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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovan Battista Marino, La strage degli innocenti, 1632

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1632
Altra ve n’ha che taciturna e sola ¶ a
2
1632
spoglie ¶ dentro alcun vel, che sia di sangue asciutto
3
1632
viene, ¶ e qual fucina che del dianzi spento ¶ foco
4
1632
avrebbe; ¶ Malecche il gebuseo, che tra ladroni ¶ nacque, e
5
1632
fero crebbe, ¶ difforme sì che le sembianze istesse ¶ avria
6
1632
servo. ¶ Sì come allor che dopo i tempi adusti
7
1632
rocche in quella guisa ¶ che suol da gli Austri
8
1632
di lamenti. ¶ Non altrimenti che se prese et arse
9
1632
le voci a Dio ¶ che da’ colli di Ramma
10
1632
il latte e più che ’l latte i baci
11
1632
ecco veloce ¶ a quel che dorme il traditor s
12
1632
nobil giovane si spinge, ¶ che la fresca ferita e
13
1632
la poppa al miserel che langue. ¶ Versa in grembo
14
1632
In cavo letticciuol trova che giace ¶ coppia di similissimi
15
1632
in guisa era congiunto ¶ che i gemelli del ciel
16
1632
vi dipinse ¶ non vo’ che l’un a l
17
1632
par v’entraro ¶ vo’ che del mondo ancor escan
18
1632
entrato scorge ¶ l’assalitor che d’improviso arriva, ¶ lascia
19
1632
almeno. ¶ Corre, con quel che partorì da l’alvo
20
1632
l’alvo, ¶ verso colui che di scampar desia, ¶ ahi
21
1632
folle, e le convien che quel che salvo ¶ tolse
22
1632
le convien che quel che salvo ¶ tolse pur dianzi
23
1632
e guardie accorte, ¶ acciò che altrui fra vigilanti armati
24
1632
regio editto, ¶ a ciascun che per uso armi vestisse
25
1632
per uso armi vestisse ¶ che de l’albergo e
26
1632
impedirlo ardisse, ¶ un reo che quivi occulto in grande
27
1632
aere ombroso; ¶ e sappi che del numero già spento
28
1632
signor, meno ubidito! ¶ Ma che sapea semplice turba? e
29
1632
fama è tra noi, che da la fame astrette
30
1632
Lassa, e perché ciò che per rabbia a quelle
31
1632
veggia ampia e capace ¶ che del licor di Bacco
32
1632
per l’alto terror che la percosse, ¶ non valse
33
1632
a ravisarla alcuno; ¶ oltre che dal furor che ne
34
1632
oltre che dal furor che ne commosse, ¶ fatto cieco
35
1632
vanto ¶ sì come aspro che egli era e dispettoso
36
1632
vi rapiro, almen sapessi, ¶ che fra ceppi e catene
37
1632
ardessi, ¶ ma questo cor che luce altra non vede
38
1632
amore insano ¶ occultàr quel che palesar convienti. ¶ Violenza di
39
1632
Se spaventarmi vuoi più che non fai, ¶ minacciami la
40
1632
parla così, vie più che mai ¶ ostinata in suo
41
1632
fe’ gioco, ¶ ma però che di ferro ha i
42
1632
s’almen bastasse, ¶ ciò che ’l braccio non valse
43
1632
il caccia, e fa che versi e stilli ¶ misto
44
1632
allor la genitrice aduna ¶ che sembra orrida tigre a
45
1632
fra noi quella infelice, ¶ che de l’orrenda e
46
1632
so non men crudel che forte ¶ vibrare io vidi
47
1632
mia sventura: ¶ l’ultimo che nel sen morto m
48
1632
e di donne accompagnata, ¶ che del fanciul la sanguinosa
49
1632
Ma che? contro furor che val bellezza? ¶ Strins’egli
50
1632
come suole ad uom che l’accarezza, ¶ ridendo a
51
1632
man stese al coltel che lo traffisse, ¶ credendo dono
52
1632
imaginando argento ¶ l’acciar che era di morte empio
53
1632
dolse, e lagrimonne ei che l’uccise; ¶ ma sedate
54
1632
qual colpo ei fieda. ¶ Che dèe far lei? chi
55
1632
agnella. ¶ Con quell’affetto che del patrio regno ¶ l
56
1632
in braccio. ¶ Misera, ma che pro? Fugge il periglio
57
1632
periglio, ¶ non campa già, ché ’n novo mal trabocca
58
1632
ch’al primo figlio ¶ che il sen le sugge
59
1632
Vede l’altro bambin che tra le braccia ¶ stretto
60
1632
di senno acerbo ingegno ¶ che temer seppe e morte
61
1632
sdegno. ¶ Quantunque in van, ché ’n lui la punta
62
1632
ma più crudele emenda, ¶ che lui traffigge e lei
63
1632
le braccia aperte avien che stenda, ¶ ella in giù
64
1632
man la carità dipinta, ¶ che di vaghi bambin schiera
65
1632
il fier tenore ¶ fuor che ’nfanti da latte altri
66
1632
e ’l quarto, ¶ coppia che fu de la dolente
67
1632
non scese in vano, ¶ ché frapostosi a caso in
68
1632
si cela ¶ l’ultimo che di cinque ancor le
69
1632
ancor le resta. ¶ Ma che? Del proprio scampo ei
70
1632
dolore, ¶ altro non sa che sbigottita e smorta ¶ piover
71
1632
non le giova, ¶ però che ’l fier, che petto
72
1632
però che ’l fier, che petto ha di macigno
73
1632
sette vite e sette, ¶ che visto al fin cader
74
1632
non già, ma men che viva ¶ di bianco marmo
75
1632
dice: «Ahi lassa, ¶ lassa, che fia che i miei
76
1632
lassa, ¶ lassa, che fia che i miei soavi pegni
77
1632
gli altrui sdegni, ¶ altro che mucchio di sanguini e
78
1632
serici stami, ¶ nel lin che vi copria, poveri infanti
79
1632
forme altere a vaghe ¶ che da la genitrice in
80
1632
distinti ¶ que’ membri, ohimè, che più toccando infrango. ¶ Lassa
81
1632
pallor siete sì tinti ¶ che dubbiosa e confusa io
82
1632
tuo reciso. ¶ Chi fu che nel tuo busto, ahi
83
1632
Figli, miseri figli, or che più spero? ¶ Sepolto è
84
1632
i giorni suoi. ¶ Di che ti lagni poi, di
85
1632
ti lagni poi, di che ti sdegni ¶ mondo vil
86
1632
secol rozzo, oscura etate, ¶ che ’n te viva l
87
1632
inganno, il vizio regni, ¶ che sien lunge da te
88
1632
te fede e bontate, ¶ che virtù pianga e seco
89
1632
altro non s’ode ¶ che voci di dolor, strepiti
90
1632
re gioisce; ¶ qual serpe che dal sol veneno acquista
91
1632
le rotte fronti, ¶ vede che sangue in gran diluvio
92
1632
Altri il vital umor, che largo abonda, ¶ e dal
93
1632
quell’onda ¶ morte fuggir, che ’l segue e che
94
1632
che ’l segue e che l’arriva, ¶ ma debile
95
1632
si frange. ¶ Questa mentre che ’l sen squarcia e
96
1632
duol del suo duol, che non l’uccide. ¶ Altra
97
1632
si scoloraro. ¶ I fanciulli che timidi e confuse ¶ le
98
1632
crudele aver d’intorno ¶ che di porpora e d
99
1632
adorno. ¶ Come predace augel che d’alto mira ¶ stuol
100
1632
banditor cenna dal palco ¶ che dia voce al concavo
101
1632
quanti morte acerbissima provaro, ¶ che conosciuta a pena avean
102
1632
pria l’ombre miraro ¶ che del mondo la luce
103
1632
e i gridi tanti ¶ che non pur l’ampia
104
1632
a i pianti ¶ contan che statue intorno anco e
105
1632
Miracoli dirò. Fama è che molti ¶ già di senso
106
1632
sanguinosi rivi, ¶ onde parea che pallido et essangue ¶ fuggisse
107
1632
al sole. ¶ Tu, sol, ché non torci or per
108
1632
non sai? ¶ Le spade che pur or terse e
109
1632
e ’l pianto amaro, ¶ che soglia altrui tra’ fiori
110
1632
il ferito, ¶ e poi che l’ha ferito anco
111
1632
o mazza percossa avvien che caggia, ¶ il torel non
112
1632
colei nel pianto ¶ «quel che nacque di me da
113
1632
ch’io ami quel che del mio ventre è
114
1632
io mora seco. ¶ Crudel, che cerchi? e perché, pur
115
1632
ira e d’ardir che tra’ crudeli ¶ ferri si
116
1632
la più bella dea, ¶ che non avria di Marte
117
1632
e svena, e fa che d’ogni vena ¶ non
118
1632
piaga il piagator ritrova, ¶ ché maggiore è il pugnal
119
1632
accoglie al petto, ¶ peso che già le piacque et
120
1632
estinto fanciullo egual sembrava ¶ che distinguer da lui mal
121
1632
Una ve n’ha che del bel fianco ignudo
122
1632
scudo, ¶ né soffrir sa che le sia morto o
123
1632
uom minaccioso e crudo ¶ che l’aureo crin s
124
1632
sì forte il fier che ’l fin convien che
125
1632
che ’l fin convien che lassi. ¶ Poi con robusta
126
1632
duri sassi; ¶ pria però che l’aventi e che
127
1632
che l’aventi e che ’l percota, ¶ tre volte
128
1632
onde morto riman pria che ferito. ¶ Al fin, rotto
129
1632
te, Re del Ciel, che lo sopporti». ¶ Non lunge
130
1632
gli atti. ¶ Non credi che sì rigido e selvaggio
131
1632
un de’ miserelli ebrei ¶ che de i labri materni
132
1632
disse: «Or a costei, ¶ che t’ha sì caro
133
1632
ire irrita. ¶ Lassa, e che val contro furore armato
134
1632
ecco l’irreparabile ferita ¶ che lei toglie di dubbio
135
1632
insieme il fianco, ¶ fa che colà di nova morte
136
1632
in petto. ¶ Contr’una che chiedea piangendo aita ¶ soldato
137
1632
morso, ¶ il brando, allor che ’n lui torcere il
138
1632
unica doglia, ¶ non fia che man sì sozza e
139
1632
atto rigido e severo ¶ che chi latte ti diè
140
1632
so meglio omicida esser che madre -. ¶ Ciò detto di
141
1632
n faccia al malandrin, che ne ridea, ¶ gitta in
142
1632
lacrimose stelle. ¶ Verso colei che l’unico figliuolo ¶ timida
143
1632
al mascalzon s’offerse ¶ che, se non ch’egli
144
1632
al feritor caduto. ¶ Ma che? contro furor che val
145
1632
voce, e l’asse ¶ che sostien la gran machina
146
1632
intende e spia, ¶ non che lingua l’esprima, oscuro
147
1632
ch’ei non è, che qual ei sia ¶ narrar
148
1632
mio teatro ei stesso, ¶ ché ’n lui sol mi
149
1632
bellezze eterne. ¶ Ma dapoi che ’l meschino a perder
150
1632
fornir laggiù quell’opra ¶ che commessa da me gli
151
1632
sopra. ¶ Fermo è quassù che ’l sangue egli versando
152
1632
sol s’adorni, ¶ Vo’ che se cruda man tronca
153
1632
vita. ¶ E farò sì che ’l re del mondo
154
1632
tiranno empio, schernito ¶ tanto che sia quel tempo a
155
1632
il pensier di Dio che fuor traluce ¶ dal cenno
156
1632
asciuga de la dea che l’ombre aggiorna, ¶ né
157
1632
Chiude il bel piè, che mena alte carole, ¶ tra
158
1632
alte carole, ¶ tra gemme che son stelle oro ch
159
1632
accennando al mutolo soggiorno ¶ che non scota le fronde
160
1632
pigro dio mensa fumante, ¶ che nappi e coppe in
161
1632
tosto a que’ rai che gli feriro, ¶ Morfeo, Itatone
162
1632
e lucente una donzella, ¶ che di spoglia diafana velate
163
1632
discepolo, ripieno ¶ di quel che ’n carte espresse alto
164
1632
addormentato appare. ¶ L’alba che sfavillante in ciel risplende
165
1632
chiare, ¶ con tutto quel che nel mirabil viso ¶ scarpel
166
1632
entro le note impresse, ¶ che l’Angel gli additò
167
1632
Or sorgi, e pria ¶ che del gran pegno le
168
1632
sparve, e sparse ¶ luce che l’abbagliò, fiamma che
169
1632
che l’abbagliò, fiamma che l’arse. ¶ Destasi, e
170
1632
sua sposa e compagna, ¶ che informata dal Ciel di
171
1632
le bianche lane. ¶ Egli che l’aria ancor tra
172
1632
e bruna ¶ vede, e che tutti ingombra oblio profondo
173
1632
e calami palustri, ¶ so che lassù trionfi e che
174
1632
che lassù trionfi e che ti sono ¶ reggia il
175
1632
i troni trono ¶ So che sprezzi ogni fasto, e
176
1632
sprezzi ogni fasto, e che non hai ¶ più preggiato
177
1632
de le feraci arene, ¶ che porta quasi un mar
178
1632
porta quasi un mar che ’n mar ruini ¶ d
179
1632
l gran muro fabril che sì da lunge ¶ Pelusio
180
1632
musei del chiaro lume ¶ che la Grecia illustrò, memorie
181
1632
umor notturno al fanciullin che dorme, ¶ quai dal rigor
182
1632
et a la vesta ¶ che l’un vide sognando
183
1632
et a l’occhio che manca e che vacilla
184
1632
occhio che manca e che vacilla ¶ l’oggetto affrena
185
1632
ha racquistato in guisa ¶ che ’n su le piante
186
1632
i principi del dì che fa ritorno, ¶ teme il
187
1632
per sì solinghe strade ¶ che ’l cor pur non
188
1632
e ’l legno. ¶ Oltre che poi de l’animo
189
1632
Quella tua nobil man che senso e vita ¶ dar
190
1632
tempio sferico si vede. ¶ Che sala fosse anticamente o
191
1632
di quel gran re che la città reina ¶ primiero
192
1632
voi, schiere pietose, ¶ Angeli che ’l miraste e ne
193
1632
con gl’innocenti, or che farai con rei? ¶ Aggiungi
194
1632
con rei? ¶ Aggiungi poi che ’l Re del Ciel
195
1632
stella, ¶ stella non fu che quivi a caso ardesse
196
1632
fu lingua di Dio, che ’n sua favella ¶ – Guardati
197
1632
eroi scorti da quella, ¶ che con voci tra noi
198
1632
del re de’ palestini, ¶ che altro fur che messaggier
199
1632
palestini, ¶ che altro fur che messaggier divini? ¶ Ch’altri
200
1632
stranio non è; ma che sagace e maga ¶ gente
201
1632
Se certo è pur che ’l traditor sia nato
202
1632
facili i perigli. ¶ Ciò che non è, pur come
203
1632
parli e consigli, ¶ o che molto timor de’ danni
204
1632
de’ danni sui ¶ o che poco pensiero ha degli
205
1632
ha biancheggiar la chioma, ¶ che fra gente congiunta e
206
1632
dolersi poi. ¶ Sire, star che ti val pensoso e
207
1632
hai del tutto? e che non puoi? ¶ La cosa
208
1632
accorto chirurgo ad uom che langue ¶ porge in atto
209
1632
ignobili e minori ¶ sol che ’l capo real si
210
1632
e gelosia d’impero. ¶ Che non fa, che non
211
1632
impero. ¶ Che non fa, che non osa e che
212
1632
che non osa e che non tenta ¶ un orgoglioso
213
1632
cor severo? ¶ Presume sì che temerario e stolto ¶ vorria
214
1632
stolto ¶ vorria poter ciò che poter gli è tolto
215
1632
fosco il mondo appar che par che debbia ¶ disfarsi
216
1632
mondo appar che par che debbia ¶ disfarsi in ombra
217
1632
in vista è tal che da ciascun veduto ¶ dèe
218
1632
veduto ¶ dèe, vie più che temere, esser temuto. ¶ Chiama
219
1632
l’impeto è tal che favellar mal pote, ¶ e
220
1632
vapor concava terra. ¶ Vuol che di quante madri il
221
1632
ordita froda e vieta ¶ che ’l trattato crudel si
222
1632
ciel non sei, ¶ poi che di terra in ciel
223
1632
pur non visti? ¶ Vedi che schermo o scampo, onde
224
1632
ti sdegni? è ver che sante ¶ sono e giuste
225
1632
qual colonna in ciel che non vacili? ¶ Già non
226
1632
lacrime io stilli; ¶ sai che tanto m’è bel
227
1632
a te piace, ¶ e che sol di tua voglia
228
1632
addolcisca i miei dolori, ¶ che la spada vèr me
229
1632
errori. ¶ Qual dritto vuol che resti ucciso e morto
230
1632
da’ suoi furori, ¶ e che, pur come reo, dannato
231
1632
vegna ¶ chi non sa che sia colpa a pena
232
1632
può forza di prece ¶ che ’l tutto vince e
233
1632
e l’impossibil pote, ¶ che talor piover fiamme e
234
1632
movi ¶ quel braccio omai che l’universo folce, ¶ viva
235
1632
eterno. ¶ Questa sol è che ’ntorbida e rischiara ¶ la
236
1632
sue di non so che conteste ¶ ha quel ricco
237
1632
conteste ¶ ha quel ricco che ’l copre abito santo
238
1632
sol se ’l sol, che dal celeste ¶ Sole ha
239
1632
per manto. ¶ Riluce sì che la sua luce il
240
1632
gli ha tolto ¶ par che nel cor del Creator
241
1632
pregio maggior sfiorata cada, ¶ che sì nobil città vòta
242
1632
re senza regno. ¶ Quel che si vede è chiaramente
243
1632
è chiaramente aperto, ¶ quel che si teme è dubbiamente
244
1632
forse maggior del mal che temi? ¶ Temi la guerra
245
1632
guerra insospettito e vuoi ¶ che tanta gioventù sterpata mòra
246
1632
per Dio, chi fia che poi ¶ s’armi in
247
1632
or mieti in erba? ¶ Che dirà poi la fama
248
1632
fama, ohimè, la fama ¶ che del falso e del
249
1632
divulga il grido? ¶ Dirà che per sanguigna avida brama
250
1632
un popol fido; ¶ popolo che te solo onora et
251
1632
illusion t’apparve, ¶ però che ’l Re del Ciel
252
1632
poi di questo re che temi tanto, ¶ scritto che
253
1632
che temi tanto, ¶ scritto che ’l regno esser quaggiù
254
1632
di dolcezza pieno, ¶ re che vestito di mendico manto
255
1632
Temer dunque non dèi che porti guerra ¶ se per
256
1632
o dove ¶ da lui, che tutto vede e tutto
257
1632
e tutto move? ¶ O che falso è del tutto
258
1632
per me stimar vo’ che sia fallace, ¶ però ch
259
1632
fermo è in Ciel che ’l gran bambin sia
260
1632
sia nato, ¶ studio umano che vale? a che l
261
1632
umano che vale? a che l’afflitto ¶ popolo affliggi
262
1632
afflitto ¶ popolo affliggi? a che t’opponi al fato
263
1632
corte, ¶ scaltro, doppio, fellon che ’l rege e ’l
264
1632
e cupido di morte, ¶ che pietà non conosce e
265
1632
pietà non conosce e che non cura ¶ tenerezza di
266
1632
altrui, creder mi giova ¶ che non senza cagion temi
267
1632
e paventi. ¶ L’invidia che ’n altrui spesso si
268
1632
si cova ¶ esser può che gran cose ardisca e
269
1632
ardisca e tenti, ¶ e che tratti congiure e che
270
1632
che tratti congiure e che sommova ¶ ad armeggiar tumultuarie
271
1632
armeggiar tumultuarie genti; ¶ però che ’l ciel ne la
272
1632
ogni oltraggio ¶ reggi, signor, che calcitrò più volte. ¶ Aviso
273
1632
leggier breve favilla ¶ pria che ’n fiamma maggior s
274
1632
riversar picciola stilla ¶ anzi che d’acque il legno
275
1632
e di quel senno ¶ che sotto l’elmo incanutì
276
1632
cenno ¶ seppe trattar pria che lo scettro il brando
277
1632
ch’attento vegghi e che ben guardi ¶ a quel
278
1632
ben guardi ¶ a quel che poi vietar non potrai
279
1632
chi più non sa che ’n petto regio ¶ somma
280
1632
infido, il rio; ¶ oltre che poscia onor non ha
281
1632
non sia giusto uom che sia pio. ¶ Son giustizia
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ti dirò: sai ben che in sua radice ¶ ancor
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migliore ¶ è la temerità che la prudenza. ¶ Ma prudenza
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et è timore, ¶ codardigia che volto ha di temenza
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solo quell’empio ¶ verrà che campi, e che sue
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verrà che campi, e che sue trami ordisca, ¶ tutti
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immortal da gli uomini che sanno, ¶ ché, se severo
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gli uomini che sanno, ¶ ché, se severo e formidabil
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men superbir dei tu, ché se la sopra ¶ al
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soggetto ¶ qui siedi re, che libero et intero ¶ hai
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inganno, ira et amor, che spesso fenno ¶ correr gli
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tu ci vedrai, col che ti piaccia, a un
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di Dite, in men che non balena, ¶ abbandonò le
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mezzo ’l volo. ¶ Tosto che fuor de la vorago
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n Bettelem ne viene, ¶ ché ’n Bettelem lo scettro
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imago, ombra vagante. ¶ Ciò che di Furia avea spoglia
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dormi, e qual nocchiero ¶ che per l’Egeo di
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e non sai ciò che vicino ¶ ti minacci di
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reo forte destino. ¶ Sai che de’ reggi ebrei dal
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v’ha pur un che l’ire a fren
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del rio trattato, o che tel scopra almeno. ¶ Or
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e reggi. ¶ Quell’io che già per stabilirti in
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il re si scaglia, ¶ che, benché ricco e morbido
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campo di battaglia. ¶ Ciò che d’aver veduto gli
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a quel medesmo ardor che la fomenta, ¶ così confuso
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da prima; ¶ poi da che vide i tributari Magi
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timor tacita lima. ¶ Or che i sospetti in lui
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posa non trova. ¶ Tosto che spunti in Oriente il
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in Oriente il giorno, ¶ che l’aria ancora è
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nubilosa e nera, ¶ vuol che s’aduni entro ’l
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altrui chi manda e che comanda. ¶ Di che paventi
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e che comanda. ¶ Di che paventi, Erode? e quale
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timor ch’abbia colui ¶ che ’l suo ne dona
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scopre l’effetto. ¶ Giuseppe, che sognando il male intende
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suolo, ¶ in atto tal che ’n un minaccia e
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Non piange no, però che l’ira alquanto ¶ come
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fermi in fronte. ¶ So che la mia ruina, ancor
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infante, ¶ ma farò sì che non favelli adulta. ¶ Veggio
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Veggio l’insidia rea che ribellante ¶ già mi vien
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si voglia in fretta ¶ che precorsa sarà da la
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liete e tranquille ¶ tanto che sparso in larga piazza
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sommerso. ¶ Ditemi or voi, che qui raccolti insieme, ¶ o
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O deggio pur, pria che più cresca, il seme
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il fine attese, ¶ uom che per varie terre e
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alto periglio ¶ in quel che chiedi a consigliarti io
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Pur non terrò ciò che sovviemmi ascoso: ¶ i’ provai
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crucioso, ¶ altri cosa esseguir che poi rincresca, ¶ perché ’n
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quel sì fero ¶ desir che lieve e rapido trascorre
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consigliata il fren raccorre, ¶ ché s’a giogo di
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sopporre, ¶ dritto è però che chi la diè l
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re prendano i servi. ¶ Che giova a gran signor
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ancor vile e villana, ¶ che l’obliquo sentier segua
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crudel precipizio allentar meno! ¶ Ché sì come là su
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rigor dettata e fatta, ¶ che poi nel essequir da
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accenni di servir, più che non batta; ¶ e qualor
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essecrabile eccesso io persuada, ¶ che la dolce mia patria
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a insospettir erode. ¶ Egli, che nel suo cor stima
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sdegno ¶ del crudo re che mille infanti afflitti ¶ (ahi
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mille infanti afflitti ¶ (ahi, che non pote avidità di
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Cristo e testimoni invitti, ¶ che deste fuor de le
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eroi specchio e valore, ¶ che d’invitta virtù ti
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deve, ¶ di que’ fior che nutrisce il chiaro fonte
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mele api ingegnose. ¶ Tu che con tanto pregio e
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al mondo resti, ¶ sì che lieta non pur celebra
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cinse ¶ il gran campion che ’n Paradiso il vinse
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son, folgori i fiati. ¶ Che la vista pestifera e
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accende orribile e maligna ¶ che ’nconsumabilmente altrui consume. ¶ Con
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celeste a verginella umile, ¶ che la ’nchina e saluta
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gran concetto, ¶ prima santo che nato, un pargoletto. ¶ Vede
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sole ¶ la reggia oriental, che si disserra. ¶ Scardinata cader
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spiccarsi ancor miracolosa stella ¶ che verso Bettelem dritto al
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volar dibatte l’ali, ¶ che ’n guisa ha pur
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ma ’l duro fren che l’incatena e fascia
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branche e sciolse ¶ ruggito che ’ntronò l’atre caverne
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fiore avere intero ¶ sì che vergine sia donna ch
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è sposa, ¶ e poi che ’l vero Dio divenga
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e non possibil cosa; ¶ che lo spirto s’incarni
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spirto s’incarni e che vestita ¶ gir di spoglia
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mortal deggia la vita; ¶ che l’incompreso et invisibil
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riveli a pastor mentre che nasce; ¶ che l’infinito
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pastor mentre che nasce; ¶ che l’infinito onnipotente nume
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prigionier di poche fasce; ¶ che latte bea con pueril
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celeste nettare si pasce; ¶ che ’n rozza stalla, in
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di stelle il Paradiso; ¶ che ’l sommo Sol s
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in picciol velo ¶ e che ’l verbo divin balbo
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verbo divin balbo vagisca; ¶ che del foco il fattor
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tremi di gelo ¶ e che il riso de gli
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de gli angeli languisca; ¶ che serva sia la maestà
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maestà del Cielo ¶ e che l’immensità s’impicciolisca
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l’immensità s’impicciolisca; ¶ che la gloria a soffrir
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venga gli affanni ¶ e che l’eternità soggiaccia a
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insoliti portenti alto concorso? ¶ che fia questo? Ah, l
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ancor l’angelico discorso. ¶ Che non poss’io tòrre
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me lieti e felici? ¶ Che può più farmi omai
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è pur trofeo. ¶ Ma che, non sazio ancor, voglia
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miei spopolar d’alme? ¶ che ’n sé con modo
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maggior, l’umane salme? ¶ che poscia vincitor sotterra scenda
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ricche e gloriose palme? ¶ che vibrando qua giù le
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de gli alati cori, ¶ che, come suol la candida
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angeli splendesti? ¶ Lasso, ma che mi val fuor di
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Son qual fui, fia che può, come potrei ¶ se
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fattura? ¶ S’armi Dio: che farà? Vo’ quella guerra
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farà? Vo’ quella guerra ¶ che non mi lece in
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la magnanim’opra ¶ ciò che sa far con le
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mia?». ¶ Qual da poi che perduta aver s’accorse
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trascorse ¶ stimulata dal duol che la traea, ¶ cercando pur
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pur la vergine smarrita ¶ che fu in un punto
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l’addolorata, e poscia ¶ che vide il caro busto
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le nacque ¶ tanta pietà che, da soverchia angoscia ¶ impedita
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freno! ¶ Oh Dio di che dolcissimi sospiri ¶ ferì le
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e di metallo, ¶ in che poté con pueril discorso
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pueril discorso ¶ fallir giamai, che non conobbe il fallo
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fallo? ¶ Com’esser può che de l’età precorso
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il debito intervallo, ¶ sì che devesse in sua stagion
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di questa il velo, ¶ che sol per te mi
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afflitta vita? ¶ No no, che se di morte orrido
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e fiorita, ¶ non convien che la mia, languida e
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di parole ¶ dato, pria che l’umor di questo
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stolta ch’io fui!, ¶ che darti non dovea, se
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de’ ministeri sui; ¶ vo’ che con larga usura al
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Snudato ella un coltel, che sotto il manto ¶ vestiva
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re, re folle, or che diresti? ¶ Vedi quanto è
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punito l’error pria che commesso. ¶ Come membro talor
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fugitivo, ¶ ma tosto, poi che si risente e sente
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la lingua strinse, ¶ poi che diè loco al dilatato
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mar vermiglio. ¶ «Ecco a che fiera vista, occhi dolente
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fiera vista, occhi dolente, ¶ (che più state a serrarvi
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ei ti prepara? ¶ O che apparecchio tragico e funesto
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cieca ella divenne, ¶ sì che te sol quando l
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di vita, ohimè, divisi, ¶ che dovea meco e dopo
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infelice d’infelice madre, ¶ che basti ad appagar sua
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morto. ¶ Ahi quanto or, ché del mal tardi m
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esiliarle anco dal Cielo, ¶ che poco fora al mio
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man la fiera spada ¶ che troncò le mie gioie
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le mie gioie, acciò che sotto ¶ l’armi onde
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la prigion di morte, ¶ che de gli antichi eroi
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poeta, il pastor forte, ¶ che fanciul rintuzzò l’ira
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Già spunta il sol che le nostr’ombre indora
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salute, ¶ sospirati corrier. Ma che son queste, ¶ queste che
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che son queste, ¶ queste che son sì strane aspre
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nembi e saette, ¶ sì che impunita l’opra ir
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tratti ¶ dal tronco genital che v’ha nodriti; ¶ piccioli
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i fondamenti pianta; ¶ verginelli che ’n fronte a noi
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loquaci, ¶ or chi sarà che voi ricusi e sdegni
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baci? ¶ E chi fia che non bèa sì dolci
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tormenti ancor felice stuolo, ¶ che più che sangue assai
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felice stuolo, ¶ che più che sangue assai latte spargesti
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co’ piedi beati anzi che fermi, ¶ anzi le sfere
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fermi, ¶ anzi le sfere che ’l terren calcammo; ¶ noi
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picciol velo ¶ abbiam prima che ’l sol veduto il