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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Catena Fiorello, Picciridda, 2006

concordanze di «ancora»

nautoretestoannoconcordanza
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e fimmina vulissi rinasciri ancora, simmai mi fussi concessu
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come non mai. ¶ Tenta ancora picciridda, sarai più fortunata
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da istinti ingenui. ¶ Stavamo ancora nei pressi del binario
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e riscattarsi. Così, con ancora i piedi per terra
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necessità di sentirla parlare ancora; uno slancio più esplicito
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ricoperte col sale ¶ Eravamo ancora alla stazione. La nonna
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L’acido in bocca ¶ Ancora prese dal dispiacere dei
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Milano, e poi saliranno ancora. Ma non ci pensare
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il manto stellato era ancora più intenso e ricco
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Quando mia madre era ancora a Leto, loro due
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D’inverno, invece, era ancora buio. Le finestre dei
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un crepitio morbido che ancora oggi è vivissimo nei
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incastravano in maniera perfetta. ¶ Ancora un po’ di impegno
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tutto. Scesi dal letto ancora in preda al sonno
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Come stai?» mi domandò ancora prima che potessi sedermi
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l’obiettivo, ne vogliamo ancora, e ancora di più
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ne vogliamo ancora, e ancora di più. ¶ Mia madre
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non avevamo futuro. Ero ancora piccola e già la
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Brillantina Linetti, la ricordo ancora. Il naso aquilino (ereditato
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certo mio padre. ¶ «E ancora a perdere tempo coi
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molti anni prima. Quando ancora sarebbe stata in tempo
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senza cervello» dichiarava Emilia ancora risentita. ¶ Nei mesi che
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mentre tornavo a casa, ancora prima di arrivare, indossai
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aspettava da anni. E ancora, le sceneggiate di Rosina
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cambiarono. Quando c’erano ancora loro, a tavola non
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legna, aveva un sapore ancora più divino. ¶ Chiudendo gli
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improvviso e ci svergogna ancora prima di finire, anche
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lento e malinconico. Faceva ancora un caldo terribile, e
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me tracce concrete. ¶ Ricordavo ancora con amarezza la delusione
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che indossavano le ragazze, ancora impregnati di naftalina. ¶ Anche
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lei non mi avesse ancora rivelato i loro piani
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E alle spalle sentivo ancora lo sguardo di mia
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famiglia. ¶ Lo avrei stretto ancora di più, quella sera
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Kennedy, da un altro ancora si scoprivano i tradimenti
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C’era tutto e ancora di più in quella
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cornetta mentre la mamma ancora mi salutava. Doveva chiedermi
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l’aiuto di Nora. Ancora qualche giorno e poi
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elementare. ¶ «Calma, c’è ancora tempo!» rispose lui tutto
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solo un ricordo. Arrivavano ancora, però, per la felicità
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Mentre la bambina-vecchia ancora parlava, io feci la
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dell’Australia, e altri ancora paventavano la possibilità che
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la zia Pina. ¶ Ma ancora di più avevo paura
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guance per ore, ma ancora di più per l
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terza. ¶ «E quest’altra ancora, forza! Così impari a
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ci ritrovammo a discutere ancora. O meglio, fu un
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cuccia troppo umanizzata. E ancora più assurda le era
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preoccupai moltissimo. Adesso avevo ancora più paura: c’era
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mi era troppo familiare, ancora più della carrozzeria del
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e supplicarlo di continuare ancora, ci fu un istante
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lenzuola e coperte. ¶ Vedendomi, ancora attaccati come un unico
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anche se non fa ancora tanto freddo è meglio
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lei stavolta era stata ancora più veloce nel prepararsi
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gli zii, e chi ancora più sfortunato con degli
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nonna non c’era ancora. ¶ Da sola, in quel
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dal mare. Allora gridavo ancora di più, perché ero
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e infine l’altra ancora, concludendo la frase con
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da un lato ero ancora arrabbiata con mia madre
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dimenticare, e basta.» ¶ Poi, ancora desiderosa di raccontare la
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risoluto mi faceva sentire ancora più piccola, ancora più
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sentire ancora più piccola, ancora più sottomessa. ¶ «E ti
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tu devi diventare forte. Ancora di più adesso che
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stella. ¶ Non nascondo che ancora quella mattina mantenevo in
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in mezzo, per renderla ancora più drammatica. ¶ Di Pippo
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sarebbe rimasta a letto ancora un po’. Pensavo, contravvenendo
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altra, e un’altra ancora, finché ebbi la necessità
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pietanze della sera prima, ancora immacolate. E in aggiunta
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prima volta la sentivo ancora più triste di me
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Nora. ¶ I tuoi erano ancora più lunghi e inoperosi
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Il dolore indotto è ancora più infame, perché si
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fare sempre meglio. ¶ E ancora, con i piedi nella
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ero sbagliata. ¶ «Vedi, Lucia, ancora devo spiegarti alcune cose
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cattiva pure con te. Ancora io non so se
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di cotone. Qui usciamo ancora con il cappotto, la
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ti avevo preso quando ancora lavoravo in quel negozio
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di mia madre era ancora vivissima dentro di me
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testa a tanti. E ancora, ragazze vestite come se
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circo variegato mi stringeva ancora più forte la mano
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silenzio ¶ Un giorno avvertii ancora più forte il desiderio
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va, Lucia? Qualcuno chiede ancora di me? Quanta voglia
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E poi le sorrisi ancora e ancora e ancora
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le sorrisi ancora e ancora e ancora. Alla fine
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ancora e ancora e ancora. Alla fine, con tutti
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emozionatissima, mentre la nonna ancora in piedi si liberava
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fonde alla mia anima ancora adesso. Mentre ricordo, tutto
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affettuose, e io avevo ancora tanto da raccontare. ¶ La
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disgrazia ranni». ¶ E poi ancora le solite frasi. Quel
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che i fiori fossero ancora freschi. ¶ Lì, nel nuovo
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scritta incisa sulla lapide ancora da rifinire. Ne era
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vita. Ma tu… ¶ Rimasi ancora un po’ seduta con
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quei giorni ¶ Si andava ancora a scuola, malgrado il
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dai pesci dei mari…». ¶ Ancora silenzio. ¶ Allora gridai: «Nonna
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Ascen­sione, e poi ancora San Giovanni, e… e
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Germania me li taglierò ancora. È meglio avere i
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Pippo, il Tamburo Lercio. Ancora lui, con la sua
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padre e a Melo ancora non gli è successo
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Sette. ¶ Otto. ¶ Sei. ¶ E ancora sei in matematica, e
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le nostre bellezze brillavano ancora di più. ¶ «“Siscillia”, oh
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presto, perché se rimane ancora lì, con gli occhi
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pillole ti avrebbero guarita. ¶ Ancora un funerale attraversò le
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strade di Leto, e ancora un corteo insensato di
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sdraio e ti immaginai ancora lì con gli occhi
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la spia. Oppure, alternativa ancora più raccapricciante, la nonna
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è come se fossi ancora lì. ¶ Picciridda per sempre
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Tràsi, picciridda, chi fai ancora davanti ’a porta?» ¶ Di
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qualche spinta, e poi ancora, quel sacco disgustoso non
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paura anche lui. ¶ Muovendo ancora la sua mano vecchia
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Così lo lasciai violarmi ancora con le sue mani
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stare in piedi. Guardai ancora una volta quel divano
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arrivava al mercato quando ancora gli ambulanti dovevano scaricare
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Mi lasciò senza fiato ancora una volta. ¶ D’altronde
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mia mano si mosse ancora qualche minuto, e poi
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arancia, mela e altro ancora… giusto per essere sicure
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brulle, altre fiorite, altre ancora dominate da casette colorate
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fremere d’aspettativa, dormivo ancora. ¶ Non feci in tempo
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marito di Rosina bevesse ancora oltre i limiti consentiti
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a tavola. Insieme. Felici. Ancora volevo credere alla felicità
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che non si erano ancora rassegnati a vivere lì
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mio corpo si scuoteva ancora, perché una parte di
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parte di me era ancora in quella casa maleodorante
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lo zio Mario erano ancora giovani, perdio, avevano tutto
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agli altri? Nella testa ancora mi risuonavano le parole
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le orecchie mi risuonavano ancora le sue parole, minacce
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da letto Pietro, che ancora rideva per il gioco
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terra, con la faccia ancora sporca di fango. Come
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voltata di spalle, piangevo ancora di più. Mi sembrava
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il cuore che fosse ancora sveglia per raccontarle dei
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mia famiglia, mi sembrava ancora più struggente. ¶ Mi addormentai
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per non lasciarmi inabissare ancora e ancora nel mio
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lasciarmi inabissare ancora e ancora nel mio oceano di
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mi sembrava di essere ancora lì, a Leto –, sentivo
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per invidia. Mi sembrava ancora di sentirla parlare vicino
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sul viso un’aria ancora più fragile. La pregai
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finché non era arrivato – ancora – un altro insulto alla
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quella mattina, venne fuori ancora un altro tassello interessante
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dolorosa per essere ricordata ancora. ¶ E dopo quel chiarimento
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in Germania, quando ero ancora intenta nella faticosa esperienza
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C’erano momenti, mentre ancora vivevo in Germania, nei
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loro speranza infranta. ¶ Ricordo ancora il giorno della mia
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senza ma. La sento ancora così chiara quella voce