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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovanni Battista Casti, Poema tartaro, 1796

concordanze di «all»

nautoretestoannoconcordanza
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1796
abbandonando le natie contrade ¶ all’orde vincitrici, eran discesi
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fu di quel duce all’udienza ammesso. ¶ Con aria
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far meglio ei crede, ¶ all’ignorante duce il catechista
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dolci maniere, ¶ cuore sempre all’amor facile e prono
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suoi creditor usar solea ¶ all’odio universal scopo il
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avea né mente, ¶ e all’inquiete ambiziose voglie ¶ preferì
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e i Persi ¶ giunsi all’estreme mete del Catai
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noncuranza, ond’ella ¶ cercò all’edaci brame esca novella
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tenne; ¶ ed ei, che all’ozio ambizion pospose, ¶ cesse
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ventura. ¶ Il mondo costa all’uom sì poca cura
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e la viltà mista all’orgoglio, al fasto». ¶ Così
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proposte, ¶ e l’uno all’altro fe’ delle dimande
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risposte; ¶ e l’uno all’altro ciaschedun de’ due
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cittadin non mena ¶ sicuro all’ombra delle leggi sante
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agevolò pronti e felici ¶ all’ardir temerario, all’imprudenza
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felici ¶ all’ardir temerario, all’imprudenza; ¶ e il capriccio
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giorni nostri e se all’umane cose ¶ qualche parte
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che al Perso e all’Arabo somiglia. ¶ La tartara
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scena, ¶ la cabala possente all’erta stassi: ¶ le vie
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ai lor disegni e all’uopo lor primiero, ¶ e
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atti, ai volti ¶ e all’abito li credi un
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e spesso l’uno all’altro contraddice, ¶ sparsi e
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non si disvia: ¶ perciò all’intento e al bel
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n’odi ¶ che orrore all’onest’uom fanno e
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ringrazi; ¶ e invan sottrarti all’avanie pretendi, ¶ invan le
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alla lor agricoltura ¶ e all’interno commerzio anche lo
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esterno ¶ da questi lidi all’ultimo Occidente, ¶ e in
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negoziar, ti tocca ¶ startene all’erta ed aver l
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onori ottiene ¶ e presso all’immortal Toleicona ¶ fida compagna
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obblighi pervenne, ¶ altri sostituendo all’esercizio ¶ di quell’assiduo
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alla chioma prestò, né all’opra porre ¶ sdegnò la
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e patrocinio ¶ li ridussero all’ultimo esterminio. ¶ Con lusinghe
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spesso ¶ serve di giuoco all’oppressor l’oppresso. ¶ Dunque
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lor vesti esteriori, ¶ sostituendo all’unte pelli e ai
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le selve, ¶ più che all’uomo eran simili alle
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il mondo inter sino all’erculea meta, ¶ scaccia ogn
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quei pochi istanti che all’amor concedo. ¶ Il ciel
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stesso. ¶ Cuslucco in braccio all’ozio e alla mogliere
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capriccio preferir gli piacque ¶ all’alta speme...» e diè
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lunge; ¶ e del resto all’amica mia ventura, ¶ che
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siedo sul trono ¶ e all’amore e al piacer
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mascherarse ¶ con vari emblemi all’uso europeo, ¶ e coperti
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occhio addosso ¶ e un all’altro chiedea la patria
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e Italia allor molto all’usanza. ¶ Plauso fe’ lor
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occasion ti offersi ¶ e all’auge ov’or tu
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tutte in pari movimento ¶ all’improvviso transito del vento
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il gran bestion, che all’aria altera, ¶ se nol
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dal sovran favore. ¶ Così all’ombra del trono il
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ei stesso, o tiene all’altro il sacco; ¶ e
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torti ¶ che ognor fansi all’onesto, al giusto, al
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in mezzo alle cittadi all’aer scuro ¶ dal nobil
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e l’inquietudine ¶ – istinto all’uom sì natural, sì
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strinse al seno. ¶ Osmida, all’amichevole accoglienza ¶ conoscendo che
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rispettabil nome ¶ più che all’istessa autorità sovrana ¶ s
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inspiri sol dispregio. ¶ Grazie all’amor del ver che
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fame allor di Gengiscano ¶ all’Impero minaccia la ruina
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vuol che il Gepanese ¶ all’armi sue non opporrà
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sentimenti, ¶ ma la mente all’ardir mal corrisponde; ¶ e
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mostacci, ¶ al rabbuffato crin, all’irta barba ¶ rassembrano satelliti
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la gamba afferra; ¶ ma all’urto del destrier cadde
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Di sì feroce crudeltà all’aspetto ¶ in cor freme
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monumento eresse, ¶ acciò che all’Asia e all’universo
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che all’Asia e all’universo intero ¶ nelle postere
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Onde chiunque alla barbarie, all’ira ¶ dei Mogolli avvanzò
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allor che si lanciaro all’acque. ¶ Ed omai di
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perché forestier, tosto bersaglio ¶ all’invidia divenne e all
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all’invidia divenne e all’insolenza, ¶ onde, senz’altra
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Scardassale ¶ e di Catuna all’udienza è ammesso; ¶ e
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stupende e portentose. ¶ Forse, all’opposto, alcun eroe già
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al folle orgoglio e all’impostura omaggio. ¶ D’Aganippe
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le fameliche cicale ¶ che all’ingresso si stan del
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onore ¶ che avria raccomandato all’asiatica ¶ Regina il pontificio
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e la pompa ama all’eccesso, ¶ onde per riuscir
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sen prende ambascia ¶ ed all’industria libertà si lascia
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mezzo alla Gloria ed all’Amore ¶ la pinse al
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Caracora va quei che all’amico ¶ o alla consorte
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augusto e grande ¶ fin all’estremità dell’emisfero ¶ per
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risposta, inver bizzarra alquanto, ¶ all’altera Catuna, e che
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contro Federico, ¶ istigasse Catuna all’armamento, ¶ cui poi con
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tuo direttore ¶ che te all’abbandonato ovil richiama, ¶ torna
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spazio egual lontano, ¶ tutto all’intorno il sacro tempio
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stanza. ¶ Così d’Europa all’ultimo confino, ¶ trascorrendo la
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ascende ¶ che dignitade accresce all’edifizio, ¶ che indietro d
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ai semplici nepoti ¶ e all’ignorante volgo i sacerdoti
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trapassar vicina ¶ s’inchinano all’augusta pellegrina. ¶ Giunta al
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imbandita già mensa trovaro ¶ all’ombra amena e presso
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ella prestar gran fè all’oracolo; ¶ e a Fo
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e splendor di Caracora, ¶ all’opra, all’opra! O
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di Caracora, ¶ all’opra, all’opra! O voi, mogolli
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scopra! ¶ Suvvia, mogolli ingegni, all’opra, all’opra! ¶ Ella
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mogolli ingegni, all’opra, all’opra! ¶ Ella il fondo
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salta, tronca, confonde, e all’ignoranza ¶ l’impertinenza aggiunge
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al piè cade e all’aspetto ¶ degno è di
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ratti ¶ e di miracoletti all’occorrenza. ¶ Ma chi non
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alchimia. ¶ Né d’uno all’altro cardine del mondo
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Stato. ¶ Al giurista e all’economo pedante ¶ Azzodin non
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quel signore; ¶ anzi, disse all’orecchio a Macartai ¶ che
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faccia ¶ l’ambizion congiunta all’impotenza, ¶ che non gloria
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ver si dia ¶ ed all’eccelsa oriental Reina: ¶ malgrado
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intervenia con seria cura ¶ all’assemblee misteriose arcane, ¶ scuole
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gli indusse a mostrarsi all’occorrenza ¶ non inimici almen
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abbandonato alla mollezza e all’ozio ¶ disonora l’impero
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cade, ¶ questi dal basso all’alto a un tratto
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valersi e trar profitto all’occorrenza; ¶ ma stava Fareddin
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dal lido Egeo fin all’eoa marina, ¶ più grande
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pelago interpose, ¶ invan natura all’Europeo le ascose. ¶ Omaggio
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artefice, il soldato, ¶ ed all’oppresso e al misero
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il van splendore ¶ pospose all’util pubblico e al
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assalse; e pria che all’armi ei man ponesse
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e le pupille intente ¶ all’opra ha sì ch
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oro ¶ passar dall’una all’altra man rimira; ¶ onde
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Bibrac allor la lente all’occhio accosta, ¶ gli osserva
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amica ¶ e s’incammina all’indigenza antica. ¶ Or il
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indegni, ¶ toglie le gemme all’innocente sposa, ¶ del coniugal
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fine ¶ venuto d’Asia all’ultimo confine. ¶ E soggiungea
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contenta e gaio aspetto ¶ all’inclito Orezeb fe’ complimento
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Spesso» dicea Carpin «Anche all’uom santo ¶ le terrene
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schiera ¶ montò per ire all’altra riva un giorno
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treno a riguardar, che all’altra riva ¶ di metalli
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celia cessar, che già all’opposta ¶ riva l’aurato
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costruir sul gusto che all’inglese ¶ disselo poi l
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o Can fosse elevato ¶ all’alto grado e al
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altrui, ma di virtù all’aspetto ¶ s’empie di
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ma cotant’odio ¶ porto all’orgoglio quanto non portonne
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portier ch’era occupata. ¶ All’improvvisa novità, sospetto ¶ tosto
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fio ¶ delle calunnie ordite all’onor mio. ¶ Sorti, s
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orme in te veggia». ¶ All’ardita disfida e alla
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e titolo dismesso ¶ e all’odio e alla vendetta
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s’avvicina ¶ infinché presso all’artica non giunga ¶ terra
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il marinaro abbassa; ¶ ecco all’isola scende e alla
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osservò, molto ritenne. ¶ Vivandiero all’esercito mogollo ¶ con una
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con Memma pretendea far all’amore, ¶ e osò darsi
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corte, in pubblico e all’armata ¶ coi capitani e
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celia. ¶ Ma in mezzo all’armi ed al furor
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solenne in pubblico baciolla ¶ all’incirca due dita sotto
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Memma succeduto avria. ¶ Insomma, all’apparir di quella strega
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Gengis lo seppe e all’infedele sposa ¶ preparò memorabile
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Asia avean lor stanza ¶ all’isole più austral della
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poi reso più ardito ¶ all’opposta penisola pervenne, ¶ di
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abitate e le deserte ¶ all’Oriente e a Borea
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birro altri ne mena ¶ all’isole che sono a
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può lo stesso dì, ¶ all’isole deserte in picciol
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appendi il voto». ¶ Tommaso, all’idea sol del gran
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figlio ¶ poi con Turfana all’isole l’invia; ¶ e
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alcun accosti ¶ il fuoco all’esca, acciocch’arda e
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il grido popolar tumultuoso ¶ all’isole deserte iva in
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lei l’accesso è all’onest’uom precluso ¶ e
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vero amor, di gloria ¶ all’immortal Catuna il cor
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passion sua prediletta. ¶ Tirava all’uom più che al
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orgoglio pien diè leggi all’Asia intera ¶ e di
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insistenza ¶ che usar volesse all’esule indulgenza. ¶ Ma quegli
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legge Caiuc d’Asia all’Impero. ¶ Levò un’armata
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al soglio, ¶ e forse all’armi avrian posto anche
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tenersela vicina ¶ volle mandarla all’isole in esiglio, ¶ che
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mar lo getta ¶ e all’esca insidiosa il pesce
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donna che diè legge all’Asia tutta?» ¶ Ella, esecrando
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il tuono antico ¶ fece all’esuli donne, e a
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fatto avea Toto e all’isule degli orsi ¶ proseguito
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esuli donne ¶ ivi lasciando, all’isoletta andonne. ¶ Zelmira intanto