parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Senza coda, 2005

concordanze di «al»

nautoretestoannoconcordanza
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con gli occhi fissi al muro. La lucertola era
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palmi e le dita al legno del manico, poi
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dietro sollevasse quell’attrezzo al suo posto. Che toccasse
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l’avevano resa incompleta. Al di là di quegli
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nel contenitore e tornò al muro bianco ormai buio
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che ci sono loro al cancello che vedono tutto
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lo spicchio di limone al bordo del piatto. ¶ Gli
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colare nel piatto fino al centro, in una piccola
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le cameriere si affrettarono al tavolo, sussurrò: “Mio marito
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riaprì si ritrovò davanti al pendolo di legno scuro
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corridoio vuoto, lo percorse al passo di sempre, e
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fontana di pietra davanti al portone d’entrata. E
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morsi. ¶ Si fermò davanti al muro bianco della piccola
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aveva rubato. ¶ Girò intorno al muro bianco e al
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al muro bianco e al lato lungo della piccola
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ultima stanza, quella adiacente al bagno. Era come entrare
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fondo alla stanza, accanto al comodino con la chiave
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le crostate, ma dentro al posto della marmellata c
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lo trovò improvvisamente vicino al petto e si accorse
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la sua convinzione fino al giorno in cui aveva
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I suoi occhi andarono al bottone scucito della camicia
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rosso di italiano con al centro la scritta arancione
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alberi e si schiacciava al terreno e lo spaccava
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vederne una. Si avvicinò al muro, con passo felpato
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solo la coda rimaneva al sole. Pietro non guardava
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rimaneva piegato, gli occhi al punto esatto dove il
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come una pietra scura al sole, nella parte alta
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meglio: Luigi sembrava incollato al legno scuro. Le gambe
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gomma della suola fissarsi al legno. ¶ Studiò il grande
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metà. Accostò la guancia al legno fresco. E sentì
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seduto, rannicchiato, con Luigi al suo fianco che lo
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alle scalinate che salivano al portone di ingresso. Gli
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a cinque e scattarono al muro bianco. Girarono l
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Mettiamole qui.” ¶ “Qui sono al sicuro,” disse Pietro nascondendo
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gli occhi in fondo al giardino, dove la stradina
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appena accennati. Si fermò al naso schiacciato. ¶ “Non c
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anche le lucertole vicino al muro dormono. Invece restiamo
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lunghissimo bicchiere nel contenitore al centro del tavolo. Lo
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nel vetro si fermò al punto segnato dall’unghia
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due bicchieri vuoti andò al lavello. ¶ Sul tavolo era
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tra le dita. Ritornò al vaso. Si alzò in
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il raschino appeso vicino al mestolo. Nino se lo
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piedi, gli occhi incollati al mazzo di fiori secchi
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non cadere si aggrappò al tavolo, un bicchiere rotolò
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e si chinò accanto al frigorifero. Allungò le braccia
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bianco e mosso. Ondeggiava al vento, si rimpiccioliva e
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oltrepassò facendolo girare intorno al filo dove era appeso
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lontano, dietro casa, davanti al vecchio garage. ¶ Non c
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il telo nero, gonfio, al centro della stanza. ¶ Si
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della stanza. ¶ Si avvicinò al telo. Ci girò intorno
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molle di lato. ¶ Adesso, al centro della stanza c
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potesse portare tre persone al massimo e che quando
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le due mani, aggrappate al volante. ¶ Era pronto. Levò
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Pietro appiccicò gli occhi al parabrezza pulito. Ruotò il
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e spinse il motore al massimo. ¶ Schiacciò il freno
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solo quando fu davanti al muro bianco. Suonò per
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del vecchio rimase incollata al sedile. Inclinò il volante
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portiera e l’altro al volante. Strizzò l’occhio
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il giubbotto, allacciandolo fino al mento. ¶ Quando fu di
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stesso. ¶ Lasciò il coltello al vecchio, allungò le gambe
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quando Nino disse: “Portami al mare!”. ¶ Lui, il pilota
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impazzite, passavano dal volante al cambio e ancora al
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al cambio e ancora al volante. “Agli ordini, signore
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attaccò con le mani al cruscotto e non lo
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occhi. “Luigi è già al mare che ci aspetta
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e anche di più. ¶ “Al mare! Al mare!” canticchiava
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di più. ¶ “Al mare! Al mare!” canticchiava il giardiniere
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con lo sguardo fisso al cruscotto di legno. Poi
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lanciava e lo riprendeva al volo. “Se mi capita
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me io vado subito al mare.” ¶ “Ma al mare
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subito al mare.” ¶ “Ma al mare ci siamo appena
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stati! Magari in montagna, al vulcano!” esclamò Nino. ¶ “Allora
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esclamò Nino. ¶ “Allora andiamo al vulcano!” Pietro lasciò cadere
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e un po’ umidi. ¶ “Al vulcano! Al monte, al
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po’ umidi. ¶ “Al vulcano! Al monte, al monte!” gridava
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Al vulcano! Al monte, al monte!” gridava Pietro. ¶ La
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come quella della Bianca. Al suo fianco, la sedia
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del Parlamento sarebbe andato al mare e poi sul
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mangiato insieme a Roma al ristorante. Ancora me lo
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scatto e camminare fino al centro della stanza, aggirando
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e passando di fronte al caminetto. Lo vide fermarsi
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altri due indiani seduti al suo fianco. Aveva le
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Il poster era appeso al muro, illuminato dalla luce
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l’aveva fatta grazie al suo urlo da combattimento
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avanti. L’altro dietro, al suo fianco. Muti, con
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mani. ¶ Pietro si attaccò al vetro. Con la punta
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L’altra rimase ferma al cancello. Erano macchine belle
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sopra la portiera, lui al volante. ¶ Si rannicchiò contro
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con le dita strette al sedile. Poi una curva
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il sentiero che portava al cortile interno. Ai lati
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piccola tettoia e arrivò al cortile che chiamavano giardino
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fuori. Hai capito?” raccomandò al figlio che stava scendendo
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che si trascinava appoggiandosi al muro ammuffito. Pietro gli
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alveare. Era una colonna al centro del corridoio, tutta
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altra strada la spaccava al centro. In fondo, la
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piano. Le vide ferme al terzo. Poi, alzò la
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già con la schiena al muro. Sorrideva. “Vai! Io
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scheggiata e lucida, bucata al centro da un minuscolo
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e poi giù fino al pavimento. ¶ Pietro sentì una
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nuovo la catena intorno al chiodo di ferro che
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Seguì Carmine in fondo al corridoio spoglio e Carmine
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erano colorate e avevano al centro tre gnomi con
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paura la cartolina appesa al frigorifero, quella con l
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fango ed esclamò: “Andare al vulcano con Nino sulla
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è tale e quale al pasticcere. Te lo dico
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testa. ¶ Carmine si sedette al lato lungo del tavolo
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il suo sguardo andò al pacchetto di sigarette accanto
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rossa e una scritta al centro: ¶ Sussidiario di italiano
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Il tavolo gli arrivava al torace, ma da quella
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né più piena rispetto al solito. Nessuna scritta in
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sedie verde pistacchio appoggiate al muro. ¶ “La prossima volta
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di Pietro, risaliva fino al ginocchio e lì si
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si diede uno schiaffo al ginocchio, la sedia ritornò
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La mosca rimase attaccata al palmo della mano. “Com
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e lucido arrivavano fino al soffitto. Erano tutti occupati
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da Roma. ¶ Rimasero immobili, al centro della stanza, mentre
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Luigi avvicinò il viso al cassetto aperto: fogli bianchi
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e avvicinò la testa al foro. ¶ Vide sua madre
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che qualcuno si avvicinava al nascondiglio. ¶ Pietro non sapeva
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si era fatto lasciare al cancello e aveva camminato
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le vide. Si mischiavano al sudore del viso, due
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torno tutto deve essere al suo posto come prima
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lucertola e metto te al suo posto!” ¶ “Io sono
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disturbarvi. Continua pure, Nino.” ¶ “Al bambino piace tagliar…” Il
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sulla macchina da scrivere al centro della scrivania e
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alla Madonna azzurra appesa al muro dietro suo padre
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si sedette di nuovo al suo fianco. ¶ “Leggiamone un
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di leggerla, Pietro pensò al ragazzo triste senza la
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tornò con gli occhi al libro, la poesia del
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le mani. La passò al figlio, poi la chiave
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tarli. ¶ Luigi si avvicinò al mobile e pulì il
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marrone e bianca e al centro un vecchio signore
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arrivati dritti dritti fino al mare e qualche volta
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qualche volta in cima al vulcano dove il fuoco
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saltava alto. Gli uomini al cancello li avevano visti
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fino a lì, fino al vecchio garage. Poi si
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Così lui era scattato al suo fianco e aveva
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così veloce che arrivo al mare in un minuto
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alto. ¶ La signorina scomparve. Al suo posto, alcuni bambini
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lì, nel piattino azzurro al centro del tavolo. Pietro
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stalla e ai gerani, al boschetto tagliato e verso
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verso l’edera intorno al pozzo. Poi si era
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e nell’angolo, vicino al telo di plastica per
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il giardino finché arrivò al vecchio garage: la Bianca
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da quando gli uomini al cancello erano arrivati, la
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loro visi si schiacciarono al foglietto: non c’erano
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un mucchio di macerie al centro della stradina. ¶ “Siamo
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alla fine del sentiero. Al di là della ringhiera
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lento e trascinato come al solito. Arrivò a ridosso
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orologio che non aveva al polso. ¶ “È da un
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macchina verde parcheggiata davanti al tuo palazzo.” ¶ Nino avanzò
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testa. ¶ “Ci sei andato al mare? E sul monte
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dove sei andato?” ¶ “Prima al mare e poi sul
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Luigi portando lo sguardo al palazzo verde. Poi rimase
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Lì, proprio di fronte al verde della palazzina, Pietro
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alzò gli occhi fino al terrazzino del terzo piano
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lo stava aspettando davanti al cancello di Luigi. O
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lì, ogni giorno, davanti al muro o sulla Bianca
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che poté il viso al ripiano. Poi spinse deciso
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Pietro strinse la lettera al petto e tirò fuori
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mani. Se lo avvicinò al viso, Luigi gli era
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attraversavano dalla testa fino al cuore e giù fino
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appoggiò con la schiena al muro. ¶ Luigi ripiegò con
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poi si avvicinò ancora al figlio. Ogni suo piccolo
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poco prima di sedersi al tavolo rovistò in un
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un attimo. In fondo al letto c’era sua
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Circondato dalle braccia, schiacciato al suo viso. Per un
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sua madre piangere, attaccata al bianco della sua maglietta
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Anche Pietro si avvicinò al tavolo. ¶ Solo pochi secondi
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alle loro spalle. “Già al lavoro? Allora Luigi deve
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lo sguardo in fondo al giardino e si chiese
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se anche gli uomini al cancello si fossero domandati
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il marmo lucido. ¶ Arrivò al corridoio. C’erano quegli
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fretta. Ritornò seduto, davanti al libro. ¶ Lì attese. Ma
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richiudendola. Velocemente si portò al suo orecchio: “È uguale
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e scomparire in fondo al corridoio. Assieme a tutte
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piedi, con l’orecchio al corridoio silenzioso. Quando fu
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parola magica: bastava ordinare al letto di ritirare le
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si era infilato vicino al palo, il portiere non
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tenaglie in mano. Scomparve al di là della siepe
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e un po’ rigata al centro. La fissò e
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padre avvicinò la testa al viso del figlio. Gli
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Teneva il naso schiacciato al suo collo. Quando sentiva
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scesero sulle guance fino al cuscino. ¶ C’erano i
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spinse fino in fondo al materasso. Le molle cigolarono
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occhi iniziarono ad abituarsi al nero che lo circondava
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l’altro. Si appoggiava al muro, mentre le lacrime
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scivolavano sulle guance, fino al mento. Uscivano dai suoi
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sagoma di suo padre al centro del letto, quel
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di tutte: era appesa al soffitto e faceva dondolare
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Lui l’aveva vista al muro e in un
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pagare. ¶ “Cattive,” bisbigliò. ¶ Arrivò al pendolo. Dentro, la cosa
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pancia. Come una lucertola al muro. ¶ Forse tanto tempo
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fino in fondo e, al caldo, si era addormentata
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nella stanza di fronte al pendolo, dormiva nel letto
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i suoi muscoli gelarono. ¶ Al suo fianco c’era
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trovò schiacciato a terra, al lato del letto, attaccato
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con gli occhi spalancati al figlio. Teneva una mano
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il suo sguardo andò al taglio e di nuovo
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sul pavimento, lo sguardo al muro, le mani sulla
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avanzavano silenziose. Si mischiavano al pavimento chiaro, erano diventate
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quella di sua madre al cancello. ¶ “Aiutateci…” ¶ E il
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scritto che vuole venire al mare con noi ma
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Cosa sarebbe accaduto se al posto di un tot
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disponibile a parlarne”. ¶ Devo al coraggio di Sergio, al
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al coraggio di Sergio, al talento di Luca Briasco