Egisto Roggero, L'eredità del genio, 1898

bassa la testa, pensoso. Avea bisogno d'esser solo

di poc'anzi lo avea irritato e infastidito. Per

infastidito. Per liberarsene egli avea accusato una forte emicrania

stanco. ¶ Povero padre suo! Avea mancato a lui, quella

quella sera. Troppo calore avea egli messo nel difendere

gruppo de' suoi amici, avea, solo contro tutti, preso

amico. Si era scaldato, avea difeso l'idealista appassionato

della sua anima, e avea risonato nel profondo del

buono, era stato fidente, avea creduto, avea amato, Ed

stato fidente, avea creduto, avea amato, Ed era stato

era stato vinto. Egli avea portato nella sua vita

oscura e povera, che avea posto al suo fianco

madre di Marino - lo avea abbandonato. Essa era fuggita

come la madre, incurante, avea gettato una nuova andata

effetto. Questo egli, malinconicamente, avea fatto scopo della sua

passionale errore dell'amico avea attratto per un momento

coglierlo e vincerlo, come avea còlto e vinto il

ragazzo dello studio, l'avea colà recate con i

età, a que' giorni, avea combattuto per l'Italia

l'Italia. ¶ Il quadro avea come titolo La Fede

il vecchio rimasto solo, avea rivolto ogni suo pensiero

gli ammiratori. Lunghi anni avea Marino trascorso così, giovinetto

formato decisamente il proposito - avea continuata l'arte del

Genio. ¶ * ¶ * * ¶ E Marino non avea ancora fatto nulla. ¶ Morto

padre egli, unico erede, avea continuato pei primi anni

Però nulla di notevole avea egli prodotto sinora. ¶ Gli

bello, forte e nobile, avea cercato in un'altra

paura dello amore. ¶ Sempre avea sfuggito la passione profonda

sua anima.... ¶ Donna Maria avea ventitrè anni: ed era

bella, intelligente, finissima. ¶ Egli avea sentito vibrare la sua

visione di questo amore avea tremolato, suo malgrado, tante

sogni scorati. ¶ Ma egli avea avuto paura di questo

avvenuto! ¶ Ecco perchè egli avea indugiato ad aprire la

Maria, ov'ella lo avea chiamato con il picciol

tedio che sin'allora avea oppresso, là dentro, le

circondava! ¶ Che triste resultato avea avuto il folle momento

amante e fidente, lo avea generato! ¶ Marino si coprì

viso già amico!.... Ella avea sollevato su di me

sua bocca. Ahimè ella avea potuto obliarmi, ella avea

avea potuto obliarmi, ella avea potuto tradirmi! Ella mi

potuto tradirmi! Ella mi avea tradito. Io lo avea

avea tradito. Io lo avea saputo, di poi. Ella

bello il mio sogno! Avea venti anni allora ed

Ed io non l'avea più riveduta: piagato, offeso

lei, quella che tanto avea amato, lei, giovinetta. Rividi

voce mai obliata! Ella avea una piccola ombra rosea

porporina, ch'io tanto avea baciata.... Ella era vestita

in alto. Quando l'avea veduta così? Non precisava

luogo: ma pure io avea rivissuto quel momento, con

quella ch'io ora avea ai miei fianchi.... non

il primo uomo che avea fatto vibrare la sua

mi assalse. La fanciulla avea poco più di sedici

La madre dunque non avea mai pensato a ciò

primo giorno che io avea veduto quella fanciulla mi

veduto quella fanciulla mi avea gridato: ¶ - Amala, amala, falla

e vero unico amore!... ¶ Avea ella pensato così? Aveva

che a venti anni avea sì dolorosamente perduto - che

essere - e che ora avea sognato rinovellato, vergine, purificato

rinovellato, vergine, purificato? Non avea ancora nelle vene, ardente

cipressi della villa. ¶ Io avea il cuore serrato. ¶ Era

adesso, per lui. ¶ Egli avea voluto che la vedessi

ebbrezza del suo bacio, avea dato l'ultimo crollo

con istrana passione, ch'avea del senile e del

ultimo amore?.... ¶ E l'avea còlto il male, il

infelice amico, che pur avea avuto lampi di giovinezza

di nero. ¶ Le braccia avea nude. ¶ Divine braccia perfette