Giovan Battista Marino, La sampogna, 1620

volse ¶ con aguato furtivo allor rapirla. ¶ Sen'avide la

richiamaro indarno. ¶ Ma quale allor si fece e qual

s'assise, ¶ e come allor rapito e quasi astratto

buio ¶ baratro d'Acheronte. Allor colei, ¶ che 'nfino al

e vittime. ¶ Voi pur allor gradiste ¶ gl'inni facondi

doma, ¶ pur non potesti allor del petto alpino ¶ non

Filomena imparasse; ¶ e ch'allor cominciasse, ¶ imitator dela favella

verde augello; ¶ e ch'allor sonnacchiosi ¶ apprendessero ancora ¶ il

del gran fallo pentito, allor si tolse ¶ dal sordo

soavità del'armonia ¶ ch'allor potuto a suo talento

con la pantera ¶ concorde allor la damma; ¶ non fuggì

semplicetta. ¶ Frettolosa e confusa ¶ allor come può meglio ¶ il

e spazioso piano. ¶ Dando allor fiato e voce ¶ ai

articolar le voci ¶ ben allor io mi sforzo, ¶ e

notturna vision disparve. ¶ Destossi allor la sbigottita, e quanto

l letto voto. ¶ Tosto allor la paura il sonno

ramarico diletto. ¶ Et ecco allor de' Satiri la turba

contemplarla apieno, ¶ preziosa corona allor si tolse, ¶ opra già

gli salta. ¶ Gli omeri allor le porge ¶ lo Dio

dolci pianti ¶ sorridente asciugava. Allor, baciando, ¶ lusingando, e leccando

nobil parte. ¶ Il tauro allor, che fu ministro e

tal suon la favella allor disciolse ¶ la reina di

sfrondati, ¶ i frutti scolorati. Allor correndo ¶ dansi tutte a

aita. ¶ Svela Bellona ardita ¶ allor del torvo e pallido

i crini sparsi. ¶ Pronuba allor la Notte, ¶ dipinta il

violator sacrilego. ¶ Et ecco allor nel terren molle et

il cor mio? – ¶ Et allor il ruscello ¶ parea gli

testessa ¶ cercherai forse indarno. ¶ Allor t'accorgerai d'aver

reciproco amor cambio concorde, ¶ allor gode, allor sente ¶ l

cambio concorde, ¶ allor gode, allor sente ¶ l'una e

amaro.» ¶ XXVIII ¶ E quante, allor ch'entro gli alberghi

impallidir le rose. ¶ XXXIV ¶ Allor del ciglio in un

vecchio, ¶ che 'n fronte allor baciommi, in sen mi

Quante volte la sera, allor che riede ¶ dai paschi