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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Marone, Un ragazzo normale, 2018

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
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pupilla nella serratura, abitudine che mi era passata subito
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soprattutto, dallo strano risucchio che fece mamma con la
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comunicò la notizia, capii che si trattava di qualcosa
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domicilio erano un compito che spettava spesso a Sasà
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c’era una cosa che faceva imbestialire Angelo era
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mi dedicò uno sguardo che non ammetteva repliche. Viola
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di un salumiere provetto. ¶ “Che ti sei fatto?” chiese
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gli occhi. Viola, vedendo che non rispondevo, incalzò. “Come
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mai avrei potuto dire? Che stavo correndo da lei
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salvo ed ero incespicato? Che quel calco bianco stava
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catenella di D’Alessandro che mi aveva agguantato la
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è rotto il giorno che quei due fetenti ti
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Oh...” ¶ “Eh...” ¶ “È vero che sei fissato con i
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è?” ¶ “Il primo uomo che ha messo piede sulla
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allora, gasato dalla piega che stava prendendo la discussione
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è Giancarlo?” ¶ “Il giornalista che vive nel nostro palazzo
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nel nostro palazzo e che con le sue parole
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Lei fece un sorrisetto che sapeva di sfottò e
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sfottò e disse: “Ma che c’entra con gli
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lei a concludere: “Certo che sei proprio strano. A
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allontanò senza salutare. ¶ “Scommetto che in camera hai il
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e disse: “E certo che conosco Vasco Rossi, con
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crede di avere a che fare quella viziata?”. ¶ Ma
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correrle dietro per spiegarle che ero diverso dal mio
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ingannare il prossimo.” ¶ “Certo che facevano proprio bene a
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le dita della mano che uscivano dal gesso, poi
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poi non è vero che non credi ai supereroi
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di Fonzie a casa?” ¶ “Che c’entra, lui mica
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delegittimarlo...” ¶ “Mimì, senti, ma che vuoi da me? Io
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Sto cercando di dirti che d’ora in avanti
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era l’unico amico che avevo, ma in quel
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Vasco Rossi, il semieroe che mi avrebbe condotto dalla
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sulla assenza di Sasà, che dal litigio di qualche
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casupola di legno, solo che quando giunsi in strada
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quella specie di Batmobile che si allontanava chiedendomi quando
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mie intenzioni, nella speranza che mi aiutasse nell’esperimento
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mano sinistra gli occhiali che mi ballavano sulla gobba
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del naso e attesi che Giancarlo parcheggiasse. ¶ Lui si
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discorso da fare, ora che lui era lì non
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adatte e mi sembrava che tutto quello che avevo
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sembrava che tutto quello che avevo da dirgli si
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voce di Vasco Rossi che cantava Vita spericolata, e
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alla radio nella speranza che qualche emittente trasmettesse una
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del bagno in attesa che il nonno mi facesse
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poteva essere un caso che proprio dall’uomo che
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che proprio dall’uomo che avevo innalzato a mito
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realizzazione di un piano che, pur riguardando cose più
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divertito e aggiunse: “Credevo che ti piacesse, il calcio
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sapeva bene mia madre, che la sera si preparava
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e quelli regionali, tanto che il nonno spesso si
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per Quelli della notte, che andava in onda alle
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dai libri, già immaginavo che poi sarei rimasto sveglio
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in cucina, l’unico che conosceva, sulla solita sedia
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Frassica, con i nonni che dormivano a pochi metri
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a me non restava che trascorrere la notte a
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terra. ¶ Quelle poche volte che, al contrario, era mamma
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in bianco, fu deciso che Beatrice (che era stata
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fu deciso che Beatrice (che era stata la causa
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Ho sentito spesso dire che tra i pregi e
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momento e un luogo che fossero davvero miei. Fu
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un mondo solo mio che viveva di vita propria
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solito chewingum. ¶ Il giorno che pensai di diventare un
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un supereroe, non sapevo che, in realtà, io supereroe
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unico, a mio avviso, che mi avrebbe potuto capire
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dalla finestra per avvertirmi che era pronto in tavola
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attenzioni verso Sasà. È che avevo bisogno di una
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una persona fidata, qualcuno che non mi prendesse in
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in un interessante articolo che spiegava come raccogliere frammenti
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di copertura del palazzo (che papà mi aveva aperto
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e avevamo dovuto attendere che il tempo alternasse un
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preda a un’eccitazione che non pensavo potesse provare
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le tracce delle meteoriti che in quei giorni erano
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stato costretto a svelargli che, in realtà, i frammenti
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di un microscopio e che avremmo dovuto trovare, quindi
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ma tu hai detto che avremmo visto le meteoriti
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esperimento. “Mimì, guarda qua che c’ho”, e aveva
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le figurine dei calciatori che riuscivamo a raccattare in
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figurina di Maradona, quella che tutti avrebbero voluto possedere
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trasmissione del pensiero. È che lui sì, mi ascoltava
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né curiosità per ciò che, invece, muoveva me. A
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quello di Happy Days, che se ne andava in
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preceduto da un rombo che aveva invaso l’intera
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l’intera strada, tanto che D’Alessandro si era
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ricerca di qualche documentario che affrontasse l’argomento della
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costume di Spider-Man, che mi procurava fitte lancinanti
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fare da solo. Decisi che avrei tentato una prima
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nemmeno riuscimmo a iniziare che arrivò Criscuolo, il quale
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esordì: “Né, guagliuncè, e che ci fate qua dentro
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e sbatté le mani che emisero uno schiocco sordo
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apertamente, era una cosa che avevo capito io, credo
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avevo capito io, credo che i genitori non volessero
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perciò pensammo alla salumeria, che da un po’ restava
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dietro quel volto impassibile che in alcune occasioni incuteva
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la stima di Sasà, che una simile ignoranza non
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più in negozio è che aveva scoperto di avere
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segreti. Ogni tanto capitava che mamma e papà si
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E figurati... è uno che scrive cose pericolose sul
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brutta. Anche papà dice che è un pazzo perché
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pazzo perché scrive cose che non si dovrebbero scrivere
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attento soltanto al nastro che stava rallentando la sua
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agli occhi non avevo che l’immagine di due
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immagine di due corpi che si accoppiavano fra gemiti
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Sasà uno sguardo truce che non dovette impressionarlo, perché
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po’ la nonna, “uno che se ne va in
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rubò la scena, lui che nemmeno aveva ascoltato i
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l’espressione più arcigna che mi uscì, e dissi
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eroe! È un ragazzo che non ha paura di
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una specie di sorriso che mi fece arrabbiare ancora
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al contrario di voi che non credete più in
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uomini. Giancarlo è uno che non ha paura. Dovreste
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sera dissi ai miei che sarei rimasto fuori con
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gli amici; mamma rispose che dovevo rientrare alle ventidue
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stare, sta qua fuori, che po’ succedere... poi ti
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succedere... poi ti lamenti che il ragazzo è sempre
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di me ancora sospettava che Sasà mi stesse riempiendo
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argomento. ¶ “Ti ho detto che le chiavi me le
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pe’ campà, tu da che parte vuoi stare?” ¶ Le
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e il fatto poi che una simile frase provenisse
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un favore a Carminiello, che non ha il coraggio
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e gli ho detto che ci sarei andato io
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così ho dovuto promettergli che gli avrei portato tutti
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portato tutti i film che voleva.” ¶ “E che film
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film che voleva.” ¶ “E che film desidera?” chiesi. ¶ “I
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ciuffo alla Nick Kamen (che spopolava in tv soprattutto
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osservavo da lontano, meravigliandomi che esistesse qualcuno sulla terra
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era attraversata dalle auto che salivano dal centro di
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fra centinaia di film, che sballo!” commentò mentre procedevamo
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imbattei in un manichino che indossava il costume di
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Sasà si avvicinò senza che me ne accorgessi, incantato
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neanche finito di parlare che una spranga si infilò
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di sudore. Sasà disse che si sarebbe liberato delle
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sarebbe liberato delle chiavi, ché era troppo pericoloso, e
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letto. E disse pure che dovevo mantenere i nervi
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a nessuno di quello che era successo. ¶ “Da bravi
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polizia, accussì s’accorgono che stavamo là dentro e
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strunzate e statt’ zitt’, che andrà tutto bene.” ¶ “E
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il giubbino mi accorsi che in mano avevo un
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avevo un fumetto arrotolato che nella foga mi ero
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lettura, più mi convincevo che la storia fosse venuta
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a cercare proprio me, che mi stesse parlando al
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ad agguantare infine ciò che desideravo. Sì, era solo
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era solo un fumetto che parlava di supereroi, ma
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ma uno di loro, che di nome faceva Professor
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a fantasticherie su Viola, che sarei riuscito a conquistare
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vita, e aspettava soltanto che qualcuno la abbracciasse e
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riunì a noi dopo che il tentativo di inseguimento
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il signor D’Alessandro che mi fissava. Sfilai dentro
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il suo sguardo, paura che lei mi scoppiasse a
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quale una sera commentò: “Che sfizio, mi sembra di
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non c’era spazio che per una doccia striminzita
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andavo a scuola, risposi che non mi sentivo bene
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classe, mò nun è che per un braccio rotto
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E allora vuol dire che ascolterai. A scrivere so
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nisciuno!”, e guardò papà che, però, non raccolse la
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nostra madre del resto, che era ancora una donna
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giro con magliette scollate che mettevano in risalto la
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e quelle poche volte che mi ritrovavo per strada
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lei mi rendevo conto che non c’era ragazzo
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non c’era ragazzo che non infilasse gli occhi
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lo aveva confidato Sasà, che aveva una cugina al
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di quelle frasi strane che chissà da chi e
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dove aveva sentito e che però tendeva a ripetere
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un pappagallo. Fatto sta che mia sorella, per la
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aperto, non era una che passava inosservata. Lei sembrava
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ragazzo, uno più grande che la lasciava all’inizio
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Il tempo delle mele, che mi costringeva a guardare
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quanto lo fossi io, che con i miei mille
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nemmeno mi rendevo conto che, da qualche parte, invidiavo
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questo ed ero convinto che il mio ruolo fosse
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qua, fratellino, proprio questa che stiamo vivendo noi adesso
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cacchio. Non è quella che sta nella tua testa
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smorfia divertita. “È quella che ti renderà più attraente
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il tuo bene. Altro che fumetti e supereroi, per
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manco a dirlo, Sasà, che mi guardò incuriosito e
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avevo promesso a Bea, che la mattina in bagno
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con il gesso bianco che rifletteva la squallida bugia
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discussione con nostro padre che l’aveva “beccata” dietro
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dici al tuo ragazzo che se ti vuole continuare
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l’amministratore del condominio, che aveva sempre qualcosa di
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a chiamarmi donna Concetta, che spesso fungeva anche da
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risposi meravigliato: “Un film? Che film?”. ¶ “Aprimi,” rispose e
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incredulo mentre nonna attendeva che la caffettiera sul fuoco
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aveva svegliato il nonno, che si sedette a tavola
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con noi in attesa che la moglie gli porgesse
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gruoss’, eh?” ¶ Sasà sorrise. ¶ “Che film hai portato?” chiese
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per primo: “Nulla di che, un film per ragazzi
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di alzarsi, ma lui, che si divertiva sempre a
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fastidio, giuvinò, facite chello che vulite...”. ¶ Sasà si alzò
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la videocassetta nel registratore che papà aveva acquistato usato
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il rumore del nastro che si riavvolgeva. ¶ “Quale guaglione
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la nonna. ¶ “Il ragazzo che abita qui, il giornalista
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con quella macchina strana che ha un fratello più
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parrucchiere. Qualche volta capitava che entrassi a chiederle cinquecento
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di me a signore che facevano finta di ascoltare
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del suo orgoglio materno che non faceva nulla per
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sfacciata. Ho capito poi che il bisogno di raccontare
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bravura non era altro che un modo per proteggersi
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giudizio dei nostri vicini, che io allora non potevo
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occhiali neri e spessi che dopo l’incidente con
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modo bizzarro di parlare, che per me era del
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comune. Pertanto capitavano giorni che infilavo in ogni discorso
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giorno avevo apostrofato papà (che era scoppiato a ridere
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non potevo sapere, allora, che quella magnifica e allo
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stesso tempo paurosa sensazione che mi portavo dentro sarebbe
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simpatica e, anzi, sosteneva che se la tirava. “Chi
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In effetti, non è che Sasà avesse tutti i
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timidezza, persino l’indifferenza che mostrava nei miei confronti
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lasciavano basito. ¶ Un pomeriggio che me ne stavo tranquillo
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esordì: “Mimì, ho saputo che ti sei innamorato di
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impeto, senza rendermi conto che stavo confessando. “È stata
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lei...”. ¶ “E chi?” ¶ “Ma che t’importa?” ¶ “A ogni
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raccontato tuo padre. Dice che quando passa per strada
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la puzza di pesce che iniziava a diffondersi per
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parlato della sensazione assurda che mi covava dentro, le
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sguardo. Le avrei confessato che a dodici anni mica
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due più grandi forze che i bambini incontrano per
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Bagheera, un gatto randagio che assomigliava in tutto e
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niente imbarazzato dal fatto che stessimo usando la macchina
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delle Ferrovie dello Stato che per l’intera esistenza
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calciare senza nemmeno attendere che Giancarlo terminasse di spiegare
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sorriso il giornalista prima che sfilassi il pallone dalle
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tonfo contro la saracinesca che fungeva da porta. ¶ “E
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di animali, tranne Bea, che un giorno aveva chiesto
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chiesto un criceto. ¶ “Uuh, che schifo!” aveva risposto mamma
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lei. ¶ “Ah, no? E che è, sentiamo!” ¶ “Appartiene alla
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girata. “E ti pareva che non interveniva Piero Angela
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curiosità è il motore che muove i miei passi
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ero aggiustato gli occhiali che, dopo la pallonata di
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l’intervento del nonno, che aveva risolto la questione
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finché arrivava il nonno che in quei mesi faceva
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personaggi buoni e cattivi che arricchivano le tante ore
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arricchivano le tante ore che pure passavo da solo
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povera, in una casa che era un buco, da
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il bolide di Sasà (che se non sbaglio da
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orizzontali bianche e rosa che richiamava le Converse ai
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piedi dello stesso colore (che indossava tutti i giorni
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la verità, non è che fossi il tipo che
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che fossi il tipo che se ne stava troppo
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faceva Sasà, per intenderci, che passava metà mattinata nel
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specie di aggettivo, scemunito, che mi aveva attribuito papà
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nonna ci ha detto che sotto il letto c
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con lo sguardo severo che riservava solo nei casi
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quando trovo un manifesto che mi piace, lo scollo
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alle sue domande. ¶ “Ma che te ne fai?” chiese
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e i cimiteri, credo che i morti siano solo
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piacciono, semplicemente, i soprannomi che avevano in vita queste
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Ve l’ho detto che è pazzo!” incalzò Beatrice
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silenzio, “chiudi chella cosa, che porta male!” e sollevò
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quel gesto in casa, ché il Signore si stizza
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catenina per il rosario, che spesso recitava sottovoce con
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sottovoce con una nenia che in famiglia eravamo ormai
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giorno ho visto una che si chiamava ’a chiatta
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matti, tutti tranne me, che assistevo alla scena ammutolito
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ammutolito, e la nonna, che li guardava come se
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perdonali, non sanno quello che fanno...”. ¶ Nonostante fossimo tanto
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volere degli altri. Non che avessi una personalità debole
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una personalità debole, è che non trovavo interessante perdere
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a tutti i maschi che mi circondavano, nondimeno trascorrevo
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un amico come lui, che sapeva come difendersi e
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tempo con Sasà. ¶ Prima che diventassimo amici, il pomeriggio
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a sfogliare riviste pseudoscientifiche (che mi procurava, come sempre
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maschio e una femmina – che tra l’altro frequentavano
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riferito mia sorella Beatrice, che ogni tanto portava giù
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sorella di Fabio, invece, che si portava appresso il
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aveva lunghi capelli scarlatti che incorniciavano un viso minuto
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minuto, un corpo esile che non aveva ancora conosciuto
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lentiggini sul viso, tanto che d’estate sembrava quasi
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d’estate sembrava quasi che qualcuno le avesse soffiato
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di sabbia. Ogni volta che la incrociavo, sentivo un
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nuova, beato il primo che ti trova, il tuo
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senza voltarsi. Fatto sta che non vidi partire il
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di punizione di Sasà (che in quel periodo aveva
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fissa con Dirceu, uno che tirava sassi al posto
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palloni) e fu così che tornai a casa con
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anni portavo le lenti, che mamma aveva preteso essere
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ottico amico di papà che si trovava a piazza
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problema, scoprii presto, era che quel modello costava un
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buon mercato per noi) che per di più mi
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di elogio per convincermi che quello era davvero il
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anni avevo già imparato che la povertà spesso è
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più per gli occhiali che per il viso. Il
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ai miei non dissi che era stato per colpa
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suoi idoli del cacchio che nascevano ogni giorno alla
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pube. ¶ A scuola, prima che diventassi il pupillo di
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per mostrare agli altri che ora ero amico suo
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del Mondo di Quark, che andavano in onda il
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ma le insegnanti dicono che ha il futuro assicurato
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il futuro assicurato e che lo devo iscrivere al
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più grande di me), che si era diplomata con
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nonna Maria, e Beethoven, che non era il musicista
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miei, in una brandina che papà si era fatto
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in un’altra branda che durante il giorno riposava
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lì fuori: una vicina che chiedeva di mamma, il
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di mamma, il fruttivendolo che si fermava ogni mattina
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l’amministratore del palazzo, che veniva per una chiacchierata
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stupide amiche di Bea che la chiamavano a gran
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di infanzia gli garantiva che avrebbe pagato solo le
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piacevano a me, io che da sempre ero abituato
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il salumiere della strada, che un giorno mi aveva
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sue nuove scarpe prima che ci mettessimo a tirare
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il magazzino di Alberto (che era il parrucchiere di
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un amico di papà che aveva fatto la fame
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un giorno il figlio (che, si diceva, era stato
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un patito di fumetti, che leggevo in genere il
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miei, soprattutto con papà, che nemmeno sapeva di cosa
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chiesto lui. ¶ “L’uomo che per primo è andato
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piedi per terra piuttosto che con la testa sulle
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in una delle riviste che ogni tanto mamma portava
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I russi, quelli sì che so’ gente seria!”. ¶ “Papà
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piccolo e di politica che vuoi che se ne
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di politica che vuoi che se ne freghi,” era
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titolare, l’avvocato Mastrangelo, che aveva deciso di volersi
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compiaciuta della cosa tanto che, spesso, questa parola faceva
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vecchia zia. “Mi sa che se continua così,” andava
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stizzita: “Ué, Mimì, capisco che i libri sono importanti
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nascere. ¶ Il problema è che fra un regalo e
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casa recitando le pagine che più mi colpivano. Nella
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utilizzando spesso paroloni assurdi che andavo a cercare sul
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se sono diventato ciò che sono, merito di quelle
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ragazzino di Karate Kid, che con grande sforzo e
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dalla grigia quotidianità. Solo che io non avevo accanto
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accanto nessun maestro Miyagi che mi aiutasse a tirar
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mie qualità, alcun esempio che meritasse davvero di essere
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ragazzo di venticinque anni che viveva nel mio palazzo
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del gennaio ottantacinque, dato che ci eravamo imbattuti in
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imbattuti in lui, dicendomi che quel giovane era “uno
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lottare contro i camorristi, “che sono i più forti
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non accorgendosi del sorriso che mi si era aperto
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in effetti, non è che avessimo questa intimità; gli
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solo a dire prima che inserisse la retromarcia e
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rivelando vincente. ¶ In attesa che il progetto si realizzasse
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farmi sentire da Nicola, che altrimenti sarebbe arrivato per
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sarebbe arrivato per dirmi che i giornaletti erano per
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rovinati. Il fatto è che non potevo acquistarli perché
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nonna ad accorgersene. ¶ “Ma che devi fare co’ ’sti
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schierata. ¶ “Si può sapere che vai facendo, Mimì? Foss
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e a tutti quelli che fanno la cosa giusta
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degli sciocchi, ¶ di quelli che non hanno ancora capito
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non hanno ancora capito ¶ che non vivremo in eterno
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della Marvel per intenderci, che indossano mantello, maschera e
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City, ma di Napoli, che per certi versi era
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mano per fargli capire che sto arrivando. Non mi
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sfiora neppure il pensiero che possa non essere lui
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brutta cravatta verde fosforescente che gli si staglia al
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colletto della camicia inamidato che punta verso il basso
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Napoli, e la casa che sto per visitare è
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visitare è una casa che non posso permettermi. Ma
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portone, un gatto rosso che mi fissa dal tettuccio
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immobile, il grande murale che parla di Giancarlo Siani
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Siani, su quella parete che un tempo accoglieva anche
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mio nome, il muro che ha visto tutto. Poco
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La saracinesca di quella che una volta era la
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complicato venirne fuori. Ricordo che Angelo, il papà di
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mezzo alla carreggiata dopo che un pallone ci aveva
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tranquillo verso di me (che avevo sì e no
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dice il giovane agente, che è riuscito infine ad
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sorrido e mi accorgo che il bagliore oleoso del
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di un tempo. È che non si dovrebbe tornare
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a guardare le cose che si sono amate, una
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due applique alle pareti che illuminavano l’ambiente; sarà
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sarà il riverbero lattiginoso che proviene dal neon appeso
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decenni. È strano pensare che queste tre strisce perpendicolari
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queste tre strisce perpendicolari che seguono il pavimento abbiano
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il numero di mattonelle che rientrano in quel vuoto
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ora solo dalla polvere che lascia il tempo quando
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molti pomeriggi. ¶ Trenta mattonelle che stanno lì a ricordare
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Io già allora sapevo che me ne sarebbero servite
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mentre addentavo un Doemi che mi si sbriciolava sul
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si scorgeva la neve che cadeva copiosa. ¶ “È sul
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La miriade di fiocchi che si rincorrevano silenziosi sotto
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ricordava le farfalline bianche che spesso incontravo al mare
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incontravo al mare e che volavano in coppia per
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suo bancariello di sigarette che litigava con qualche automobilista
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della sua supertecnologica telecamera che aveva “regalato alla famiglia
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della camera da letto che affacciava sulla via: era
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era Sasà, un ragazzetto che da un po’ di
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berretto calato sulla fronte che gli copriva metà palpebre
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mostrandomi le mani violacee che racchiudevano un mucchietto di
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lui, un ragazzino strambo che di lì a breve
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in seguito ho capito che le cose straordinarie, quelle
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le cose straordinarie, quelle che resteranno per sempre nella
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alla fine della storia che sto per narrare) la
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sette individui: mio padre, che di nome fa Rosario
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abitavamo, mia mamma Loredana, che aveva lavorato fino a
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rivolgersi a me. “Tu che fai?” chiese, e nella
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come se si augurasse che io rifiutassi e gli
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risposi subito di sì, che sarei andato anch’io
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all’ultimo piano, dissi che dovevo prendere le chiavi
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incontro il loro barboncino che, nonostante indossasse un fiocchetto
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al suo nuovo amico che si tuffò sul grande
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ogni particolare; mi aspettavo che da un momento all
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bianco di simil pelliccia che occupava l’intero salone
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gruoss’” a ogni cosa che Fabio ci mostrava. Non
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tuta addosso, fatto sta che quel pomeriggio si mise
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facesse solitamente e, capito che eravamo soli, si lasciò
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di corte. ¶ Per quel che mi riguardava, ero così
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così deluso dal fatto che Viola non ci fosse
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Viola non ci fosse che mi sedetti sul divano
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quel momento rientrò quel che restava della famiglia Iacobelli
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In effetti, non è che Sasà fosse poi così
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uno strato di nero che lui, ridendo, chiamava sozzimma
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se non fosse stato che lì c’era una
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il tè. ¶ Guardai Viola che se ne stava sulla
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farsi mangiare da salsicciotti che camminavano in verticale, e
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in verticale, e capii che quella sarebbe stata la
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vetrinetta, la prima stanza che incontrai fu quella di
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il Fortino dei Playmobil che più volte mi ero
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Dawn, il domino colorato che a me faceva impazzire
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senza, credo, ascoltare ciò che la moglie andava dicendo
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andava dicendo dal bagno (che era fuori dalla mia
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dalla mia visuale, ma che doveva trovarsi sulla destra
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lo trovai di fronte che mi guardava con fare
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del mio pullover. ¶ “Ma che...” sentii dire al pilota
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direzione del muro. Prima che il povero cane lanciasse
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di sistemarmi gli occhiali che mi penzolavano come sempre
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come impaurita. Poi domandò: “Che c’è?”. ¶ “Ti volevo
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la foto di Vasco che cantava incurvato verso il
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pubblico, i capelli bagnati che gli cadevano sulle spalle
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parole di Giancarlo dopo che gli avevo chiesto un
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dovere di dire quello che ci passa per la
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permette di dire cose che a voce, forse, non
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viso e cogliere emozioni che non volevo cogliere, puntai
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verso un pesce rosso che nuotava dentro una boccia
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apparecchio per i denti che le occupava tutta la
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né quel Nick Kamen che tanto avevo odiato. ¶ Poi
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detestava e ogni volta che ne vedeva uno ripeteva
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con soddisfazione. ¶ “Avevi detto che Vasco ti riempie la
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quel preciso momento, capii che quel viso non lo
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soliti discorsi degli adulti che dicevano che gli amori
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degli adulti che dicevano che gli amori infantili non
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sono veri amori e che, trascorsa l’estate, si
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estate, si passa oltre, che la vita, in fondo
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di un uomo sporco che puzzava di vino, ad
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volume forse per paura che qualcosa non funzionasse e
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e diverso dalle persone che ero solito frequentare che
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che ero solito frequentare che tutto il resto passò
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non vedrai niente più che un mann, un uomo
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orecchie. Sasà, invece, disse che il cane non gli
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cane non gli piaceva, che secondo lui era anche
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pieno di zecche e che il vecchio puzzava ed
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certo bene. Mi raccontò che veniva dalla Germania dell
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parenti. “L’unica frau che abbia mai amato è
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fedele amico. Mi disse che non aveva bisogno di
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di una casa e che gli bastava Beethoven. Per
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bastava Beethoven. Per quel che mi riguarda facevo ciò
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mi riguarda facevo ciò che era nelle mie possibilità
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La guardai silenzioso. ¶ “Ma che stai cumbinann’? Sasà mi
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Sasà mi ha detto che te la fai con
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te mi fido, so che sei un ragazzo con
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a volte, ’o ssaje? Che fate insieme?”. ¶ Alzai le
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aggiungere: “Ma tu guarda che figlio m’aveva capità
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capità a me, uno che parla in latino e
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vedo costretto a ripeterti che non si apostrofa un
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funebre in viale Michelangelo che mi aveva lasciato di
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di grana. Lo vedi che cacciano quei malloppi arrotolati
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sient’ a me. Sai che farei io con tutte
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con tutte quelle banconote?” ¶ “Che faresti?” ¶ Lui sembrò rifletterci
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dire. Ma quante domande che fai, Mimì, mamma mia
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rischi di diventare uno che non sa fare niente
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come mio zio Michele, che papà dice che è
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Michele, che papà dice che è uno sfessato che
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che è uno sfessato che da una vita cerca
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femmena.” ¶ Stavo per ribattere che, se funzionava in quel
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mi salutò appena. È che il ragazzo non mi
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aria spavalda e arrogante che mi faceva venire i
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gelosia nel vedere Sasà che gli sbavava dietro. ¶ Fabio
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insieme da un gel che puzzava a un metro
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Il valore di ciò che indossava, sono certo, superava
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amico di quel ragazzo che rappresentava tutto ciò a
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sempre aspirato, tutto quello che non era e che
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che non era e che, forse, non sarebbe stato
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vedeva lontano un miglio che non aveva mai dato
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la conversazione verso ciò che più amava. ¶ “Avete visto
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francesi. Odio tutti quelli che non sono italiani. Noi
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il sopravvento sulla gelosia che mi aveva fatto restare
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in lontananza ci annunciarono che di lì a poco
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e un vento freddo che tagliava il viso iniziava
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uscì con una frase che mi fece sobbalzare: “Che
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che mi fece sobbalzare: “Che ne dite di salire
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ai videogiochi?”. ¶ Era quello che Sasà aspettava da tempo
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nemmeno le conosciamo.” ¶ “Ma che ne sai tu di
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anche esistesse,” provocò, “a che ti servirebbe? Come lo
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Per un istante temetti che proprio lui che negava
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temetti che proprio lui che negava l’esistenza della
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da vedere l’immagine che vedevo io da un
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è il protagonista, Gaetano, che è convinto di poter
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sulle orecchie delle cuffie che producono un rumore di
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provare”. ¶ “Sì, già, solo che mi manca un requisito
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e sorrisi. ¶ Il silenzio che seguì fu rubato dal
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emerito nulla! Io penso che con una persona speciale
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Mehari fuori dal parcheggio. ¶ “Che idea?” e mi girai
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dire a Viola quello che hai appena detto a
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Glielo potresti domandare dopo che le hai dato la
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la cassetta. Ti assicuro che sai essere abbastanza convincente
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scrivi un tuo pensiero...” ¶ “Che pensiero?” ¶ “Su questo non
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di educazione fisica sostiene che non ho la corporatura
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sport,” replicò indispettito. “Scommetti che ci riesco?” disse subito
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con un leggero brontolio che la faceva assomigliare più
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una caffettiera sul fuoco che a un dromedario. ¶ “Non
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di allora: il vento che mi scompigliava i capelli