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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «al»

nautoretestoannoconcordanza
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carrozza si fermò dinanzi al cancello della Villa e
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Villa, dalla fronte volta al Cielo, metteva nel mio
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ei mi volle apparire al mattino di poi, dopo
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dalla picciola bocca, aperta al sorriso, a me parve
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sentiva bene. La sera, al pranzo, lo zio mi
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mia vecchia scranna, vicino al vuoto posto di mia
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ero solo, triste, disperato al desco deserto: passò cupo
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si fosse potuto pensare al riso, in que’ giorni
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ai ceri, in mezzo al vapore misterioso della luce
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Riguardandolo ebbi una stretta al cuore: lo zio! Trent
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collega Franz, da dare al suo onesto volto di
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eminentemente tedesco dalle fondamenta al tetto, tutto angoli e
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visitatori del professore sino al portoncino sul cui uscio
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in casa. Ha sospeso al signor Franz la solita
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folio per poter arrivare al secondo ripiano della scansìa
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manina che io strinsi al cuore. ¶ — Grazie – rispose semplicemente
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e pian piano svanisce al di là dei monti
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Meno che mi decisi al gran passo, col professore
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momento Delfina si appoggiò al mio braccio. Chi ci
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da leone. ¶ Il professore, al tavolino, leggeva. ¶ Davanti a
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calcoli da me sbagliati, al solito, il mattino.... Dio
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a mettere l’occhio al telescopio, perchè osservassi una
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di Delfina, mia sposa, al mio fianco, trotterellanti felici
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Il telescopio in mezzo al terrazzino guardava in alto
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quale io la rapiva al vostro bel paese per
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come ne’ primi giorni, al suo paese. Ebbi allora
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grande sensazione di freddo al cuore. ¶ — Tu sei ricco
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giovane e sarai felice, al tuo paese.... Perchè vuoi
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quando sarai lontano, ripensando al tuo povero professore di
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via per andare a.... Al nome il ferroviere alzò
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allora alzatosi fe’ attraversare al viaggiatore il breve andito
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passare, nel buio, serrato al collo del devoto servo
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del piccol parco che, al di sopra della erta
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che si rincorrevano.... ¶ Davanti al cancello il viaggiatore sostò
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del viaggiatore fermo dinanzi al vecchio cancello. ¶ Egli si
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della campanella che pendeva al pilastro a dritta. La
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voce malferma: ¶ — Apri, Max. ¶ Al nome il vecchio sobbalzò
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egli, a testa bassa, al vecchio guardiano. ¶ — Oh, padroncino
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nel picciol spianato davanti al Castello per andare a
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vita, non spenta ancora, al passaggio del visitatore e
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luci, di altri giorni. Al suo passaggio tutto pareva
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alla stanza il ritratto al naturale del nonno, dalla
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rinnovavano il loro saluto al giovane che se ne
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sempre, come aveva promesso al nonno. ¶ Nel ripassare per
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passi nello spianato, davanti al Castello, ritornato chiuso e
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nere muraglie: Max domandò al giovane se voleva porvi
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pe’ viali, per uscire. Al suo passaggio i grandi
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andava. ¶ Giunto così davanti al cancello egli abbracciò in
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vergognava di far scorgere al Rico che lo aveva
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nel sole, in mezzo al verde, che dava gli
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Tonino ad ogni costo. Al castello sono tutti in
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lemme lemme, a piedi, al mattino all’alba, dal
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della cattiva Nenè. ¶ Intorno al povero sior Tonino intanto
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mia figlia. ¶ E rivolto al cacciatore: ¶ — Il signor professore
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i fuochi artificiali davanti al castello. La brigata s
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sparpagliata qua e là, al buio, tra gli alberi
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buio e silenzio. ¶ Salivano al cielo i razzi crepitando
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il bisogno di ricorrere al suo tonico amico – e
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che si era dato al commercio: una vera testa
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vero commerciante nato; disceso al mondo, chissà come, da
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uno lo aveva dato al figliuolo chè ne andasse
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ultimi fidi amici rimasti al buon maestro Piero di
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autografi preziosi o cari al buon maestro. Poi ancora
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color di arancio. Attorno al grande Maestro v’erano
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Piero erano scomparsi; e al loro posto sorgeva una
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rosse e lucide, scintillanti al sole. Il mio modesto
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condotto a far conoscere al padre la sposa, questa
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Piero aveva fatto osservare al figlio e alla nuora
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e verdi; in mezzo al giardinetto, da una pergola
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delle sue mura merlate al povero paesello raccolto umilmente
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non era di ritorno al castello che a tarda
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ch’ei passava sempre al suo guardacaccia fidato. ¶ Ma
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giovine continuò: ¶ — Voi avrete al momento un’ancella alla
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per cercar di conquistare al più presto la perduta
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perduta libertà. ¶ Si avvicinò al balcone e vide ch
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vide ch’era ferrato al di fuori. Spinse l
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avesse dovuto perciò rapirla al cavaliere fidanzato – e come
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fosse già stato inviato al conte della Torre, sì
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gettavano l’ultimo addio al cavaliere per esse morente
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vittoria.... gli occhi lampeggiavano al giovane scudiero, e la
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egli è buono: affidatevi al suo onore. ¶ E per
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sala, prima di presentarsi al suo crudele carceriere, ella
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rialzandosi Oldrado la strinse al cuore, ella poggiò la
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grave ferita di punta al petto, toccata in singolar
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steli di argento. Intorno al praticello de’ fili argentei
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Poeta padrone che viene al solito ritrovo. Egli si
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un istante in mezzo al praticello che intorno a
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lenti passi si dirige al suo fido cantuccio, che
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belle labbra si apron al sorriso e la dea
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invitano la loro dea al fresco amplesso dell’acqua
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la dea rapita sorride al misterioso cantore che l
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bella e fa schermo al bel corpo delle grandi
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pronte a serrarsi intorno al bel corpo della loro
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loro dea, sì che al povero Pane altro non
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distendon le foglie e al Pane che non canta
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d’argento, e ritorna al suo posto, sul margine
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Quiete riapre gli occhi al sole e alla vita
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alla povera madre e al bambino morente: sgomenti, agitati
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finito: i viaggiatori tornano al sonno interrotto portando seco
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sonno interrotto portando seco, al paese dove andranno, il
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come cera, si stringe al cuore il suo angioletto
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ogni mese del danaro al custode del cimitero. Dovendo
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ore, fare una visita al suo caro morticino e
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istante, sul marciapiede, davanti al lungo treno nero che
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la breve colazione ricordai al buon prete il doloroso
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come m’era apparso al mio arrivo, era tutto
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le buone donne portavano al camposanto un fiore anche
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porta chiamò forte, verso al camposanto: – Marietta! – E una
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mamma pietosa aveva mandato al suo morticino da Milano
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croce di ferro riluceva al sole e pareva di
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che si è affezionata al tumoletto del signorino, e
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se gli vuol bene al suo morticino, la Mariettina
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si fosse tanto affezionata al tumoletto affidato alle sue