parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, 2015

concordanze di «al»

nautoretestoannoconcordanza
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2015
quando decidemmo di incontrarci al Centro la mattina dopo
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2015
dopo, il dito premuto al campanello, le scale fatte
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Lettere, perché. Avrei mandato al diavolo Giurisprudenza per come
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di me lo doveva al tavolino che aveva di
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La pregai di stare al gioco. ¶ Mi appoggiò la
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l’insegnamento. ¶ Mentre arrivavamo al Trocadéro fantasticammo: se mi
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dove mangiammo una crêpe al formaggio con due birre
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un accenno di sosta al desk e la camminata
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un romanzo, alle amanti, al controllo sui suoi libri
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era andata, un cancro al cervello. Si ricordava gli
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la cercai anche io. ¶ – Al destino – disse Anna, – Brindiamo
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Nel frattempo la chiamò al baule con i dischi
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rosa, e un vitellino al latte agli agrumi. Anna
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Anna accettava la sfida al futuro, io le guardai
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stessa forza di stare al mondo. ¶ Dalle carte Anna
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avrebbe messo il carisma al servizio degli altri in
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più era aver preso al volo la possibilità di
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università olandesi e statunitensi. Al metodo furono dedicati dei
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andato a vuoto. Entrai al Parini nel settembre dei
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giorno della prima lezione al Parini mi accompagnò Anna
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inclinazione e che trasferivo al Centro: con i bambini
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bambini mi inventavo cacce al tesoro di parole e
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fantasie e una sera al mese al cinema Maestoso
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una sera al mese al cinema Maestoso, in corso
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vincevo una pizza doppia al ristorante fiorentino in viale
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con la sua Fortezza, al contrario di Giovanni Drogo
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l’aveva preservata. ¶ Insegnare al Centro rilanciò la mia
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alla mia testardaggine e al big bang che produceva
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desiderio sordo, l’approdo al nuovo pulsava al collo
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approdo al nuovo pulsava al collo e scendeva sotto
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portarmi a salutarla davanti al portone, augurandole buona fortuna
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veniva da quel bagno al mare a Deauville, quando
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stretta tutto il tempo. Al President ridavano Il grande
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fidanzato e l’altro, al contrario della politica dove
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dopo che lo invitammo al matrimonio. La “perdita calcolata
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per dare la mano al dottor Lévy. Lo ringraziò
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Sei mesi, un anno al massimo. ¶ Quando papà mi
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urlo e un’occhiataccia al giudice di sedia, McEnroe
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o tramortirlo con colpi al limite del prestigio. Cinque
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Marais salimmo su fino al X, dando un voto
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la fila con me al check-in, mi seguì
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che avrebbe dovuto tenermi al corrente su tutto. Avrei
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Avrei telefonato io stesso al dottor Lévy, non era
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e di non badare al mio curioso istinto di
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quattro mesi che mancavano al parto. ¶ Insegnare mi teneva
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amore genitoriale. Avevo figli al Centro e figli al
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al Centro e figli al Parini, la mia apprensione
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di Harper Lee, accanto al Buddha di Frida, secondo
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a notte fonda, o al risveglio, o dopo essermi
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patetici: desideravo una serata al cinema con lei, primo
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mi limitavo a parlargli al telefono. Lui chiamava in
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per andare a correre al parco Ravizza, il mio
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in osteria passavo davanti al cinema President e mi
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blu. Presi un bombolone al bar e rinunciai al
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al bar e rinunciai al caffè, comprai il “Corriere
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a testa bassa fino al vicolo Santa Caterina. Si
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e leggeva. ¶ – Voglio andare al cinema, – dissi. ¶ Alzò la
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altro, zitti. Dall’università al Duomo impiegammo quaranta minuti
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suoi silenzi. Ci infilammo al cinema con cento parole
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l’ho dimenticato. ¶ Tornai al caos per disperdere le
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Lo chiamammo i Lunedì al sole, come un film
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Ribattezzai così i Martedì al cinema di Lunette. Io
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di farlo. Si attenne al confine, tranne una sera
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accettassi. ¶ – Sono a disagio. ¶ – Al diavolo il disagio. ¶ Le
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panini tonno e carciofini al bar Crocetta. Non ero
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ad Anna due masturbazioni al giorno: appena sveglio e
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santificata, così mi aggrappai al “piglio oscuro” con cui
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un accenno di moccio al naso. Gli feci ciao
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parte se la cavò, al massimo dimenticavano la b
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con la nuca appoggiata al muro e gli occhi
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e mezzo, facevamo colazione al bar sotto casa. Anna
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un mini croissant integrale al miele e un cappuccino
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a mia madre e al suo amante in una
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Nella mia prima lezione al Centro parlai di Gianni
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a Mohammed di andare al bar a prendere undici
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ci vedevamo il mercoledì al Centro, un pomeriggio per
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Abbracciò Giorgio e venne al banco fingendo di non
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sentimento. ¶ Così ero tornato al punto di partenza: un
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ordinati e la pashmina al collo. Aveva l’aria
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Anna così. Una mano al centro della schiena, come
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a sorreggerla, poi intorno al gomito, a condurla. Non
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anche lui e tornò al bancone. Se ne andò
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avevano diagnosticato un soffio al cuore e in adolescenza
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Smeralda. Ne prendemmo due al baracchino di largo Marinai
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ballerina costringendola alla lettura, al sesso e a lunghe
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con la salsa rosa al Crocetta. Anna ruttava in
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beveva dal mio bicchiere. ¶ Al Centro facemmo una lezione
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della schiena, e intorno al collo. Mi fece voltare
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tè freddo, progettando lezioni al Centro per l’autunno
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mi aspettò, andammo insieme al portone. Cercai le chiavi
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qualcosa che si avvicinava al misticismo. Parlavamo niente, facevamo
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due dita dalle caviglie al collo, o mentre ci
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non riuscivo a pensarla al passato, mi era impossibile
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imbrunire e lo portammo al parco Sempione. Lorenzo l
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chiamò e rimanemmo intorno al primo amico che se
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in disaccordo, poi pensai al motociclista di Lunette e
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e lui si ritrovò al buio. ¶ – Libero? ¶ Mario accese
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Per te. ¶ Girò intorno al pacco, scartò un pezzetto
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potevo non averla portata al ristorantino sui Navigli? Si
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guidava con i comandi al volante, un giochetto che
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una punta di sadismo. Al lavoro eravamo impeccabili: più
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e accogliente Milano, contraddittoria al mio stesso modo. Con
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Libero ¶ La spedii pensando al concetto di ribattezzare il
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che incartano i regali al Polo Nord. Si era
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azzurra battezzata Assuntina legata al palo con doppio catenaccio
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con mostarda e patate al forno, cipolla caramellata, lamponi
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dello zio di Titta al Grand Hotel quando racconta
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Fellini, alla Gradisca e al grammofono che suonava contro
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trovare in orario davanti al portone. Mario mi venne
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dissi che era difficile, al massimo sui Navigli o
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capelli dal lato destro al sinistro. ¶ Conobbi così Anna
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l’antipasto. E fino al mascarpone. ¶ Dopo il caffè
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caffè ci incontrammo vicino al divano con le zampe
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Se passi mi trovi al terzo piano, ufficio 34. ¶ Le
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la porta e salii al terzo piano. Cercai l
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e aspettai. Venne fuori al termine del colloquio con
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si bloccò in mezzo al cortile, – Allora festeggiamo – rovistò
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di Benigni, che davano al President. Se la giocò
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progetto per una galleria al Brennero con il padre
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sapere che siamo andati al cinema. ¶ Fu così. Era
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di aggiungere una tacca al bancone. Gli lanciai lo
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aveva portato via mamma al suo migliore amico. Lui
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Clichy alzai la testa al cielo della Ville Lumière
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guardai ancora quando emersi al Trocadéro. Passai davanti al
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al Trocadéro. Passai davanti al Musée de l’Homme
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ai cinquanta qualche seratina al Crazy Horse, un bilocale
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e con le curve al posto giusto, appena si
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sogni che ti portino al negozio di giocattoli e
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cui passeggiavo e andavo al cinema. Secondo Antoine aveva
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ai quattro fratelli e al padre trasporterà il cadavere
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senso che Faulkner lascia al romanzo nel finale: Cash
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eredità compiuta dell’utero. ¶ Al ristorante di rue des
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filet mignon con salsa al Roquefort, legumes. Un cabernet
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una donna così bella al mio fianco. Restammo in
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Restammo in silenzio, pensavo al consiglio che mi aveva
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di camminare. Arrivammo davanti al suo portone e io
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mi sentivo di chiederglielo, al di là di seduzioni
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pigiama con l’orecchio al salotto, mamma ed Emmanuel
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i codini che puntavano al cielo. Tormentava una collana
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in un angolo. Andò al tavolo e prese il
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di me. ¶ Tornai dietro al bancone, mi sporsi e
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D) che andavano dosate al momento giusto. Le distrazioni
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fisionomia mi aiutava grazie al volto simmetrico e alle
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mi masturbavo due volte al giorno con religiosa costanza
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freni inibitori. Per fonderle al meglio aveva classificato le
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donna in ambienti specifici. Al tempo gli dissi che
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gli offrii una coppetta al fiordilatte, Lorenzo mi aveva
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manchi anche tu. ¶ Andai al lavoro con la lettera
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miei amici, dell’impermeabilità al sentimento, gli accennai del
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ultima freccetta. ¶ – E adesso al lavoro. ¶ Io e Giorgio
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un quartiere spento già al tramonto, si era sistemato
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incrociando i piedi vicino al fuoco, mentre lui cucinava
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una confezione di tisane al biancospino. ¶ Arrivai in studio
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la confezione di tisane al biancospino, tentennò, si mise
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trattato con gocce floriterapiche al brandy. Le raccontai di
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e prima di rimettermi al lavoro mi guardai allo
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insospettabilità con la sudditanza al lavoro. La fragilità truccata
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volte si avventuravano fino al cancello. Li vedemmo, vicinissimi
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la corsa, l’entrata al bar che ci aveva
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Rescue Remedy, mi portai al naso la sua cravatta
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di calmarsi. Si aggrappò al mio braccio e io
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avvocato. Poi ci chiudemmo al cinema Anteo a vedere
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e rimase impalata accanto al letto. Le chiesi di
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furia. Frida si aggrappò al mio collo, sussurrava Stai
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destarono il suo profumo al muschio bianco sulle lenzuola
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bellissima e stravolta, seduta al primo tavolino del bar
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avevo fissata a lungo al di qua della vetrina
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pas? ¶ Fu strano condurla al portone di casa, accompagnarla
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le dita dalla fronte al collo, risalì alle orecchie
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orecchie e di nuovo al pomo d’Adamo, e
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fece segno di andare al lavoro, lei si sarebbe
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ridacchiava divertita e stretta al suo Liberò in una
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caviglie. ¶ Ricordo quel pranzo, al bar Crocetta, con la
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sono qui. Il panino al tonno era il qualcosa
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2015
stata la passeggiata fino al Duomo, con i piccioni
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2015
all’amaca di Deauville, al suo divano con Truffaut
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divano con Truffaut e al monolocale di adesso, stavano
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non illudeva, questo contava. Al contrario di Parigi, che
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Naviglio, si soffermò davanti al canale, spulciò i libri
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canale, spulciò i libri al mercatino dell’usato di
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Poi entrò, si avviò al bancone, mi disse Bonsoir
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seno, avvicinai il naso al tepore del corpo, ai
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del corpo, ai capelli, al collo, e immaginai che
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e me la avvolse al collo. Il suo ex
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Marie era in piedi al centro della stanza. Venne
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delle pressioni di Leoni al lavoro e domandò come
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Sul lato destro, appoggiato al mio cuscino, c’era
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femminile e l’inclinazione al sacrificio. Me lo raccontò
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aver lasciato i cappotti al guardaroba, prima di entrare
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senno ritrovato mi portarono al Tombon de San Marc
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2015
volta che si vedevano al Tombon. Andavamo al cinema
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vedevano al Tombon. Andavamo al cinema il sabato pomeriggio
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faceva costolette e patate al cartoccio. A tavola osservavo
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Strada, mi rispose davanti al Rockefeller Center. Disse che
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assaporai la disperazione mista al desiderio. Finì in un
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l’ultima falcata fino al Village. ¶ Dopo che atterrammo
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che scacciava la tristezza. Al momento dei saluti venne
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Gli proposi di vederci al Sacré-Cœur di lì
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autore americano in finale al Pulitzer con una raccolta
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2015
i suoi poveri diavoli al bivio. Quando mi trovai
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mi trovai di fronte al condominio dei Lorraine mi
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dei Lorraine mi appoggiai al portone e presi fiato
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2015
presi fiato, mi attaccai al campanello. Nessuno rispose. Mi
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inglese metallizzata fermarsi davanti al portone. La guidava un
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2015
buona offerta: sei ore al giorno per trecentocinquantamila lire
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2015
giorno per trecentocinquantamila lire al mese, più dei piccoli
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Magots e con Marie: al Café organizzarono un brindisi
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io allungai il collo al finestrino e sbirciai la
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bobo, io trovai dalmata al guinzaglio e pensionati spauriti
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cinema Louxor, le riunioni al Café e i nostri
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stava tutto il giorno al bar Luna ed era
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a loro. Alle chiacchierate al bar con il Bentivoglio
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2015
del mio quartiere fino al parco Ravizza, un quadrato
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2015
infimo, decisivo. Lo avvertii al parco Ravizza, aveva le
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2015
nome e si rimise al lavoro. ¶ I Deux Magots
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ottenni furono dei vestiti al passo con i tempi
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maschile compie per riavvicinarsi al sodalizio con Venere. ¶ Tentavo
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l’occhio, l’apertura al mondo. Andava stanato il
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un portone aperto scendevamo al volo per intrufolarci in
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battere poco alla volta. Al lavoro sorridevo a Frida
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e andammo a passeggiare al parco Sempione. Era ancora
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ci mangiavo tre settimane al mese, in più c
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2015
cosa pensare, mi voltai al Naviglio che un tempo
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e Moretti doppio malto. Al posto di due fusti
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2015
papà. Giorgio stava dietro al bancone, il cig cig
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2015
panini ai miei colleghi al bar convenzionato. Lo studio
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2015
fascista e io ero al suo servizio. ¶ Ogni giorno
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2015
tu Lunette? Ricordi Favole al telefono? Ricordi il Trocadéro
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le mansioni, rifiutai, continuai al suo servizio come un
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2015
e il suo profumo al muschio bianco che si
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2015
Ci pensò, – Potrebbe fare al caso mio. ¶ Maneggiava la
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2015
Palmiro Togliatti. Ci fermammo al bar Crocetta, il ritrovo
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2015
a un disastro petrolifero al largo della Sicilia. Del
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2015
pausa prima di passare al decennio successivo, da lassù
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2015
leggendo, il fazzoletto intorno al pollice finì a terra
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2015
con la schiena appoggiata al muro, guardavo questo buco
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2015
erano crisalidi che rimettevano al mondo, o ti sputavano
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2015
Monsieur Marsell di andare al largo con il canotto
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2015
nel nascondiglio tre volte al giorno, tornava con gli
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2015
scala per cinque ore al giorno mi diede una
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2015
personale, anche nelle discussioni al Café: la farfalla nera
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2015
prima di Natale. Quando al citofono sentii – Lunette – rimasi
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2015
È stato come essere al cinema – sparecchiò e appoggiò
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2015
bella-figura. Poi andavamo al Louxor o in qualche
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2015
del film in base al tempo di discussione che
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2015
onanistica. Il sangue affluiva al cuore e lì rimaneva
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2015
alla bellezza dei Martedì al cinema e all’università
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2015
lei mi diede appuntamento al Trocadéro per una passeggiata
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2015
a place des Vosges. ¶ – Al Trocadéro. ¶ Avvertii il Café
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2015
fece strada. Passammo davanti al Musée de l’Homme
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2015
sognatore e i capelli al vento. ¶ C’era il
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2015
rivedessi, saltammo il Martedì al cinema. In quei sette
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2015
giorni ruppi due bicchieri al Café e mi rifugiai
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2015
casa Lunette aspettava davanti al portone. La salutai e
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2015
racconti per bambini: Favole al telefono. Le mostrai la
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2015
Ancora una volta Favole al telefono aveva dettato un
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2015
scorrere dal suo polpaccio al ginocchio. La ritrassi perché
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2015
continuammo con i Martedì al cinema, e con gli
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2015
tutto mamma, mi chiamò al telefono e mi invitò
260
2015
alba. Quando mi voltai al corridoio, mamma veniva verso
261
2015
di punti rimarginati intorno al glande, l’orlo perfetto
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2015
giù e proseguimmo fino al Marais senza una parola
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2015
era riuscita a mettere al tappeto Henry Miller e
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2015
da solo. Vidi Lunette al cinema, andammo ad assistere
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2015
Irradiavo celestialità, generavo sorprese. Al lavoro mi offrii di
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2015
nei suoi maquillage notturni al servizio di smorfiose da
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2015
il trucco. Insieme brindavamo al grottesco della nouvelle vague
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2015
Simenon. I Maigret erano al pari dei romanzi duri
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2015
lei libri come Lettera al mio giudice umiliavano Maigret
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2015
lumière. ¶ Ogni pomeriggio andavo al Café, fluttuavo da un
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2015
si integrò piano piano al rapporto con Lunette. La
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2015
insistere per invitarla, arrivai al compromesso: saremmo andati noi
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2015
Mamma aveva intravisto Lunette al funerale di papà e
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2015
della cena mi chiamò al Café per essere rassicurata
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2015
stava portando dalla cucina al tavolo: si era fermata
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2015
aveva presa senza pensare al calore. L’aveva appoggiata
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2015
smentì sviluppando una dedizione al legame che era anche
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2015
stesso, certe volte chiamava al Café per sussurrarmi un
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2015
chi l’aveva conquistata al di là di ogni
280
2015
una regola anti logorio: al massimo poteva dormire da
281
2015
lei era dentro fino al collo, a me annoiava
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2015
mie insicurezze: mentre servivo al Café, durante qualche discussione
283
2015
lavoro che mi teneva al guinzaglio. In più, c
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2015
lei. Mangiammo un hamburger al Corner Bistrot, la soffiata
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territorio del diavolo. Tornai al tavolino, trangugiai il mio
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mi alzai più. Erano al limite della pista e
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bloccarono. Lei sussurrò qualcosa al ragazzo, ci fu silenzio
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senza parlare, poi andammo al MoMA. Ci separammo da
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si diresse in fondo al Café, scomparve dietro a
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cinquant’anni, le occhiaie al mento e una dolcezza
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per Emmanuel. Mamma rimase al centro, si trovò un
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a soffiare la donna al proprio migliore amico? Batté
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un cartoncino e andò al piano di sotto, tornò
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avevano iniziato a mettermi al mondo. ¶ Di quella notte
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un paio di giovedì al mese fino alla fine
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all’universo. Così diedi al cuore questa possibilità. Avevo
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stessa Lunette. Si avvicinava al confine ma senza la
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In compenso avevo stoppa al posto dei capelli. Da
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Sorrise come si sorride al proprio figlio, al bastardino
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sorride al proprio figlio, al bastardino del canile, al
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al bastardino del canile, al mendicante ai semafori. Rimase
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tutto era: senza spiegazione. Al di là del viso
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porta un fine settimana al mese, io ero sempre
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un’impellenza di darmi al corpo, e nonostante la
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invitai per una passeggiata al Trocadéro, sabato pomeriggio, le
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gelato, poi ci fermammo al Parc du Champ-de
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sollevò la maglietta fino al reggiseno. Sentii la pelle
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nemico di Camus, vieni al suo Café, vieni!, Antoine
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Pastis e lo levammo al soffitto decorato, Pour Jean
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scopare. – L’avevo abituata al silenzio e adesso irrompevo
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Allora le dissi: – Andiamo al cinema. ¶ Lei si fermò
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le spalle e andai al bancone per far segnare
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declinò il mio invito al cinema alzai il mio
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Io per un soffio al cuore ereditario, lui per
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fare niente, sta sempre al bar Luna a giocare
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e arrivai per primo al Café. E qui accadde
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e senza sosta fino al portone di papà, quando
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lui stava per tornare al lavoro. ¶ – Cos’è successo
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in un appartamentino vicino al Père-Lachaise con la
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fotografie, una di lei al mare con un’altra
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un suo braccio intorno al fianco e il respiro
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a Deauville, quel giorno al mare, aveva visto Emmanuel
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un asciugamano avvolto intorno al busto, lo teneva fermo
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si alzò e andò al mobile in radica, prese
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dileguato in fretta e al suo posto passarono i
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starle vicino. ¶ Mi aggrappai al simbolismo ebraico. La circoncisione
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mancavano due mesi esatti al mio battesimo universitario. Quel
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con il suo bambino. ¶ Al funerale parteciparono la sua
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mie, e di mamma. Al mare in Puglia, sul
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parte e mi dedicai al salotto: la sua valigetta
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alla Sorbona, un incontro al Café con Antoine e
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miei genitori era stato al di sopra delle loro
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suo. ¶ Io mi affidai al caos. Appartenere al segno
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affidai al caos. Appartenere al segno dell’Acquario mi
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a Matematica, dopo che al Bac aveva infilato un
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servivo ai tavoli. Chiedeva al fratello come stavo, se
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ti azzardare più davanti al bambino, le sfuggì il
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mantenesse mentre giurava fede al proletariato. Aveva quarantadue anni
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cena. Bastò per riportarmi al trauma di un mese
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Libero. Il Caro anteposto al nome sanciva l’entrata
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Libero, figliolo, ti porto al Roland Garros. ¶ Non ho
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beef con le patate al timo. Ricordo tutto di
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per guardarla. Trovammo pace al­l’entrata di Notre
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disse – Libero, vedi Gesù al centro di tutto? Ecco
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quell’estate, avrebbe provveduto al più inaspettato e misericordioso
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ancora latitante di eiaculazione al contrario di Mario e
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aveva messo in testa al suo Grand Liberò. Era
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disturbare. Mi ero sistemato al centro del sedile posteriore
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campeggio. Appiccicai l’orecchio al muro di cartongesso: sentii
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Deauville decise di portarci al casinò. Avrebbe rinsaldato la
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le passai tutte fino al bar du Soleil. Lì
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due pasti per oppormi al trasferimento in Francia, non
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il mio sgabello fino al suo, mi trattenne con
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cancellare la brutta serata al tavolo da gioco. Novecento
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mi vidi di nuovo al bar du Soleil con
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lo abbassai. Feci attenzione al cigolio, tutto stava nel
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voce di papà squilla al di là del muro
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alleanza. ¶ Il secondo arrivò al mare. Andammo allo stabilimento
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nel loculo, le orecchie al muro: nella stanza dei
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appena arrivammo papà chiese al maître un tavolo in
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dicono dei parigini? ¶ – Chiedilo al tuo Emmanuel, almeno avrete
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di conversazione. ¶ – Chiedilo tu, al tuo Emmanuel – Marie si
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di Deauville. Passammo davanti al bar du Soleil, adocchiai
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cucina. Lei era seduta al tavolo. ¶ C’erano due
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Lei si inclinò, confluimmo al centro dell’amaca, mi
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cinque cene di pesce al ristorante e un’intossicazione
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ragazzini con la pashmina al collo, io avevo una
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n’erano andati insieme al Beccaria, a Milano. Rivolevo
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l’avrei trovato davanti al Colbert dalle nove alle
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poco i miei coetanei, al contrario della professoressa di
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mangiare in una brasserie al Trocadéro e poi al
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al Trocadéro e poi al cinema a vedere Guerre
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questo per sederci vicini al cinema e per un
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scomparendo dai miei orizzonti, al contrario di Marie che
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La mia camminata fino al confessionale, c’è buio
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Abitava nel XIX, veniva al Colbert perché suo padre
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vergine anche di baci, al contrario di Antoine che
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di pasticcini. Mi affacciavo al finestrone della mia classe
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tra quelli in cima al mucchio c’era Lo
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mano. Ero un orfano al posto giusto. Lunette passava
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morale. Marie era grazia al di là della cortesia
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a prendermi il libro al piano di sotto, un
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la cena in omaggio al suo protagonista: perché i
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imperterrito, quanti innocenti abbandonati, al contrario, attendevano il patibolo
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per Gerusalemme. Aveva rinunciato al Madagascar, un luogo per
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solo, una mano appoggiata al telefono e l’altra
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Gerusalemme, era appena stata al Muro del Pianto e
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diede e aggiunse che al suo ritorno mi avrebbe
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dell’attesa, di riflesso al suo stato di partoriente
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si godeva le file al cinema, i miei ritardi
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acquisto di libri usati al Libraccio impreziositi di appunti
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restavo con gli occhi al soffitto, e prima di
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tirare fuori un pensiero al giorno che riguardasse mia
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non volevo far assorbire al mio bambino queste bruttezze
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insegnare, mangiare, scopare, andare al cinema, leggere, sapendo che
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tua purezza? – le urlai al telefono. ¶ Disse che era
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in solaio. La chiamai al Centro, disse che Arsenio
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Aveva tolto le freccette, al posto del bersaglio troneggiava
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a Saint-Germain, anche al Louvre perché i bambini
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fatto un artista, tutt’al più un critico d
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i suoi orfani pronunciavano al vento. Era l’omaggio
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Aix-en-Provence, fino al confine del Luberon con
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il treno per Ginevra, al suo arrivo chiamò un
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piedi, Lunette. Ci abbracciammo al termine della funzione, in
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cambio l’aveva fotografata al ritmo del carillon. Sorrideva
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cappelletti, portai le mani al viso e li sentii
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mai fosse finito addosso al suo papà. Era stata
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aveva detto di concedere al nostro bambino di dormire
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le vie che portavano al President. Decidemmo di non
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Decidemmo di non andare al cinema, proseguimmo fino al
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al cinema, proseguimmo fino al Duomo e tornammo verso