Massimo Carlotto, L'amore del bandito, 2009

mi trovavo in un bar nel centro di Padova

un bel po’ di bar di Padova. ¶ Le diedi

sullo sgabello di un bar, con le gambe accavallate

De Angelis al suo bar preferito e gli avevo

all’edicola e al bar. Decidemmo che lo avrei

l’ex commissario al bar. Mi guardò con aria

non sono chiacchiere da bar, ha capito, signor Buratti

gelido. Ci infilammo nel bar a bere qualcosa di

ero nemmeno annoiato. Passeggiate, bar, concerti, teatri, cinema, molti

appollaiato sullo sgabello del bar di un hotel a

un tempo gestiva un bar che frequentavo. Mi lanciò

fino a quando i bar, le piazze e le

spostammo in un altro bar, fin quando non le

aprii la porta del bar e fui investito da

mala maghrebina, come il bar in cui mi trovavo

la mattina seguente nel bar di piazza Mazzini dove

paninoteca, poi un sushi bar, ma sono andati male

cazzo ci facevi nel bar di copertura dei kosovari

telecamera che controlla il bar». ¶ «Io sono tranquillo. Ma

Castelfranco. Andai in un bar di periferia un tempo

cliente abituale del suo bar. Guardare gli autobus passare

pianoterra c’è un bar». ¶ «Avevo pensato a un

a me piacciono i bar molto affollati». ¶ «D’accordo

grande Elmore James. ¶ Il bar del centro commerciale non

di cimici. Tornati al bar lo invitai a scegliere

tre ore in un bar di cinesi a guardare

ed entrarono in un bar che serviva pasti veloci

una telecamera, come al bar di Arben Alshabani». ¶ Rossini

telecamera di fronte al bar dove bazzica Arben Alshabani

portato proprio lì al bar, il posto meno sicuro

della nostra chiacchierata al bar del centro commerciale». ¶ Impallidì