Dante Alighieri, Divina Commedia, 1321

si volge a l'acqua perigliosa e guata, ¶ così

è nova. ¶ Grandine grossa, acqua tinta e neve ¶ per

da lei deriva. ¶ L'acqua era buia assai più

credi ¶ che sotto l'acqua è gente che sospira

e fanno pullular quest' acqua al summo, ¶ come l

piccioletta ¶ venir per l'acqua verso noi in quella

antica prora ¶ de l'acqua più che non suol

nimica ¶ biscia per l'acqua si dileguan tutte, ¶ fin

già fu lieta ¶ d'acqua e di fronde, che

l bollor de l'acqua rossa ¶ dovea ben solver

dal foco salva l'acqua e li argini. ¶ Quali

l rimbombo ¶ de l'acqua che cadea ne l

l suon de l'acqua n'era sì vicino

discoscesa, ¶ trovammo risonar quell' acqua tinta, ¶ sì che 'n

che parte sono in acqua e parte in terra

e Pennino ¶ de l'acqua che nel detto laco

paschi. ¶ Tosto che l'acqua a correr mette co

l'orlo de l'acqua d'un fosso ¶ stanno

corse mai sì tosto acqua per doccia ¶ a volger

in aere e in acqua la schiuma. ¶ E però

lasso!, un gocciol d'acqua bramo. ¶ Li ruscelletti che

la lingua, e l'acqua marcia ¶ che 'l ventre

vetro e non d'acqua sembiante. ¶ Non fece al

muso fuor de l'acqua, quando sogna ¶ di spigolar

leggero, ¶ tanto che l'acqua nulla ne 'nghiottiva. ¶ Da

marina vòlto ¶ dove l'acqua di Tevero s'insala

del Casentino ¶ traversa un'acqua c'ha nome l

umido vapor che in acqua riede, ¶ tosto che sale

l pregno aere in acqua si converse; ¶ la pioggia

la terra dove l'acqua nasce ¶ che Molta in

Come quando da l'acqua o da lo specchio

bulla ¶ cui manca l'acqua sotto qual si feo

piacerli, ¶ trassi de l'acqua non sazia la spugna

se non con l'acqua onde la femminetta ¶ samaritana

bere, ¶ contente furon d'acqua; e Danïello ¶ dispregiò cibo

e quel d'un'acqua, non sappiendo como? ¶ Già

cade vertù ne l'acqua e ne la pianta

maggior sete ¶ che d'acqua fredda Indo o Etïopo

foco, ¶ come per l'acqua il pesce andando al

tanto che basti». ¶ «L'acqua», diss' io, «e 'l

l'essalazion de l'acqua e de la terra

non si schianta. ¶ L'acqua che vedi non surge

mai non fuci. ¶ L'acqua imprendëa dal sinistro fianco

cor ristretto, ¶ spirito e acqua fessi, e con angoscia

sono ancor da l'acqua offense». ¶ Confusione e paura

sen giva ¶ sovresso l'acqua lieve come scola. ¶ Quando

convenne ch'io l'acqua inghiottissi. ¶ Indi mi tolse

se stati non fossero acqua d'Elsa ¶ li pensier

la gente umana, ¶ che acqua è questa che qui

son sicura ¶ che l'acqua di Letè non gliel

me, rimarreste smarriti. ¶ L'acqua ch'io prendo già

solco ¶ dinanzi a l'acqua che ritorna equale. ¶ Que

margarita ¶ ne ricevette, com' acqua recepe ¶ raggio di luce

cantando vanio ¶ come per acqua cupa cosa grave. ¶ La

non crediate ch'ogne acqua vi lavi. ¶ Avete il

dici: "Io veggio l'acqua, io veggio il foco

al palude ¶ cangerà l'acqua che Vincenza bagna, ¶ per

valle in che l'acqua si spanda», ¶ incominciaro allor

raggio di sole in acqua mera. ¶ Or sappi che

fora ¶ se non com' acqua ch'al mar non

Intra Tupino e l'acqua che discende ¶ del colle

al centro ¶ movesi l'acqua in un ritondo vaso

perch' ïo spandessi ¶ l'acqua di fuor del mio

remi, pria ne l'acqua ripercossi, ¶ tutti si posano

turge; ¶ ma di quest' acqua convien che tu bei

E come clivo in acqua di suo imo ¶ si