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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Domenico Starnone, Fare scene, 2010

concordanze di «avevo»

nautoretestoannoconcordanza
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padre. Ma io non avevo voglia di stare attento
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abbandonata lungo il fianco (avevo il tic delle corna
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mio fratello faceva lo avevo inventato io, era l
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perché ho rinunciato. ¶ Dove avevo scoperto, a cinque anni
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in cielo. Forse li avevo visti in foto o
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identiche a quelle che avevo spiato dentro la camicia
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vederle sullo schermo, non avevo dubbi, era meglio vederle
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per farmi verificare se avevo immaginato bene o invece
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immaginato bene o invece avevo preso cantonate. ¶ Del resto
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sì, meno male che avevo le palpebre. Erano un
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mio, ricavando da quanto avevo già visto il seguito
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meglio di ciò che avevo intorno a luci accese
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ferroviere sul cui retro avevo disegnato a sette-otto
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testa. I suoni che avevo assegnato al titolo scritto
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sarebbe piaciuto fare. Non avevo forti preclusioni. L’unico
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simile a quello che avevo provato quando mia madre
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domestica del Cucciolo che avevo amato molto. ¶ Mio padre
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paio di libri che avevo in mente. I libri
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l’ottica con cui avevo fino a quel momento
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film, dai fumetti, io avevo dedotto quali erano gli
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miei occhi strabiliante. Io avevo il compito avventuroso di
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delle mani che non avevo né avrei mai avuto
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miéttapellìcola, formula napoletana che avevo già sentito al cinema
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attori nei film che avevo visto per anni al
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alla quale tempo addietro avevo letto che erano stati
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sceneggiati. ¶ Parecchi film li avevo già visti: a un
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voce, tutto quello che avevo assimilato leggendo libri e
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fisica quanto John Wayne, avevo scartato anche lui dopo
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cosa di cui non avevo mai sentito parlare: la
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le indicazioni che preventivamente avevo stabilito con la scrittura
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perdere lo sguardo che avevo avuto da bambino e
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godevo, sì, ma non avevo più lo sguardo dell
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lo sguardo dell’infanzia. Avevo, adesso, lo sguardo dell
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disorientamento, scoprii che non avevo un solo paio d
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ai ragazzini delle medie. Avevo l’impressione di essere
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che durante il filmluce avevo aperto gli occhi e
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aperto gli occhi e avevo visto che accanto a
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voce, lei sorrideva. Non avevo detto niente a mio
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veramente così tanto come avevo creduto? ¶ Ho guardato l
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quale per qualche secondo avevo appoggiato una rapsodia di
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il xvii secolo, ma avevo in mente un mucchio
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me, in quella fase: avevo da sgobbare sui camorristi
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personaggi di contorno che avevo in mente di inserire
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presa e cinepresa: vi avevo sentito, tra fascinazione e
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rilessi gli appunti che avevo preso nel corso del
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Ma nelle frasi che avevo buttato giù in fretta
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lo deve fare, Dowland?» ¶ Avevo presente: un attore bravo
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sugli operai. Dissi che avevo l’influenza, smisi persino
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operaio suicida, che non avevo mai visto, assomigliava a
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identiche a quelle che avevo avuto io da ragazzo
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di te». ¶ Io allora avevo appena acquistato la casa
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di angoscia. Coi camorristi avevo finito, con Dowland quasi
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sobria eleganza manageriale, che avevo già incontrato altre volte
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l’ultimo film che avevo scritto io e che
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se io stesso le avevo scritte o le avevo
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avevo scritte o le avevo approvate con grande entusiasmo
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e gli dissi che avevo visto il settimo ciak
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rassegna i lavori che avevo fatto in quell’anno
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dei Camorristi, che pure avevo scritto con un severo
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amore di Dowland, che avevo scritto con intenerita adesione
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di suoni su cui avevo appoggiato, decenni prima, un
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adulto, e ciò che avevo sognato era nient’altro
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nulla. I dialoghi che avevo scritto, le volte che
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lo smoking?» ¶ Eh sì, avevo il problema dello smoking
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solo da come l’avevo vista la prima volta
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il film di Raggalli. Avevo lasciato così tante parole
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a leggiucchiare brani che avevo sottolineato a penna un
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lavoro così complesso, e avevo intenzione di chiederle se
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Vedevo solo che ora avevo davanti la vera Clo
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dopo che io gliel’avevo ingenuamente riassunta, visto che