Luigi Pirandello, Enrico IV, 1921

Se credeva d'essere alla Corte di Francia! ¶ Bertoldo

guardando verso il ritratto alla parete). Aspettate! Non mi

come per un brivido alla schiena: ¶ Dio, che senso

che una figlia somigli alla madre... ¶ Belcredi Patatràc! Ecco

forse così? ¶ Belcredi (rispondendo alla marchesa). Ha detto che

in me com'ero alla sua età; mentre io

che esso può ricordare alla signora Marchesa: mosse, gesti

quelli che prendemmo parte alla cavalcata. Così, per serbarne

caduta e la percossa alla nuca, che determinarono il

ritratto ¶ - taf! una botta alla nuca - e non si

destra (quello più vicino alla ribalta) e viene fuori

più all'abito che alla persona. ¶ Donna Matilde Questo

di attesa, in mezzo alla neve, già quasi assiderato

nel castello di Canossa alla presenza di Gregorio VII

porterai di là. ¶ Poi alla Marchesa, accennando di cingerle

Belcredi indosseranno da sè, alla meglio, le tonache da

prestano, ho capito! ¶ Perfido, alla Marchesa: ¶ Badate, che diventa

Enrico IV. È presso alla cinquantina, pallidissimo, e già

tempo il dolore. ¶ Mostra alla Marchesa, quasi con civetteria

spiego, Monsignore? ¶ Si riaccosta alla Marchesa, e osservandole i

fatale che assegna limiti alla volontà. Ma, dico, se

e due le mani alla vostra tonaca santa, di

potuto fissarla... - ¶ Si riaccosta alla Marchesa. ¶ A voi non

VII sarebbe perduto! - Resisto alla tentazione, e credetemi che

dolce e dolente umiltà alla Marchesa. ¶ È venuta con

indica il suo ritratto alla parete, quasi con paura

detto, e chiaramente! ¶ Voltandosi alla Marchesa: ¶ Non è vero

del trono, indicando perciò alla sua sinistra. ¶ Belcredi L

e di me... ¶ Belcredi Alla grazia! Non m'ha

che lo legano ancora alla sua finzione, ridandogli quello

quasi coi nostri orologi alla mano, aspettare che si

venire un po' avanti alla figlia, senza tuttavia coprirla

che cosa, e poi alla fine s'è sceso

mente di trovarsi davanti alla Marchesa Matilde di Canossa

più gli altri credono alla loro serietà - non fanno

vi riverisco, Monsignore. ¶ Davanti alla soglia della comune, fin

si deve stare così! ¶ Alla vista dei quattro inginocchiati

la porta. ¶ Si reca alla comune; la apre; ne

luce. Sedete, lì attorno alla tavola. Ma non così

Si dovrebbe poter comandare alla luna un bel raggio

e che io, seduto alla finestra non possa essere

sala come quella... ¶ accenna alla sala del trono. ¶ Enrico

mille e cento, qua alla Corte del vostro Imperatore

ogni effetto segua obbediente alla sua causa, con perfetta

vedremo... ¶ Si sente picchiare alla comune. ¶ Chi è? ¶ Voce

c'è solo, sfuggita alla distruzione, questa mia vita

invita a sedere davanti alla tavola: ¶ Sedete, padre, sedete

attigua, con Giovanni, come alla fine del secondo atto

Enrico... ¶ Enrico IV (arrestandosi alla voce, come colpito a

tradimento da una rasojata alla schiena, volta la faccia

questi dà subito luce alla sala: luce strana, di

di sua sorella, fino alla morte? ¶ Enrico IV (che

fu? Chi stava dietro alla nostra coppia? ¶ Enrico IV

novembre, appoggiato col braccio alla spalliera del sedile, in

Belcredi Siamo arrivati, guarda! alla conclusione, che i pazzi