Giacomo Leopardi, Paralipomeni della Batracomiomachia, 1842

aita; ¶ Tale i topi al destin, di valle in

fosse ardimento, ovver ch'al mondo ¶ Vinta dalla stanchezza

Fra gli orecchi molcendo al buon soldato. ¶ Era il

i topi, omai ridotti al fine ¶ Per fatica e

Il ranocchin per certo al nascimento, ¶ Come Annibale, Arminio

rimembra: ¶ La qual, se al ver si guarda, nondimeno

di più selve riscaldarci al foco, ¶ Ed in più

alzando, ¶ Percote i monumenti al mondo soli ¶ Con sua

leggea più di dugento; ¶ Al cui studio in sua

Che di due fogli al più fosse maggiore; ¶ Perché

a poco indotto, ¶ Anche al romanzo storico concesse ¶ Albergar

la sanscrita, ¶ E parve al conte aver per proprio

via trita, ¶ Dando tonni al poder, montoni al mare

tonni al poder, montoni al mare; ¶ Gran fatica, e

fatica, e di menti al mondo rare. ¶ 38 ¶ D'arti

della patria amante. ¶ 44 ¶ Questi al re de' ranocchi, ambasciatore

del campo de' granchi al Generale ¶ Gisse oratore, e

eletto ¶ Messagger dell'esercito al nemico. ¶ Né ricusò l

però volle ¶ Punto indugiarsi al dipartir: ma colto ¶ Brevissimo

sul deserto piano. ¶ Deserto al topo in ver, ma

cavalle. ¶ 3 ¶ Trottava il conte al periglioso andare ¶ Affrettando co

Come ad Ulisse ed al crudel Tidide, ¶ Quando ai

eventi ¶ Arrecar da Minerva, al cui soccorso ¶ L'uno

tutte copria, ¶ E desiata al peregrin venia. ¶ 8 ¶ Pur, come

altro scorto ¶ Dalla stanchezza al suo mortal destino, ¶ A

poco a poco ¶ Cedendo, al tempo mattutin diè loco

Su per li prati al mormorar dell'ora, ¶ E

i sempiterni calli ¶ Apparecchiava al dì la fresca aurora

S'eran le fuggitive al suo parere, ¶ Deliberossi, andando

sceso ciaschedun con esso al piano, ¶ Sentendo un gelo

favellar, non fu celato ¶ Al conte, ch'oltre al

Al conte, ch'oltre al far più d'un

uso lor, gli strascinaro ¶ Al General di quei marmorei

marmorei lanzi, ¶ Gente nemica al camminare innanzi. ¶ 21 ¶ Brancaforte quel

fede il segno ¶ Rubatocchi al mandato aveva aggiunto, ¶ Il

udendo, ¶ Il casto lanzo, al par di verginella ¶ A

si stringe. ¶ 25 ¶ E disse al conte: Per guardar ch

Fatto questo, mandò significando ¶ Al proprio re per la

prima ingiunto. ¶ 28 ¶ Questo comando al General pervenne ¶ Là 've

del poter la fonte, ¶ Al cui voler, com'ei

Il qual, ricerco, espose al Generale ¶ Di sua venuta

venir manco, o ritornare al monte, ¶ O patir altro

si solleva, ¶ Convien subito al primo essere addosso, ¶ Dico

e non concesse, ¶ Rispose al granchio il conte Leccafondi

la comune usanza; ¶ Ora al parlar del granchio ritornando

E ritorna le cose al primo stato. ¶ 39 ¶ Chi tal

era, ¶ Né si dava al re lor veruno ascolto

che una capace riva ¶ Al Sol per sempre ed

compagna ¶ L'eterea luce al viator non viene, ¶ Sotterranea

Notte in sul capo al passegger che vede ¶ Quasi

Brillan templi e palagi al chiaro giorno, ¶ E sfavillan

Fondato solidissimo castello. ¶ Ch'al margine affacciato oltre il

Copre la nobilissima ruina, ¶ Al tremolar di pallide lucerne

pur ciò non indarno al ciel si chiede. ¶ 14 ¶ E

principali ¶ Città dal tramontano al mezzogiorno, ¶ O rare assai

ogni altro affetto, ¶ Od al timor, come più spesso

perciò d'eterna lode, al quale ¶ Non ha l

promesse ed or tradite, ¶ Al grande, al bel non

or tradite, ¶ Al grande, al bel non mai volto

esempio e salutar, che al trono ¶ De' successori tuoi

comando ¶ Del popol destinata al lor governo: ¶ Una di

regnar fu Rodipane, ¶ Genero al morto re Mangiaprosciutti. ¶ Così

cavalla ¶ Che di mano al cocchier per gioco uscita

infra soggetti era vissuto: ¶ Al popol in comun per

E non del cielo, al regno era venuto, ¶ Riconoscente

più freddi liti ¶ Ignudi al sole, al vento, alla

liti ¶ Ignudi al sole, al vento, alla procella, ¶ E

che la natura, ¶ Che al ben degli animali è

richiesta e conformata ¶ Abbia al genere uman determinata. ¶ 7 ¶ Né

E che ingiuria facendo al suo destino ¶ Caggia quivi

avuto cura: ¶ Perché se al ciel non vogliam fare

intenta sia ¶ Natura sempre al ben degli animali, ¶ E

l'ali: ¶ E vedendosi al tutto acerba e ria

La vita esser che al bosco hanno i mortali

ogni fin rivolta, ¶ Che al nostro che diciamo o

è tolta ¶ La vista al riguardar nostro mortale, ¶ Anzi

inchinar l'è forza al basso. ¶ 16 ¶ In quell'età

il vero ¶ Esser potrebbe al fral nostro intelletto: ¶ E

Or, leggitori miei, scendendo al punto ¶ Al qual per

miei, scendendo al punto ¶ Al qual per lunga e

le specie lor vennero al mondo, ¶ E tutte poscia

tristo ¶ Il qual bene al bisogno avea provvisto. ¶ 24 ¶ E

ripeteva e pane, ¶ Cose al governo delle culte genti

tempo ascoso il vero, ¶ Al capitan di quei che

re sia provveduto, ¶ Spontaneamente al derelitto regno ¶ S'adopran

visti, ¶ Né fora assurdo al mio parer men grosso

spenta riman la monarchia, ¶ 7 ¶ Al popol che di lei

consorti ¶ Di render lustro al tuo real cappello, ¶ Ma

non ammazzi alcuno. ¶ 20 ¶ Quanto al proposto affar, che interrogato

accommiatollo. ¶ 21 ¶ L'altra mattina al general consiglio ¶ Il tutto

ferir dole, ¶ Parve ancora al più vile esser gagliardo

Di suo vero od al ver più somigliante ¶ Sentir

Sì che spargendo volontario al vento ¶ La fragil carta

veder se mai piacesse ¶ Al re granchio adempir le

tutte le officine ¶ Ciascuna al modo suo col proprio

Poi dubitato fu se al maggior nerbo ¶ De' granchi

fean battagliando ogni potere, ¶ Al nume supplicò che alle

tosto ¶ Sopra Topaia aveva al duce imposto. ¶ 36 ¶ Dall'altra

nel nero. ¶ 37 ¶ Venuti erano al loco ove diè fine

l'ore mattutine ¶ Cedono al mezzodì le vie del

animali ¶ Che venieno avversari al misto regno. ¶ Però tempo

ordinàr con gran sapere. ¶ 40 ¶ Al lago che di sopra

or limpido e brillando al chiaro giorno ¶ Spargea del

destro corno, ¶ L'altro al poggio che innanzi anco

fonte ¶ Balza né selva al corso lor diè fine

fuggir serbasse vivi. ¶ 43 ¶ Fuggiro al par del vento, al

al par del vento, al par del lampo ¶ Fin

adorno. ¶ CANTO SESTO ¶ 1 ¶ Meta al fuggir le inviolate schiere

che vide e vinse, al mio parere, ¶ Men formidabil

formidabil fu di Brancaforte, ¶ Al qual senza veder fu

ch'or più faci al vento sollevando ¶ Sedean lassù

mista monarchia fu sparso al vento, ¶ Raso, abbattuto, trasformato

ciò molti pensieri, ¶ Parve al re vincitor dargli perdono

Fu, com'ei volle, al popolo interdetto, ¶ Se di

sospette ivano a schiere. ¶ 18 ¶ Al tutto si ridea Camminatorto

trame divenisse il conte. ¶ 19 ¶ Al quale i giovinastri andando

almen grato l'orecchio ¶ Al dolce suon che lui

fosse dato ¶ Trovar soccorso al lor dolente stato. ¶ 23 ¶ Com

un ch'era discaro ¶ Al re granchio, al baron

discaro ¶ Al re granchio, al baron Camminatorto, ¶ E ch

di foco. ¶ 26 ¶ Non valse al conte aver la vista

e buoi che sparsi al piano ¶ O su pe

il conte dal rotare al fondo. ¶ 29 ¶ Già ristato era

spirando, il percotea, ¶ Pungere al vivo e cincischiar parea

passi erranti, ¶ O piuttosto al notar, prese partito: ¶ E

e con veroni, ¶ Davanti al qual s'udian per

paglia e stecchi ¶ Parve al conte ogni pasto avuto

libiche sale, il peregrino. ¶ Al dirimpetto l'altro gli

conte. ¶ 43 ¶ Dicendo, ch'oltre al non poter sì fatto

egli sorgesse, ¶ 44 ¶ Pensato avrebbe al caso intentamente ¶ Per trovar

canto. ¶ 4 ¶ Quel Dedalo che al topo albergo diede. ¶ Fu

il sole ebbe visto, al pellegrino ¶ Che dall'alba

disse com'ancor presso al confine ¶ Di pubertà quel

Cioè quel loco ove al morir passando ¶ Vivesse l

qual ch'eterno fosse al par del nostro ¶ Dal

dicea, chiunque gli occhi al sole ¶ Chiudere, o rinnegar

in somma, senza uguali al fianco ¶ Segga signor della

De' topi estinti offerse al peregrino ¶ Dedalo, accio che

A Topaia potesse ed al destino: ¶ Perché sappiam che

che chiusi gli occhi al giorno ¶ Diventa ogni mortal

principio e fera impresa ¶ Al conte e piena di

difetto ¶ Ond'Icaro volando al mar diè nome: ¶ Di

uccel grosso, ¶ L'altro al suo lato appunto un

non eran quelle ¶ Ch'al terren l'adeguaro Argo

or peregrina ¶ La gente al tronco Partenon s'inchina

Partenon s'inchina. ¶ 27 ¶ Presso al Gange ed all'Indo

era abitata, ¶ Italia ch'al finir dell'ammiranda ¶ Antichità

liquide pietre ignei torrenti ¶ Al mar tosco ed all

sarda. ¶ Né già, come al presente, era festiva ¶ La

pascea qualche destriero, ¶ Errando al Sol tersissimo che indora

che indora ¶ Quel loco al mondo sopra tutti altero

Dall'altra parte aggiunto al gaditano ¶ Era il lido

su qualche villa ¶ Pare al pastor che su per

pendici ¶ Pasce le capre al Sol quando più brilla

region del vento ¶ Dare al sordido lido alcuna via

conte ¶ Queste forme che al Sol non avean viste

ed alla fronte ¶ Sempre al lor volo assai ne

si tinge, ¶ E spariscono al Sol quelle figure ¶ Che

le costringe ¶ Sparir naturalmente al troppo lume, ¶ Né parer

Non so ben perché al fondo anche percota. ¶ Pur

quel viaggio ¶ Predetta aveva al topo ogni avventura, ¶ Ch

coraggio, ¶ E messol dentro al sempiterno orrore, ¶ Ad aspettarlo

ragion farvisi altrui ¶ Ostacolò al calar ne' regni bui

ebber quei di sopra al lor passaggio, ¶ Tali i

non toglia ¶ Il sepolcro al defunto i suoi contenti

terrestre limo ¶ Discendon topi al mondo degli eroi, ¶ Ma

la quale è dato al vivo ¶ Che una sciocchezza

Più remote pervenne insino al fondo. ¶ I destini tremàr

dimesso e sbigottito, ¶ Mutando al dimandar figura e stile

l'arena. ¶ 34 ¶ Riviver parve al semivivo, uscito ¶ Che fu

sì che non cedeva al vento ¶ Ver Topaia drizzàr

d'un pipistrello ¶ Che al topo s'accostò come

là di Topaia accanto al sasso ¶ Chinàr Dedalo e

il conte i vanni al basso. ¶ 37 ¶ Quivi non visti

indugiarsi andò diritto, ¶ Dico al guerrier di cui più

scritture ivi sepolte ¶ Nessuna al caso mio valse niente

o qual nocchiero intento ¶ Al corso suo, cui venga

in parte inteso avete, ¶ Al narrato dinanzi un corollario