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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Federigo Tozzi, Gli egoisti, 1923

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1923
escire da quella solitudine, che gli s’imponeva troppo
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1923
e non ne restò che una breve striscia in
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1923
monti non erano altro che nebbia. Egli stesso moriva
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1923
nè meno la certezza che la sua anima fosse
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1923
anima fosse qualche cosa che potesse restare. ¶ L’anima
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1923
o il giorno dopo? ¶ Che restava di lui? Niente
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1923
pensò, con il cuore che gli palpitava, che di
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1923
cuore che gli palpitava, che di lì a mezz
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1923
appagata: tutte le volte che restava un momento sola
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1923
Forse, le piaceva assicurarsi che certe sensazioni, già provate
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1923
Sentiva una dolcezza violenta; che le pareva malvagia. Ma
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1923
le pareva malvagia. Ma che colpa aveva il giardino
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1923
frasi come s’immaginava che le avrebbe dette Dario
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1923
quel senso di distacco; che, qualche volta, le faceva
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1923
dalle lacrime. ¶ Le lettere che dovevano essere dolci; come
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1923
come certi sogni strani che restano a mente per
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1923
una passione per Dario che non le dava più
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1923
quel suo sentimento assoluto; che doveva restare protetto da
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1923
non potè più sopportare che le parlassero. ¶ CAPITOLO XIV
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1923
Gavinai somigliava al cieco che guarisce e non ha
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1923
va incontro a ciò che ricorda; anche se non
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1923
era come una forza, che lo piegava ad un
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1923
aveva soltanto da pregare che gli fosse risparmiata. Intanto
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1923
fosse risparmiata. Intanto, bisognava che non parlasse a nessuno
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1923
stesso come le prime, che invece avevano ricominciato a
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1923
stendevano sopra la campagna, che non si sapeva più
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1923
si sapeva più di che colore fosse. Anche il
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1923
e qualche casolare pareva che vi sparisse dentro avviluppato
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1923
riserrasse subito. ¶ Era possibile che avesse pensato ad uccidere
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1923
era come un uncino, che egli stesso, voleva affondare
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1923
voleva; prima di quel che avesse desiderato. Dunque, il
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1923
uccidere spariva senza bisogno che si attuasse! Ma sentiva
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1923
sentiva ancora la paura che gli aveva messo la
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1923
occhi, scopriva una chiarezza che prima pareva non ci
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1923
ne provava un contento, che, gli ricordava certe sensazioni
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1923
aria come una ruota che non potesse più fermarsi
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1923
Allora tentò pensare quello che avrebbe provato egli stesso
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1923
nere e le ali che non si vedono, saltavano
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1923
s’era accorto, pareva che due eucalipti succhiassero la
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1923
ritrovò dinanzi al gregge; che ora era fermo, benchè
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1923
il giallume del pelo. ¶ Che ci faceva lì fermo
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1923
volta! Gli era parso che tutto obbedisse al suo
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1923
trovò strano a credere che anche da un legno
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1923
desiderio cupo. Le pareva che Roma la evitasse, e
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1923
scegliendo un vestito nuovo che non s’era mai
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1923
la prima a mostrargli che si amavano! Ma quando
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1923
tesa; riaggiustò un nastro che si era sollevato; si
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1923
e tutti avrebbero capito che aveva pianto. Fece qualche
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1923
scrivere ad Albertina aspettava che prima glielo dicesse lei
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1923
lettere a casa. Sperava che a scriverle si sarebbe
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1923
pareva nè meno vero che gli fosse possibile provare
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1923
le prese la mano, che era vicino a lui
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1923
di qualche passo: pareva che vacillasse; e non poteva
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1923
sola! ¶ Istantaneamente, egli sentì che aveva detto una cosa
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1923
più grande di quel che aveva creduto la coscienza
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1923
e con gli occhi che potevano guardare anche prima
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1923
aveva niente in sè; che potesse allungarla e proteggerla
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1923
come rifugiarsi distante più che gli fosse possibile, un
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1923
vaso pieno di acqua, che le pesa e la
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1923
tagliente; come un filo che fosse rimasto attaccato a
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1923
lui da qualche matassa che finalmente aveva potuto sciogliere
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1923
e, quando s’accorse che la luna era venuta
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1923
spezzarsi; con quei fiori che di sera non hanno
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1923
giorni con il Papi, che tentò di farlo innamorare
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1923
fece conoscere un’altra, che aveva il viso come
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1923
viveva. Si trattava, senza che se ne rendesse conto
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1923
fedele a una donna; che forse... ¶ Dario gli acconsentì
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1923
forse... ¶ Dario gli acconsentì che proseguisse; ma il Papi
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1923
cambiò in meglio quel che avrebbe voluto dire: ¶ — ... che
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1923
che avrebbe voluto dire: ¶ — ... che forse non ti ama
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1923
non ti ama più? Che ne sai, ormai? Non
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1923
sai, ormai? Non vedi che non ti scrive nè
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1923
di leticare. Tu sai che io faccio all’amore
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1923
troppe. E, poi, vorrei che una signorina che conosco
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1923
vorrei che una signorina che conosco da ieri, trovasse
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1923
te. Ci sono donne che io tratto come se
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1923
per questo devi credere che io sia disposto a
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1923
sia disposto a quel che pensi tu. ¶ — Non fare
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1923
a picchiare; tanto più che il Papi lo guardava
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1923
pareva quasi una crudeltà che un amico più giovane
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1923
violenta. Ormai, era certo che non poteva contare su
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1923
alle più forti violenze che poi lo lasciavano come
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1923
tutta amicizia; e temette che l’altro non facesse
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1923
finchè non fu sicuro che tutto era finito da
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1923
chiese, ridendo della risposta che già si aspettava: ¶ — Non
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1923
aspettava: ¶ — Non è possibile che ti innamori da vero
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1923
di no. ¶ — Si vede che non sei come me
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1923
ironicamente, per fargli capire che gli era dispiaciuto: ¶ — Già
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1923
anche godere dell’effetto che gli produce uno di
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1923
vedere, era una cosa che non avrebbe potuto scusare
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1923
infatti, Dario doveva rimproverarlo? Che faceva di male? Che
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1923
Che faceva di male? Che importava se era più
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1923
una parte di Roma che facesse per lui. Lasciando
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1923
Via Appia Nuova, pareva che la pianura volesse sprofondarsi
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1923
era una solitudine turchina che gli faceva venire il
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1923
tra le pietre. ¶ Credette che il silenzio lo volesse
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1923
Anzi, tutte le volte che aveva pianto, sperava che
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1923
che aveva pianto, sperava che durante lo stesso giorno
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1923
gioia vera. Alla sorella che si maritava, più grande
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1923
invece, con quella pena che non avrebbe confidato nè
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1923
nè meno a lui; che, forse, le avrebbe imposto
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1923
Restava con quell’insoddisfazione, che somiglia un poco alla
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1923
come quando le dispiaceva che suo padre facesse cogliere
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1923
volta, e facendole dimenticare che già aveva amato inutilmente
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1923
lui l’intera giornata che le restava prima di
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1923
n’accorgeva? ¶ Sul Tevere, che arriva all’improvviso, dinanzi
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1923
due file di alberi; che avevano i gambani gialli
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1923
un poco roseo, pareva che nascesse allora dall’aria
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1923
ma con tanta incertezza, che alcune cime non avevano
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1923
spalle dentro un fosso che la tagliava, sparavano. ¶ Dario
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1923
Tu hai sempre paura che da me non lo
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1923
con una voce dura, che però tremava come se
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1923
forte: ¶ — T’ho detto che quando sarai tornata in
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1923
erbosi, lo irritavano; sentendo che tra lui e le
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1923
folli, in quei desiderii, che sembravano più grandi di
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1923
grandi di tutto ciò che vedevano. ¶ La campagna, attorno
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1923
quasi violaceo. ¶ La luna, che pareva raschiata, s’accese
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1923
un ricco proprietario umbro, che aveva la necessità di
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1923
restare addirittura sola; senza che nessuno pensasse a informarsi
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1923
più, aveva tutto ciò che occorre per essere onesta
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1923
Ne aveva un rimorso che la tentava a scendere
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1923
solo? Come era possibile che il treno la portasse
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1923
ad accordare quella velocità, che non sapeva niente del
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1923
Si provò a convincersi che, oramai, non c’era
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1923
poi, un altro benessere che si accordava con la
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1923
accordava con la pace che voleva trovare. ¶ Quando giunse
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1923
giunse, le parve impossibile che le parlassero quelli della
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1923
affranta da una stanchezza che ora non capiva più
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1923
un piacere così tranquillo; che le pesò su la
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1923
coscienza come una sbarra che le volesse impedire di
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1923
gli occhi. E pareva che la luce dell’alba
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1923
ruote del treno. Credette che sarebbe tornata presto; e
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1923
pareva strano di sapere che non era più a
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1923
con una dolcezza mite, che si spandeva attorno. E
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1923
umido. E gli parve che la sua anima dovesse
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1923
Albertina con qualcuno! ¶ Meglio che avesse pensato sempre a
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1923
con tanta riconoscenza esaltata, che il suo sentimento gli
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1923
stelle erano velate senza che si scorgesse la nebbia
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1923
il desiderio di Albertina, che gli dava un rammarico
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1923
un senso di pianto, che gli velava gli occhi
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1923
a tutte le volte che gli pareva avesse rifiutato
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1923
provare quel disagio acre che l’umiliava. Perchè egli
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1923
stesso non trovava con che inimicarsi. ¶ Ed Albertina gli
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1923
alle cose più distanti; che nel barlume della notte
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1923
turchino di quell’estate che non avrebbe mai potuto
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1923
a trovare il Carraresi; che doveva partire quella sera
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1923
avesse ragione a dire che non doveva amare? Nondimeno
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1923
Albertina; anzi, voleva convincerlo che egli aveva torto. ¶ Tuttavia
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1923
lubrico; e gli pareva che non avesse niente a
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1923
non avesse niente a che fare con quel sentimento
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1923
Piazza di Spagna, ora che passava di lì, un
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1923
egli non aveva ma che lo allettava! Quella volta
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1923
Quella volta, avrebbe voluto che non si fosse accorta
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1923
seguire; con la gioia che gli faceva tremare il
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1923
camminava in un modo che lo turbava; con le
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1923
ora, andava dal Carraresi che non aveva voluto conoscerla
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1923
ficcarsi nel primo caffè che avessero trovato. Non pareva
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1923
avessero trovato. Non pareva che fosse stato disposto a
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1923
una sincerità scherzosa: ¶ — Credevo che tu non volessi vedermi
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1923
vedermi più. Credevo, anzi, che te l’avesse proibito
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1923
Anche il Carraresi parve che volesse smettere il tono
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1923
volesse smettere il tono che aveva preso; e gli
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1923
allora, ascolterai tutto quello che ti dirò. ¶ — Di lei
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1923
un poco: ¶ — Lo sapevo che non avresti voluto! ¶ — Perchè
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1923
da Roma; e sento che non avevo sbagliato. Anzi
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1923
di fondo stavano due che parevano amanti, quasi nascosti
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1923
in qualcuno degli specchi che pigliavano tutte le pareti
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1923
disse sottovoce al Carraresi che avrebbe scaraventato volentieri un
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1923
la faccia così arrossata che gli lustrava; e le
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1923
della patina. E bastava che muovesse le dita, coperte
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1923
Dario gli chiese: ¶ — A che pensi? ¶ — A te posso
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1923
dirtelo. Mi sono convinto che i preti non capiscono
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1923
insieme con tutti quelli che vivono senza sapere perchè
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1923
a uccidere tutti quelli che non credono. ¶ L’uscio
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1923
si acquietarono. Il giovanotto, che ora brandiva la stecca
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1923
gli disse: ¶ — Non vedi che tutto è finito? Non
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1923
è finito? Non vedi che nessuno ha paura? ¶ Ma
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1923
pigliandosela con tutti quelli che leticano. Mise nel vassoio
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1923
Mise nel vassoio quel che gli venne alla mano
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1923
Dario dovette dargli quel che ci aveva messo in
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1923
si sentì sicuro altro che quando fu lontano dal
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1923
discorso. Era anche seccato che Dario l’avesse visto
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1923
lui; dandogli certe occhiate che gli volevano impedire di
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1923
essere messo sotto; pareva che, addirittura, avesse perduto la
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1923
poi, per il fastidio che ne risentiva, cominciò a
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1923
subito; mettendosi a raccontare che in quel momento aveva
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1923
lui, come tante altre che egli lasciava dopo un
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1923
tanto contenta quando sa che sono piaciuto ad una
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1923
dentro i suoi occhi, che gli s’annebbiavano; e
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attaccati ai muri. Pareva che quei cadaveri gli restassero
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1923
l’aria fresca pareva che gli alleggerisse la stanchezza
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1923
a sentirsi impazzire, comprendendo che doveva allontanarsi da Dario
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1923
come tutte le altre che fanno come lei. ¶ Il
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1923
tasca una delle sigarette, che teneva sotto il fazzoletto
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1923
cupola di S. Pietro; che nel pomeriggio sereno aveva
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1923
e il suo viso, che pareva assottigliarsi nelle labbra
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1923
e implacabile. Una soavità che tagliava come una prepotenza
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1923
disse: ¶ — Io non credo che a Dio. Ho abolito
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1923
Dio. ¶ Senza aspettare quel che avesse risposto il Gavinai
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1923
acceso un’altra sigaretta, che non riusciva a mettere
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1923
le mani, quelle mani che allora sembravano artigli fatti
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1923
parlamento e della borghesia che l’abita. Io vorrei
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1923
l’abita. Io vorrei che su la borghesia immonda
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1923
qui innanzi, non amerò che i poveri, i santi
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1923
Carraresi gridò: ¶ — Sarebbe giusto che si rovesciasse nel fiume
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1923
piene invernali, oramai secca, che andava in polvere. ¶ Le
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1923
più tarde e quelle che non sapevano dove dirizzarsi
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1923
archi degli altri ponti; che da lì parevano buchi
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1923
sola. Ho già capito che gente ci va. Preferisco
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1923
ci va. Preferisco questi che tracannano il vino! ¶ Alla
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1923
Carraresi ripensava a quel che aveva detto, compiacendosene; e
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1923
a Porta del Popolo, che poco prima il tramonto
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1923
Carabinieri, tenendo la sciabola che gli scintillava sotto il
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1923
presero il primo tranvai che giunse alla fermata. La
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1923
qualsiasi rumore; e credevano che il tranvai fosse addirittura
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1923
qualche coppia d’innamorati; che s’intravedevano meglio quando
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1923
gli era possibile. Attese che il Carraresi parlasse ancora
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1923
pensare dentro di sè, che si ricordò di Dario
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1923
parlarsi con quella confidenza, che avevano sentito fuori di
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1923
e non sapeva di che; il Carraresi credeva di
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1923
come una chiavica. Sospettò che non potesse esserci più
222
1923
lasciatigli dal padre, e che cosa si aspettava restando
223
1923
Si sentiva tanto forte, che la musica scritta una
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1923
avessero un rancore intimo; che li separava l’uno
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1923
con una vecchia signora; che stava alla pensione con
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1923
in una vecchia diligenza; che li fece traballare per
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1923
e, tutte le volte che Albertina voleva prendergli una
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1923
dalla stecconata di legno, che luccicava a spigoli storti
229
1923
e di tacchine magre, che beccavano i chicchi caduti
230
1923
le bardature dei cavalli, che smettevano subito di trotterellare
231
1923
La strada del paese, che pareva una specie di
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1923
tutto un silenzio tranquillo; che riempiva tutta la campagna
233
1923
con certe nuvole bianche, che non riescivano a stare
234
1923
sabbia soffice e lucente, che scottava benchè sotto due
235
1923
aveva conosciuto! Ella attendeva che riuscisse a ridere con
236
1923
ridere con quella bontà che le piaceva tanto: stava
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1923
la troppa tenerezza. ¶ Sentiva che, amando Dario, aveva dovuto
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1923
avvezzarsi a certe tristezze; che innanzi non avrebbe nè
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1923
le parlava ancora? ¶ Pareva che il lago tagliasse come
240
1923
Ebbe un lungo brivido, che lo accecò; facendogli sembrare
241
1923
chilometri; secondo l’altezza che sentiva dentro di sè
242
1923
sè. Il gran pino che pende su la scalinata
243
1923
sparire; e non restasse che il cielo. ¶ Dario non
244
1923
finchè non gli parve che tutta la chiesa assentisse
245
1923
casa; per essere sicuro che durante la notte aveva
246
1923
provò a leggere quel che aveva scritto, ma non
247
1923
strappato con una rabbia, che lo faceva respirare a
248
1923
in qualche cassetto, inventandole che non aveva fatto niente
249
1923
mente; con un rimpianto che lo straziava, con un
250
1923
credeva più a quel che aveva creduto durante la
251
1923
ma con il dubbio che fosse vero: ¶ — Non hai
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1923
curiosità di conoscere quel che ho scritto? ¶ Ella gli
253
1923
vestito del primo giorno che s’erano dati del
254
1923
farlo rivedere a Dario, che esclamava, perchè stizzisse: «— Ma
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1923
stizzisse: «— Ma lo so che mi vuoi bene! Me
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1923
Ella, però, non ammetteva che scherzasse; impallidiva subito, e
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1923
impallidiva subito, e voleva che le chiedesse scusa. ¶ Lasciata
258
1923
chiedesse scusa. ¶ Lasciata Albertina, che lo richiamava sempre per
259
1923
il suo sentimento; sentendo che la sua giovinezza ne
260
1923
suo amore; senza sapere che egli allora non aveva
261
1923
mai. A Dario diceva che avrebbe avuto sempre tempo
262
1923
tempo a provvedere e che ad aspettare era meglio
263
1923
quando Dario gli rispondeva che stava per finire una
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1923
di correttore di bozze, che una signora gli aveva
265
1923
avevano falciato l’erba; che s’era ingiallita. Di
266
1923
accolse con un sorriso che gli fece piacere. Gli
267
1923
sorriso. Dario gli chiese: ¶ — Che hai? Non dovevo venire
268
1923
di posto alle carte che aveva sopra il tavolino
269
1923
chiese, con una contentezza che gli fece bene: ¶ — Quando
270
1923
a sedere. Ma vedendo che Dario si meravigliava, si
271
1923
restò in piedi: pareva che durasse fatica e che
272
1923
che durasse fatica e che restasse volentieri solo. Dario
273
1923
posso vederlo? ¶ — Ha detto che mi aspetta all’Albergo
274
1923
Lasciami qui. ¶ — E io, che non ho da mangiare
275
1923
e non seppe quel che rispondere. Stette ancora con
276
1923
ansioso di sapere quel che gli avrebbe detto. ¶ Si
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1923
almeno due settimane. ¶ — A che fare? ¶ — Staremo insieme. ¶ Il
278
1923
Staremo insieme. ¶ Il Carraresi, che odiava le ambizioni del
279
1923
alle dita! Le automobili che corrono! ¶ Dario si mise
280
1923
di fargli la confessione, che doveva essere la più
281
1923
più inattesa: ¶ — Lo sai che io... ¶ Ma chiuse gli
282
1923
e continuò: ¶ — Volevo dirti che io sono innamorato. Il
283
1923
aggiunse, comicamente: ¶ — Lo so che tu ami. ¶ Dario arrossì
284
1923
con imbarazzo: ¶ — È inutile che tu voglia fare la
285
1923
chi è la donna che tu ami? Lo sai
286
1923
tu ami? Lo sai che io ammetto soltanto le
287
1923
le donne oneste; quelle che si fidanzano per il
288
1923
farò conoscere e vedrai che non la giudicherai male
289
1923
vita. ¶ Gli parve, ormai, che la giornata fosse stata
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casa. Era anche sicuro che non avrebbe dormito. Non
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e tutta una famiglia, che appena vi entrava, a
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accanto a un uomo che con un sacco aperto
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un cartoccio, rotto. Pensò che non avrebbe mai potuto
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barlume: dietro i vetri che luccicavano per la luce
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di conoscere l’effetto che gli faceva quella voce
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cercava di farle capire che la guardava fisso; mentre
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e una lampadina elettrica che non faceva luce anche
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finestra accanto, un pappagallo che si rigirava smovendo tutta
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di qualche pozzanghera sporca, che schizzano in bocca. C
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d’acqua una rosa che gli parve stupita di
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un tratto, gli parve che la sua anima si
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d’ascoltare meglio: attese che una nota più bella
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qualcuno; ma aveva paura che gli rispondessero chi sa
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ed egli, per convincersi che s’era addormentato a
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invariabili, della sua giovinezza; che gli sembravano i punti
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un senso di malvagità che lo perseguitava. Allora camminò
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suo viso una cosa che non capiva, gli chiese
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non capiva, gli chiese: ¶ — Che hai? ¶ Fu per dirle
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scoprire un gran segreto, che con una rapidità violenta
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mezzo a questo turbine che gli metteva voglia di
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un poco, dovette riconoscere che queste tristezze erano compensate
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per prendere una definizione, che sorpassava anche il suo
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di quella realtà immaginata che aveva preso un’evidenza
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quasi tattile. Egli pensava che ogni movimento di quelle
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i segni della vita che restava anche se egli
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fosse morto. Ma evitava che gli occhi di lei
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al desiderio e disse che aveva da trovare un
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una specie di rimorso, che il desiderio faceva doventare
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aveva un cappello bianco; che le lasciava scoperti i
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per una cosa nuova; che gli metteva nel viso
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Nomentano, per quella strada che finisce alla Porta Salaria
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fosse quasi nessuno pareva che il silenzio non esistesse
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li illuminava così forte, che sembravano specchi. Mentre, a
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Mario, restava una luce che non poteva spegnersi subito
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dolcezza grandiosa, con intonazioni che Dario completava dentro di
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dentro di sè. ¶ Sentiva che il momento di parlare
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attendere più. Gli pareva che la sua voce fosse
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ad ascoltare un pino che si smoveva; come se
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più tenere la voce che non obbediva alla volontà
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Stanotte, scriverò la musica che io sento ora! ¶ E
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si fu calmato, senza che Albertina fosse riuscita a
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quei raggi di luce, che fanno vedere com’è
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di Dario erano suoni; che la sua anima intonava
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cambiamenti di certe emozioni, che si legavano da sè
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ed aveva dovuto attendere che ritornasse da sè; un
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fretta la scalinata bianca, che gli parve troppo corta
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desto, Dario Gavinai sentì che ricominciava istantaneamente a pensare
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era come una punta che sporgeva, facendosi innanzi da
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Erano ormai parecchi mesi che la miseria cercava di
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allucinazioni. Secchi di latte che gli pareva di bevere
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sua zia di Pistoia che, quantunque più povera che
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che, quantunque più povera che ricca, faceva per lui
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quando studiava la musica, che volesse dedicarvisi con uno
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Ed egli voleva provare che a Roma sarebbe riescito
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promesse di qualche amico, che avrebbe potuto aiutarlo da
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accolto con quel sorrisetto, che gli metteva la voglia
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subito. Dopo due anni che si trovava a Roma
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consisteva in una psicologia che cominciava e finiva dentro
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faceva venire una ripugnanza che lo spaventava. Non poteva
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come se gli dicessero che a una data ora
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venuta una malattia orrenda che lo avrebbe ridotto irriconoscibile
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egli si fermò; parendogli che il sole e le
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una specie di corridoio che serve da stanza d
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d’aspetto, per quelli che vogliono passare negli uffici
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fino in fondo, pareva che si guardassero; come se
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la mattina; ma pareva che i mattoni si sfacessero
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socchiusi; e Dario suppose che dietro ognuno di quelli
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giunse con una contentezza; che, al solito, lo esaltava
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affascinandolo. Quasi era lui che andava a portare all
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seduto in una poltroncina che una volta, chi sa
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un’altra volta: ¶ — Bisogna che tu mi presti dieci
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presti dieci lire o che tu mi inviti a
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sapendo nè meno quel che pensare. ¶ Il Giachi era
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Vuoi sapere quant’è che non vedo Albertina? ¶ Il
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perchè? ¶ — C’è bisogno che te lo spieghi io
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confessare troppo, anche quello che non si dovrebbe mai
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occhi; e gli sembrò che la fame e la
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la stessa cosa; e che tutte e due fossero
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pensò: «Vorrei sapere in che consiste la realtà!». ¶ Provava
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un malessere: gli pareva che avrebbe incontrato chi sa
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la prova. Gli pareva che l’aria fosse quasi
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sul viso quel pallore che lo faceva doventare subito
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Gli disse: ¶ — Usciamo prima che sia l’ora; così
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più bene. È necessario che io faccia una cura
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una cura ricostituente. Bisognerebbe che mi facessi mandare in
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stare attento a quel che l’amico diceva; e
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cappello e i giornali che aveva dimenticato sul tavolino
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meno. ¶ Il Giachi capì che s’era offeso; lo
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volta dentro quella solitudine, che pareva senza fine. Mentre
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certo, assomigliava ad uno che si mette fisso a
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un muro per capire che cosa c’è dentro
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indicibile senso di cose che restano sconosciute anche alla
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buona! Ma sentiva anche che la sua giovinezza vi
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vi si consumava e che non gli sarebbe stato
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nella stanza, per assicurarsi che camminava bene e che
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che camminava bene e che era sempre bella. ¶ Si
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elettrici erano così fitti che le parvero quelli della
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convincerla meglio, l’assicurò che avrebbero preso un palco
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sgomento: non poteva convincersi che accanto a lui non
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meno. ¶ Perciò escì innanzi che la prima suonata fosse
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e non capiva quel che le dicesse la cameriera
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di cominciare a ricordarsi che era stata all’Augusteo
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gente. Le parve anche che la cameriera le avesse
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e ascoltando la città che non riposava mai, le
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riposava mai, le pareva che facesse più presto a
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Augusteo con una tristezza che lo avviliva. Non sapeva
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avviliva. Non sapeva quel che fare; e le note
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le note della suonata, che aveva ascoltato con un
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cosa bella e dolce; che gli fece piacere. Si
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e guardava tutti quelli che si toglievano il cappello
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con un piacere triste, che aveva pensato di uccidere
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pezzi. ¶ S’era convinto che Roma fosse una città
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un impiego piuttosto buono che cattivo. Non credeva più
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quasi tutti gli eventi che s’incontrano in una
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per un buon indizio che gli si presentasse. ¶ Non
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mesi di inutili tentativi, che restavano soltanto stati d
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una specie di rancore; che lo compensava di tante
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vissuto. Gli spunti musicali, che a Pistoia lo avrebbero
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completamente: o era possibile che si amassero o dovevano
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lontano dal suo animo, che non gli avrebbe mai
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amanti; benchè ora sospettasse che fossero meno di quanto
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giovani, anche suoi amici, che si scaldano la testa
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essi, non era altro che una città di provincia
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e senza scampo! Quelli che riescono debbono, anzi, vivere
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non dare spiegazioni altro che a se stessi; quelli
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a se stessi; quelli che riescono a lavorare sono
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lui quell’egoismo spirituale; che consiste non nello sviluppare
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volta da occasioni caparbie, che non hanno nè meno
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aspettava invece una certezza, che gli avrebbe formato il
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solino, vide allo specchio che le tempie cominciavano a
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dinanzi a lui. Più che vederla, capì che era
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Più che vederla, capì che era lei; e l
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l’avrebbe piuttosto soffocata che lasciarla andare. Ambedue si
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in sè una chiarezza; che tentava di mettere dentro
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guardandosi negli occhi, capirono che si amavano davvero per