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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Catena Fiorello, Picciridda, 2006

concordanze di «avevo»

nautoretestoannoconcordanza
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pasta.» ¶ Alla fine, ci avevo fatto l’abitudine. ¶ E
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c’era mai quando avevo bisogno di Lui. ¶ Insomma
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me stessa di sopportarla. ¶ Avevo come la sensazione che
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Le poche parole che avevo sentito qua e là
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Anna Frank. Di lei, avevo letto un libro molto
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scritte con minuzioso impegno, avevo scoperto soprattutto la brutale
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come le scimmiette che avevo visto al circo mentre
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troppo doloroso. Ma io avevo necessità di sentirla parlare
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o meglio, io non avevo deciso niente, era solo
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nome di mio figlio. Avevo ragione a non volerla
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miei giochi sulla sabbia, avevo carpito da alcune turiste
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e mi faceva paura. Avevo sempre il terrore che
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Affacciandomi un attimo l’avevo vista guardare verso il
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un padre ce l’avevo, eppure ero sempre in
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gioventù – per quello che avevo sentito dire da alcune
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farci visita, non li avevo mai visti rivolgersi gesti
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mi fidanzerò, nonna?» Glielo avevo chiesto mentre osservavo Nora
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tenevo il broncio perché avevo appena avuto un diverbio
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sguardo, per pochi istanti, avevo intravisto una vena di
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della prima volta che avevo messo piede nella sua
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come nei disegni che avevo colorato alle elementari, la
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attenzione alla sua voce. Avevo altro a cui pensare
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spettatrice forzata, io non avevo potuto fare altro che
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cioccolato e panna l’avevo mangiata poi da sola
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tanto attesa. ¶ In seguito avevo partecipato anche alla processione
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per la Germania. ¶ Non avevo molti elementi per trarre
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con la nonna, li avevo sentiti spesso parlottare tra
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altre bazzecole. ¶ Quella sera avevo scoperto quanto mi piacesse
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abitudine a cui non avevo dato importanza, ma da
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tonsille…» ¶ «… malate, lo so!» avevo ribattuto stizzita, e mi
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là. Il perché non avevo voluto dirlo. «Lasciami stare
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stelle, a un tratto avevo provato un brivido inspiegabile
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nella sabbia quella sera avevo capito che si può
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coraggio. Camminando da sola avevo lasciato andare i miei
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Non volendo deluderlo, lo avevo preso subito per mano
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anche quelle abitudini cambiarono. Avevo perso la mia voglia
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L’unico diversivo che avevo mantenuto era la piacevole
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casa. Proprio quella mattina, avevo accompagnato Nora al mercato
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salutava. Doveva chiedermi se avevo compilato tutte le domande
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sì, specificando che lo avevo anche consegnato, con l
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stato meglio così. Almeno avevo assaporato la loro voce
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bambini. Oui oui, l’avevo imparato in spiaggia, e
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scuola non andò come avevo previsto. A causa di
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qualcuno in particolare, l’avevo capito, e non so
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di arrivare in ritardo avevo lasciato a casa i
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Ed ecco che io avevo trovato la giusta collocazione
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sbagliato. Questo principio lo avevo appreso dalla nonna e
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e da pochi giorni, avevo preso l’abitudine di
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mondo ci avrei rinunciato. Avevo proprio bisogno di togliermi
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giornata. ¶ Per me, che avevo da smaltire tanti pensieri
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strada, e io che avevo le gambe lunghe ne
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con gente ignobile. ¶ Io avevo le mie idee al
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Ma ancora di più avevo paura che la nonna
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la aspettavo a casa. Avevo mille cose da fare
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l’amore di cui avevo bisogno in un modo
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anche se da poco avevo scoperto Rita. ¶ Alla fine
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sconosciuti per difendermi. Non avevo mai visto un cane
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In quei giorni, poi, avevo scoperto quanto la nonna
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A dire la verità, avevo proprio dimenticato che quel
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ero sentita ingiustamente rimproverata, avevo perso il lume della
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e alla fine l’avevo detto! ¶ Dopo tutte le
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cosa importante. ¶ All’inizio avevo pensato che si trattasse
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in Germania…». ¶ Quando gli avevo voltato le spalle, sconvolta
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morire. ¶ Il primo turbamento ¶ Avevo appena finito di pranzare
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altro, quel furgoncino l’avevo già visto girare nel
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più mi spaventavo, più avevo necessità di scoprire. Sì
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Mi preoccupai moltissimo. Adesso avevo ancora più paura: c
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erano a disagio, e avevo capito di aver combinato
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mai raccontato ciò che avevo visto poc’anzi. Lui
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casa quindici giorni. E avevo perso molte lezioni importanti
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lacrime, io rispondevo che avevo mal di pancia e
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in quell’istante che avevo sbagliato in pieno a
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di guardarla in volto. Avevo paura che mi scoprisse
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compiaciuta dicendomi che le avevo allungato la vita. ¶ «Lo
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pregare anche io. Non avevo offeso nessuno. E Dio
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pomeriggio di inizio dicembre. Avevo appena finito di fare
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mi ritrovai completamente trasformata. Avevo un caschetto bruno, adesso
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famosa d’Italia l’avevo vista una sola volta
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ai miei piedi – non avevo trascurato nessuno dei miei
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delle nostre lettere. L’avevo capito dopo una settimana
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avrebbe cancellati, ma riflettendo avevo la possibilità di migliorarmi
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tal punto che l’avevo trascritta sul mio diario
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non sarebbero venuti. ¶ Certo, avevo Tino, le mie compagne
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della nostra famiglia. Se avevo un problema, subito compariva
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bisogno di rivederla. L’avevo trascurata troppo, e questo
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quel suo ricovero io avevo saputo poco e male
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suo malessere io l’avevo assorbito dentro, e mentre
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segreto, e che l’avevo già perdonata. Continuavo però
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avrei potuto scatenare. ¶ «Ti avevo detto che è stata
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imbalsamate nel piatto. L’avevo spostato più in là
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giocavo, Tino ce l’avevo sempre accanto. Altro che
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nera, e allora cos’avevo da pretendere dal destino
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sempre èssiri troppu fissa! ¶ Avevo interpellato anche Sarina, la
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alla loro porta, lo avevo incrociato una volta, a
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andata a scuola perché avevo perso il pullman, così
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perso il pullman, così avevo approfittato per accompagnare la
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d’ogni tipo, le avevo chiesto il permesso di
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gli occhi. ¶ D’istinto avevo scostato la testa per
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Ciao picciridda beddra!» ¶ Non avevo risposto. Entrando di corsa
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di corsa nel bar, avevo chiesto al proprietario quelle
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stanzone della Mutua, non avevo raccontato alla nonna del
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ma alla fine l’avevo spuntata. ¶ Mentre aspettavo la
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la sua fiducia, e avevo anche paura di lei
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ecco. E invece ora avevo messo nei guai la
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una prolunga, ce l’avevo a pochi centimetri da
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mamma e il papà, avevo visto dei viali alberati
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dire il vero, non avevo trovato l’occasione per
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fianchi, e io ti avevo persa di vista, pur
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quel pacchetto non lo avevo mai tenuto tra le
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mani. ¶ Pippo, invece, lo avevo incontrato più d’una
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L’appellativo che gli avevo affibbiato, aderiva alla perfezione
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di un animale che avevo visto scannare in campagna
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quel dolore non l’avevo mai dimenticato. ¶ Perciò inizialmente
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mai dimenticato. ¶ Perciò inizialmente avevo pensato a un Tamburo
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nostro ultimo incontro ti avevo trovata seduta sul letto
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farle un bel regalo. Avevo pensato a una borsa
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gusti della nonna. L’avevo comprata a Taormina, ed
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oltraggiosa. Quella mattina non avevo studiato, e allora, all
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allora, all’ultimo momento, avevo deciso di non andare
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parlare. ¶ La capivo eccome. Avevo provato anche io la
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di me. Dicevano che avevo un amante: un uomo
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mi resi conto che avevo smesso di guardarla. Tutto
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un anellino che ti avevo preso quando ancora lavoravo
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altri rumori in sottofondo, avevo visto la nostra vicina
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intervento di Dio, io avevo la mia idea e
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mia idea e l’avevo espressa più volte, anche
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un bel bocciolo fresco. ¶ Avevo assistito a dei funerali
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ti aspetto. ¶ Nora ¶ Non avevo più visto Nora dal
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parole affettuose, e io avevo ancora tanto da raccontare
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bello…» aveva detto. Lo avevo sentito chiaro e nitido
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giusto abituarsi alla lontananza. ¶ Avevo sempre paura di perdere
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una famiglia ce l’avevo eccome, anche se era
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le frasi preoccupanti che avevo sentito dire a mio
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giorno in cui lo avevo incontrato per caso tornando
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accorto spiandola. ¶ Io non avevo voluto tradire il giuramento
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tradire il giuramento che avevo fatto a lei, e
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di singhiozzi e lacrime. ¶ Avevo già capito, dopo il
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circostanze benevole. ¶ Da che avevo memoria, non mi ero
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per le strade, e avevo l’impressione di appartenere
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di un mondo felice ¶ Avevo deciso: sarei andata a
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la rettitudine. ¶ Quindi, non avevo scuse. ¶ Stavo sbagliando. E
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poi «Aaahhh», e poi avevo perso le forze. Seguirono
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Con tutte le forze avevo provato a ribellarmi a
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perdono. ¶ Perché, perché, perché avevo bussato a quella porta
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quella porta? ¶ Perché non avevo dato retta alla nonna
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Ero molto confusa, e avevo smesso di guardare negli
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di cuoio nella quale avevo messo di tutto, e
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tranquilla: il male che avevo ricevuto me lo aveva
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più accogliente di quanto avevo dedotto studiando le immagini
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un po’ di frescura. Avevo scoperto dei giardinetti dove
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era lì con me, avevo capito quanto. Mio fratello
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fratello, il ragazzino che avevo sottovalutato fintantoché eravamo stati
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a Leto, dovevo ammetterlo, avevo creduto di soffrire più
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preso posto la zia –, avevo avuto modo di soffermarmi
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io, che in testa avevo una guerra. ¶ La zia
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eterogeneo, e non come avevo immaginato io, di soli
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maleodorante. Ghiacciata dallo shock. ¶ Avevo poche possibilità di risalire
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nessuno disturba nessuno.» ¶ L’avevo capito, mamma, era bastato
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in senso positivo. Ne avevo pensato un gran male
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paese che io tanto avevo detestato – come mia madre
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verità invece – e lo avevo capito pure io – era
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interpretare il destino, non avevo scampo. ¶ «La cattiveria, ricodditillu
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poco prima di partire, avevo sentito la mamma fare
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affetto. E se prima avevo approfittato del suo coraggio
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del loro svolgimento, non avevo dato il giusto valore
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esempio, del fatto che avevo imparato in pochi mesi
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di bambina – e che avevo stretto nuove amicizie, non
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la prima volta che avevo ascoltato un suo discorso
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fronte come non l’avevo mai vista prima di
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male! ¶ Ma non glielo avevo detto, lei l’aveva
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Però nella mia confessione avevo trovato una via d
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a mia madre non avevo più timore a parlare
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tanti mostri con cui avevo combattuto negli anni dopo
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gallina nera. Ce l’avevo fatta, finalmente ero sbucata