parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «al»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
questi deleritti giunse anche al paese del Tarmito. Il
2
1930
li conduceva fu fermato al passaggio delle Cataratte dalla
3
1930
ragazzo spiegò la bandiera al vento. Dietro lui strepitava
4
1930
timone e lo riportassero al governo del giogo. I
5
1930
donne posati i lattanti al calcio fresco dei pioppi
6
1930
o Signore! ¶ — Qui no. ¶ — Al calcio di quella rovere
7
1930
magari con un sasso al collo come i gatti
8
1930
anche la notte. ¶ — Anche al mio paese c’era
9
1930
disse piano il marinaio al Tarmito. ¶ — Quel vento che
10
1930
stava sempre a mattinate al calcio d’un platano
11
1930
l’insulto s’aggranfiava al calcio di un platano
12
1930
imprecazioni che hai mandato al tuo fratello — gli urlava
13
1930
lo faceva piano piano, al suo vicino. ¶ — Se il
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1930
temporale. Trapani d’aria al trivello dei teschi. Sibilo
15
1930
acqua; dopo un lavaggio al cuore scende a bozzigliare
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1930
a una selva fiorita al di là del parapetto
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1930
rimasti sulla quota, distesi al sole chiaro del mattino
18
1930
morte. Sulle barelle appoggiate al muro stillava il sangue
19
1930
battaglione in un trinceramento al disopra dello stagno di
20
1930
trovo. Se si arriverà al giorno del riposo ci
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1930
falaschi dell’Adria vicino al mare”. ¶ Una sera il
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1930
battito eterno s’udiva al di là delle lame
23
1930
dell’erbe scoppiettavano lucciole. ¶ Al bivio di Bestrigna un
24
1930
di Monfalcone stillava sangue. Al di là del muro
25
1930
imbandigione era per tre. Al posto di mezzo apparve
26
1930
un monocolo dava fondo al teschio, scintillava sul viso
27
1930
eucaristica. Quello che sedeva al lato manco aveva la
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1930
spola dai campi soleggiati al tronco forato d’un
29
1930
del pollaio: qui siamo al pane bianco che significar
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1930
poeta diceva queste cose al Tarmito e al Remito
31
1930
cose al Tarmito e al Remito che l’ascoltavano
32
1930
non ne abbiamo più. ¶ Al gener nostro il fato
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1930
un altro, si gridava al taverniere quando tu declamavi
34
1930
una sposa novella davanti al fotografo. Impietrita dagli orrori
35
1930
il carnaio che sobbolliva al sole. I colpi sicuri
36
1930
inferno — rispose il soldato al Tarmito — perchè, anche te
37
1930
la noia da dosso al genere umano. ¶ I soldati
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1930
dissepolto, l’elmo aderiva al capo come il cardo
39
1930
di una ciurma spropositata al vascello. Le granate si
40
1930
I tre si separarono al bivio di Pallichisce tra
41
1930
sassaia sfiati aliti bollenti al cielo. ¶ Le mostruose lumache
42
1930
Marzo muta sette berrette al giorno. ¶ — Ma se marzo
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1930
marzo tinge, aprile dipinge. ¶ Al di là del parapetto
44
1930
cappa del camino vicini al fuoco, si strinano le
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1930
del pasto si mettevano al riparo di uno scheggione
46
1930
da proiettili e legata al collo con una fune
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1930
piombo. ¶ L’artiglieria tamburava al di là della quota
48
1930
dalle cannonate. ¶ Noi confitti al nostro orgoglio ¶ ci muoviamo
49
1930
di Bakunin, la Società al domani della Rivoluzione di
50
1930
Rivoluzione di Grave, l’Al di là del Bene
51
1930
Cesare, — correte a mettervi al servizio dell’umanità la
52
1930
i cimiteri. Un profeta, al contrario, lasciò scritto che
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1930
desta gelato — disse Isaia al Profeta. — Pensate che si
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1930
davano delle pulsazioni simultanee al ventre della nave, le
55
1930
della nave, le cavatoie al disotto della linea d
56
1930
è bello dalla ripa. ¶ — Al di là del mare
57
1930
Tarmito, col pensiero, faceva al contrario la rotta percorsa
58
1930
fatta balenare da Cesare al Profeta di calare giù
59
1930
molta navigazione, Isaia vide al mattino le cose in
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1930
spauriti. Isaia fe’ cenno al Tarmito di portargli vicino
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1930
a voi nessun uomo al mondo potrà mai giustificarsi
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1930
giustificarsi. ¶ Esauditemi: ¶ Sia gloria al Padre! ¶ La nave andava
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1930
I piedi eran diretti al mare. ¶ — Et lux perpetua
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1930
uomini. Schiacciò un piede al negro, ma il bestione
65
1930
un’anima. ¶ Da ragazzo al Tarmito avevano narrato che
66
1930
il Tarmito si affacciò al mezzanino della finestra. Poco
67
1930
il cofano nei fondacci. Al tonfo il cane uggiolò
68
1930
supplichevoli del cane ricordavano al Tarmito quelli affebbrati a
69
1930
il respiro. Quando fu al di là si voltò
70
1930
uomini, rapateli e portateli al bagno. — Alcuni furono tosati
71
1930
I civili furono condotti al bagno; parete fritta di
72
1930
quegli uomini e portateli al ripostiglio. ¶ La parola uomo
73
1930
I civili s’addossarono al muro del ripostiglio, da
74
1930
battuto di lardo. Io, al mio mondo, simili a
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1930
corpo e alzarli davanti al nemico dinanzi a noi
76
1930
e il piantone tirò al Tarmito una giubba che
77
1930
che erano già caduti al fronte. Voleva sfogare con
78
1930
le sue terribili invocazioni al cielo, perchè rompesse le
79
1930
che erano già stati al fronte girottolavano sul pietrato
80
1930
altra volta vi manderemo al fronte. ¶ — Ci sono già
81
1930
a tutti fu infilzato al collo come una reliquia
82
1930
incerati ammagliati alle sartie, al lume di una lanterna
83
1930
là e dette luogo al Tarmito d’impancarsi. ¶ — Anche
84
1930
fotografia e la mostrò al Tarmito: — Vedi, sono a
85
1930
morti ritornano — urlava spesso al Tarmito sua madre: — I
86
1930
trasandata incarnata e ritornata al suo traffico usuale. ¶ — Vieni
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1930
il capo ciondoloni annodato al collo con la cravatta
88
1930
Che ore sono? — domandò al Tarmito. ¶ L’alba diligentò
89
1930
bruciati d’erbe, dove al tramonto giuocano gli abatini
90
1930
di un tarlo gigantesco. Al di là, sulle aie
91
1930
notte calante dette risalto al martellìo della tradotta e
92
1930
il suo alito caldo al cielo e si sfilacciava
93
1930
deportato, andava dalla macchina al vagone di coda agitando
94
1930
s’ammassavano tutte intorno al pioppo più alto. Apostoli
95
1930
che la gleba tornasse al campo col giogo sul
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1930
donne coi pargoli aggranfiati al collo ripivano le scarpate
97
1930
colma d’acqua fino al rombo delle incinte. Se
98
1930
vestigia di cimiteri e al visionario duoleva d’essere
99
1930
suo fantasticava il ritorno al paese natio, disperso in
100
1930
come un orto, vicino al cancello di legno, sotto
101
1930
piedi e fe’ cenno al Tarmito di levarsi e
102
1930
sangue vivo. Isaia seduto al calcio di un’albero
103
1930
spedizione stava nel mezzo al gruppo, l’ossatura della
104
1930
proseguire il fortunato viaggio. Al Rio delle Amazzoni, sempre
105
1930
suo fogliame che, seccato al sole, può sopportare la
106
1930
succo vinoso, che esposto al sole viene dolce e
107
1930
l’Oceano a “Cuore” al giorno in cui egli
108
1930
in cui egli capitò al Casone, e vi narrò
109
1930
Isaia e s’accese al fuoco delle medesime massime
110
1930
luna calante, don Josè al vertice del corno destro
111
1930
del corno destro Luciano al vertice di quello sinistro
112
1930
impastarono i loro bramiti al fremito degli alberi; gli
113
1930
sbigottimento furono essi colti. Al tenebrore della selva era
114
1930
arabeschi misteriosi, segni cabalistici, al fruscìo del fogliame, un
115
1930
di una testa appiccata al ramo mettevano sullo sfondo
116
1930
come strappi di cielo. Al mattino i carovanieri videro
117
1930
i carovanieri si misero al lavoro per aprire una
118
1930
cuocere entro una mattonaia. ¶ Al mattino, ricolte le tende
119
1930
si erano lasciati intorno al capo un circolo di
120
1930
ivi acquattarsi e fuggire al flagello dei tronchi secolari
121
1930
dentro la zucca essiccata al sole, furono trovati alcuni
122
1930
poteva pervenire più presto al luogo dove sicuramente si
123
1930
in un sonno profondo. ¶ Al mattino l’uomo fu
124
1930
il sentiero che conduceva al luogo del supplizio. Smemorato
125
1930
le bestie pericolavano, insieme al Tarmito e alla guida
126
1930
legato per la gola al fusto di un albero
127
1930
di Nicodemo lo precipitarono al di là del mare
128
1930
sagola offerse la bandiera al Tarmito: — A voi il
129
1930
espiazione. ¶ XXII. ¶ Isaia seduto al calcio di una carruba
130
1930
leggere, alzava le mani al cielo, vi rivolgeva supplice
131
1930
ali ripiegate, si portava al limite del “luogo” e
132
1930
Isaia. ¶ Don Josè avanzava al vertice destro, il Tarmito
133
1930
e volse il capo al cielo. ¶ Il Tarmito che
134
1930
aia, poggiato il torso al tronco di una rovere
135
1930
da pellegrino erano pronti al calcio di una carruba
136
1930
sole s’era tuffato al di là della foresta
137
1930
lor cammino oscilla ¶ che al destin par della tua
138
1930
abissatosi nell’Oceano. ¶ Accovacciato al calcio di una rovere
139
1930
tutto osare. ¶ Sulle gruzzaie, al di là dell’Estancia
140
1930
Fazende con un ceppo al piede, che le inchiodava
141
1930
piede, che le inchiodava al luogo ove fu loro
142
1930
ancore, gli davano volta al monachetto. Le imbarcazioni incocciate
143
1930
e mostrò il cibo al Tarmito: il Codice Penale
144
1930
a caso — disse Cesare al Tarmito — e leggi. ¶ Il
145
1930
vittima della parola libro al plurale. Ed ora dacci
146
1930
banane dava l’idea al Tarmito che fossero stati
147
1930
aveva il viso uguale al colore della stadera, ravvolto
148
1930
Cesare condusse il Tarmito al “Circolo di studio”. Nel
149
1930
sospeso nel mezzo tenuto al trave da un cordino
150
1930
l’Argene che, seduta al tavolo, priva della cassetta
151
1930
con gli occhi volti al cielo, il cui animo
152
1930
settimana di Passione intorno al Calvario, di quelle che
153
1930
della povertà, della fame, al pericolo, all’angustia, alla
154
1930
gesso, mettevano torno torno al trespolo, santi, madonne e
155
1930
ed ossi, passarono davanti al pensiero smarrito del Tarmito
156
1930
in amore che miagolavano al sereno. ¶ In quella città
157
1930
descrittogli dalla spia n. 13 al paese, gli saltellava sempre
158
1930
come un fico crepato al sole, con gli occhi
159
1930
dalla paralisi lo insospettivano. Al calcio di un albero
160
1930
uva sul tino colmo al tomito. A guisa dei
161
1930
mise una mano davanti al viso ridotta un bidente
162
1930
città rombava, trepestava, mugliava al di la di una
163
1930
di una cancellata che al Tarmito rimaneva sotto le
164
1930
battito di cuore dava al foro uno zampillo di
165
1930
onde di bianco stemprato. Al di là fremeva una
166
1930
di casa sua. Sotto al calcio dei tronchi immani
167
1930
lucenti di finissima seta al cui centro irradiava un
168
1930
fu colmo, lo offersero al Tarmito che se lo
169
1930
Nelle ore morte, intorno al carretto si aggirava gente
170
1930
da una trave, appeso al cappio d’infamia. ¶ Il
171
1930
In un attimo intorno al Tarmito si radunarono un
172
1930
vasta pianura che slargava al di là della valle
173
1930
ponte che per salire al vertice è mestieri andare
174
1930
gli fruttava cento scudi al mese erano la meraviglia
175
1930
macèa delle case, dissi al calunniatore: — Questa pietra verde
176
1930
un tronco di castagno al sole, introdusse i viandanti
177
1930
giorno ¶ di notte ¶ fino al punto ¶ della morte. ¶ Gli
178
1930
La donna si presentò al marito con la bocca
179
1930
mano. ¶ Niccolao fece sapere “al Vangelo” di tutte le
180
1930
vostro sangue e assuefarlo al mondo, di là dal
181
1930
ogni ragazzo aveva infilzato al braccio un canestrone di
182
1930
ramoscello d’olivo e al cappello una penna d
183
1930
terra. ¶ Isaia fu portato al di là del mare
184
1930
bestia che si ravvolge al piè dell’albero con
185
1930
il Tarmito, s’approssimò al Catro s’udì latrati
186
1930
torso gagliardo, sedeva dinanzi al fuoco, sulle gambe, dalla
187
1930
neri, alzavano i pugni al cielo onde fugare uno
188
1930
come un cuoio disseccato al sole depilava gli occhi
189
1930
Il Tarmito si assise al posto dell’ospite, Isaia
190
1930
I loro padri sono al di là del mare
191
1930
civili. ¶ — Quando avrete tremato al tremito della foresta il
192
1930
sulla sponda, si trae al secco e si colma
193
1930
dal mare di Danimarca al Baltico, da quello di
194
1930
all’Arabia, ai Cafri, al Congo alla Guinea, Capoverde
195
1930
tutti ritornavano col pensiero al loro paese, alla famiglia
196
1930
fantasticavano l’approdo estremo al piccolo camposanto come ad
197
1930
ivi si parlava come al loro paese e si
198
1930
Cretic” — disse il compagno al Tarmito mentre si riducevano
199
1930
Cretic” era stato avvistato al largo di Barcellona. Ancora
200
1930
là davano il fuoco al fasciame su cui i
201
1930
gatti annegati colla corda al collo. I battiti dell
202
1930
celesti, con le perle al collo, ai pendenti. I
203
1930
sego rosso mattone, metteva al posto gli invitati su
204
1930
con un berretto uguale al cappuccio delle ghiande, dalla
205
1930
delle Sacre Scritture, stendeva al suolo dei tappeti cifrati
206
1930
di una pelle simile al cuoio battuto sulla pietra
207
1930
L’hai voluta? ¶ — Legatela al collo! ¶ — Col gogio noi
208
1930
trasportata in una camera al piano di sopra, fu
209
1930
morta! — La ragazza parlò al Tarmito col medesimo tono
210
1930
uno sull’altro accatastati al capezzale, un vestito di
211
1930
di sopra lo tirarono. Al primo oblò aperto il
212
1930
si dette in pasto al mostro. Per qualche ora
213
1930
nere, in cala, anelavano al piccolo porto. Il grande
214
1930
fredde come le pale, al Tarmito pareva d’essere
215
1930
imbracato con la testa al gancio dell’argano, sollevato
216
1930
la terra si sgretolava al battito dell’onde, una
217
1930
di lumi parevano pigolare al paese inerpicato sulla roccia
218
1930
sul giogo del Pirenèo al cui impeto l’isola
219
1930
pareva còlta dal sonno al dondolìo dell’Oceano. Il
220
1930
impastando il gorgoglio sonoro al muggito rauco. Dalla sepoltura
221
1930
zitti che ognuno bada al suo lavoro perchè l
222
1930
Quelle lontane rientreranno stanotte al sorgere della luna, quando
223
1930
barche d’argento erano al dondolìo dell’onde. ¶ Sulle
224
1930
favella del paese tramutò al Tarmito il gran rio
225
1930
si misero torno torno al Tarmito quasi volessero sentirne
226
1930
celesti. Il rio correva al di là del tavolato
227
1930
furiosamente insieme quando lavorava al tombolo: una bianca trina
228
1930
Il Tarmito si destò al picchiottìo dei mazzuoli. Prima
229
1930
aveva detto un giorno al Tarmito: — Se ti accadrà
230
1930
pungua reche oico catupiribe. ¶ Al riparo della corrente impetuosa
231
1930
tempo all’acqua e al sole, glabro e incartapecorito
232
1930
Storia dalla sua fondazione al Congresso di Chaux de
233
1930
Opera di “La Vagre” (al mondo Giovanni Domanico): il
234
1930
bello — disse l’ometto al Tarmito — tu sei un
235
1930
sulla fronte e disse al Tarmito: — Sentimi il cuore
236
1930
di ceralacca lo allucchettò al mozzo e disse: ¶ — Tra
237
1930
udiva scricchiolare l’ossame, al triste ricordo, ardeva tutto
238
1930
Serchio — disse l’omino al Tarmito. ¶ Una negra sozza
239
1930
cagliato: parve un condannato al supplizio che uscisse di
240
1930
volta con il boia al lato. ¶ XI. ¶ Quando furon
241
1930
si inginocchiò davanti come al Santissimo, si segnò, stette
242
1930
madre, sollevandosi, s’annodò al tronco del figlio singhiozzando
243
1930
sedile, appoggiò le gomita al finestrino e il viso
244
1930
treno, lo alzavano stillante. Al passaggio al livello, traverso
245
1930
alzavano stillante. Al passaggio al livello, traverso il crociale
246
1930
appoggiati, come due mendichi al calcio di un pioppo
247
1930
Tambura ispida, si accampava al di là, tra un
248
1930
Il mare implacabile rettilineo, al contrasto del treno, pietrificava
249
1930
sui lor sacchi, appoggiati al manico dell’ombrello, tenevano
250
1930
bigio che sono spalancate al di là dell’Oceano
251
1930
vengo a far tirare al paese. ¶ — Beato te che
252
1930
carogne, un vocìo simile al sibilo di un vetriciaio
253
1930
dalla paralisi, andava lacrimando al destino di morte. Il
254
1930
di tumoli vacui davano al gran piano la terribilità
255
1930
e il compagno giunsero al quartiere delle Grazie dove
256
1930
combusti sbiacciuchenti, stavano impalati al tavolo, levantini dal naso
257
1930
nelle fiere del Levante. ¶ Al di là di certe
258
1930
una mano aperta davanti al viso. ¶ — E tu ci
259
1930
la giubba e salì al ghiaccio della coverta. Il
260
1930
si elevava la lanterna. Al di là del Bisagno
261
1930
tra pianti dirotti. Intorno al piroscafo ronzavano, come sciame
262
1930
chiasso, gente col fischio al culo ma di sasso
263
1930
baci alla terra e al cielo, gli uomini salutavano
264
1930
Amedeo volse le spalle al piroscafo, cercò qualcosa di
265
1930
le bandiere, che garrivano al sole alitate dal vento
266
1930
neri e bigi saliva al bianco silenzio del cielo
267
1930
grigia con gerani laccati al vero, archi fondeggiati di
268
1930
dal vento facevano navigare al contrario le isole dei
269
1930
quanto è in me al loro bene, io ho
270
1930
bisogno di non vederli”. Al pensiero di Amedeo balenarono
271
1930
quando egli era seduto al cospetto del mare e
272
1930
e s’erano battuti al largo puntando verso la
273
1930
stretto e l’altro al Golfo del Leone. Un
274
1930
giovani riandavano col pensiero al piccolo porto del loro
275
1930
covette gemono nei cantacci, al battito delle vele, al
276
1930
al battito delle vele, al profumo della pece bollita
277
1930
agli stropoli, alla stoppa, al favellare col calafato che
278
1930
che accordava il dialogo al battito del mazzuolo. Ognuno
279
1930
il viaggio breve vicino al battito della terra, il
280
1930
sterpi ¶ suona la selva al sibilar dei serpi. ¶ Acqua
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e alato ¶ si corse al Giglio col coton serrato
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cantore si sedette singhiozzando al tavolo: ¶ — Povero Cosimo, il
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Sotto i cipressi, vicino al mare. ¶ Le lamentazioni dell
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pensare tutta quella gente al viaggio ultimo, composti entro
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aveva veleggiato dall’Egeo al Magellano, dal Golfo di
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dal Golfo di Biscaglia al Promontorio di Carafeo, dal
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come un motivo funebre, al mare rapido che, col
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di flutti, sette volte al giorno e sette la
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andrei a fare fuori al molo. ¶ — Che scandali! — diceva
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i numeri per giocare al Lotto. ¶ Il padre smandriato
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culattavano come le scrofe al trogolo. ¶ Lo scolopio entrava
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profitto: quindici. ¶ — E sognai al contrario di nutrirmi di
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s’avviava di corsa al botteghino. Le pinzochere squadrasciate
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voi! — gridarono dalla finestra. ¶ Al gobbo gli pareva d
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sguardo mansueto inteneriva, rifischiava al Casone tutto quel che
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alzò, randolò il trespolo al gobbo, lo augnò mantrugiandolo
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un diavolo ti agiti al vento sì che le
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certe stanze ove sopra al portale c’era uno
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schioppettate se si accosta al pagliaio, cui abbaia il
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scrutate dalla guardia, quelli al cui passaggio si pianta
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io vi vedo. Alzatevi! Al rullo pugnace tremeranno tutti
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che lo spettro parlò al Casone, la gente era
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saette, noi daremo volta, al calcio di un pioppo
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i vortici ci porteranno al mare. Io sarò in
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l’arcate dei ponti. Al baleno freddo delle saette
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disperazione, vagava in riva al mare: tristi e pusilli
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piedi s’era irrigidita al muro. L’uomo toltosi
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manze, i vagiti impastati al mugghiare dei buoi. ¶ Lo
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gemevano il suo nome al vento. Così per tre
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Disse che era venuto al Casone per smascherare uno
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e alzandosi e avvicinandosi al tavolo: — Non voglio che
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avvolta di leggende anche al paese natìo. I catecumeni
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Il Tarmito s’avvicinò al volto dell’uomo, lo
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moglie del ciabattino spraccata al canto del fuoco alzò
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coi baffi e disse al nepote mordendo una setola
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uomo una notte parlò al cospetto dei catecumeni. Egli
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della pece, la struggeva al lume e glie la
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antesignani che avevano battuto al Casone, l’unico a
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messi in tempesta. Capitò al Casone un antesignano colossale
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porta l’acque soverchie al mare. ¶ — Io mi chiamo
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che mi ha condotto al porto sognato. Quando veleggiò
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porto sognato. Quando veleggiò al largo dell’isola aveva
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lo teneva di continuo al mare da dove suole
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di olivi cenerini frusciavano al rezzo antelucano. Un piccolo
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un cenno di minaccia al piano. Le armi s
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pesante egli aveva ravvolta al torso come i rimorchiatori
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sanguinante di pietrame ruinato, al monte Gabberi aspro di
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arcigne di cattedrali misteriose al cui vertice nereggiavano delle
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dirupi immani crateri lanciavano al cielo dei blocchi come
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il luogo si volse al Tarmito e disse: — Entra
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una montata di sangue al capo e un gelo
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orto fioriti di celeste. ¶ Al mattino la madre si
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opra, fissava il vuoto, al di sopra degli occhiali
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i giaguari sitibondi basiscono al sole sulla poltiglia bollente
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nella casa, si assisero al tavolo sereni. I tre
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ammannito qualcosa di più al desco. Amedeo era già
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sul pancone, s’attortigliava al collo la mantella, sbadigliava
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Le immagini che erano al pilastro della porta – Cristo
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Le strade, che davano al mare, erano bianche e
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e lo avevano adeguato al mattonato. Guardò le finestre
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signora Dina: chiamavano così al paese una donna dal
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paesi di Liguria, lavorava al tombolo sull’angolo della
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udiva qualcuno torno torno al chiosco, alzava la testa
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si andava a grattare al calcio scabro di un
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la signora Dina. ¶ Dirimpetto al chiosco abitava una verginella
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le foglie del tiglio al lume settembrino, gli occhi
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indugiava a leggere giornali al chiosco. ¶ — Chi? ¶ — Ah.... ah
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ti getti nella cisterna, al tonfo corre gente, t
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Il gobbo si spennava al muro e Filiberto agganghiva
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accennavano un Crocifisso imbullettato al muro. ¶ — Pensa che se
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meridiano di continue caldaccie al capo. I tre s
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delle montate di sangue al capo: — figgiu du diaul
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colpi, mostrava l’ammaccature al Tarmito: — Per via di
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spartana era stata portata al paese da gente che
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qualcuna spaurita s’aggranfiava al vetrame confitto sui muri
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dànno il fuoco come al fasciame grumato dei bastimenti
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fu calzato di puntali al telaretto tanto lisi che
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cera della carne marmata. Al collo gli legarono una
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acqua incatramato. Sul tetto al posto della croce c
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polsi tamponati. Giunto davanti al Casone scese e schioccò
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rossa che aveva appiccata al collo parve un fiotto
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nel tragitto dall’andrione al carro l’inceratino fu
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paese, il carro trabalzò al passaggio a livello, s
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signora mantrugiava il cotrione al gobbo. ¶ A cento braccia
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mezzogiorno parava il sole al casamento. La prigione era
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sempreverdi. Le celle erano al piano di sotto; pertugi
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di celeste dati fondo al largo. ¶ Dirimpetto alle celle
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La cappellina in fondo al giardino l’avevano trasformata
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ferrate. ¶ — Vieni, bello — diceva al censito dandogli un torcicollo
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le donne urlavano: — Andate al Casone. ¶ Quando una famiglia
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loro: — Perchè non andate al Casone? ¶ Il Casone con
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bene inzavorrati di vino, al cieco ribollì il dividendo
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un dito in faccia al Zoppo — lo scentapollai, il
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gl’infilò la chitarra al collo. Il vecchio gli
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era mezzo scosciato rimase al tavolo a farneticare: — Cotesto
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si sedette sul pancone al tavolo. ¶ — Lo può comprare
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non lo conosce — disse al padrone schiacciando un occhio
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la consigliò di passarle al collo delle acciate di
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cordone si sarebbe attortigliato al collo del bimbo e
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lurido stava chiotto chiotto al sole come un biacco
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con le nottole tirate al tornio e dorate a
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parevano sbattolare le scarpe al ghiaino. ¶ Quello che capitava
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qui si beve tutti al medesimo bicchiere. ¶ — Buon da
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Il sabato, da mezzanotte al far del giorno, nella
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e dì. ¶ Noi confitti al nostro orgoglio ¶ come ruote
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le tenevano ferme e al disopra dell’arco di
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lampi davano l’itterizia al pietrame, la pioggia dirotta
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ammollavano, come i baccalà. ¶ Al di là della Quota
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lo portavano in dono al superiore il quale gli
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grumata sul pelame sdraiati al sole e in segno
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la cenciaia mézza fumava al sole sui reticolati. ¶ Le
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notte dalle ali che al tepore si aprivano come
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meridiano, ebbe un battito al cuore. Il sepolto emergeva
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come accecata. La gente, al loro passaggio, si gittò
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della pineta che ondeggiava al vento come uno stagno
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soldo andava dalle selve al ponte della Freddana con
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un bufalo. ¶ Nella commozione al Tarmito gli pareva ancora
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roventi dava le vertigini al sangue. ¶ Su tutti i
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sulle cui mensole acciocchivano al sole i gatti tignosi
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vita sembra di costringerle al martirio: di quelle che
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rafano. ¶ Gli stampi bollivano al sole, caldi come la
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che portavano le scrofe al verro. Quegli statuoni di
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sulle cervici. ¶ — Là trogole! ¶ — Al maschio! ¶ — Via!!.. ¶ Le donne
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sul pietrato o rivolte al cielo erano sventrati sull
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nel fondo. ¶ — Venite avale: al godi-godi. ¶ — Inguviatevi. ¶ — Non
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rudimentale era in mezzo al prato col coperchio ribaltato
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coltella nel petto, fino al manico. Il sangue gli
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con le gambe posteriori al ramo di un albero
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che portavano le scrofe al verro. Una ragazza coi
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svitate, essa si avvicinò al catro dello stallino, tirò
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si mise a cavalcioni al sacco delle pagnotte, uno
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una mano e disse al mulo: — Arilà, o ti
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misero tutti torno torno al cordone di pietra che
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mano muliebre. ¶ — Resisterebbe cristo al tamburamento di una giornata
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il cervello dei soldati, al rezzo del vespero, diventò
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logica, quelle che davanti al sangue mestruale erano prese
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anima casta pareva sfiorita al vertice dello stelo. Le
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soldato Pieroni faceva resistenza al teschio col cuoiame strinato
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pugnale confitto nel mezzo al petto come crociati. Il
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nell’ossa forate, dettero al teschio la rósa dei