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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «cane»

nautoretestoannoconcordanza
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e schiacciate. Sentii il cane di sopra scorrere lungo
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testa dagli scalini, il cane impazzí. Si buttò in
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batter gli occhi; il cane urlava e strappava il
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meno vecchia gridò al cane e prese il filo
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e strisciò verso il cane. Era zoppo, rachitico, vidi
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quella donna. ¶ Calmato il cane, non mi dissero niente
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che aveva legato il cane – era scalza e cotta
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aia (di nuovo il cane si avventò), dissi ch
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lo sapeva che quel cane arrabbiato che voleva morderla
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sulla neve. Sembrano di cane ma sono piú profondi
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Lo starnuto di un cane, piú vicino, e un
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servitori, delle donne, del cane, del vecchio – e gli
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me pensavo «Mangio un cane se non vado a
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sua madre, e il cane che piangeva giorno e
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le albere, e il cane si mette a abbaiare
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era la storia del cane che lo tenevano legato
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da mangiare, e il cane di notte sentiva i
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donna: – Dàgli a sto cane – e non ci tenne
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la voce. Fuori il cane si dibatteva e urlava
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cognata dietro come un cane. Sotto il fico le
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il padrone aizza un cane per interesse, per restare
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chiusa. Ero solo, col cane e coi manzi. Stetti
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gridavano. – Signorina Irene! – Il cane si mise a abbaiare
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nella polvere, sembrava un cane. Vidi ch’era un
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e mugolava come un cane. ¶ – Cosa c’è? ¶ Lí
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chiedeva dov’era il cane, se era bruciato anche
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aveva sentito che il cane abbaiava, che suo padre
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nessuno, se non il cane che tirava il filo
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come di giorno. Il cane diventava matto, abbaiava e
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come un forno. Il cane ululava sempre. Anche nella
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piú sentito né il cane né altro, gli pareva