parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1991
uno degli otto treni che procedeva lentamente sul binario
2
1991
al senatore Walter Huskisson che, per primo, stava scendendo
3
1991
di quelle macchine infernali che perfino non avevano vergogna
4
1991
ancora vivo quel tanto che bastava per accorgersi che
5
1991
che bastava per accorgersi che un treno stava divorando
6
1991
e non prima. Sì che il giorno dopo, su
7
1991
non sotto il titolo, che non sarebbe parso illogico
8
1991
finire così, e quella che poteva essere la peggiore
9
1991
oltretutto, praticamente niente più che un rantolo lanciato a
10
1991
a quelli come lui che la Storia deve il
11
1991
grandioso azzardo dell’immaginazione, che d’un colpo otteneva
12
1991
gente. Non ebbero paura che si sfasciasse il mondo
13
1991
fianco, curva dopo curva, che era un modo di
14
1991
finché qualcuno non pensò che era tempo ormai di
15
1991
cosa immensa – immensa – tanto che è difficile pensarla tutta
16
1991
volta, con tutto quello che aveva dentro, tutta la
17
1991
la ridda di conseguenze che le crepitavano dentro, un
18
1991
a sentire il suono che fece esplodendo nella mente
19
1991
a capire com’è che quella sera, quando il
20
1991
strinse forte e pensando che mai avrebbe smesso di
21
1991
Pekisch? ¶ – Non è possibile che ogni settimana se la
22
1991
Brath? ¶ – Volevo solo dire che manca il dottor Meisl
23
1991
andato dagli Ornevall, sembra che la signora Ornevall avesse
24
1991
Pekisch scrollò il capo. ¶ – Che nota aveva il dottore
25
1991
c’è molta gente che non è in grado
26
1991
Ogni esecutore non aveva che da badare alla sua
27
1991
ma io vi dico che lei respira quando voi
28
1991
vi mollerà fino a che non vi deciderete a
29
1991
ma la verità è che quella nota c’è
30
1991
Uno ha una nota, che è sua, e se
31
1991
cantatevela nella testa, lasciate che vi suoni nelle orecchie
32
1991
piedi, sì, così chissà che non riusciate ad arrivare
33
1991
arrivare una volta puntuali, che non è possibile iniziare
34
1991
fu chiaro a tutti che non era solo morto
35
1991
per banda e umanofono che toccava tutte le note
36
1991
Brath? ¶ – Volevo solo dire che manca il dottor Meils
37
1991
andato dagli Ornevall, sembra che la signora Ornevall avesse
38
1991
Pekisch scrollò il capo. ¶ – Che nota aveva il dottore
39
1991
io, una nota? ¶ – Sicuro che ce l’avrai. ¶ – E
40
1991
quella tua giacca. ¶ – E che nota sarà? ¶ – Non lo
41
1991
immaginario. Il bello era che anche quando cadeva non
42
1991
una nota, vero? ¶ Silenzio. ¶ – Che nota è, Pekisch? ¶ Silenzio
43
1991
altrettanti, aveva la testa che frullava di suoni infiniti
44
1991
sapeva vedere il suono, che non è la stessa
45
1991
di sentirlo, sapeva di che colore erano i rumori
46
1991
di Pekisch. Una cosa che non è facile da
47
1991
fosse stato, quella notte che pioveva a dirotto e
48
1991
sì. Forse capirebbe. Pioveva che Dio la mandava e
49
1991
che qualcosa stava succedendo che le avrebbe ben presto
50
1991
pur sempre un’immagine che da qualche parte dovevano
51
1991
sì, fu il pensiero che li punse, l’elementare
52
1991
punse, l’elementare deduzione che se quella locomotiva non
53
1991
è impossibile, proprio impossibile, che non abbiano pensato, tutti
54
1991
a mano a mano che fiorivano rotaie in ogni
55
1991
specie di tic perpetuo che ti segava l’anima
56
1991
una forza invisibile. “Prima che inventassero le ferrovie la
57
1991
proprio le prime volte che la Bella Addormentata si
58
1991
fu appunto la violenza che rimase impressa nelle parole
59
1991
impossibile sottrarsi all’idea che il minimo incidente potrebbe
60
1991
e l’immagine distorta che, dal finestrino e a
61
1991
squarciarsi della percezione, qualcosa che doveva avere dentro la
62
1991
protocollo vertiginoso di immagini che si affastellano in disordine
63
1991
velocità, e il ragno, che eri tu, ad affannarsi
64
1991
precisa, esatta, numerica certezza che la ragnatela era a
65
1991
chissà se è fermarla che si deve – chissà se
66
1991
se è proprio scritto che debba fare male così
67
1991
minuzioso e crudele sterminio che ti germoglia dentro – chissà
68
1991
di questa rotazione perversa che inanella i giri del
69
1991
reversibile sfinimento, tarlo miserabile che sfarina la presa infrangibile
70
1991
rotazione di quel mondo che li martellava di là
71
1991
dalla vertigine della velocità che certo doveva continuamente bussargli
72
1991
forma di quel mondo che strisciava di là dal
73
1991
ansia densa e informe che cristallizzata in pensiero si
74
1991
gli effetti nient’altro che il sordo pensiero della
75
1991
un terrore. L’occhio che trova nei minuscoli tornanti
76
1991
microcosmo di un occhio che legge. Come un nòcciolo
77
1991
potrebbe pensare: non è che la bellezza di un
78
1991
esatta metafora. Nel senso che forse, sempre, e per
79
1991
non è mai, lèggere, che fissare un punto per
80
1991
del mondo – le parole che a una ad una
81
1991
in formine di vetro che chiamano libri – la più
82
1991
un segreto, il segreto, che non sfumi mai nella
83
1991
nella forza di nessuno, che sopravviva sempre nella memoria
84
1991
ogni paura – un libro che inizia. Così che, insieme
85
1991
libro che inizia. Così che, insieme a migliaia di
86
1991
quelle migliaia di cose che già sollevavano da terra
87
1991
velocità prodigiose, quei treni che rigavano avanti e indietro
88
1991
seminate su un proiettile che offriva allo sguardo, solo
89
1991
Alla fine finisce così, che in un modo o
90
1991
cosa sarà mai, possibile che sia davvero così pauroso
91
1991
davvero così pauroso, possibile che non se ne andrà
92
1991
c’era una banda che suonò per il viaggio
93
1991
a suonare una musica che si muoveva a cinquanta
94
1991
e da quel mondo che non la smetteva di
95
1991
Walter Huskisson dalla sua, che era quella delle autorità
96
1991
priva di importanza visto che appena sceso – per primo
97
1991
un po’ più complicato che in una notte qualunque
98
1991
di mezzo il bisogno che fosse comunque bellissimo. C
99
1991
impaziente, un po’ feroce, che non c’entrava con
100
1991
cancella fette di vita che uno nemmeno si immagina
101
1991
Rail e una mano che vagava sulle sue gambe
102
1991
indovinare. ¶ – Mi piacerà? ¶ – Certo che ti piacerà. ¶ – Mi piacerà
103
1991
notte, è il tempo che è una lama acuminatissima
104
1991
i conati di essere che si è, minuto per
105
1991
Dio – un rito, dico, che era il rito dell
106
1991
un suo tempo dentro che scivolava nei tempi altrui
107
1991
aveva una sua ora che doveva resistere a tutte
108
1991
dunque salvarsi – un treno che corre con nel cuore
109
1991
Londra-Dublino un orologio che indicava l’ora esatta
110
1991
del traghetto di Kingston che lo portava a Dublino
111
1991
per ogni linea ferroviaria che passava – era la Babele
112
1991
treno postale – quell’orologio che va avanti e indietro
113
1991
C’era un uomo che partiva, viaggiava, e quando
114
1991
di velluto. La donna che lo aspettava apriva la
115
1991
gioiello e allora sapeva che sarebbe tornato. La gente
116
1991
tornato. La gente credeva che fosse un regalo, un
117
1991
Ma il segreto era che il gioiello era sempre
118
1991
fuga. Invece era ciò che custodiva il filo del
119
1991
vaso. Era l’orologio che contava i minuti del
120
1991
tempo anomalo, e unico, che era il tempo del
121
1991
lui perché lei sapesse che dentro colui che stava
122
1991
sapesse che dentro colui che stava arrivando non si
123
1991
un gioiello – un orologio che teneva la ferrovia insieme
124
1991
teneva la ferrovia insieme, che teneva Londra e Dublino
125
1991
e sgangherata, e casuale, che comunque il tempo ci
126
1991
ci si smarriva senza che nessuno si sognasse di
127
1991
cosa, non era poi che una macchina... questo però
128
1991
concettualmente ancora sfumato, qualcosa che non c’era: velocità
129
1991
velocità. Non una macchina che fa ciò che mille
130
1991
macchina che fa ciò che mille uomini potrebbero fare
131
1991
potrebbero fare. Una macchina che fa ciò che non
132
1991
macchina che fa ciò che non era mai esistito
133
1991
bel nome (a ciò che spaventa si dà sempre
134
1991
come dimostra il fatto che gli uomini ne hanno
135
1991
consisteva in un cavallo che galoppava su un tapis
136
1991
collegato a quattro ruote che correvano, a loro volta
137
1991
cavallo su un trabiccolo che scambiava il mezzo, cioè
138
1991
Lo squalificarono prima ancora che partisse. Così gareggiarono in
139
1991
destando enorme impressione. Peccato che alla fine esplose, proprio
140
1991
locomotiva esplodere, la caldaia che si disfa come una
141
1991
piccola stretta lunga ciminiera che vola, improvvisamente leggera come
142
1991
leggera come il fumo che ha dentro, e poi
143
1991
le somme si decretò che aveva vinto. Aveva vinto
144
1991
fin lì dal presentimento che qualcosa stava succedendo che
145
1991
le schifezze? ¶ – Sono cose che nella vita non bisogna
146
1991
al mattino, fa quel che deve fare e poi
147
1991
puliti. ¶ – Puliti? ¶ – Puliti dentro, che vuol dire non aver
148
1991
quando uno si accorge che ha un desiderio di
149
1991
voglia pazzesca di qualcosa che non si può fare
150
1991
poi arriva il giorno che se lo tiene e
151
1991
Ma sta’ attento: dato che noi non siamo calzini
152
1991
la cosa più importante che abbiamo e non si
153
1991
questo è davvero importante: che quando arriva il momento
154
1991
e cioè in quello che Pehnt festeggiò come giorno
155
1991
aveva già intuito, allora, che la vita è un
156
1991
un casino tremendo e che in linea di massima
157
1991
il numero di cose che occorreva imparare per sopravvivere
158
1991
alle incognite dell’esistenza (che erano, appunto, tali): guardava
159
1991
persone, situazioni e capiva che solo a imparare i
160
1991
vita. Non gli sfuggiva che in ciò si celava
161
1991
lista per la spesa che la signora Abegg gli
162
1991
istante di noumenica illuminazione, che la soluzione stava nell
163
1991
Se uno, via via che imparava le cose, se
164
1991
cali di memoria. Intuì che scrivere una cosa significa
165
1991
di parole e sentì che il mondo gli faceva
166
1991
cosa. Dovrebbe funzionare... Diciamo che in dieci anni potresti
167
1991
Una di quelle cose che ti fa svegliare al
168
1991
iniziò nel meticoloso lavoro che l’avrebbe accompagnato per
169
1991
festività dell’anno, da che parte è il cuore
170
1991
gente. ¶ – È la vita che è stramba – diceva Pekisch
171
1991
di Pehnt. Nel senso che Pehnt non aveva, propriamente
172
1991
semplice. ¶ Lo avevano trovato che non aveva più di
173
1991
corrispondenza. L’ultima lettera che le arrivò dal sottotenente
174
1991
fenomeno analogo a quello che colpì Pekisch al momento
175
1991
Quinnipak dodici giorni dopo che una palla di cannone
176
1991
la cittadinanza di Quinnipak che suo marito era eroicamente
177
1991
deceduto sul campo e che le sarebbe stato gradito
178
1991
fortunato è il fiore che nasce là dove Dio
179
1991
lo stile vagamente militare che la signora Abegg adottava
180
1991
nulla da ridire. Convenne che il discorso era sensato
181
1991
discorso era sensato e che, nella nebbia della vita
182
1991
punto una sapiente dieta che coniugava abilmente la sua
183
1991
una pensione dell’esercito che in realtà nessuno si
184
1991
posizione eretta la forza che hai dentro può crescere
185
1991
il tubo più dritto che puoi. ¶ Pehnt teneva il
186
1991
il tubo più dritto che poteva. Ciò spiega anche
187
1991
piedi sulla sedia. ¶ – Non che sia il massimo dell
188
1991
una lettera nella busta che reca scritta la sua
189
1991
Come tutti, peraltro, solo che in lui lo si
190
1991
inseguendo. Ma aveva capito che, in qualche modo, il
191
1991
batticuore, si rannicchiava più che poteva, proprio così, e
192
1991
amore così, la notte che lui tornava, era un
193
1991
una cosa del genere... che a pensarci bene dovrebbe
194
1991
grande cantante”, ti dico che andrebbe a ruba... se
195
1991
magari è in oro che bisognerebbe farli, bisogna provare
196
1991
sera, c’è qualcosa che ancora riesce ad essere
197
1991
in quella luce irripetibile che è la luce della
198
1991
o sfinito dall’ansia, che di fronte a un
199
1991
Perfino l’acqua, quella che ti casca sulla testa
200
1991
ad assaggiarla si scoprisse che è zuccherata. Per dire
201
1991
logica. Un’emozione. Tanto che tra tutte le cose
202
1991
tra tutte le cose che poi finiscono per dare
203
1991
in quella luce irripetibile che è la luce della
204
1991
tutta quella voce perduta, che se uno li vedesse
205
1991
sarebbe bello lo trovassero, che almeno una volta, almeno
206
1991
questo dannatissimo mondo, qualcuno che cerca qualcosa avesse in
207
1991
una cosa, Pekisch... ¶ – Cosa? ¶ – Che storia era? ¶ – Era la
208
1991
Holtz su una busta che ha appena sigillato. Poi
209
1991
scorre i sei nomi che vi sono scritti, uno
210
1991
lettera contenente i risultati – che Lei definisce, ingenerosamente, sconfortanti
211
1991
mi impone di riferirLe che nel leggere la Sua
212
1991
imperdonabile ingenuità” il fatto che i tubi fossero disposti
213
1991
ricorda, a questo proposito, che se i tubi non
214
1991
la sua bocca, cosa che di norma permette di
215
1991
di “autoauscultatore”, posso dirLe che le Sue teorie sulla
216
1991
Dallet, evidenti divergenze. Divergenze che l’eminente professore ha
217
1991
ha riassunto nella affermazione, che mi corre il dovere
218
1991
credo, stimatissimo Sig. Pekisch, che Lei debba continuare nei
219
1991
dei modi. Perché ciò che Lei scrive è assolutamente
220
1991
della Sua discrezione, sappia che lo stesso prof. Dallet
221
1991
ciò, il benevolo caso che ha voluto portare sulle
222
1991
attraverso tubi di zinco che il professore aveva messo
223
1991
non ovviamente quella celebrità che, dopo aver a lungo
224
1991
qualche bicchiere di Beaujolais – che il massimo che si
225
1991
Beaujolais – che il massimo che si potesse ottenere con
226
1991
di aggiungere, senza indugi, che io condivido senza riserve
227
1991
senza ombra di dubbio che una voce molto bassa
228
1991
Si può ragionevolmente concludere che una voce più forte
229
1991
chilometri. Il prof. Arnott, che ho avuto la fortuna
230
1991
evince, con assoluta certezza, che una voce costretta in
231
1991
da insegnare ai popoli che la sola vera patria
232
1991
abbandoni. ¶ So con certezza che non potrò più esserLe
233
1991
l’ultima delle cose che rattristano questi miei istanti
234
1991
personalmente e la speranza che Lei mi voglia credere
235
1991
cortese invito al concerto che la banda da Lei
236
1991
prese le cinque buste che giacevano sul bordo destro
237
1991
giacca, prese il rasoio che sapeva di trovarvi, lo
238
1991
arrivarono prima i giornali che raccontavano l’orrenda storia
239
1991
sulla relatività del tempo che non ebbe mai modo
240
1991
breve ma acuto saggio. ¶ – Che succede, Pekisch? ¶ Pehnt stava
241
1991
l’unica cosa era che in quel che facevano
242
1991
era che in quel che facevano e in quello
243
1991
facevano e in quello che erano c’era qualcosa
244
1991
dicevano: “È bello quel che ha fatto il signor
245
1991
Oppure: “È bello quel che ha fatto Jun”. Non
246
1991
capiva. Per esempio: mai che il signor Rail mandasse
247
1991
più scontata e cioè che il signor Rail aveva
248
1991
favore di fantasiose teorie che mescolavano brillantemente misteriosi contrabbandi
249
1991
semplificava il tutto constatare che Jun non sfoggiava mai
250
1991
assolutamente mai, i gioielli che le arrivavano, e anzi
251
1991
periodicamente, e a controllare che nessuno le spostasse dal
252
1991
le spostasse dal posto che aveva loro consacrato. Tanto
253
1991
aveva loro consacrato. Tanto che, anni dopo la sua
254
1991
assurde e così vuote che ci si mise d
255
1991
per settimane, fino a che risultò chiaro che mai
256
1991
a che risultò chiaro che mai, proprio mai, li
257
1991
sarebbe trovata. Così succedeva che quando il signor Rail
258
1991
pare di sì, pare che sia arrivato cinque giorni
259
1991
pensava “è bello quel che fa il signor Rail
260
1991
altro si poteva dire che quella inezia da nulla
261
1991
da nulla, e immensa. Che era bello. ¶ Così erano
262
1991
Così strani da pensare che li tenesse insieme chissà
263
1991
di stibio...” ¶ Non è che Pekisch avesse mai capito
264
1991
avesse mai capito bene che razza di nome era
265
1991
ma aveva l’impressione che sarebbe stato meglio rimanere
266
1991
la faccia in modo che solo gli occhi ne
267
1991
poter leggere il libriccino che con una mano teneva
268
1991
alla buona i vuoti che la sua faccia, non
269
1991
non è una distanza che uno se la ingoia
270
1991
sfilava via il tubo che sembrava un lungo infinito
271
1991
lo si sapeva, meglio che guardo per terra, meglio
272
1991
guardo per terra, meglio che guardo il tubo, e
273
1991
dismisura, è un modo che ha dentro qualcosa di
274
1991
forse spiega com’è che, in generale, sia più
275
1991
ammazzare, o peggio: accorgersi che si potrebbe anche essere
276
1991
suo modo stralunato, sembra che a ogni passo decida
277
1991
altra, senza riuscirci peraltro, ché pure quella non ne
278
1991
dopo l’altro. Tanto che alla fine non ne
279
1991
non ne mancano ormai che venti, di metri, al
280
1991
e strabuzza. Meno male che c’è la luce
281
1991
schiena, con gli occhi che guardano il cielo, senza
282
1991
il tubo, più dentro che può, potesse ci entrerebbe
283
1991
Non c’è santo che tenga. ¶ – PEHNT! ¶ Il ragazzino
284
1991
vede Pekisch. Non è che sappia proprio bene che
285
1991
che sappia proprio bene che diavolo fare. ¶ – Alzati, Pehnt
286
1991
Non avesse il cuore che ancora gli strapazza dentro
287
1991
l’aria di uno che potrebbe farlo per sempre
288
1991
Devi solo dire quello che hai sentito. E se
289
1991
del signor Rail: intuire che era possibile farla, prima
290
1991
possibile farla, prima ancora che a qualcuno fosse mai
291
1991
a punto un sistema che acquistò poi una certa
292
1991
per il mondo. Quel che più conta è che
293
1991
che più conta è che proprio il “Brevetto Andersson
294
1991
sua storia. Storia singolare che comunque avrebbe certo trovato
295
1991
arrivare, dove era scritto che arrivasse, e che pur
296
1991
scritto che arrivasse, e che pur tuttavia volle appoggiarsi
297
1991
l’idea, sufficientemente diffusa, che i viaggi del signor
298
1991
poteva realmente dimenticare ciò che tutti sapevano: e cioè
299
1991
sfumature, e visibili concomitanze che gettavano una luce indubbiamente
300
1991
assodato e insondato fenomeno che erano i viaggi del
301
1991
sfumature, e visibili coincidenze che neppure più ci si
302
1991
La vedeva, quella donna che da qualche parte del
303
1991
più distintamente – così distintamente che il suo secondo e
304
1991
Due pensieri non riempiono che un attimo. E fu
305
1991
un attimo tutto ciò che quel minimo universo di
306
1991
un attimo tutto ciò che quel minimo universo di
307
1991
si mise a piovere che sembrava un castigo. E
308
1991
grande” come diceva Ticktel, che sapeva di teologia perché
309
1991
la testa aspettando tuoni che non arrivavano mai. Aveva
310
1991
Jun, il più bello che avesse mai visto, e
311
1991
ricamate sopra, il fumo che saliva dalla zuppiera bianca
312
1991
sempre. Perché è così che ti frega, la vita
313
1991
odore, o un suono che poi non te lo
314
1991
lì rimase fino a che non sentì le braccia
315
1991
poi le sue mani che la giravano dolcemente, i
316
1991
dolcemente, i suoi occhi che la guardavano stranamente seri
317
1991
infine la sua voce che era bassa e segreta
318
1991
se c’è qualcosa che vuoi chiedermi fallo adesso
319
1991
sciogliergli il foulard rosso che teneva intorno al collo
320
1991
a quello più alto che seppur rimasto ormai solo
321
1991
guardami e chiedimi quello che vuoi... ¶ Ma Jun non
322
1991
disse nulla. Semplicemente, senza che un solo angolo del
323
1991
piangere, in quel modo che è un modo bellissimo
324
1991
il volto dell’uomo che era andato dall’altra
325
1991
ventre, guardando quel volto che la guardava prese a
326
1991
sé la vinta resistenza che era il sesso del
327
1991
di fermare quella donna che si era presa ormai
328
1991
dalla mente tutto ciò che non era l’elementare
329
1991
lo vide, l’uomo che era sotto di lei
330
1991
lo sentì, l’uomo che aveva dentro, venire tra
331
1991
percossa intima e indecifrabile che lei aveva imparato ad
332
1991
è mio figlio, voglio che cresca qui, insieme a
333
1991
non dirlo a nessuno che ho pianto. ¶ Perché c
334
1991
tra quei due, qualcosa che in verità doveva essere
335
1991
era difficile capire ciò che si dicevano e come
336
1991
anni. L’unica cosa che spesso risultava evidente, anzi
337
1991
nessuno qui?... BRATH!... Ma che canchero, sono diventati tutti
338
1991
cacciato... è un’ora che sto qui a... ¶ – Il
339
1991
so cos’è, Brath... che ne so io... è
340
1991
quaggiù... ¶ – Hai un calesse che fa schifo, Arold... ¶ – Ci
341
1991
Fa schifo. Un calesse che fa schifo... ¶ – Signor Brath
342
1991
schifo... ¶ – Signor Brath... ¶ – ... capace che si sfascia solo a
343
1991
qui, ragazzo... ho bisogno che torni su alla casa
344
1991
e daglielo. Senti... Dille che è un pacco per
345
1991
alta, è un sistema che funziona. ¶ – Sì, signore... È
346
1991
di venire... Magg! ¶ – Piccolo, che succede? ¶ – Magg, Magg, Magg
347
1991
padrona? ¶ – L’ho vista che andava verso la sua
348
1991
è uno scherzo... ¶ – Vero che non è uno scherzo
349
1991
dico a nessuno, giuro che non lo dico... ¶ – Pit
350
1991
dentro c’è quel che penso io domani sarà
351
1991
ogni altra cosa – sia che ridesse o urlasse o
352
1991
Jun Rail. È lì che gli venne quell’idea
353
1991
Così la raccontava Ticktel, che sapeva di teologia, perché
354
1991
scrittoio, tagliò lo spago che lo teneva insieme, aprì
355
1991
Aprì la carta bianca, che avviluppava una carta rosa
356
1991
avviluppava una carta rosa, che impacchettava una scatola viola
357
1991
signor Rail così forte che nella fabbrica di vetro
358
1991
il signor Rail, cosa che rapidamente finì sulla bocca
359
1991
il rumore delle fornaci, che obbligò ovviamente ad alzare
360
1991
generale culminante nella voce che alla fine riuscì a
361
1991
operai, peraltro sordastro, quel che era successo, sparandogli nelle
362
1991
nelle orecchie una fucilata che diceva Sta per tornare
363
1991
specie di esplosione insomma, che certo dovette risuonare altissima
364
1991
se perfino a Quinnipak, che pure distava un’ora
365
1991
un certo tempo dopo che era partito. La qual
366
1991
specie di domestico rito che avrebbe potuto durare in
367
1991
Nemmeno Jun. Alcuni sostengono che neanche lui lo sapesse
368
1991
la faccia di uno che stava facendo la cosa
369
1991
ad aspettare. ¶ La gente, che in genere voleva bene
370
1991
al signor Rail, pensava che andasse in giro per
371
1991
della fabbrica di vetro che gli tocca andare fin
372
1991
Né si può dimenticare che fu proprio di ritorno
373
1991
uno dei suoi viaggi che il signor Rail, senza
374
1991
e sottile... quanto credi che riusciremmo a farla grande
375
1991
capiva niente, lui. Lui che era un assoluto genio
376
1991
genio per tutto quello che aveva a che fare
377
1991
quello che aveva a che fare con il vetro
378
1991
per trenta, come quella che abbiamo fatto per Denbury
379
1991
proprio la più grande che riesci ad immaginare... ¶ – Più
380
1991
grande? ¶ – Tre volte. ¶ – E che ci facciamo con una
381
1991
proprio tutta, il sistema che il signor Rail si
382
1991
infinito di anni, dato che prima di lui lo
383
1991
il primo in famiglia che avesse mandato all’inferno
384
1991
colore e senza nome che chiamavano vetro. Era un
385
1991
disposizione di tutti coloro che ne fossero, per una
386
1991
interessati. ¶ Era da presumere che di persone del genere
387
1991
grandi arcate di vetro che avrebbero dovuto coprire i
388
1991
odori. Sui mille fogli che giravano per casa sua
389
1991
realtà: operazioni esageratamente complicate che in definitiva confermavano la
390
1991
di uno dei testi che lui riteneva tra i
391
1991
costruzioni, Parigi 1805. Un testo che altri non avevano ritenuto
392
1991
era Hector Horeau. Tanto che riprese in mano le
393
1991
ritagliò il trafiletto pensando che la mancanza di qualsiasi
394
1991
dieci metri, Hector Horeau, che vide il mondo ondulare
395
1991
al terremoto. Lui pensò che era di nuovo quello
396
1991
nuovo quello stramaledetto dèmone che gli giocava nella testa
397
1991
inspiegabile canaglia, fottuto fantasma che senza avvertire, tutt’a
398
1991
morte, subdolo nemico bastardo che lo rendeva ridicolo al
399
1991
circondato da quattro facce che lo osservavano. La prima
400
1991
quella – precisamente in quella – che lo sguardo di Hector
401
1991
Ma ci sono navi che si sono incagliate nei
402
1991
faccia qualunque. ¶ La commessa che si chiamava Monique Bray
403
1991
storia di tale fidanzamento – che poi riassume la storia
404
1991
con insistenza negli ambienti che contavano. Lui rispondeva a
405
1991
fortunali psichici e morali che la signorina Monique Bray
406
1991
e non ultima volta, che lo abbandonava annullando le
407
1991
ferita profonda al capo che interruppe il suo lavoro
408
1991
buttò addosso al treno che, sei minuti prima, era
409
1991
tempo di frenare. Ciò che rimase della signora Horeau
410
1991
corse incontro al treno che sei minuti prima era
411
1991
pari alla consapevolezza, generale, che qualcosa del genere prima
412
1991
articoli di vecchie gazzette che poi catalogava in ordine
413
1991
quel tanfo di morte che di solito precedeva i
414
1991
di aprile sulla nave che in otto giorni portava
415
1991
città e i deserti che vedeva. Si sentiva un
416
1991
chiare percezioni. La ragnatela che era la sua anima
417
1991
per quelle strane mosche che sono le idee. ¶ Ciò
418
1991
rimanere indifferente al concorso che la Società delle Arti
419
1991
enormi e centenari olmi che dimoravano al centro del
420
1991
l’8 aprile. ¶ Dei 27 giorni che aveva a disposizione Hector
421
1991
mente intorno a qualcosa che non sapeva cosa fosse
422
1991
corteggiamento. Poi, un giorno che sembrava qualunque, prese distrattamente
423
1991
penna. E sentì quel che sente una ragnatela quando
424
1991
per tutto il tempo che gli restava. Non aveva
425
1991
presentare un suo progetto che raccogliesse i suggerimenti più
426
1991
le giurie. Il fatto che tra tanti avessero scelto
427
1991
poi signora Monique Horeau), che la vita è sostanzialmente
428
1991
un’illusoria consolazione. Capì che il Crystal Palace non
429
1991
erano talmente tante assurdità che solo a enunciarle, in
430
1991
una nottata intera. Quel che lo preoccupava era l
431
1991
Horeau era sottilmente convinto che tutt’e tre fossero
432
1991
fossero sostanzialmente legittime. ¶ Capì che c’era bisogno di
433
1991
vecchio Andersson, sempre, rispondeva ¶ – Che promessa delle balle. ¶ Sempre
434
1991
Sempre, tranne quel giorno, che non rispose nulla. Neppure
435
1991
i cristalli dell’est, che non ce ne sono
436
1991
migliori, e bisogna vedere che finezza di lavorazione, tutte
437
1991
e così non è che le cose vadano benissimo
438
1991
se no mi sa che dovrai aspettare ancora un
439
1991
un bel po’ prima che io riesca a far
440
1991
se vuoi morire bisogna che ti dai da fare
441
1991
Fergusson seppellirono la madre che era un martedì. Giovedì
442
1991
davanti alla finestra chiusa che dava sulla strada. Pekisch
443
1991
strada, arrivava un canto che sembrava venire da lontanissimo
444
1991
venire da lontanissimo e che faceva pensare a una
445
1991
pensare a una voce che si fosse accartocciata su
446
1991
nessuno da queste parti che avrà messo insieme tante
447
1991
niente, Andersson. ¶ – Oh sì che finirà... e tu te
448
1991
sfilza di errori addosso che nemmeno te l’immagini
449
1991
vecchio Andersson, voleva parlare che si capisse bene, tutto
450
1991
Ma tu... tu sembra che devi vincerla, la vita
451
1991
fosse una sfida... sembra che devi stravincerla... una cosa
452
1991
Però... ¶ Non è proprio che riuscisse a parlare, il
453
1991
la gente ti dirà che hai sbagliato... e avrai
454
1991
le bocce di cristallo che avrai rotto erano solo
455
1991
magari è proprio quella che si spacca, quella vita
456
1991
quella vita su cento che alla fine si spacca
457
1991
questo l’ho capito, che il mondo è pieno
458
1991
è pieno di gente che gira con in tasca
459
1991
per tutto il tempo che ti sono stato vicino
460
1991
roba... è una cosa che ti mette l’allegria
461
1991
toccare una ragnatela, accorgersi che qualcuno ti chiama, farsi
462
1991
Perché forse era scritto che dovessero passare tutte quelle
463
1991
cose, in processione, prima che arrivasse quell’uomo. Una
464
1991
carezze di Jun, quelli che nacquero, i giorni uno
465
1991
Rail, la prima volta che Pekisch diventò il vecchio
466
1991
ing. Bonetti, la terra che si spaccava dalla sete
467
1991
sola, piccoli miracoli, aspettare che passi, ricordarsi di quando
468
1991
una lunga attesa. Sembrava che non dovesse più finire
469
1991
dire, con una voce che sembra lontana ¶ – Cerco il
470
1991
in cui Hector Horeau – che nella circostanza aveva undici
471
1991
Oltre agli incomparabili vantaggi che offre alle signore, questa
472
1991
fiducia di tutte coloro che abbiano la compiacenza di
473
1991
gli altri meriti quello – che secondo noi non va
474
1991
perfetto, capolavoro del Creatore, che per l’eleganza, la
475
1991
ad un fiore delicato che appassisce alla prima tempesta
476
1991
pensava, senza mezzi termini, che quella era letteratura. La
477
1991
Ritagliava. E fu lì che per un imponderabile gioco
478
1991
cadde su un titoletto che annunciava, si sarebbe detto
479
1991
a leggere. Non erano che poche righe. Dicevano che
480
1991
che poche righe. Dicevano che le premiate Vetrerie Rail
481
1991
di quello che raccontava che l’aveva a poco
482
1991
E nei suoi silenzi, che erano ammutolita emozione, riposavano
483
1991
Chissà. ¶ Ci sono certi che lo chiamano angelo, il
484
1991
chiamano angelo, il narratore che si portano dentro e
485
1991
si portano dentro e che gli racconta la vita
486
1991
a quello specchio, così che dovette fermarsi e tornare
487
1991
fiato... non come quelli che lo fanno un po
488
1991
po’ per volta... ¶ Lascia che bruci, quella candela, non
489
1991
ricordava anche il profumo che aveva. Ma il nome
490
1991
Ma il nome no. ¶ ... che se a uno glielo
491
1991
uno glielo chiedessero, di che colore è il cristallo
492
1991
cristallo ad esempio, di che colore è, e lui
493
1991
del libro. ¶ Una lettera che uno aspetta da anni
494
1991
di aghi di ghiaccio che filano la gelida coperta
495
1991
si può ben dire che era un uomo giusto
496
1991
il vecchio Gurrel, quello che la sera raccontava le
497
1991
a guardare più lontano che si può. ¶ – Eh no
498
1991
andare così, cosa credi, che solo perché sei vecchio
499
1991
via da lì, Andersson... che ci faccio poi io
500
1991
andare solo il giorno che il mio treno partirà