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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Umberto Fracchia, Il perduto amore, 1921

concordanze di «avevo»

nautoretestoannoconcordanza
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casa nostra quando io avevo appena vent'anni. Di
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vent'anni. Di lui avevo udito parlare come di
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rasserenando. Ma io non avevo occhi per quelle lontane
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per quelle lontane apparizioni. Avevo ascoltato Clauss senza quasi
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tu stesso giudicherai. Io avevo, a Karsan, un servo
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creatura riccamente dotata. Lo avevo raccolto fanciullo in una
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una sola parola: amare. Avevo lunghe e confuse allucinazioni
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sua casa, come l'avevo veduta mille volte. Pensavo
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da me? Certamente l'avevo offesa; volendo consolarla, l
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offesa; volendo consolarla, l'avevo umiliata. Ella mi odiava
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mortificanti parole che non avevo saputo trattenere. Ma se
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Daria, era bella. Non avevo pensato ancora alla sua
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l'orecchio ed io avevo vergogna. In quello specchio
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dirò: — Quelle parole le avevo io sulla punta della
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mi domandò. ¶ Non gli avevo mai veduto un viso
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Clauss bruscamente. ¶ Ecco: davvero avevo paura, un'indicibile, una
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sentivo affatto turbato: anzi avevo una grande lucidità di
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ero ancora perfettamente lucido. Avevo un folle desiderio di
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qualunque delle cose che avevo intorno, subito rivedevo quella
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disse poi, — non ti avevo riconosciuto. Ora ti vedo
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a cento, sarà qui. Avevo preparato un piatto di
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mi doleva. Nelle orecchie avevo il tumulto di una
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d'ogni altro l'avevo ammirata sul candore niveo
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magico dello smeraldo che avevo veduto brillare sulla nudità
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le cose alle quali avevo già detto addio quando
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più d'una volta, avevo varcata d'un passo
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miracolo ancora vivo, e avevo paura per lei di
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erba, dove io l'avevo lasciata, Silvina piangeva. Il
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braccia tremante, pallida, e avevo sentito quanto fosse lieve
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che io non le avevo mai veduto smarrire, neppure
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deciso. Da un pezzo avevo udito mio padre dare
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mia caccia d'insetti; avevo raccolto alcune «monachelle» verdi
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verdi lungo la roggia: avevo visitato il mio formicaio
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sciocco che non ci avevo mai pensato! C'era
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abito azzurro, disse semplicemente: — Avevo tanto freddo! — lasciò che
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confessarlo, Silvina?), che io avevo disperato del destino forse
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Io? Io te l'avevo ordinato? ¶ Silvina assentì col
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in quel momento io avevo bussato all'uscio di
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un'eternità, non l'avevo più riveduta. Rivedendola allora
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mezzodì e anch'io avevo fame. Silvina, digiuna come
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dietro l'uscio quando avevo introdotto Silvina nella camera
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abitavo quella. Non l'avevo ancora mai veduta, e
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cani. Tutta l'estate avevo passato le mie notti
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poi, sopravvenuto l'autunno, avevo dovuto cercare una casa
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per me, che non avevo se non il mio
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non parlare più. Non avevo più nulla da dire
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stessa che, nella notte, avevo udito singhiozzare e disperarsi
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era proprio lui. Io avevo un impegno d'onore
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per la corsa che avevo fatto, e dovetti più
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colleghi. La sera innanzi avevo detto addio a tutti
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Oh! oh! i poderi! avevo soggiunto. Bei poderi davvero
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registri, non potevo toccarli. Avevo detto addio a tutte
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cassetto dal quale le avevo tolte. Che fare? Era
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del dovere, che non avevo mai sospettato in lui
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chiave con la quale avevo aperto quello di destra
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di altre morti. Non avevo pensato che Armida potesse
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tristemente il giornale che avevo letto alla luce d
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la quale istintivamente gli avevo afferrato il braccio. Tu
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medesimo, identico Esposito che avevo creduto morto, e ripescato
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passata per sempre. Non avevo altro da fare che
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punto in cui l'avevo lasciata la mattina, quando
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che durante la notte avevo udito lamentarsi e piangere
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ancora fredde, e non avevo alcun pensiero dell'avvenire
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con la fotografia che avevo tante volte contemplato quel
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tanti anni alfine lo avevo realizzato. Oh! potevo ben
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non si realizzano mai. Avevo una donna mia, coricata
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delle fiere della città. Avevo il mio ufficio nell
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svegli?... Io, la mattina, avevo il sonno stanco e
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richiamo. Io non l'avevo udito nemmeno, non mi
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Era uno che non avevo mai veduto. Ma subito
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Me se per poco avevo il viso sereno, allora
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quel tempo?» ¶ Era vero. Avevo veduto delle rose carnicine
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di dominarsi. Io ne avevo ancora una prova. Come
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toccarsi, pure non ne avevo più quel senso di
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Sì, dissi io, ne avevo bisogno. Ne ho bisogno
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mai più. ¶ Nelle orecchie avevo un ronzio confuso, come
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sfatto, come io l'avevo lasciato. Luisa si trascinò
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soddisfatto dell'aspetto che avevo con quei colori da
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Quando la casa dove avevo fino allora abitato mi