi in meandri, giungere a conclusioni inaspettate e malvagie

assurdo - egli disse, rivolgendosi a Pericle, ma parlando per

troppo alacre, troppo abituata a scrutare per limitar la

storia dello spirito umano a due millenni. No tu

No tu non pensi a quello che dici! ¶ Ermanno

si bendano per giuocare a mosca cieca e brancolano

si dettero di gusto a ridere, essendo cosa stabilita

ella si era abituata a considerare come una bestiola

sua croce una spada a Roncisvalle. Anche l'imperatore

altro da aggiungere, tornò a sorridere, felice di sentirsi

Ermanno non riusciva ancora a misurare la portata: desiderava

non si opponevano, raccomandando a Vanna di adunare in

il giovane si recasse a Roma per licenziarsi, quantunque

in volto di pallore a tali incertezze del figliuolo

fiore della sua anima, a rinnegare la vita, a

a rinnegare la vita, a cingersi di tristezza e

ma questo dispiaceva enormemente a «madamigella grano di pepe

supremi decreti, si ostinava a riguardare il seminario come

per recarsi nella sala a pianterreno, in cui aveva

Perchè non sei venuto a tavola vestito da uomo

perchè non sei venuto a tavola vestito da secolare

capo e si mise a ridere. ¶ Mio Dio! quale

degli scaffali; da Villa a cucirsi originalissimi vestiti; da

da zia Domitilla Rosa a ricamare sul velluto ed

ricamare sul velluto ed a riconoscere i vari personaggi

sacri; dal vecchio Titta a odiare con l'anima

di don Vitale ed a venerare con molto ossequio

di monsignore; da Ermanno a piangere disperatamente in secreto

disperatamente in secreto ed a ridere poi di sè

sue lacrime; dal sole a ripararsi di estate il

di paglia; dal freddo a ripararsi le spalle d

ora nemiche, ora disposte a secondarla quando ella sapeva

invece di ubbidire correva a rimpiattarsi sotto i mobili

affettuosità: «Che originale ragazzina!» ¶ A poco a poco peraltro

originale ragazzina!» ¶ A poco a poco peraltro, Serena, ammaestrata

irragionevoli e colleriche, imparò a cedere e tutto le

tutto le cedette, imparò a dominarsi e riuscì a

a dominarsi e riuscì a dominare gli oggetti, che

scherzosamente, si divertivano talora a farle qualche innocuo dispettuccio

di petali occhiuti, simili a visi di piccoli mostri

profilo, avevano il naso a uncino e le orecchie

e le orecchie aperte a ventola. ¶ Quella mattina, era

America dodici anni prima, a guisa di un uccellino

di un cappuccio rosso, a seconda delle stagioni? ¶ E

nastro azzurro, che svolazzava a una sola coda e

e che si divertiva a stuzzicarle il roseo padiglione

inchinò. - L'ho imparato a memoria per farle piacere

era bisogno: lo sapeva a memoria anche lei. ¶ - Va

alla stazione? ¶ - Naturalmente; vado a rappresentare il popolo e

meglio andare in Duomo a prendere zia Domirò e

e si fece largo a gomitate fra una schiera

Ermanno aveva già consegnato a un servo la valigia

dell'amico. - Potevate rivolgervi a Ippolito Scalza. Per me

ma io preferisco andare a piedi. ¶ E si avviarono

maggioranza biasima il viaggio a Roma. È savia cosa

il tuo capo; ma a sostegno di monsignore sta

per quanto mi sembra, a graffiare gli occhi di

accanito nella difesa, sino a che ombra di ragione

diversi riti, rispondono tutte a un sentimento stesso di

Ermanno soffriva, non riuscendo a mettere d'accordo la

orrore, sorprendeva sè stesso a ricercare nei fatti una

barriera. ¶ Pericle Ardenzi seguitava a parlare de' suoi studi

In cima della scala, a sinistra, sorrideva dentro la

elegante di una lampada; a destra, dal vano d

il peso dello sconforto. A tale sconforto il giovane

per recarsi nella veranda a cristalli, di dove giungeva

animo, che non volasse a lei con sicuro abbandono

stesso e non riesco a restare seria, pensandoci - e

allora... - e s'interruppe a metà della sua frase

teneva sollevata in alto a guisa di quelle sante

le indirizzava Bindo Ranieri a ogni trimestre, consegnandole biglietti

bisogno. ¶ - Il patrimonio accenna a impinguarsi - Bindo Ranieri diceva

discendenze della casata, decideva a cuor leggero di lasciar

Inutilmente! Vanna si ostinava a ripetere che il figliuolo

monsignore veniva generalmente invitato a pranzo dal vescovo, e

lungo e mesta corteo, a cui «madamigella grano» di

Ermanno in seminario; anzi, a tale proposito, madamigella offrì

le unghie e urlando a gola spalancata che Ermanno

fratello di Cam, consigliere a Serena di rassegnazione, guardatevi

idea che Ermanno poteva a ogni ora spezzare i

vincoli nuovi e ridonarsi a lei unicamente, poi si

slanciato nella sottana violacea a bottoni rossi, faceva il

Pax tecum - egli diceva a ciascuno, largendo l'amplesso

orecchio con rapidità: ¶ - Oggi a tavola avremo il dolce

amoroso e vigile intorno a sè. ¶ - Tenete alta la

non giuocate, Monaldeschi? Andate a correre coi vostri compagni

vi condurrò con me a pranzo da vostra madre

con impercettibile lentezza, cominciò a trovarsi come estraneo nella

Vanna lo stringeva amorosamente a sè, chiamandolo piccolo cherubino

la nettezza della cappella a lui affidata dal prefetto