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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Pascale, Passa la bellezza, 2005

concordanze di «avevo»

nautoretestoannoconcordanza
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era la rivista «Focus». Avevo detto: ¶ – La Provincia invece
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questo sono ancora sicuro. Avevo fatto una serie di
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la cartella. Adesso ne avevo trentasette, mi restavano solo
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sera d’inverno, ne avevo parlato anche a Piera
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il primo boccone le avevo detto: ¶ – Vivrò ancora trentotto
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all’anno, quanto fanno? ¶ Avevo fatto il calcolo sul
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quattro volte all’anno. Avevo fatto i calcoli pure
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fatto coraggio e gli avevo detto: ¶ – Senti Federico, io
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che c’ero, gli avevo raccontato della mia fissazione
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molto bene. In passato avevo lavorato qui per molti
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mastr’Nicola non l’avevo mai sentito. ¶ Pipolo, a
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E tene ragione! ¶ Io avevo fatto un cenno con
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di energia e cosí avevo detto a Pipolo: ¶ – Ma
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niente siete della Finanza? ¶ Avevo spiegato che sí lavoravo
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state qua? ¶ Io non avevo dubbi, Roberto Verniani quando
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mio cellulare. Era Piera, avevo detto: ¶ – Amore? ¶ – Sei in
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della Guzzi 350. ¶ – Un milione, – avevo detto ad alta voce
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è il problema? ¶ Gli avevo passato Piera che gli
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il doppio di quanto avevo pagato la moto. ¶ – Usato
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a guardare intorno, io avevo già capito dove voleva
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Peppe ’u bulldog. ¶ Io avevo protestato: scusate tanto non
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via però, mentre pagavo, avevo chiesto a Peppe dello
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verità, questa domanda gliel’avevo fatta anche io, quando
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anche io, quando l’avevo conosciuta, in un paesino
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intensità già dormivo. ¶ Poi avevo starnutito: porca miseria, tutta
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Caserta, durante il terremoto, avevo dormito in macchina, ma
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era pure foschia. Non avevo capito esattamente dove stavo
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stavo. Due giorni prima avevo lasciato la mia macchina
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di iniziare la vendemmia avevo fatto jogging. Infatti, dopo
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io. ¶ Durante la pausa, avevo provato a fare due
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ha detto. ¶ E che avevo mangiato? Pollo preso in
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scappato piú in là. Avevo tutte le gambe piene
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potevo dirmi soddisfatto, che avevo visto abbastanza: ¶ – Mi fate
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ma era uva biologica. ¶ Avevo alzato la voce. ¶ – Oh
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la morte. ¶ Alfredo l’avevo visto, sí e no
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telefonata che segue, l’avevo fatta martedí 19 settembre 2002, di
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Vincenzo? ¶ Ero io, l’avevo rassicurato. ¶ – Ti disturbo? ¶ – Ma
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settembre, passata l’orticaria, avevo la schiena in fiamme
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mente quella notte e avevo svegliato Piera per dirglielo
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fare il comico. Gli avevo anche scritto dei testi
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zitto. Però a Alfredo avevo detto: ¶ – Amore di papà
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Marcianise, e dunque gli avevo spiegato io la favola
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venti centesimi. ¶ Ma nemmeno avevo ritratto la mano che
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bimbi bugiardi, – e l’avevo afferrato per fargli il
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Mostro bolloso. ¶ Per questo avevo telefonato a Giancarlo: ¶ – Oh
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ultima frase non l’avevo ascoltata, perché la parola
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faceva pure attendere, quando avevo notato che nella sua
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alle dita, io gli avevo stretto la mano con
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delle cose che raccontavano, avevo capito che c’erano
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dalla testa ai piedi. ¶ Avevo cercato di stare tranquillo
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altro mondo. ¶ Io l’avevo provato e posato subito
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etichetta). ¶ Queste cose le avevo prima pensate alla Città
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di Caserta, mentre aspettavo, avevo scoperto di essere circondato
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Io sono ateo… – gli avevo detto. ¶ Cosa completamente inutile
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già dal venerdí prima. ¶ Avevo deciso di avviarmi il
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e cosí, per scuoterlo, avevo detto: ¶ – Pipolo, la verità
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lampeggiare, Pipolo niente, cosí avevo provato a cambiare discorso
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camera, per prima cosa avevo dato un’occhiata al
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bacinella. Ceramica antica? L’avevo toccato: plastica. Evidentemente, stava
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visti. Steso sulla schiena, avevo guardato il soffitto: travi
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fatto la doccia, poi avevo vagato da solo nella
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solo caffè, a stento avevo salutato il barista… barista
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scatolone. ¶ Uno scatolone? L’avevo guardato aprire il portabagagli
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l’aveva rifiutato) l’avevo guardato bene in faccia
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luce, per prima cosa avevo guardato la scatola: c
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La seconda cosa che avevo visto era la porta
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sovrappeso. A questo punto, avevo fatto una panoramica, nel
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il momento, quello che avevo capito era questo: la
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colleghi –. In macchina gli avevo spiegato cosa era successo
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dieci anni fa, pressappoco avevo la vostra età, è
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miei gusti, cosí gli avevo detto che volevo scrivere
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per farla breve, gli avevo detto: ¶ – Sindaco, a proposito
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però. ¶ Insomma, per quanto avevo capito la teoria dell
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a me. Dopo che avevo risposto, mi rimbombavano in
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Oltre al fascicolo, gli avevo detto di Gino e
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l’ultima cosa che avevo chiesto a mio padre
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Stavo facendo anticamera e avevo sentito un bruciore sul
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le fiamme! Ecco cosa avevo sul collo: l’icona
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un attimo prima non avevo niente, mi ero guardato
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che cazzo stai combinando? ¶ Avevo aperto: Alfredo si reggeva
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estate, pressappoco da quando avevo scoperto le ragazze di
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complesso di cose, l’avevo scoperto un po’ di
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di una bellezza che avevo già provato e visto
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proposito, voyeurweb.com l’avevo scoperto, per caso, proprio
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a misurarmi le scarpe, avevo visto uno che sul
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ma io subito l’avevo bloccata, con il piede
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pulirmi il polsino perché avevo un po’ di panna
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di panna. Rilassati le avevo detto sottovoce, e m
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Lascia! – Piú che altro avevo emesso un sibilo. ¶ Stavo
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altro già conoscevo. L’avevo scoperto dieci anni prima
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niente. Le ville che avevo visto poco prima sembravano
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buio cosí non l’avevo mai attraversato. Non ci
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facendo per terra. ¶ Allora avevo aperto la porta, solo
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mie braccia, cosí l’avevo spostato, insomma, quasi spinto
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ora solare. ¶ La notte avevo sognato che avevo dei
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notte avevo sognato che avevo dei fiori sul viso
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andato in bagno che avevo tutte queste immagini in
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panna e Alfredo che avevo spinto via e poi
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di ricovero all’idi avevo sentito la seguente frase
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però questa bambina l’avevo guardata, e come se
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e come se l’avevo guardata. Stava piú rovinata
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gli eczemi ispessiti, le avevo fornite balbettando un po
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solitudine cosí non l’avevo mai provato. Solitudine è
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faccio, devo venire? ¶ Insomma, avevo provato un déjà-vu
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fa le semifinali le avevo perse. Per un colpo
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Comunque, a mio padre avevo detto che mi dovevano
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riservato solo a me, avevo proprio quest’impressione. Per
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niente acqua ma olio), avevo cominciato a intuire qualcosa
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anche io, bello. ¶ Infatti, avevo appena parlato con un
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e siccome io, invece, avevo fame, m’ero avviato
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a servirmi – e cosí avevo notato il suo bel
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frattempo, approfittando dei convenevoli, avevo scritto una poesia su
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un rigagnolo d’amore ¶ Avevo scritto e posato il
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bellissima poesia. ¶ All’inizio avevo parlato io, con un
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po’ di nervosismo, le avevo fatto un sacco di
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stavo sul letto matrimoniale, avevo aperto gli occhi e
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aiuta a crescere. E avevo aggiunto: ¶ – Comunque, metti pure
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con il seguente dubbio: avevo causato io il suddetto
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quella frase che le avevo detto al telefono fosse
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dei baci perugina che avevo preso al bar, poco
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stai? ¶ – Sotto stress, – e avevo poi aggiunto: ¶ – Ma perché
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aveva risposto, e allora avevo insistito, ma su un
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un circolo vizioso. ¶ Allora, avevo fatto un’altra telefonata
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ero riposato un po’, avevo passato un altro paio
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cosa e l’altra, avevo guardato dalla finestra: tutto
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che cazzo! ¶ Non appena avevo sentito quella specie di
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con l’orticaria addosso? ¶ Avevo spiegato che, in verità
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vagamente new age, l’avevo già sentito a un
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e io, contemporaneamente, l’avevo guardato meglio in faccia
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Arturo, proprio quello che avevo conosciuto il 16 settembre 2002, il
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passare tutto quello che avevo addosso. Ma nel mio
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s’erano fatte le 18:48. Avevo, quindi, due minuti di
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senti un po’… – Gli avevo spiegato in quarantacinque secondi
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collegamento interno, aveva detto: ¶ – Avevo un paziente come te
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mia situazione. ¶ Va bene, avevo detto, mo’ vediamo, tenevo
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stessa questione. Ma non avevo nessuna risposta, mentre mio
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Giampiero Gigliofiorito, accanto non avevo nessuno. Pensavo che sí
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nessuno. Pensavo che sí, avevo detto io che era
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preso da questo pensiero, avevo guardato mio padre. Capelli
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verità, io nemmeno l’avevo cercato. Stavamo uscendo dall
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uscendo dall’ospedale quando avevo visto Elena con zio
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le mutande normali. Poi avevo lasciato perdere, ero tornato
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quel giorno, piano piano avevo, mo’ una cosa mo
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la mia confusione aumentava, avevo pensato di fare un
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e ho chiamato Federico, avevo cinque minuti buoni di
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Stavo tutto stonato, non avevo realizzato bene, perciò m
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bagnomaria. La decisione l’avevo presa, pressato dagli avvenimenti
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idi. Per un consiglio, avevo tentato di consultare Giancarlo
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Tanto è vero che avevo inserito in una pausa
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solo bene. ¶ Finché l’avevo spinto io nell’orbita
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un’amante. ¶ – Eccolo qua, – avevo detto, – il tuo intuito
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mezzo sorriso che gli avevo già visto (ma quando
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un capolavoro. ¶ Bravo, gli avevo detto, ma, onestamente, tenevo
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venticinque minuti piú tardi avevo messo a letto Alfredo
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un bambino sullo scivolo, avevo fatto la mia comparsa
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la scuola. Nel tragitto avevo pure discusso con Alfredo
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Alfredo. Sulla tuta. Gli avevo detto una cosa semplice
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di qualcuno? No, poi avevo corretto il pensiero, non
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e le foglie l’avevo detto a Piera che
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fosse mia, dunque le avevo risposto: che vuoi dire
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il maestro. – Perché? – gli avevo chiesto. ¶ – Non lo potevi
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un pensiero empatico. Cosa avevo risposto io? L’empatia
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Comunque, il cortisone l’avevo preso (25 mg), l’antibiotico
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adesso, guardando mio padre, avevo visto che stava sospirando
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in faccia. Dove l’avevo visto? ¶ Quando Gino, mio
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era alzato di scatto. Avevo capito dove voleva andare
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Cosí io sottovoce, sibilando, avevo preso per un braccio
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sei impazzita, statti, – le avevo detto. ¶ – Lascia stare, è
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a letto, stanca. Io avevo aperto la finestra per
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chiedevo: in questi giorni avevo davvero affrontato il dolore
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dei colonnati, simmetria, prospettiva. Avevo una professoressa che appendeva
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sorriso, molto tirato. L’avevo deluso. Mai piú visto
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adesso cosí piena, ma avevo l’impressione che le
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sceneggiata finita, in disparte, avevo detto a mio padre
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Questa volta non l’avevo sistemato. ¶ Dopo il caffè
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il peggio. ¶ Poi le avevo parlato del libro che
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sanno aspettare, dico. ¶ Gli avevo riassunto quello che finora
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attimo di debolezza le avevo fatto anche vedere le
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benissimo. ¶ In un battibaleno avevo fatto un esame del
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sudavo tanto, per giustificarmi avevo detto: le lacrime non
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su questo resistevo ancora, avevo capito: il cortisone era
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detto all’orecchio (l’avevo annusata, non usava profumi
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cui lavorare. ¶ E qui avevo detto la verità: in
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Da sotto le lenzuola avevo mugugnato una specie d
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Ti accompagno io. ¶ – Piano, – avevo detto a mio padre
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del Ministero? – Eh sí, avevo detto e lui s
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detto di Luigi Gaeta, avevo risposto: ¶ – E chi è
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conti, qualche attenuante l’avevo. A che serviva mo
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mi bevevo il caffè, avevo spiegato a Luigi Gaeta
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giocando a salvataggio. Gli avevo raccontato il fatto e
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Mi piaceva. Insomma, l’avevo desiderata, cercata e trovata
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il torace. Stavo guarendo. Avevo fatto il collegamento interno
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anime giapponesi. Come le avevo lasciate, cosí le ritrovavo
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mani. Adesso, tutto intero. Avevo del rossore, ma non
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metafora in tutto questo? – avevo allora chiesto a Elena
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al secondo che vedevo avevo perso il conto. Di
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vivere lontano. A quanto avevo capito, tra le righe
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punto ero intervenuto io, avevo parlato prima un po
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Montanelli) e poi gli avevo prospettato una metafora. Voi
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orologio aveva firmato. Fuori avevo dato il contratto in
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Ho pensato: dove l’avevo sentita questa frase sulla
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quanto ti trattieni? ¶ Alle 19:40 avevo bussato alla porta di
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era traffico alla Borghesiana, – avevo detto a Piera. ¶ – Ma
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Che serve sofferenza ¶ – Allora? – avevo chiesto a mio fratello
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Venti ore prima l’avevo vista a Benevento… ¶ – Allora
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rampa di scale le avevo tolto la camicia, sulla
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entrare, il tanga (tanto avevo fatto che alla fine
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che alla fine l’avevo convinta. Le stava molto
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io spingevo e contemporaneamente avevo preso le chiavi dalla
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pompino. Siccome nell’eccitazione avevo prima stretto poi allargato
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leggevo le massime zen, avevo timore a chiedere alle
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Ero tornato in me, avevo guardato Gino: ¶ – No, voglio
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adesso, con mio fratello, avevo voglia di divagare: ¶ – Sai
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biologica, tutta patinata? ¶ – Erotismo, – avevo detto io, – ci fottono
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fatto questo pompino. ¶ Io avevo gettato la testa all
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per lui. Non ci avevo dato troppo peso, Federica
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resto come va? – gli avevo domandato con molta fatica
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no. ¶ – Credo di sí. ¶ Avevo guardato Elena. Mi aveva
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resisteva. ¶ A conversazione chiusa, avevo piazzato Elena vicino alla
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che Verniani stava distante, avevo detto a Gino: ¶ – A
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si erano chiuse, quindi avevo fatto segno con le
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dirmi mio fratello. Cosí avevo raggiunto Verniani. ¶ – Questo treno
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stanca. A casa le avevo preparato anche un caffè
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su un vassoio l’avevo raggiunta. ¶ – Prima un bacio
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fatto il bucato? ¶ Sí, avevo fatto il bucato. Quando
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nevrosi, fatto sta che avevo fatto il bucato per
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per Elena e dunque avevo i sensi colpa. Per
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forse no? ¶ Nell’indecisione avevo detto a Piera che
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e Lia. ¶ Strada facendo avevo chiamato Elena. Anche lei
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dovuto scegliere. ¶ – Elena, – le avevo detto un po’ alterato
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che certo, in fondo avevo ragione e però lei
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deprimente. No, perché io avevo vissuto per un po
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po’ la stessa situazione, avevo fatto un lavoro umile
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le sembravo cosí felice, avevo un sorriso un po
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rovini i vestiti. ¶ Cosí, avevo posato il libro, mi
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di una nenia. Cosí avevo chiuso gli occhi, e
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no, io nemmeno gli avevo dato ascolto. Era tornato
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m’ero ripreso e avevo cambiato canale. S’era
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di Elena, non l’avevo distrutto, stava in una
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feci una gita scolastica, avevo quasi finito il liceo
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le sue tracce. L’avevo cercato per un’informazione