parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Fabio Bussotti, L'invidia di Velasquez, 2008

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
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di volte e pregò che il viaggio finisse presto
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traffico nei viali alberati che bordeggiano il centro della
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torrenziale di un deejay che blaterava dai microfoni di
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di umore così alterato che avrebbe volentieri ficcato la
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occhi dell’idiota giulivo che con tutta evidenza doveva
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Bertone cominciò a credere che il tassista prolungasse apposta
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paseo del prado, segno che l’odissea stava giungendo
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vampata di aria rovente che quasi lo lasciò senza
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goccioline di sudore. Pregò che gli fosse risparmiato un
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mattino di una giornata che si presentava lunga e
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con sé, la fantasia che quello fosse un viaggio
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in compagnia della donna che amava, e non una
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italiani sanno fare e che però lo faceva sentire
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sculture, verso le scale che conducevano al primo piano
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imponenza di Las Meninas, che riempiva da solo un
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di provare un brivido che non era attribuibile solo
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il quadro davanti: chissà che in questo modo si
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lavora. Per lo spettatore che attualmente lo guarda egli
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destra del suo quadro, che, invece, occupa tutta l
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retro; non è percepibile che il rovescio, con l
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con l’immenso telaio che lo sostiene…[1] ¶ Quindi, secondo
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è scostato dal quadro che sta dipingendo per rivolgere
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personaggi, compreso l’uomo che si staglia sulla porta
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Bertone ne è più che convinto tale è l
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di sguardi: pare impossibile che non ci sia un
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cui ¶ non è percepibile che il rovescio, con l
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con l’immenso telaio che lo sostiene. ¶ Si sarebbe
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solco neutro dello sguardo, che trafigge perpendicolarmente la tela
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Un giramento di testa che lo fece oscillare appena
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funzione: ostinatamente invisibile, impedisce che possa mai essere reperito
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sguardi. […] Per il fatto che vediamo soltanto questo rovescio
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chi siamo, né ciò che facciamo: veduti o in
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del professor D’Amico che tanto lo avevano irritato
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troppo acceso, vagamente pacchiano che, anche agli occhi davvero
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ultimo saggio di Natoli che quella spada capovolta, simile
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Santiago, e si racconta che sia stato il re
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segno di un’affiliazione che gli era stata riconosciuta
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morte. ¶ A Bertone sembrava che Filippo iv, con l
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noi stessi – sul muro che costituisce il fondo della
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di quadri, ed ecco che fra tutte queste tele
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non da uno spazio che a essa sia interno
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finalmente! Quello specchio maledetto che rimanda l’immagine dei
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quei capitoli. Sembrava proprio che il povero professore scrivesse
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capirci qualcosa. E adesso che era a Madrid, il
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una metatesi della visibilità che incide, a un tempo
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centro della tela, ciò che del quadro è due
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ma capovolgendolo, il consiglio che il vecchio Pacheco aveva
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Era vero. Sembrava proprio che i reali di Spagna
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vetro, e qualche fotografia che ritraeva un Ribonskij più
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letto. Il commissario notò che c’erano solo volumi
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genitori, di una ragazza che, vista la somiglianza, poteva
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al cadavere di Ribonskij che aveva cominciato a oscillare
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causa della leggera brezza che proveniva dalla finestra aperta
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al vento… ¶ Poco mancò che si mettesse a cantare
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da vicino il cappio che stringeva il collo del
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corpo senza vita. Notò che la vittima era morta
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le scarpe, ormai convinto che Ribonskij poteva essere stato
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infine appeso al gancio. ¶ «Che casino, non ha retto
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per guardare le volanti che imboccavano a tutta velocità
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al pensiero di quello che l’aspettava. Rilievi, indagini
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cosa sarebbe successo, adesso che Ribonskij stava «tirando calci
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e un caratterino pepato che in procura gli era
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andare. E meno male che, invece di scappare, s
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il commissario Bertone smaniava che la faccenda era più
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faccenda era più complessa, che Ribonskij non aveva affatto
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affatto ammazzato Natoli e che, anzi, lo stesso Ribonskij
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delirio. C’era di che farsi venire un attacco
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occhi bassi e sembrava che la faccenda non lo
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In secondo luogo, visto che Natoli non aveva nemici
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aveva nemici noti e che l’ipotesi di un
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risulta incongrua, non rimaneva che insistere con Ribonskij e
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io l’avevo detto che la strada maestra era
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fisiche disperate, non considerando che un uomo in grave
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Giustizia di una confessione che sarebbe arrivata presto, se
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un minimo di professionalità, che è la conditio sine
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suo rapporto la possibilità che si trattasse di un
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era proprio per questo che Alvarino lo considerava bravissimo
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di Natoli, la fissazione che gli studi su Velázquez
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a Mostocotto. ¶ «Ecco quello che dirò ai signori della
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ci portavano a credere che il compagno del professore
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telefonate e un pedinamento che, purtroppo, non è stato
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attore, dobbiamo altresì constatare che il suicidio, di per
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degli Zingari, 41. Rimarcherò opportunamente che l’attore non era
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è ragione di pensare che siano coinvolte altre persone
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si concesse un sorrisetto che esaltò il promontorio del
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teorie, commissario, sarà bene che se le tenga per
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Ma queste sono cose che lei dovrebbe sapere. Purtroppo
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il turno di Alvarino, che decise di tornare a
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con me nel ritenere che, forse, è opportuno che
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che, forse, è opportuno che tu ti prenda un
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sulla spalla di Bertone che scattò in piedi come
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il tono più ironico che sapeva. ¶ «Immagino che la
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ironico che sapeva. ¶ «Immagino che la mia presenza alla
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una parte di me che scalpita al pensiero di
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per informare la stampa che Ribonskij si è suicidato
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consigli. Non mi resta che porgere a lei, dottor
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io!». ¶ Era la risposta che voleva. Quasi senza salutare
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di un attore gay che aveva appena perso (o
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un funzionario di polizia che aveva trascorso una notte
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Siamo degli stronzi!». ¶ «In che senso…». ¶ «Andiamo a prendere
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qualcosa e Pizzo lasciò che si cuocesse nel suo
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lotta, tutto. Lui dice che nel momento in cui
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di colpo. Ha pensato che la lite fosse finita
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lite fosse finita e che forse aveva esagerato a
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chi era la persona che aveva combinato quel macello
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sul pianerottolo, ha visto che l’ascensore era fermo
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piano. E ti ricordo che fuori ancora non era
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pezzi di un rompicapo che lo aveva tenuto sveglio
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la notte. ¶ «La cosa che ci era sfuggita è
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finestre del secondo piano che sporge di venti, venticinque
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tenersi ai cavi telefonici che corrono lungo la parete
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rimasto poco tempo, visto che l’abbiamo trovato verso
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in un nanosecondo, ipotesi che hanno avuto una lunga
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dallo studio dell’avvocato, che ne so, alle quattro
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E chi ti dice che sia uscito dal portone
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un metro e mezzo che regge i pali delle
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a tardi. Ha aspettato che sulle scale non ci
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avvocato mi ha detto che qualche volta, purtroppo, anche
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ancora non possiamo provare che qualcuno sia entrato e
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e uscito di lì». ¶ «Che sfiga!». ¶ «Ascolta! L’assassino
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portone numero 58. E sai che ti dico?». ¶ Pizzo strabuzzò
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settimane!». ¶ «E ma allora… Che casino!». ¶ «Comunque, noi siamo
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mettere insieme la ricostruzione che aveva raccontato a Pizzo
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dei fornitori, degli abitudinari che prima di cornetto e
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giornale, dei motorini rauchi che tribolano per accendersi. ¶ Pizzo
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di quel mattino romano che non presagiva nulla di
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i fantasmi e decise che quello era un nuovo
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un nuovo giorno e che bisognava comunque affrontarlo nel
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occhiata preoccupata. Adesso sì che bisognava fare qualcosa. Innanzitutto
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sull’anta del portone che questa si spalancò. Entrarono
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corridoio stretto e oscuro che conduceva alle scale. Salirono
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scalata con Pizzo dietro che brontolava qualcosa. Arrivarono insieme
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e inciampò in qualcosa che cadde a terra producendo
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aggirando una massa opaca che poteva essere un letto
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dalla luce di Roma che mai e poi mai
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Pizzo, alle sue spalle, che a bocca aperta e
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un gancio del soffitto, che un tempo era servito
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stati aperti e rovistati. ¶ «Che casino!». ¶ Pizzo cercava ancora
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gli caddero sull’oggetto che aveva urtato spalancando la
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nessuno, tranne un restauratore che girava intorno a un
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stecchito, la lingua gonfia che sporgeva fuori della bocca
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entrare, ma poi pensò che era inutile. Ci avrebbe
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pianerottolo c’era Pizzo che chiamava rinforzi con il
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Un odore di morte che il commissario aveva sentito
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vista e di ciò che noi vediamo dal nostro
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l’afa e, quel che è peggio, senza far
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dover trovare una chiosa che rendesse ancora più preziosa
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basso il commissario Bertone che, a quel punto, avrebbe
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ha sempre dovuto ammettere che l’intuizione di Foucault
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C’è il pittore che guarda fuori, verso lo
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il modello del quadro che sta dipingendo. Vi sono
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Vi sono i sovrani, che sono fuori dal quadro
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guardano la stessa scena che noi vediamo. Vi è
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di palazzo, sulle scale, che osserva il fronte del
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fronte del quadro (quello che non vediamo) e poi
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dal quadro vuol dire che noi spettatori non siamo
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la lingua di fuori che gocciolava, cominciò a scodinzolare
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tanto per far capire che l’incontro era finito
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era finito. D’Amico, che al contrario di Giussani
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interlocutore, divenne serio, segno che voleva parlare della tragica
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corto prevenendo la commozione che stava già incrinando la
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banda di colleghi scontrosi che scaricava le proprie frustrazioni
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alla processione di extracomunitari che ogni mattina si presentava
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chiamata dell’ispettore Pizzo che lo convocava d’urgenza
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nulla di buono, tanto che Lazzaroni salì le scale
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ansia nel petto. Sapeva che non avrebbe trovato il
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Parlò per primo Cacace. ¶ «Che ci fai in divisa
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e ci serve qualcuno che abbia un motorino. Il
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tremore sotto le ginocchia che non aveva mai provato
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piazza Dante in modo che possiamo vederti dalla finestra
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va, chi vede, quello che fa, tutto! Hai capito
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annuì e si accorse che una pioggerellina di gocce
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pronunciò proprio la frase che Lazzaroni non avrebbe voluto
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minuti con la testa che gli ribolliva dentro al
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come togliere la catena che bloccava la ruota posteriore
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contrario. Andava così piano che Lazzaroni fu lì lì
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Amba Aradam con Lazzaroni che faceva l’elastico dietro
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uno scossone così forte che Lazzaroni pensò di aver
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traffico, ma di Ribonskij che ogni tanto si fermava
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Tre. A Lazzaroni sembrò che volesse entrare, ma che
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che volesse entrare, ma che non ne avesse la
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chilometri, l’attore stabilì che il pellegrinaggio nei luoghi
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come due occhi spenti che non vogliono più vedere
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un male ai piedi che si sarebbe messo a
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Pizzo gli aveva assicurato che sarebbe arrivato il cambio
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era visto nessuno… Quel che è peggio, gli scappava
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voci di alcuni giovani che bevevano birra davanti a
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un pub e scoprì che anche lui aveva sete
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il fiume di urina che premeva sempre più causandogli
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di lui un naso che conosceva bene. ¶ L’ispettore
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È tutto il giorno che chiama colleghi e amici
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lui. ¶ «E io, ispettore? Che faccio?». ¶ «Vai a casa
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sullo sfondo, Ugo Tognazzi che ti viene incontro sorridendo
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incontro sorridendo e Giuliana che corre ad abbracciarlo… ¶ Salì
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femminile. Era una ragazza che faticava a mettere insieme
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uomo la consolava, ma che cosa dicessero di preciso
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lo stesso. ¶ La scena che aveva immaginato corrispondeva al
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con un fazzoletto bianco che teneva appallottolato nella mano
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con i capelli bianchi che fino a qualche anno
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di fondo. ¶ «La ragazza che ha visto prima è
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ma tutto fa pensare che il professor Natoli sia
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sospirando profondamente. ¶ Bertone pensò che sembrava una persona sicura
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della parete. ¶ «Sì, certo che lo sapevo. Lo sapevano
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è l’ultima volta che li ho visti insieme
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il commissario. ¶ «Non so che dirle. Vitaliano si occupava
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via elencando. Bertone lasciò che Giussani santificasse le molte
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doti del collega morto. ¶ «Che mi dice di Las
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era un passionale, uno che si gettava senza timore
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almeno questo è quello che penso io, a lui
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Bertone negli occhi, tanto che il commissario ne fu
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di Giussani. ¶ «Non credo che le tesi di Natoli
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saggi, più per amicizia che per vero interesse. Vede
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mattonella. ¶ «Onestamente, devo ammettere che le teorie di Vitaliano
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po’ involute. Voglio dire che l’ansia di contraddire
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ritratto da Giano bifronte che il professore aveva tracciato
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insieme e poi decise che poteva bastare. Richiuse a
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commissario. ¶ «Commissario, lei pensa che Diego…». ¶ «Non lo so
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dietro l’agente Lazzaroni che ha una motocicletta e
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con un fare teatrale che al commissario parve eccessivo
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Secondo Foucault, sulla tela che occupa la parte sinistra
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l’effetto di impedire che possa mai essere reperito
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rapporto tra gli sguardi che si incrociano sulla scena
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Meninas non è altro che l’emblema inesauribile del
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John R. Searle immaginò che Velázquez, sulla tela, stesse
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stesse dipingendo il quadro che noi vediamo esposto al
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insomma, rappresentava se stesso che dipinge il quadro che
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che dipinge il quadro che noi vediamo. Il che
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che noi vediamo. Il che vuol dire che il
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Il che vuol dire che il soggetto del quadro
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davano fastidio quelle manone che avevano ricominciato a pescare
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accademici. Come poteva essere che quel contadinone massiccio fosse
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d’Estetica? Questo sì che era davvero un paradosso
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complessa, scientifica, e vedrà che leggendo i saggi di
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commissario. La verità è che Las Meninas è un
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indagini?». ¶ La stessa domanda che gli aveva rivolto Giussani
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Romeo di servizio. Pensò che quel viaggio a Formello
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quel bicchiere di vino che, un quarto d’ora
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una conferenza rimasta storica, che il quadro celebra l
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contempo tematizza il ruolo che la visione svolge nella
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l’identità di ciò che il re e la
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professionale. «Lo prenda lei che ha i guanti. Deve
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accento salernitano nella speranza che il suo amico ed
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ritirato dalla politica senza che la sua immagine pubblica
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amante della vittima. Vedrai che l’alibi non regge
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pensò Bertone. ¶ «…pare proprio che la vittima non avesse
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a parte i libri che certamente non costituiscono un
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i ladri. E allora che fa? Siccome non trova
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delle pulizie, una filippina che lavorava per Natoli da
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ispezione, ci ha detto che secondo lei non manca
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Come sta Giuliana?». ¶ Impossibile che Mostocotto non sapesse. Tutta
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polizia di Roma sapeva che Flavio Bertone era stato
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lasciarlo stare. – E perché? Che gli è successo? – Come
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l’immagine di Alvarino che rideva delle disgrazie altrui
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fiori rossi e arancioni che lasciava indovinare un seno
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piccolo, ma ben fatto, che orgogliosamente sfidava la forza
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pure un po’ sfigato che rispondeva al nome di
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L’ispettore Pizzo pensò che era davvero un attore
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una sottolineatura di disapprovazione che non era sfuggita a
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sfuggita a Ribonskij e che aveva messo in imbarazzo
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così male un cinese, che quello aveva reagito mettendogli
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me. Mi ha detto che non ne aveva voglia
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La faccenda non convince. Che hai fatto dalle otto
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Massimo Lello ha detto che non avevate un vero
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sinistro a penzoloni. Aspettò che il pianto di Ribonskij
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C’era anche Vitaliano che aveva organizzato tutto…». ¶ Si
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Era inevitabile, ogni volta che Ribonskij pronunciava il nome
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un modo di parlare che…». ¶ Cacace fece schioccare le
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anni fa, una sera che è venuto a casa
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calmi, signor Ribonskij. Vorrei che lei rispondesse con attenzione
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cenno con il capo che voleva dire: ti devo
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erano quasi tutti pakistani che parlavano a voce altissima
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scivolare dentro la cravatta che aveva indossato in questura
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legno e guardò Pizzo. ¶ «Che hai?». ¶ «Commissario, ma se
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nella sua natura». ¶ «Noi che facciamo? Chiamiamo il magistrato
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Ribonskij. È una cosa che va fatta subito e
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come farla! Ritrovami Cacace che si è imbucato da
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È troppo semplice. Quello che ho visto nell’appartamento
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mi ha fatto pensare che dietro ci sia qualcosa
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più complesso. Non so che cosa, ma voglio provare
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così denso e pesante che si poteva tagliare con
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tetro, anzi teterrimo, e che forse portava anche sfiga
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non è ammissibile. E che cavolo! ¶ L’Alfa Romeo
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professor Paolo D’Amico, che aveva già finito con
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polizia, in un fragore che rintronò i cinque o
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travertino e grandi vetrate che conferivano al tutto un
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mezzo vuoto. Sembrava proprio che l’intero palazzo respirasse
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grandi porte. Bertone pensò che sarebbe stato bello studiare
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Ripensò alla sua facoltà che ora, nel ricordo, gli
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un capannello di ragazzi che aspettavano il turno per
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immotivata, quasi infantile. Pensò che la sua esistenza era
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nel deserto di ceneri che era la sua vita
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quel rigurgito di ottimismo che sembrava salirgli su dallo
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questo a far sì che la seconda porzione non
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sul display e sbuffò. «Che c’è, Pizzo?». ¶ «C
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corse fuori dal locale che a quell’ora era
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tanto per fargli vedere che aveva capito. Entrò nel
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convinto, non senza ragione, che le cose di cui
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cucina. La vasca invece che la doccia. ¶ «Il morto
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immetteva in un salone che doveva essere anche lo
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spettacolo era impressionante. Sembrava che in quella stanza fosse
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di frantumi. ¶ La libreria che foderava le quattro pareti
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ogni probabilità nella lotta, che doveva essere stata violentissima
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mano a un agente che lasciò la soglia del
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dicevano?». ¶ «Il Lupi dice che a urlare era solo
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Bertone si raddrizzò prima che qualche goccia di sudore
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ignorando del tutto Ghinassi che già si era chinato
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stesso effetto delle unghie che graffiano una lavagna di
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assassino – perché, dai segni che vedo su questo collo
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quei due acrobati romeni che svaligiavano gli appartamenti? Per
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del commissario per paura che si slanciasse contro il
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ad accovacciarsi sul cadavere. ¶ «Che vuoi?» Bertone aveva visto
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occhio l’agente Crocitti che se ne stava con
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e ha un figlio che studia Economia a Oxford
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figli…». ¶ «E allora?». ¶ «Quello che voglio dire è che
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che voglio dire è che, insomma…». ¶ «Insomma?». ¶ «Il professor
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Il professor Lupi dice che insomma…» Crocitti, cercando le
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dietro le orecchie. «Dice che il suo amico, insomma
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per nessuno. Tutti sapevano che Natoli aveva certi… gusti
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per l’anatra laccata che gli si era piazzata
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piazzata sullo stomaco e che adesso gli faceva mancare
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del discorso a Crocitti che deglutì ancora una volta
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tante vorte… dice pure che è simpatigo!». ¶ «Delitto passionale
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profondi respiri. Ringraziò Crocitti, che tornò volentieri a far
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carriera accanto al commissario. ¶ «Che facciamo? Cerchiamo questo Diego
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era stato tanto amaro che Pizzo ne provò quasi
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corridoio con la speranza che Ghinassi optasse per un
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fuori e di Ghinassi che, una parola ancora, avrebbe
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tre righe per comprendere che era meglio rimetterlo a
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la finestra e notò che sul pavimento, nei pressi
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china. Con uno scatto che fece sussultare Ghinassi, ancora
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caduti in terra. Sembrava che quei volumi fossero stati
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rimasti vuoti e immaginò che durante la lotta furibonda
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mensole spazzate dall’assassino, che ne aveva scagliato via
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della stanza con Ghinassi che lo spiava di sottecchi
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collera solo sui testi che parlavano di un unico
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a toccare tutto, io che ci sono venuto a
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fin di bene: volevo che il mio racconto risultasse
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si divertiranno, sono certo che mi perdoneranno le tante
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perdoneranno le tante licenze che mi sono concesso e
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lui avrebbe dovuto dichiarare che era uscito per fare
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fare quattro passi e che sarebbe subito ritornato nella
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tanto rapido e concentrato che i suoi piedi, quasi
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nere di due gendarmi che stazionavano sotto un lampione
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forte odore di polvere che rendeva problematica la respirazione
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tra due alte pareti, che conduceva a una porta
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altra copia e vide che l’amico antiquario aveva
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vari punti della città. ¶ «Che vogliono dire quelle croci
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e Picasso capì solo che non erano complimenti. ¶ L
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artistico. L’importante è che tutti i personaggi del
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della lampada. Picasso pensò che quella versione di Las
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di Velázquez. La croce che indica la casa natale
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più importante: lo specchio che riflette i reali di
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nuvolaglia di polvere. ¶ «Possibile che non capisci! Il quadro
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c’è il cunicolo che conduce nella cripta…». ¶ «Questa
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sono sicuro di quello che dico!». ¶ «Sono solo coincidenze
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del Fondo Pacheco, vedrai che ho ragione!». ¶ Picasso non
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gli sembrava possibile… ¶ «Ammesso che tu abbia ragione. E
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E va bene! Ammettiamo che hai ragione…». ¶ «Ho ragione
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porco e altre cose che non ti sto a
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dal negozio più interdetto che mai. Lo show di
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azzeccato. Data la stima che aveva per l’antiquario
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generoso: sessanta a quaranta che si sbagliava. ¶ Il fatto
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sbagliava. ¶ Il fatto era che il pittore si stava
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dell’amico. Ed ecco che Aronne, in quattro e
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stordito dai suoi pensieri che, quando incrociò una ronda
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maggiore frequenza. Era quello che voleva. Aveva saltato il
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Broadway. Un disco doppio che la band inglese pubblicò
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risvegliava con la testa che gli scoppiava. Andava in
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colleghi. Lo sapevano tutti che il dottor Bertone era
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lasciato dalla moglie e che la notte si consolava
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tanto veniva a controllare che il suo superiore non
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statua di sale o che la crisi esistenziale non
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premura eccessiva, ma sincera, che Bertone tollerava con pazienza
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pacchetti di sigarette senza che nessuno gli rompesse le
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in un vortice caotico che gli metteva ansia. ¶ Guardava
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tutte quelle anime perse? Che facevano? Come vivevano? In
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romena, le merci illegali che venivano da Hong Kong
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piaceva quel casino. Pensava che tutto quel melting pot
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notturni. Tra l’altro, che vergogna, i vicini avevano
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la madonnina di bronzo che a quell’ora si
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di sé. Nel film che aveva cominciato a immaginare
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immaginare c’era lui che, girato l’angolo di
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Giuliana. Ops, ciao Giuliana! Che sorpresa! Come stai? Ti
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colpa. Una donna… Ma che dico una donna, uno
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quale ebbe la conferma che l’aglio intendeva dire
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abbastanza lucido da capire che se avesse mantenuto quel
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l’ultimo tentativo prima che non fosse più in
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ai piedi delle scale che conducevano fuori. Non c
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Il commissario sapeva bene che al quarto sarebbe scattata
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ho visto solo adesso che mi hai cercata tutto
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preoccupare. L’importante è che tu stia bene!». ¶ «Sono
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domanda. Più per cortesia che per vero interesse. ¶ «No
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visto molte cose interessanti che mi hanno fatto riflettere
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un quadro del Mazo che mi ha fatto capire
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maresciallo don José Nieto che lo accusava di aver
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di capolavori. E allora, che fa il pittore? Mette
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Gli dice: tu pensi che io abbia nascosto un
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pittore di grande talento che stava per fare il
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io non credo proprio che…». ¶ «Ascolta! Il bello viene
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il vero, Natoli pensava che Diego Velázquez avesse dipinto
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ci sarebbe il segno che Velázquez teneva in pugno
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pugno, per qualche motivo che noi non conosciamo, il
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nasconde. Forse ha capito che il prossimo sarà lui
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Flavio, sinceramente non so che dire. Mi sembra una
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Vitaliano, e adesso tu». ¶ «Che vuoi dire?». ¶ «È da
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pensarono a un ubriaco che non trovava la toilette
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non doveva far altro che bere. ¶ Si staccò dall
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sangue, Giuliana triste, Velázquez che dal quadro si mette
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femminile, bella e affusolata, che gliene allungava un altro
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cascata di riccioli neri che incorniciavano il viso, e
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con la testa, presumendo che la ragazza gli avesse
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il suo ben sapendo che quell’ultimo decilitro di
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Ebbe la percezione sicura che molto presto avrebbe vomitato
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guancia destra del commissario che si lasciò sedurre dal
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Un giramento di testa che gli fece chiudere gli
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di quella croce incandescente che macchiava di rosso il
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smeraldini. Spruzzi d’acqua che, dalle crepe del deserto
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spazio infinito non è che l’insieme di tanti
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finiti. Quadrati e rettangoli che trasformano il cielo nell
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la fettina di luce che filtrava da sotto la
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sistemati due maniscalchi nerboruti che volevano sfondargli il cranio
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più profondamente, nella speranza che i maniscalchi si prendessero
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abbottata di un uomo che aveva passato una notte
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specchio. ¶ Graçias. Grazie di che? Non capiva, e non
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erotico. Respiri affannosi, mani che si toccano, abbracci, baci
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tette imperiali e sfacciate che danzano, grida di piacere
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teatrino della fantasmagorica trombata che non c’era mai
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e 30. ¶ «Volevo solo dirle che è libero di lasciare
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quando vuole». ¶ «Grazie. Significa che avete trovato Giussani?». ¶ «No
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è troppo disturbo!». ¶ «Ma che disturbo. Anzi, se permette
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si mise sulla difensiva. Che voleva ancora? Ma alla
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dei convenevoli. Bertone sentiva che Cardoso gli nascondeva qualcosa
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osservando di nascosto e che seguiva le sue mosse
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cosa era tutt’altro che improbabile. ¶ Dalla sua posizione
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e i due ragazzi che pomiciavano. Era quasi fatta
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per non scontentare Giuliana che poteva anche avere un
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fatta. Aveva visto quello che doveva vedere. Velázquez e
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era levata una brezzolina che rivoltava i lembi delle
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indifferente. ¶ La verità era che non aveva niente da
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da chiamare e nessuno che lo chiamasse. Solo Cardoso
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il collega spagnolo piuttosto che quel vuoto esistenziale. Tornare
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in albergo? A fare che? ¶ Si mise a vagabondare
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sbucassero tutti quei giovani che andavano animando le strade
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Aggirò quel minareto gigante che è la torre della
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una festa. Ancora giovani che strepitavano, beati loro. ¶ Solo
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una porta a vetri che dava sul vicolo. Ne
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canuta vestita di nero che andò a piazzarsi, mani
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fermò e fu allora che lo vide. Il riflesso
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con tutta la voce che aveva. «Giussani!». ¶ Doveva correre
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l’ombra, segno evidente che aveva voltato verso destra
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travolto, un mezzo scivolone che per poco non lo
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e poi stop. A che serviva correre in quel
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scusarsi con il ragazzo che aveva quasi investito. ¶ Naturalmente
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dovuto riferire delle cose che aveva deciso di tenere
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tenere solo per sé. Che fare? Rimanere da quelle
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Il fatto positivo era che, grazie all’apparizione del
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nel mondo reale. Sentì che, dopo ore di sonnambulismo
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in una scalinata ripida che scendeva sotto terra. Il
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grossa candela, di quelle che puzzano di citronella. Il
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sulla cascata di cera che aveva incrostato i gradini
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fune perché sembrava proprio che ce l’avessero messa
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trapestio concitato di tacchi che martellavano sul legno, la
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nacchere e le mani che battevano il tempo. La
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un afrore più complesso che comprendeva il vino, la
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colonne larghe e tozze che sostenevano degli archi di
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una pedana di legno che ospitava tre suonatori di
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alti sgabelli, una cantante che sarebbe stata anche bella
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e ragazze di Siviglia che bevevano, cantavano, ridevano in
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un vortice di euforia che a lui parve eccessiva
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cattivo gusto. Anzi, trovò che c’era qualcosa di
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e del vino rosso che tracannavano con gusto. Non
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di quelle lunghe panche che ospitava il popolo dei
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seggiolone. Si aspettava solo che qualcuno gli infilasse un
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una bocca stupenda. Peccato che il naso fosse sempre
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morbido. Il commissario pensò che se avesse perso l
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vino e agrumi. ¶ Senza che nessuno l’avesse chiamata
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bruciore era così forte che gli occhi gli diventarono
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qualcosa. ¶ La ragazza, oltre che carina, era anche perspicace
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crostini risultò micidiale. Realizzò che il palato si era
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una serie di smorfie che convinsero la barista a
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cui era sicura, era che le piaceva lavorare in
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andare al mare. Trovava che la vita notturna a
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qualche spiaggia senza nessuno che le spalmasse la crema
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a quel poliziotto stropicciato che veniva da Roma. Ripensò
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la cosa bizzarra era che questi misteri erano legati
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Si poteva tranquillamente dire che le gambe andassero da
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viali e alle facce che incrociava sul marciapiede. Mafalda
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Si voltò per controllare che nessuno la seguisse. In
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sé. Si rese conto che stava correndo. I tacchi
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boccate d’aria. Scoprì che stava sudando, cosa inusuale
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cosa inusuale per lei che non sudava neanche quando
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non si era accorta che a dieci metri da
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di accomodarsi. Adesso sì che era il momento di
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mezzo a due energumeni che di mestiere non lavoravano
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almeno la trentesima volta che faceva il numero di
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era la trentesima volta che una voce femminile strappamutande
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femminile strappamutande gli comunicava che il cellulare era spento
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cellulare era spento e che doveva riprovare más tardes
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doveva riprovare más tardes. Che fine aveva fatto, Mafalda
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e mezzo. Via via che passavano le ore, l