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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Bernari, Speranzella, 1949

concordanze di «c»

nautoretestoannoconcordanza
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inquieto ricordo della quale c’è rimasto scolpito nella
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si vende e non c’è più l’infuriato
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pannolino di fumo felice, c’è un mucchio di
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una mescita clandestina, quando c’era in mezzo il
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parole inutili, signor Me’! C’è bisogno di raccomandazioni
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ha dette lui, che c’è di male?» ¶ «No
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aspetta… E poi che c’è di male… Magari
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ogni giorno?» ¶ «Sai che c’è di nuovo? Mi
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scandalizzarsi: ¶ «Lasciatelo parlare. Che c’è?» ¶ «Maestà, vedendovi passare
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Nella catena del poi c’è tutta la vita
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tentato al cammino, perché c’erano facili paradisi a
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a chi, se non c’ero io?» ¶ Così dicendo
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bene.» ¶ «Per questo non c’è niente da dire
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chiodi e quella disgraziata c’è rimasta, come un
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sei brutta… In casa c’è Michele, che a
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si perché segno. Qui c’è scritto tutto.» ¶ «Fai
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allusioni. «E poi, non c’è pericolo, signor Me
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qui con me non c’è nessun pericolo… Nessun
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la lasceranno tranquilla…» ¶ «Già, c’è pure questo, adesso
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ha ritegni e non c’è niente che gli
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faceva servire quel che c’era, zuppa di fagioli
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miracoli così quando non c’è una base? Capirei
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figliola, dovete essere, non c’è dubbio; porgetemi la
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della vita è buona, c’è un incrocio però
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andarci pia pia piano. C’è certa gente, e
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maledetti, perché appena arrivavano c’era subito un guaio
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alla porta, come incantato. C’era disperazione nel suo
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li avanzo? Ma che c’entra, se vi dovete
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a quello prima occupato c’era pronta un’altra
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io ti vedo. Dovunque c’è il mio occhio
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lebbrosi, consumati, frantumati. Dovunque c’era una lingua d
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del burrone. ¶ «Eh, non c’è male» disse Nannina
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costo trovarle discrete, non c’è male. Il vino
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di ricordarsi Nannina, dove c’è gusto non c
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c’è gusto non c’è perdenza. E fingeva
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Il re spesso non c’entrava niente; ma se
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faceva anche buio e c’era un umido che
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sacco ripiegato a stuoia c’era un cane spelacchiato
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in fondo all’androne c’era un terrazzo, e
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in mezzo. In mezzo c’era Nannina, a cui
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corto Ciccillo, «sapete che c’è di nuovo? Tengo
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dire infine «ma che c’entra?» ¶ «E io invece
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chiese allarmata donn’Elvira. ¶ «C’è permesso?» disse Parenti
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È passato tutto?» ¶ «Non c’è male» disse la
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sono, e chi sono? C’è tanto buio, non
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che sto a fare? C’è una macchina americana
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quella svergognata. E che c’entra poi la tela
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troppo bene!» ¶ «E come, c’entra!» esclamò il chiromante
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dicendo, donn’Elví! Che c’entra il mangiare. Non
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carità.» ¶ «E se non c’eravate voi, io adesso
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vecchio e disse: ¶ «Non c’è pericolo, perché me
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s’era scordata che c’era Nannina, e papà
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e peggio di così c’è soltanto la morte
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capisce!» ¶ «E che sfizio c’è?» ¶ «Vai avanti, e
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è difficile quando non c’è la volontà e
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volontà e quando non c’è questa» si batté
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sempre nell’età giusta. C’è un troppo pieno
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primo, guardando di qua, c’è un enorme grappolo
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e non si vede, c’è un grappolo a
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fil di sguardo, egli c’era passato in mezzo
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idea… con quello che c’è in questo sacco
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a palme aperte. ¶ «Che c’entra? Ormai è il
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ho detto: sapete che c’è di nuovo? Quei
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a metà… Sai che c’è di nuovo? Fai
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passi che fai.» ¶ «Non c’è bisogno di raccomandazioni
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nel palmo aperto. Non c’è sabato senza sole
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nel fresco della Parrocchia. C’erano ancora le Quarant
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Padre Superio’ sapete che c’è di nuovo? Io
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suoi parrocchiani. ¶ «…Fioriranno. Ma c’è roba che non
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epoca di S. Antonio c’erano cose che sembravano
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statue bruciate sulle piazze, c’erano gente che ti
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qui quel Tizio non c’era e aveva dovuto
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era squagliato perché ieri c’era stato un serra
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con tutto quello che c’è dentro?» E così
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maniche». ¶ Era domenica, e c’era vuoto per l
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ieri, sopra all’Unione c’erano certi professori, ma
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che alle loro spalle c’erano le rappresentanze di
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dirsi: «In fondo che c’è di male? E
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del vicolo, come appostato, c’era un gruppo di
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estero ¶ bella guagliona mia… ¶ C’era anche Michele, fra
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è stata, sì, ma c’ero anch’io!» E
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camion grande che non c’entrava nel vico. S
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dovuto fermare all’angolo. C’erano quattro o cinque
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pensiero le suggeriva: che c’entra ora quella povera
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di pensare. ¶ «E che c’è da dire? Qui
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è da dire? Qui c’è soltanto da fare
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sorte è malamente, non c’è niente da fare
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sta scritto che non c’è niente da fare
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sembri una pazza!» ¶ «Che c’entra il re, ora
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si fece avanti: ¶ «Che c’entro io? Sento che
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scappi, vuol dire che c’è pericolo, siamo intesi
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metti a piangere? Che c’entra ora? Neh, Michè
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della casa di fronte. C’era anche un lavandino
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notte… Ma credo perché c’era la porta aperta
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la donna si… Però, c’è un però» e
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fila ogni tre ore… C’è da uscir pazzo
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la cura, addio. Non c’è altro se la
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che la ragazza non c’è più, tu potresti
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controbattere: ¶ «E anche lì c’è la mano mia
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irriconoscibile. Menomale che ora c’è chi pensa alla
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ammainare. E ih! che c’è stato – rideva il
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il chiromante (perché non c’era stato, lui); ma
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cosa» soggiunse, «e una c’è pure morta: la
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vedo, ci hanno tradito.» ¶ C’era andirivieni in casa
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accorta! Ma che volete» C’è sempre qualche cosa
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gridò: ¶ «Elví, indovina chi c’è?» Elvira scosse appena
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la morte. ¶ XXI ¶ Non c’è più Speranza, non
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è più Speranza, non c’è più Baldoria, si
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amore non è. ¶ Così c’è Michele sulla sua
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sulla sua spalla, e c’è Michele anche nello
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A quell’ora non c’è nessuno, e viene
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smontiamolo insieme, vediamo che c’è che non va
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il pensiero, sa che c’è un orologio che
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Quel giorno nell’aria c’era un rincorrersi di
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dalla soglia: «Onoratemi, dentro c’è uno di tutto
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in ghiacciaia, per loro c’è una pentola, in
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avvicinano a Ciccillo. ¶ «Che c’è qualche cosa preoccupante
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sapevo», irrompe Pascalotto. «Non c’è.» ¶ «E dov’è
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Nella selva delle gambe c’è una gamba di
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taglia corto. ¶ «E che c’è da fare?» domanda
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fare?» domanda Ciccillo. ¶ «Gesù, c’è una questura? una
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una capitaneria di porto? c’è un ospedale?» fa
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la malattia di Nannina, c’era poco da scherzare
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di frodo, dice che c’è sentimento, e, peccato
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ci sembra paurosa… Ma c’è il bello che
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chiamano Cinese, chissà che c’è di cinese da