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Benvenuto Cellini, Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, 1562

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1562
cardinale, e continuamente volse che io mangiassi accanto a
2
1562
con modestissimi ragionamenti, mostrandomi che arebbe aùto desiderio che
3
1562
che arebbe aùto desiderio che io lo ritraessi; e
4
1562
lo ritraessi; e io, che non desideravo altro al
5
1562
di tanta buona grazia, che Sua Signoria ne restò
6
1562
istupefatta; e come quello che era grandissimo innelle sue
7
1562
il perché si è che allui parve che io
8
1562
è che allui parve che io l'avessi finita
9
1562
finita a quel tempo, che io non l'avevo
10
1562
pena cominciata: di modo che io non potevo dargli
11
1562
potevo dargli ad intendere che la voleva molto tempo
12
1562
a farla il meglio che io sapevo col tempo
13
1562
io sapevo col tempo che la meritava: e perché
14
1562
a fare una testa che mi sadisfacessi. Pure la
15
1562
la più bella opera che io facessi mai, per
16
1562
sbigottito, perché e' pensava che avendola io fatta di
17
1562
d'acciaro. Veduto poi che io non l'avevo
18
1562
molto, e mi richiese che io gli facessi un
19
1562
cosa l'un dieci, che non è il fare
20
1562
diceva e mi pregava, che io gnene dovessi fare
21
1562
vorrete -. Io gli promessi che quivi io non la
22
1562
manco nessuno. In mentre che noi tenevamo questo proposito
23
1562
in Padova; di modo che volendo pagare i cavalli
24
1562
Tu non sei tu che me gli presenti; e
25
1562
presenti; e da quello che me gli presenta io
26
1562
buono uomo mi disse che, non pigliando quei cavagli
27
1562
pur mi carezzava, dicendomi che io soprastessi in Padova
28
1562
soprastessi in Padova. Io che non ne volevo far
29
1562
queste due montagne. Passate che noi le avemmo, ci
30
1562
professione, e non sapevo che gli era scaduto per
31
1562
nome, e mi disse che andava per cose d
32
1562
inportanza a Lione, e che di grazia io gli
33
1562
A questo io dissi, che non avevo danari da
34
1562
da potergli prestare, ma che volendo venir meco di
35
1562
di più mi disse che portava cose di grandissima
36
1562
mi disse innell'orecchio, che in quella guaina era
37
1562
bicchier d'argento, e che in quel bicchiere era
38
1562
migliaia di ducati, e che e' v'era lettere
39
1562
io dissi a lui, che mi lasciassi rinchiuder le
40
1562
quali porterebbon manco pericolo che a portarle in quel
41
1562
in quel bicchiere; e che quel bicchiere lasciassi a
42
1562
parole il corrier disse, che se ne verrebbe meco
43
1562
arrivammo a un lago, che è in fra Valdistate
44
1562
mi pensai, alle bestialità che io vedevo fare a
45
1562
vedevo fare a coloro, che quelle acque tedesche non
46
1562
Non considerate voi, poltroni, che quei quattro gentiluomini sono
47
1562
è acqua, io direi che lor vanno lieti per
48
1562
acqua, io so ben che e' non hanno piacere
49
1562
se a me pareva, che io rimandassi a Ascanio
50
1562
a Ascanio e' panni che io gli avevo donati
51
1562
gli avevo donati; quando che no, non se ne
52
1562
se ne curava, e che a Ascanio non mancheria
53
1562
il contrario di quel che voi siete, perché gli
54
1562
così da mia parte, che se innanzi che suoni
55
1562
parte, che se innanzi che suoni vespro lui medesimo
56
1562
e dite a Ascanio che se lui non si
57
1562
consacrata al suo maestro, che io farò a lui
58
1562
spavento al ditto Francesco, che lui non sapeva che
59
1562
che lui non sapeva che farsi. Intanto Ascanio era
60
1562
ancora lui consigliava Francesco che dovessi rimenare Ascanio a
61
1562
io verrò teco -. Io che m'ero messo in
62
1562
delle più rovinose cose che in tempo di mia
63
1562
Ascanio, e il padre, che io non conosceva. Entrato
64
1562
conosceva. Entrato Ascanio, io che gli guardavo tutti con
65
1562
per far tutto quello che voi mi comanderete -. Allora
66
1562
per finire il tempo che tu m'hai promesso
67
1562
chi lui aveva dato, che gli porgessi quel fardello
68
1562
Eccoti tutti e' panni che io t'avevo donati
69
1562
restato maravigliato di questo, ché ogni altra cosa aspettava
70
1562
col padre mi pregava che io gli dovessi perdonare
71
1562
Domandato chi era quello che parlava per lui, mi
72
1562
sì per aver veduto che il Papa non mi
73
1562
quel concetto di prima, ché per via delle male
74
1562
servitù, e per paura che quelli che potevano non
75
1562
per paura che quelli che potevano non mi facessin
76
1562
a quel fidel Felice, che si godessi tutte le
77
1562
ritorno; e se avveniva che io non ritornassi, volevo
78
1562
io non ritornassi, volevo che ogni cosa fussi suo
79
1562
Il quale mi disse, che mi pregava che io
80
1562
disse, che mi pregava che io lo lasciassi venir
81
1562
lasciassi venir meco, e che lui verrebbe a sue
82
1562
verrebbe a sue spese; che s'egli accadessi che
83
1562
che s'egli accadessi che io mi fermassi a
84
1562
era pure il meglio che io avessi meco de
85
1562
maggiormente di quelle persone che io cognoscevo che mi
86
1562
persone che io cognoscevo che mi arebbon saputo aiutare
87
1562
Costui seppe tanto pregarmi, che io fui contento di
88
1562
menarlo meco innel modo che lui aveva detto. Ascanio
89
1562
disse mezzo piangendo: - Dipoi che voi mi ripigliasti, i
90
1562
Io dissi al ditto che io non lo volevo
91
1562
di molti più ornamenti che fatto io non arei
92
1562
quel mio caro amico, che si domandava Albertaccio del
93
1562
le più sterminate carezze che mai si possa fare
94
1562
e disse: - Io voglio che Benvenuto resti qui con
95
1562
avessi ben cento; sì che risolvetevi, volendo anche voi
96
1562
in ordine una camera, che sarebbe troppo onorevole a
97
1562
Al quale io dissi che mi mandassi a portarlo
98
1562
Il Papa mi rispose, che farebbe quanto gli venissi
99
1562
bene di fare, e che io avevo fatto quel
100
1562
io avevo fatto quel che s'apparteneva a me
101
1562
me. Così dette commessione che io fussi ben pagato
102
1562
Io mi presi quel che io possetti avere, e
103
1562
signore Sforza, ammaestrato, disse che per essere io infermo
104
1562
possetti, perché un giovanetto che stava meco, il quale
105
1562
il più mirabil servitore che fussi mai al mondo
106
1562
da un suo maestro, che si domandava Francesco, che
107
1562
che si domandava Francesco, che era spagnolo e orefice
108
1562
spagnolo e orefice. Io, che non arei voluto pigliare
109
1562
maestro -. E' fece tanto che il maestro suo mi
110
1562
mi scrisse una polizza, che liberamente io lo pigliassi
111
1562
Vecchino; e io pensavo che fussi un vecchino, sì
112
1562
saputo, non pareva ragione che innell'età di tredici
113
1562
età di tredici anni, che lui diceva di avere
114
1562
essere quel buon servitor che io ho detto, e
115
1562
ringraziare il suo maestro, che era stato causa del
116
1562
moglie, lei diceva: - Surgetto, che hai tu fatto che
117
1562
che hai tu fatto che tu sei diventato così
118
1562
stato lo mio maestro che mi ha fatto così
119
1562
ebbe molto per male che Ascanio dicessi così: e
120
1562
carezza forse più là che l'uso de l
121
1562
cosa io mi avvedevo che molte volte questo giovanetto
122
1562
questo giovanetto andava più che 'l solito suo a
123
1562
la sua maestra. Accadde, che avendo un giorno dato
124
1562
bottega, il quale, giunto che io fui, che venivo
125
1562
giunto che io fui, che venivo di fuora, il
126
1562
piagnendo si doleva, dicendomi che Ascanio gli aveva dato
127
1562
perché tu sentirai in che modo io so dare
128
1562
le più aspre busse che lui sentissi mai. Più
129
1562
sentissi mai. Più tosto che lui mi possette uscir
130
1562
il più liberale uomo che io conoscessi mai al
131
1562
alcune opere, di modo che gli era assai mio
132
1562
mio amico. Mi disse che Ascanio era tornato col
133
1562
suo vecchio maestro, e che, se e' mi pareva
134
1562
se e' mi pareva, che io gli dessi la
135
1562
sua berretta e cappa che io gli avevo donata
136
1562
queste parole io dissi che Francesco si era portato
137
1562
era portato male, e che gli aveva fatto da
138
1562
m'avessi detto subito che Ascanio fu andato dallui
139
1562
intendere, io non volevo che gli stessi seco; e
140
1562
gli stessi seco; e che facessi che io non
141
1562
seco; e che facessi che io non lo vedessi
142
1562
seguente io vidi Ascanio che lavorava certe pappolate di
143
1562
il suo maestro quasi che mi derise. Mandommi a
144
1562
quel gentiluomo don Diego che, se a me pareva
145
1562
assai bene. Dipoi, conosciuto che io avevo vinto lui
146
1562
modi feci una tinta che era meglio di quella
147
1562
era meglio di quella che io avevo fatto, di
148
1562
tinta di Miliano -. Gaio, che non lo voleva credere
149
1562
è meglio dumila ducati, che con la tinta di
150
1562
io dissi: - Da poi che io ho vinto Miliano
151
1562
me medesimo - e pregatogli che mi aspettassino un poco
152
1562
la più mirabil cosa che io vedessi mai in
153
1562
diciotto mila scudi, dove che appena noi lo stimavamo
154
1562
al Papa, e voglio che gli abbia mille scudi
155
1562
istrignere di quelle cose che lui non voleva fare
156
1562
voleva fare, e senti' che disse al Marchese: - Io
157
1562
Il Papa in mentre che guardava il diamante, mi
158
1562
Benvenuto, appicca meco ragionamento che paia d'importanza, e
159
1562
restar mai in sin che il Marchese istà qui
160
1562
a passeggiare, la cosa che faceva per me, mi
161
1562
col Papa del modo che io avevo fatto a
162
1562
importanza, volendo dirla bene, che si sarebbe ragionato tre
163
1562
pigliava tanto gran piacere, che trapassava il dispiacere che
164
1562
che trapassava il dispiacere che gli aveva del Marchese
165
1562
gli aveva del Marchese, che stessi quivi. Io che
166
1562
che stessi quivi. Io che avevo mescolato inne' ragionamenti
167
1562
quella parte di filosofia che s'apparteneva in quella
168
1562
quella professione, di modo che avendo ragionato così vicino
169
1562
le più domestiche carezze, che immaginar si possa al
170
1562
disse: - Attendi, Benvenuto mio, che io ti darò altro
171
1562
premio alle tue virtù, che mille scudi che m
172
1562
virtù, che mille scudi che m'ha ditto Gaio
173
1562
m'ha ditto Gaio che merita la tua fatica
174
1562
era quel Latin Iuvenale, che dianzi io avevo parlato
175
1562
farmi dispiacere; e vedendo che il Papa parlava di
176
1562
non è dubbio nessuno che Benvenuto è persona di
177
1562
quelli della patria sua che agli altri, ancora si
178
1562
doverrebbe bene considerare in che modo e' si dee
179
1562
ha avuto a dire, che papa Clemente era il
180
1562
il più bel principe che fussi mai, e altrettanto
181
1562
mala fortuna; e dice che Vostra Santità è tutta
182
1562
tutta al contrario, e che quel regno vi piagne
183
1562
piagne in testa, e che voi parete un covon
184
1562
di paglia vestito, e che in voi non è
185
1562
voi non è altro che buona fortuna -. Queste parole
186
1562
forza, dette da colui che benissimo le sapeva dire
187
1562
benissimo le sapeva dire, che il Papa le credette
188
1562
in verso di me, che era inistimabile; e io
189
1562
corte, e' m'immaginai che qualche uno avessi fatto
190
1562
tal cosa avessi detto, che sapendolo io ne arei
191
1562
mio libretto; e finito che io l'ebbi, lo
192
1562
non si potette tenere che egli non me lo
193
1562
el libro al termine che gli era. Portato che
194
1562
che gli era. Portato che io ebbi el libro
195
1562
poi si consigliava meco che scusa e' si poteva
196
1562
trovare con lo Imperadore, che fussi valida, per essere
197
1562
imprefetta. Allora io dissi che la valida iscusa si
198
1562
valida iscusa si era, che io arei detto della
199
1562
questo il Papa disse che molto gli piaceva; ma
200
1562
molto gli piaceva; ma che io arrogessi da parte
201
1562
disse tutto il modo che io avevo attenere, delle
202
1562
avevo attenere, delle parole che io avevo a dire
203
1562
domandandolo se gli piaceva che io dicessi così. Il
204
1562
questo modo allo Imperadore, che tu parli a me
205
1562
me -. Allora io dissi, che con molta maggior sicurtà
206
1562
con lo Imperadore; avvenga che lo Imperadore andava vestito
207
1562
mi andavo io, e che a me saria parso
208
1562
parlare a uno uomo che fussi fatto come me
209
1562
mi facevano più temere, che non quelle dello Imperadore
210
1562
disse: ¶ - Va, Benvenuto mio, che tu sei un valente
211
1562
valente uomo: facci onore, ché buon per te. ¶ XCI
212
1562
erono i più belli che mai venissi in Cristianità
213
1562
messer Durante suo cameriere che gli menassi giù ai
214
1562
Imperadore, dicendo certe parole che lui gl'impose. Andammo
215
1562
virtù per quelle camere, che lo Imperadore e ogniuno
216
1562
la lingua in bocca, che mai si vidde e
217
1562
opera mia; e avvedutomi che con gratissimo modo lo
218
1562
de il maggior uomo che mai facessi tal professione
219
1562
presenta me ancora, e che io venga apresso a
220
1562
di più tutto quello che lei avessi in animo
221
1562
voi ancora; ma voglio che voi me lo finiate
222
1562
maggiore onore di quello che io m'ero promesso
223
1562
Lo Imperadore fu sentito che disse: - Dònisi a Benvenuto
224
1562
oro subito - di modo che quello che li portò
225
1562
di modo che quello che li portò su, dimandò
226
1562
l'uomo del Papa che aveva parlato allo Imperatore
227
1562
Papa; il quale disse che io non dubitassi; che
228
1562
che io non dubitassi; che sapeva ogni cosa, quant
229
1562
parlare allo Imperadore, e che di quei danari io
230
1562
stato detto al Papa, che quel diamante era legato
231
1562
del mondo, e quello che sapeva manco e gli
232
1562
la più difficil cosa che sia ne l'arte
233
1562
è il maggior gioielliere che fussi mai al mondo
234
1562
diamante -. Allora io dissi, che tanto maggior gloria mi
235
1562
gioiellieri e dissi: - Ecco che io salvo la tinta
236
1562
io migliorassi quella; quando che no, con quella medesima
237
1562
Il bestial Gaio disse che, se io la facessi
238
1562
le si fanno: certissimo che il detto diamante era
239
1562
era il più difficile che mai né prima né
240
1562
dello ingegno, feci tanto che io non tanto raggiugnerla
241
1562
volta di Roma. Arrivati che noi fummo in un
242
1562
Oh Dio del cielo, che gran cosa è quella
243
1562
gran cosa è quella che si vede sopra Firenze
244
1562
portante furiosissimo, di modo che, essendosi el dì fatto
245
1562
scendere traboccò, in modo che fare un tombolo: si
246
1562
corsi a casa ridendo, che avevo scampato una fortuna
247
1562
ai quali, in mentre che noi cenavamo insieme, contavo
248
1562
del trave di fuoco che noi avevamo veduto: e
249
1562
veduto: e' quali dicevano: - Che domin vorrà significar cotesto
250
1562
Qualche novità è forza che sia avvenuto a Firenze
251
1562
dicendo: - Tu dicesti bene, che sopra Firenze saria accaduto
252
1562
di quello iscellerato tiranno, che t'aveva promesso il
253
1562
capo di quelle sette che fanno e' duchi. In
254
1562
coteste tante risa isciocche che voi fate, che innanzi
255
1562
isciocche che voi fate, che innanzi che e' passi
256
1562
voi fate, che innanzi che e' passi dua o
257
1562
sai le cose inanzi che le si faccino: che
258
1562
che le si faccino: che spirito è quello che
259
1562
che spirito è quello che te le dice? - E
260
1562
era fatto Duca: ma che egli era fatto con
261
1562
quali l'arebbono tenuto, che lui non arebbe potuto
262
1562
poi gli hanno detto che lui non passi certi
263
1562
voi, chi è quello che tener lo possa, quando
264
1562
assicurato dalla grande infirmità che io avevo passata. In
265
1562
e meco si consigliava che sorte di onorato presente
266
1562
Al quale io dissi, che il più a proposito
267
1562
ditte figure furno quelle che io avevo cominciate per
268
1562
al Papa; e innanzi che io mi partissi da
269
1562
conformi di tutto quello che si aveva a fare
270
1562
a messer Latino Iuvinale che mi facessi dar danari
271
1562
al detto messer Latino, che aveva una gran vena
272
1562
qual venissi dallui stietto; che egli disturbò tutto quello
273
1562
egli disturbò tutto quello che si era ordinato; e
274
1562
voi gli operatori. Innanzi che io partissi la sera
275
1562
mai pensare cosa migliore, che quelle dove e' s
276
1562
s'interviene Cristo; sì che dite ora quante pappolate
277
1562
me e mi disse, che io avevo detto bene
278
1562
avevo detto bene, ma che si volevan servire di
279
1562
presente alla Imperatrice, e che allo Imperadore farebbon poi
280
1562
Imperadore farebbon poi quello che avevo ordinato io, che
281
1562
che avevo ordinato io, che veramente era presente degno
282
1562
mila scudi: di modo che, datomi le gioie e
283
1562
comparire di tanta bellezza, che il Papa si maravigliava
284
1562
grandissimi favori, con patti che quella bestia de l
285
1562
se non di quel che tocca a me, alla
286
1562
e me lo dette, che io gli facessi un
287
1562
di Sua Santità; ma che voleva che io portassi
288
1562
Santità; ma che voleva che io portassi prima el
289
1562
fatto dispiacere allui, ma che lui ne aveva ben
290
1562
Dio il più presto che tu puoi, e sta
291
1562
sta' di buona voglia, che più presto che tu
292
1562
voglia, che più presto che tu non credi vedrai
293
1562
o altro. ¶ LXXXVIII. ¶ Giunto che io fui a Roma
294
1562
la più bella opera che mai io avessi fatto
295
1562
Soderini; e veduto quel che io facevo, più volte
296
1562
a questo si cognosce che tu sei sviscerato nimico
297
1562
e tanto amico loro, che il Papa e lui
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Per certo si teneva che il duca Lessandro fussi
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Francesco e giurava ispressamente, che, se lui poteva, che
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che, se lui poteva, che m'arebbe rubato que
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Al quale io dissi che gli aveva fatto bene
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bene a dirmelo, e che io gli guarderei di
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gli guarderei di sorte, che lui non gli vedrebbe
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Feci intendere a Firenze che dicessino a Lorenzino che
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che dicessino a Lorenzino che mi mandassi il rovescio
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mi scrisse così, dicendomi che n'aveva domandato quel
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quale gli aveva detto che giorno e notte non
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pensava ad altro, e che egli lo farebbe più
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possuto: però mi disse, che io non ponessi speranza
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al suo rovescio, e che io ne facessi uno
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mia pura invenzione; e che finito che io l
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invenzione; e che finito che io l'avessi, liberamente
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lo portassi al Duca, ché buon per me. Avendo
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e con più sollecitudine che io potevo lo tiravo
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insieme, ogniuno s'immaginava che lui fussi eccellentissimo ne
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di questo gran credito che lui si aveva acquistato
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Guadagni-poco, se non che voi mi avete fatto
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un tanto gran credito, che io mi posso domandare
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E io gli dicevo, che e' sono dua modi
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il primo è quello che si guadagna a sé
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sicondo si è quello che si guadagna ad altri
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ad altri; di modo che io lodavo in lui
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più quel sicondo modo che 'l primo, avendomi egli
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dì de l'Epifania, che noi eramo insieme presso
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mi volsi e vidi che il ditto cane ammaestrato
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ammaestrato guardava certe oche che s'erano appollaiate in
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con la sola palla; ché mai non volsi tirare
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volsi tirare con altro che con la sola palla
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più delle volte investivo; che con quell'altri modi
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far così; di modo che, avendo investito le dua
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dua oche, una quasi che morta e l'altra
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e l'altra ferita, che così ferita volava malamente
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portommela; l'altra, veduto che la si tuffava adrento
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sorte diacciare la gamba, che io dissi a Filice
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fuoco, in questo mentre che io aspettavo, avendo poste
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io sentii tanto conforto, che mi dette la vita
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e' si vedessi quel che la natura faceva. ¶ LXXXVI
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natura faceva. ¶ LXXXVI. ¶ Passato che noi otto giorni, il
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miglioramento era tanto poco, che quasi io m'ero
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e il più caro che io avessi mai al
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Oimè, Benvenuto mio caro: che se' tu venuto a
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non sapevi tu quel che tu hai fatto contro
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fatto contro al Duca? che gli ho udito giurare
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ho udito giurare, dicendo che tu sei venuto a
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ricordate a Sua Eccellenzia che altretanto già mi volse
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e a sì torto; che faccia tener conto di
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mi lasci guarire; per che io mostrerrò a Sua
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mostrerrò a Sua Eccellenzia, che io gli sono stato
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il più fidel servitore che gli arà mai in
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aspetti la mia sanità, che come io posso gli
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tal conto di me, che io lo farò maravigliare
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benifizii fatti a lui; che avendolo trattenuto in Roma
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con un buon garzone che io avevo, che si
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garzone che io avevo, che si domandava Manno, pensando
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Questo è il merito, che lui aveva detto al
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di Sua Eccellenzia, e che io m'ero vantato
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fuorasciti. Queste parole, sicondo che io intesi poi, gliene
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volendosi vendicare della stizza che aveva aùto il Duca
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la testa dal primaccio, che fu in termine di
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per aspettare il Duca che passassi. E facendomi motto
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Corte, molto si maravigliavano che io avessi preso quel
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sì mal condotto; dicendomi che io dovevo pure aspettar
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tanto l'avere inteso che io ero morto, ma
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più pareva loro miracolo, che come morto parevo loro
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al mio signor Duca, che io mi ero vantato
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di Sua Eccellenzia, e che appresso io avevo detto
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fussi quel temerario ribaldo che avessi fatto quel falso
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un'altra; io dissi che mai più mi volevo
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partir di quivi, insin che io non sapevo chi
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sapevo chi era quello che mi aveva accusato. A
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non vuoi sapere altro che cotesto, ora ora lo
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Il ditto Giorgio disse che no, che non era
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Giorgio disse che no, che non era vero, e
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non era vero, e che non aveva mai detto
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impiccato, non sai tu che io lo so certissimo
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si partì, e disse che no, che lui non
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e disse che no, che lui non era stato
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fermò. Allora io dissi che io ero venuto quivi
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guardava e si maravigliava che io fossi vivo; di
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di poi mi disse che io attendessi a essere
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trovare, e mi disse che io avevo passato una
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uno immutabile inchiostro; e che io attendessi a guarire
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guarti - e' mi disse: - Che dispiaceri ha' tu fatti
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Medici? - Io gli dissi che mai io avevo fatto
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fattorino e una serva, che si chiamava Beatrice. Io
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dimandavo quel fattorino quel che era stato di quel
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Cencio mio ragazzo e che voleva dire che io
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e che voleva dire che io non lo avevo
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Questo fattorino mi disse che Cencio aveva aùto assai
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male di me, e che gli stava in fine
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Felice aveva lor comandato che non me lo dicessino
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me lo dicessino. Detto che m'ebbe tal cosa
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pistolese, e la pregai che mi portassi pieno d
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infrescatoio grande di cristallo, che ivi era vicino. Questa
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pieno. Io li dissi che me lo appoggiassi alla
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appoggiassi alla bocca e che se la me ne
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una gammurra. Questa serva, che m'aveva rubato certe
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qualche inportanza, per paura che non si ritrovassi il
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aùto molto a caro che io fussi morto; di
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fussi morto; di modo che la mi lasciò bere
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quant'io potetti, tanto che buonamente io ne bevvi
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Tornato Felice di poi che io dovevo aver dormito
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dimandò il fanciullo quel che io facevo. Il fanciullo
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morto o vivo -. Dicono che questo povero giovane fu
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per il gran dispiacere che gli ebbe; di poi
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serva, dicendo: - Ohimè, traditora, che tu me l'hai
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hai morto! - In mentre che Felice bastonava e lei
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sognavo; e mi pareva che quel vecchio aveva delle
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una scura, in modo che questo vecchio fuggiva, dicendo
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fuggiva, dicendo: - Lasciami andare, che io non ci verrò
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svegliatomi, dissi: - Lasciala stare, che forse per farmi male
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ha fatto tanto bene, che tu non hai mai
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far nulla di quel che l'ha fatto ogni
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cosa: attendetemi a 'iutare, che io son sudato; e
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e confortò: e io, che senti' grandissimo miglioramento, mi
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da credere al medico che vi fussi stato qualche
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quell'altro maestro Bernardino, che da principio non mi
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Egli era il malan che Dio vi dia -. E
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al quale io dissi che no, perché io m
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e disse: - Vedete voi che la natura aveva preso
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sangue: se voi cognoscevi che la salute sua fussi
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Allora maestro Francesco disse che io fussi cavato di
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di quella camera, e che mi facessin portare inverso
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a un suo luogo che gli aveva in Monte
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coperto e saldo. Giunto che io fui, cominciai a
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cura al tuo Benvenuto, che è guarito, e non
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1562
è stata sì grande, che portandogli l'olio santo
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tempo; ora io cognosco, che con un poco di
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tu se' guarito voglio che tu mi faccia una
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1562
domandai se fussi bene che io mi trasferissi in
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Allora e' mi disse che io mi assicurassi un
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un po' meglio e che e' si vedessi quel
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messer Giovanni Gaddi, sì che veniva per rubarmi e
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Giovanni. Di poi dissono che io mi fermai come
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un'ora, parendo loro che io mi freddassi, per
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Varchi mio carissimo amico, che alle tante ore di
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tre grande ore prima che io mi rinvenissi; e
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sopraditto maestro Francesco, veduto che io non mi risentivo
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Norcia, e tanto picchiò che egli lo svegliò e
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1562
e piagnendo lo pregava che venissi a casa, che
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che venissi a casa, che pensava che io fussi
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a casa, che pensava che io fussi morto. Al
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Al quale, maestro Francesco, che era collorosissimo, disse: - Figlio
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era collorosissimo, disse: - Figlio, che pensi tu che io
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Figlio, che pensi tu che io faccia a venirvi
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me duol egli più che a·tte; pensi tu
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a·tte; pensi tu che con la mia medicina
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e rendertelo vivo? - Veduto che 'l povero giovane se
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1562
e il cuore, e che mi serrassino istrettissime le
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e delle mane; e che se io rinvenivo, che
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che se io rinvenivo, che subito lo mandassimo a
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risenti', e chiamai Felice, che presto presto cacciassi via
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cacciassi via quel vecchio che mi dava noia. Il
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Francesco, e io dissi che non mandassi e che
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che non mandassi e che venissi quivi da me
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toccavo e mi pareva che quel vecchio infuriato si
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scostassi; però lo pregavo che stessi sempre da me
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Comparso maestro Francesco, disse che mi voleva campare a
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1562
a ogni modo, e che non aveva mai veduto
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i quali io dissi che quel poco de l
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e danari, questi volevo che fussino della mia povera
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della mia povera sorella che era a Firenze, quale
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d'oro più, acciò che lui si potessi vestire
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gittò al collo, dicendo che non voleva nulla, altro
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non voleva nulla, altro che mi voleva vivo. Allora
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sgrida a cotesto vecchio, che ha di te paura
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v'era di quelli che spaventavano, conosciuto che io
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quelli che spaventavano, conosciuto che io non farneticavo, ma
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giorno: misser Giovanni Gaddi, che s'era vergognato, non
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1562
consolerà, Mattio? chi fia ¶ che ne vieti il morir
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il morir piangendo, poi ¶ che pur è vero, oimè
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pur è vero, oimè, che sanza noi ¶ così per
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cui fioria ¶ virtù cotal, che fino a' tempi suoi
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1562
infirmità stata tanta inistimabile, che non pareva possibile di
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ci durava più fatica che mai, e ogni giorno
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1562
inistimabil fatiche non pareva che fussi possibile venire a
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1562
questa indegnazione, in modo che tutti e' medici se
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1562
e non sapevano più che fare. Io, che avevo
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1562
più che fare. Io, che avevo una sete inistimabile
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1562
giorni: e quel Felice, che gli pareva aver fatto
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1562
facessi tanto di grazia, che io non andassi prigione
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1562
Il Papa mi rispose che così era l'usanza
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1562
ringraziai del salvo condotto che Sua Santità mi aveva
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1562
mi aveva fatto; e che con quello me ne
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1562
mio Duca di Firenze, che con tanto desiderio mi
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1562
il suo moto propio, che stia bene -. Fattosi acconciare
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e di maggior credito che avessi Roma. Contai alli
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medici quale io pensavo che fussi stata la causa
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mio gran male, e che io mi sarei voluto
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1562
a tempo, li pregavo che me ne traessino. Maestro
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traessino. Maestro Francesco rispose, che il trarre sangue ora
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bene, ma allora sì, che non arei aùto un
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a furia, in modo che in capo di otto
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1562
il mal crebbe tanto, che li medici disperati della
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1562
della impresa detton commessione che io fussi contento e
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fussi dato tutto quello che io domandavo. Maestro Francesco
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si può immaginare quel che la natura sa fare
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questa sorte; però, avvenga che lui svenissi, fategli questi
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e mandate per me, che io verrò a ogni
500
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ogni ora della notte; che più grato mi sarebbe