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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Bernari, Tre operai, 1934

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1934
di duro nello stomaco che gli dà l’affanno
2
1934
passo, scansando la gente che cammina lenta nella sera
3
1934
è scappato? Piangerà ancora? Che rimorso. Ma perché, ora
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1934
rimorso. Ma perché, ora che ha trovato qualche cosa
5
1934
Le scriverò appena arrivo che le voglio bene, tanto
6
1934
non vede le cose che quando gli sono ai
7
1934
ai lati. Le scriverò che le voglio bene e
8
1934
Teodoro ha incontrato Marco che passeggiava sul corso Garibaldi
9
1934
so.» ¶ «Come lo sai? Che sai?» ¶ «Eh! giù nella
10
1934
lavanderia, non si faceva che parlare di te.» ¶ Teodoro
11
1934
sapere, specie lì dentro, che lui non lavora? E
12
1934
Marco. «Invece tutti dicevano che avevi fatto bene, tu
13
1934
mentre pensa alle ragioni che quelli hanno potuto almanaccare
14
1934
di tutti gli altri, che io non potevo stare
15
1934
per farti vedere in che m... stavamo; scusami sai
16
1934
una mano a quelli che stanno scaricando la caldaia
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1934
e vado nel cortile: “che c’è da fare
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1934
ad uno di quelli che scaricavano. “C’è da
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1934
spalla di ferro? e che sarebbe?” “Uh!” fa quello
20
1934
Uh!” fa quello, “e che t’hanno mandato a
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1934
a fare qui?” “E che ne so io della
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1934
cerco di sollevare. Ma che vuoi sollevà, la madonna
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1934
testa di ferro, quello che lavorava con la testa
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1934
vattene, fammi il piacere, che tu ci fai perdere
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1934
Ma sono stati loro che mi hanno mandato via
26
1934
gli aveva dovuto dire che io non l’avevo
27
1934
chiacchiere: ho capito di che panni vestite voi! Siete
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1934
Siete uno di quelli che si credono di comandare
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1934
o di là, o che ha la Camera del
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1934
a maggio fui bello che licenziato. E così son
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1934
da mangiare? Meno male che ho trovato qualche cosa
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1934
ho trovato qualche cosa!» ¶ «Che cosa?» domanda Teodoro. ¶ «No
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1934
sai, o... be’, ora che ci siamo, posso dirti
34
1934
di raccomandazione per uno che sta a Taranto, uno
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1934
a Taranto, uno influente che, mi ha detto il
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1934
detto il segretario, basta che vuole, è capace di
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1934
sorridere; ma s’accorge che l’espressione del suo
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1934
in fretta e dice che lui è veramente contento
39
1934
quando poi si dice che la fortuna è l
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1934
bene anche a te!» ¶ «Che c’entra?» risponde Teodoro
41
1934
È sempre una carta che si va a giocare
42
1934
e non è detto che debba venir bene per
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1934
la tua posizione.» ¶ «E che importa? Se facciamo fiasco
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1934
notte! Allora è meglio che non ci muoviamo proprio
45
1934
interrompe Teodoro. ¶ «Ti giuro che mi fa un piacere
46
1934
sono soldati e marinai che cantano; ne discendono poco
47
1934
di abbattimento ancora maggiore. ¶ «Che cos’hai?» gli domanda
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1934
proprio ora mia madre che piangeva. Papà è a
49
1934
legato a una vita che egli odia; ma al
50
1934
stata presa dalla certezza che Teodoro non si staccherà
51
1934
signora Bernucci del terzo che sui ballatoi lustrano le
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1934
Parlano delle guerre future che saranno fatte dagli aeroplani
53
1934
aeroplani; ma si vede che sono annoiati dalla lunga
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1934
vetri passa il sole che si posa sugli oggetti
55
1934
Questo ambiente, col sole che circola, sembra un caffè
56
1934
soli con la vedova che prepara il caffè e
57
1934
caffè e una donnetta che spazzola il panno verde
58
1934
riprendere a parlarsi, cosa che riesce loro più difficile
59
1934
Tanto, mi sono convinto che qui non troverò mai
60
1934
fine del mondo, pur che trovi lavoro.» ¶ «Potresti anche
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1934
storia? Come vuoi capirlo che lì non ci posso
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1934
ci posso più tornare? Che vado a fare in
63
1934
fare in quella baracca? Che avvenire ho lì dentro
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1934
avvenire ho lì dentro? Che posso imparare? È un
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1934
Non so più da che lato prenderti, con le
66
1934
Vorrei partire perché penso che fuori di qua, buttandomi
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1934
c’è cosa peggiore che sentirsi trattato come un
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1934
gli par vera più che mai la massima che
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1934
che mai la massima che il padre ripeteva sempre
70
1934
operaio non può essere che operaio; ed ha paura
71
1934
qualche cosa di più, che ora non sa. Tutti
72
1934
si ribella. È sicuro che farà qualche cosa di
73
1934
con calma la tazza che ha davanti e s
74
1934
una aureola di fumo che diventa denso per l
75
1934
con Marco De Martino che gli pare un uomo
76
1934
il corso Vittorio assolato che il getto d’acqua
77
1934
sono poche le domande che la madre gli rivolge
78
1934
madre gli rivolge. Pare che egli sia tornato da
79
1934
una breve passeggiata e che ora non si debba
80
1934
si debba fare altro che preparargli il pranzo al
81
1934
fermati; dove vai? Rimani, che ti importa? E la
82
1934
E la madre pare che pianga continuamente con quel
83
1934
del balcone, gli dice che il padre è di
84
1934
donna. «È quindici giorni che non s’alza; pleurite
85
1934
per nascondere le lagrime che gli riempiono gli occhi
86
1934
meglio questa povera donna, che non ha ricevuto se
87
1934
pene. Vede sua madre che si piange nel palmo
88
1934
forza di confortarla: sente che tutto è perduto. ¶ Decide
89
1934
Dallo specchio s’indovina che le tendine sono abbassate
90
1934
perché le poche cose che vi si riflettono emergono
91
1934
chiuse. ¶ La madre capisce che ogni tentativo di fermarlo
92
1934
al collo e convincerla che anche lui le sente
93
1934
serrata da un singhiozzo che non gli si scioglie
94
1934
poi non è meglio che io lavori e vi
95
1934
occhi velati della madre, che ogni poco s’appannano
96
1934
appannano ad una lagrima che le corre a precipizio
97
1934
avvenire. Cerca di tornare che nessuno ti dirà nulla
98
1934
tornare tra una madre che ti blandisce, e un
99
1934
e un padre crumiro, che predica la pazienza e
100
1934
minestra e fissa lui che non parla. Una soluzione
101
1934
per lei. Quella lettera che egli non le ha
102
1934
sono i segni evidenti che una decisione sta maturando
103
1934
di licenziamento. Ed ecco che i sacrifizi e le
104
1934
per la stanza, pensando che continuare quella vita è
105
1934
due donne, senza preoccuparsi che di leggere; ma a
106
1934
figura tipica dello spostato che non sa che cosa
107
1934
spostato che non sa che cosa voglia, o che
108
1934
che cosa voglia, o che cosa sappia fare, e
109
1934
cosa sappia fare, e che legge solo per passare
110
1934
al richiamo di Teodoro, che le dice andrà via
111
1934
sfruttatore” con loro due che lo sopportano e non
112
1934
ma perché, dico io?» ¶ «Che vuol dire questo?» chiede
113
1934
chiede Anna. ¶ «Vuol dire che dobbiamo dividerci una buona
114
1934
niente.» ¶ Anna vorrebbe rispondere che la colpa non è
115
1934
in macchie alterne sì che la piazza sembra sollevarsi
116
1934
lato, ora dall’altro... Che strane riflessioni vado facendo
117
1934
pensare seriamente a quello che dovrò dire ad Anna
118
1934
con calma tutto quello che sento; ma come farsi
119
1934
butta giù il mozzicone che fa una strisciolina di
120
1934
quali con le voci che rintronano nella piazza deserta
121
1934
stupore e di smarrimento che provò la sera in
122
1934
dicendole all’orecchio parole che la fanno ridere, e
123
1934
cappotto e senza cappello – che pazzo, con questo freddo
124
1934
vorrei pensarci più, ma che sofferenza ricacciare quel pensiero
125
1934
rinunciare alla sua immagine che gli attraversa di tanto
126
1934
Non è la donna che fa per te, devo
127
1934
convincermi una buona volta che sono un disoccupato, un
128
1934
svogliatamente, davanti allo specchio che riflette la sua immagine
129
1934
le corre a Teodoro, che è diventato cattivo: se
130
1934
fu forse proprio lei che propose a Maria di
131
1934
piacere, immagina un uomo che veda lei, così, in
132
1934
più volte, fino a che, forzando l’immaginazione, riesce
133
1934
nella stanza tanto rapidamente che ella non ha il
134
1934
di fermarlo sulla porta. ¶ «Che fai, così, nuda?» le
135
1934
nudi!» Ecco tutto quello che ha saputo dirle, lui
136
1934
due da un’idea che s’incontra nel soffitto
137
1934
di essere gentile, vedrai che è possibile trovar una
138
1934
gualcite dei suoi pantaloni, che lo rendono goffo: e
139
1934
al fianco di lei che ancora s’attarda a
140
1934
capirlo da sé Teodoro, che è meglio non le
141
1934
senti» ripete lui, «lascia che io ti spieghi.» ¶ Ella
142
1934
solo quando sente lui che, quasi riverso sul letto
143
1934
un groviglio di panni che pungono il viso, sente
144
1934
liberazione da quella schiavitù che lo ha legato a
145
1934
pieno di debiti.» ¶ «Basta che sia onesto!» diceva Anna
146
1934
Mangi onestà, mangi! A che pro? Come se non
147
1934
poi, noi chi siamo? Che diritto abbiamo di desiderare
148
1934
abbiamo di desiderare quello che non ci spetta?» ¶ Teodoro
149
1934
di intervenire nel battibecco, che, chiaramente, riguardava lui. In
150
1934
di eroismo popolare sentiva che Anna aveva “ragione” e
151
1934
senza lavoro? Un borghese che non lavora è sempre
152
1934
più un operaio. E che cos’è? E mentre
153
1934
può definirlo un operaio che non lavora?, Maria già
154
1934
fame?» Teodoro temeva sempre che quelle discussioni degenerassero in
155
1934
libri, per capire quel che leggeva, e invece doveva
156
1934
letture, doveva dimenticare ciò che aveva appreso per rispondere
157
1934
lui; e Teodoro: ¶ «Sì che c’è.» ¶ «E allora
158
1934
Teodoro, soffrendo all’idea che Maria si potesse guastare
159
1934
sì, precisamente voi due, che fate sempre i moralisti
160
1934
l’amara domenica. ¶ «Perché, che faccio di male se
161
1934
al cinema con qualcuno che può pagarmi il biglietto
162
1934
certo. Ma...» Cauto Teodoro! Che Anna soffre se tu
163
1934
di pagarle il biglietto. Che c’entrava la classe
164
1934
la classe? E poi, che diritto aveva lui di
165
1934
a quel modo? Lui che non era né operaio
166
1934
moleste visioni della giornata che non bastavano a soddisfarla
167
1934
il prestito di libri che gli faceva qualche amico
168
1934
a caso i libri che gli erano capitati per
169
1934
in cui si diceva che la decisione presa dalla
170
1934
Associazione Internazionale dei Lavoratori che siede a Londra e
171
1934
siede a Londra e che cerca d’imporre “una
172
1934
comunista tedesco”. ¶ Teodoro sentiva che avevano torto costoro; ma
173
1934
andava incontro ad Anna che usciva dalla fabbrica. L
174
1934
le stelle. ¶ Gli operai che escono dagli opifici gli
175
1934
il trenino della circumvesuviana, che nel superare la curva
176
1934
è stanco; tanto stanco che si appoggia alle sbarre
177
1934
ancora disoccupato. Questa sì che si chiama sfortuna! Perché
178
1934
Non si può dire che me ne sia stato
179
1934
un operaio della LIMA, che Teodoro aveva conosciuto quando
180
1934
non c’è pericolo che il compagno si accorga
181
1934
si accorga del rossore che sale sulle gote di
182
1934
vero: è un pezzo che non ci vengo. Vuoi
183
1934
tu sei l’unico che sa il fatto suo
184
1934
data il fattorino; dice che è di tua madre
185
1934
le vere bretelle elastiche che nei negozi pagate due
186
1934
Sapone, sapone, callifugo sovrano, che vi fa vivere felici
187
1934
c’è qualche venditore che butta in aria mercanzia
188
1934
tuo padre mi vede che ti sto scrivendo, sono
189
1934
il fattorino e spero che tu la riceverai presto
190
1934
non so come dirti che è meglio che torni
191
1934
dirti che è meglio che torni, perché tu hai
192
1934
da bambino, ma pensa che non sei più un
193
1934
ma io pensavo semplicemente che lei può avere qualche
194
1934
in quanto è certo che Anna non ha molti
195
1934
ve n’è alcuno che abbia una posizione privilegiata
196
1934
da camera, coi capelli che le si dividono sulla
197
1934
Come ti sei sciupato! Che hai fatto fin’oggi
198
1934
Teodoro con una voce che non si riconosce. «Avrai
199
1934
volesse dire: “in fondo che me ne importa?” ¶ Teodoro
200
1934
è seduto nella stanza che funge da cucina e
201
1934
diventano lucenti nel sole che irrompe. ¶ «Vuoi che ti
202
1934
sole che irrompe. ¶ «Vuoi che ti faccia un caffè
203
1934
Anna: lei mi diceva che tu stavi bene, che
204
1934
che tu stavi bene, che ti eri ingrassata, mentre
205
1934
Teodoro, non vedendo altro che quelle forme e quelle
206
1934
forme e quelle mani che stringono in pugno i
207
1934
ricorda di quell’avvocato che le faceva la corte
208
1934
dire Teodoro. “Ed io che m’illudevo!” E senza
209
1934
animo. ¶ «Perché?» domanda Teodoro, che già si sente riconfortato
210
1934
convince di più, ora che scorge nello sguardo di
211
1934
sarai gentile di aspettare che io mi vesta. Non
212
1934
il ginocchio nudo. ¶ Ciò che ha pensato Teodoro nel
213
1934
si veste. Sulla mensola che regge lo specchio c
214
1934
un colore giallo pallido, che gli ricorda il colore
215
1934
Anna rincasa trova Teodoro che discute con la sorella
216
1934
quell’ora; e dopo che egli le ha spiegato
217
1934
soluzione: ma si rassicura che solo mettendo Teodoro su
218
1934
tormenti: è quasi sicuro che quel passo gli sarà
219
1934
in disparte, per dirle che è pericoloso, prima per
220
1934
per lui; ma lascia che ella si dia da
221
1934
di sapersi dominare: quello che è fatto è fatto
222
1934
cuscino emana un profumo che egli già conosce – forse
223
1934
si fonde con quello che emana dal cuscino, prendono
224
1934
il volto di Maria che egli bacia. Dove sarà
225
1934
gli sembra così assurdo, che per sentirsi veramente lui
226
1934
pioggia, tra le fiamme che riflettono il loro rosso
227
1934
bestemmia per un nonnulla: che farà ora? che penserà
228
1934
nonnulla: che farà ora? che penserà di me? Si
229
1934
posava sulle tempie calde che battevano forte. ¶ La notte
230
1934
parlò dell’amore libero, che al giorno d’oggi
231
1934
non bisogna essere gelosi; che cos’è questa gelosia
232
1934
gelosia? una formula convenzionale che serve a nascondere l
233
1934
e si capiva facilmente che soffriva: ella sapeva che
234
1934
che soffriva: ella sapeva che con quel gioco Teodoro
235
1934
di poco di buono. Che cosa precisamente, non osava
236
1934
po’ petulante, Teodoro notava che il suo abbandono, il
237
1934
a studiare, si accorgeva che la sua mente era
238
1934
ombre moleste di gelosia, che le eccitavano ad altercarsi
239
1934
la cinica e diceva che la vita voleva godersela
240
1934
Allora Anna interveniva: ¶ «Perché, che gli manca ad un
241
1934
disfatto in mille pieghe che gli impediscono di stendersi
242
1934
di fresco a calce che al poco lume sembra
243
1934
sguardo e s’accorge che attraverso i vetri ondulati
244
1934
di umido, di quelle che danno il senso precario
245
1934
è preso dal panico: che tempaccio, dite un po
246
1934
coraggio nella vita! Credono che uno sia scemo, da
247
1934
poter sopportare tutto. Ma che cosa deve sopportare, lui
248
1934
cosa deve sopportare, lui, che non lavora più? Cammina
249
1934
vecchio Roskopf Systeme Patent; che ha sul quadrante bianco
250
1934
intorno; e non vede che pioggia e serrande abbassate
251
1934
conta perfino i passi che corrono tra un fanale
252
1934
piazza con gli alberi che sostengono gli scrosci violenti
253
1934
è deciso: ma poi, che farò? Salta su una
254
1934
manometro: «L’affare è che io non mi sono
255
1934
queste cose» dice quello che si lava, «se no
256
1934
domandare dove sta scritto che uno, finito il servizio
257
1934
del suo orribile mestiere che consiste nel buttar palate
258
1934
Rivede i mattoni rossi che cingono la caldaia, eccoli
259
1934
un filo di vapore che si dissolve nell’aria
260
1934
segno rosso sul sei, che indica il massimo di
261
1934
il massimo di atmosfere che la caldaia può sopportare
262
1934
l’aria di uno che ha qualche cosa d
263
1934
perché non si pensi che va in giro per
264
1934
si vanno diradando, sì che si può prevedere anche
265
1934
corsa dal piccolo padiglione che è sulla sua destra
266
1934
scalini: sul portale legge che è fesso chi legge
267
1934
piacere.» ¶ «Chi è quello che è uscito?» chiede Teodoro
268
1934
uscito?» chiede Teodoro, meravigliandosi che la sua voce lì
269
1934
turno, io vengo qua. Che pioggia, figlio mio!» e
270
1934
di sentire delle voci che vengono di lontano: Te
271
1934
non se ne vede che un puntino rosso. L
272
1934
e con la disoccupazione che c’è in giro
273
1934
Finora egli aveva creduto che il suo coraggio e
274
1934
ma adesso è convinto che su questa terra il
275
1934
in qual modo? In che senso? Incontrare qualcuno, una
276
1934
si ritrova solo, quello che è, senza più cappotto
277
1934
debolezza e dell’impotenza; che bisogna combattere fino in
278
1934
tram affollati di operai che vanno verso l’est
279
1934
E Teodoro si giura che appena ne avrà la
280
1934
da quell’antipatica cameriera che il signore non è
281
1934
incontrarsi con Maria, adesso che aveva conquistata la libertà
282
1934
a mano a mano che le sue cose andarono
283
1934
sanno farsi la vita che vogliono. Basterebbe un po
284
1934
tratta della povera ragazza che ha bisogno di conforto
285
1934
e la vede – ora che le sue condizioni sono
286
1934
dolci e teneri. Bisogna che io la veda, che
287
1934
che io la veda, che le spieghi le ragioni
288
1934
seppur vagamente s’accorge che è sconveniente; ma io
289
1934
Sai, uno di quelli che adesso frequento, ma un
290
1934
giusto con quel vecchio che fuma sigari! A me
291
1934
A me gli uomini che fumano sigari non mi
292
1934
lui. Guarda il fumo che sale lento verso la
293
1934
ingigantita della sua mano che ghermisce un angolo del
294
1934
del soffitto ogni volta che si porta la sigaretta
295
1934
il capo di uno che lo guarda; invece quella
296
1934
è proprio lui, colui che lo guarda con la
297
1934
lunghi per la stanza, che sembra diventata improvvisamente piccola
298
1934
piante, le piante gialline che il signore di rimpetto
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padre, «ho capito quello che vorresti fare; ma io
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se avesse altre parole che gli urgono sulle labbra
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passeggia e tace. Sembra che non trovi più parole
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si commuova alle cose che è costretto a dire
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pensa Teodoro, ecco quello che ci vorrebbe, una bella
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fretta, con la sensazione che il rosso delle gote
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in cucina, dalla madre, che lo guarda con gli
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senza notare la mano che la donna ha teso
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cattivo odore delle immondizie, che esala dai secchi appena
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d’un incerto bucato che attraverso la pioggia sembrano
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da Bondini: ma a che ora mi disse di
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chi fu a dirmi che gli avevano rubato? ¶ Corso
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negozi, sotto le tende che gocciolano al sole: guarda
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Maria. Ma è Maria che gli torna per prima
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un uomo più ricco che la fa divertire. ¶ Eccolo
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rumore di una porta che si chiude, e il
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il viso di uno che lo spia attraverso i
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poco più decente; e che mi faccia guadagnare di
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così cordiale. Pensa perfino che Maria, in un certo
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non vuole uscire; dice che si annoia fuori. E
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Ma egli è sicuro che anche se l’amicizia
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della differenza di emozione che prova sostituendo all’immagine
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rumore di un tram che si avvicina stridendo, la
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cappotto e il cappello che sta per abbandonarlo; sul
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fondo ad un cassetto che puzza di pepe e
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ghiaccio; e l’occhio che poggia sul cuscino gli
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modellano tra le sue che cercano di trovare una
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non si può essere che operai ¶ Gli sembrava di
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non può venir fuori che un operaio. E lui
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aspirazione politica, imprecisa, vaga, che aveva molto di dilettantesco
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l’affetto di Anna che aumentava a misura che
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che aumentava a misura che in lui l’affetto
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un attimo di riposo che gli consentisse di gustare
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quelle briciole di felicità che la vita gli offriva
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anche per il padre, che non sa di essere
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di più, ecco quel che sentiva. Bisogna uscire da
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occhi e s’accorge che ogni sforzo per tenerli
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com’è, col cuore che batte all’impazzata, gli
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fiera e un organetto che suona lentamente la Marsigliese
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Luigi Barrin al figlio, che ha fatto assumere nella
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capoperaio. ¶ Davanti alla lavanderia, che sorge dietro un muro
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la fabbrica, in modo che domani non si senta
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la macchina a vapore che manda avanti tutta la
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permanganato. In questa macchina che si chiama lavatrice si
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macchine panciute e primitive, che hanno nomi goffi: “battosa
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lavatrice”, “vaporatore”, “sciacquatrice”; nulla che faccia pensare all’industria
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industria, alla grande industria che lui sognava abbandonando la
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lo mangiano di occhiate. Che vogliono da lui? Vogliono
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e di acqua tinta che acquista colore via via
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acquista colore via via che si avvicina allo spiraglio
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e Marco gli dice che la sera egli studia
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quel poco di intelligenza che ho non voglio perderla
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sciocchezze. ¶ «Il fatto è che nessuno vuol stare più
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posto» commenta Luigi Barrin, che durante il riposo diventa
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via, insieme col padre. Che diranno di me? Forse
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gli effluvi di vapore che si sollevano da una
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paio di scarpe nuove che potrà comperarsi dopo due
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giornata non ha pensato che alle scarpe, a un
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Anna Giordano, la ragazza che controlla la biancheria in
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è pensando a lei che si corica la sera
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quando piove, chi è che ha stabilito che bisogna
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è che ha stabilito che bisogna alzarsi alle sei
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spalancando la finestra dice che quando si è svogliati
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e di acqua saponata che rigurgitano dagli scoli. A
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vuota, i tubi ebollitori, che fanno tanto fracasso, tacciono
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Anna in un angolo che aspetta di vedere Teodoro
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quando ci si accorge che le valvole non funzionano
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del lanternino. Il caseggiato che si vede dal lucernario
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e con la grondaia che fa un lungo scolo
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di due vapori inglesi che partono la sera. Quando
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un lungo fischio; pare che venga da lontano, invece
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per le cose nuove che indosserà domenica; se mi
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pensa alle cose nuove che avrà indosso domenica, quando
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Anna gli si avvicina che egli nemmeno se ne
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Marco dice ad esempio che pare impossibile, eppure non
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sa rendersi conto a che cosa serva un sindacato
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delusione quei pochi soldi che gli hanno dato! Che
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che gli hanno dato! Che scarpe! forse non riuscirà
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Anna. Dice, ad esempio, che lei la vita la
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me importa poco quello che la gente mi dice
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con le due ragazze che fanno tutto da sé
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quello spilungone? Ora sai che dice? Che mi vuole
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Ora sai che dice? Che mi vuole sposare! Qualche
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esempio, stasera è lui che mi accompagna al cinema
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collo di pelliccia bionda, che fa più lunghi i
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è proprio la donna che gli ci voleva. Ora
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Non si capisce gran che di quel che dicono
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gran che di quel che dicono, né Elisa conosce
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lenti, uno stecco alto, che guarda continuamente in giro
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in cui s’accorse che da solo non ci
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capire a quegli uomini che la loro unica risorsa
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mostravano ancora più restii che per il passato a
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un corpo all’impresa che aveva accettato di condurre
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del meccanico De Gennaro, che a sua volta gli
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frutti, Teodoro s’accorse che il meccanico ed il
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alle sue spalle, tanto che in breve egli rimase
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ad ogni colpo sembra che dicano sempre: «Buona! Sta
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Sta bene! Vedrai quello che ti aspetta un giorno
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accorgono o meglio credono che sia un bene quando
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paura a “muoversi” aspettano che gli operai esplodano “naturalmente
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capito, sebbene con lentezza, che alla rivoluzione bisogna condurli
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piano dei giovani rivoluzionari che stanno per uscire dalle
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quale non sa da che lato buttarsi. Lo accusano
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non v’è uno che lo difenda. Sono in
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la peggio. ¶ «Siamo certi che tu ci vuoi portare
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illudete di ottenere gran che, anche le parole hanno
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verranno dietro... Perché capiranno che ci occupiamo di loro
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s’accorge alla fine che le obiezioni fin lì
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è sforzato di convincerli che è necessario pensar prima
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è così ben studiato che ogni forza di convinzione
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due accendono i mozziconi che gli si sono spenti
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a dire: ¶ «Ho capito che voi chiedete le cose
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vita difficile, in modo che io mi decida ad
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un cavolo di quello che penserete: me ne vado
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miei piedi. Volevo dirvi... che avevo pensato... (“tu pensi
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interrompe uno) avevo pensato, che seguendo un piano di
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parte d’un giovanotto che indossa una vecchia divisa
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parlare: sentiamo!» ¶ «Ho bello che finito!» riprende Teodoro, «c
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Teodoro, «c’è qualcuno che vuol fare il padrepopolo
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classico tipo dello spostato! Che mestiere sai fare?» ¶ Teodoro
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esattamente; ma solo sperare che tutto finisca presto, che
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che tutto finisca presto, che tutto s’affretti: deve
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sorridere, e più nota che il viso gli s
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Quando finirà questa storia? “Che mestiere sai fare? Sei
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pare tutto vero quello che dicono perché non sa
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dicono perché non sa che cosa rispondere, che cosa
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sa che cosa rispondere, che cosa dire; perché non
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un rigagnolo d’acqua che finisce alla parete opposta
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avvicina, la chiama, meravigliato che ella stia lì. ¶ Elisa
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anche lui ha voluto che venissi qua. Mi ha
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potrà servire. Ha detto che era una cosa delicata
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delicata; allora ho pensato che sarebbe stato meglio venirci
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sto bene. Lo vedi che sto bene? Sono sano
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Non c’era bisogno che tu corressi fin qua
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biscotti e le dirà che Giorgio le manda tanti
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manda tanti saluti, e che verrà a trovarla domenica
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compagnia della signora Pontecorvo che portava in braccio Pippetto
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voi, fate la cura che vi ho detto; ma
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adesso pensare a Pippetto, che veniva su malaticcio; e
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guardare nella strada, sperando che egli stia sotto il
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ambulanti e le donne che fanno la spesa della
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e l’impermeabile tuo che però mi va lungo
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ho aggiustato per bene, che quando è l’inverno
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perché è una novità che forse si porta solo
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Napoli. Mi fa piacere che ti sei unita con
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unita con l’avvocato che dev’essere una brava
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ti dà i soldi che tu mi hai scritto
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oggi è l’epoca che tutti fanno gli spacconi
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due macchie di umido che fioriscono in autunno e
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fiorellini gialli del parato che in un punto è
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treno con un soldato che saluta sorridente da una
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Ha i baffi: sembra che corra; invece è fermo
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la macchia di sole che si espande, le connessure
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l’odore della polvere che si solleva a ogni
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il rumore del lavandino che ogni tanto gorgoglia come
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gelati gialli e rossi che un ragazzo vende all
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di una persona fine che vi capisca. Ma allora
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Ma allora le parve che questo consiglio celasse un
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la sua nuova amicizia, che era giunta al suo
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suo orecchio; le parve che dietro quelle parole vi
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fosse uno scegliete me, che sono migliore di lui
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di tutte le persone che ha conosciute finora; e
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questa gente, questi operai che ti obbligano a una
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sola? Cerca un motivo che lo giustifichi, lo cerca
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lo specchio non riflette che la sua fronte allungata
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la spaccatura del vetro, che si allunga come una
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e mostaccioli, ecco lui che rincasa: saluta due donne
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e dirgli sul viso che lei lo odia; ha
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irrompe nella stanza prima che essa abbia il tempo
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lungo le dodici mattonelle che li separano. Anna si
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si ripete le parole che ha pensato di dirgli
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schiuma nell’acqua sporca che egli versa dalla bacinella
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Ella non capisce gran che di quel discorso: non
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piantandoglisi davanti, gli dice che ormai è stanca: «Ho
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quale ricompensa? Per aver che?» E gira per la
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preferirebbe scappar via, piuttosto che dire quelle cose... Il
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le voci delle donne che chiamano i bambini per
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partire. Arriva a Crotone che imbrunisce e piove maledettamente
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la gonna, il braccio che tiene fuori dell’ombrello
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davanti a un’osteria, che s’affaccia alla strada
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a casaccio a quelli che incontra; si ripara negli
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i portoni, fino a che non trova il palazzo
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bella. Scusami delle seccature che continuo a darti. Se
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Anna trova un uomo che le vuole bene ed
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Passò molto tempo prima che Anna trovasse un lavoro
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bisogno di nulla, e che non si doveva preoccupare
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soldi, perché ti giuro che non me ne occorrono
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un lavoro non faticoso, che non richiedesse un particolare
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qualche certificato della ditta che vi ha licenziato?» ¶ Quelle
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di dire una bugia, che fece buon effetto, e
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direttore. «Mi fa piacere che voi siate una seria
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direzione rincorata. Le pareva che tutto cominciasse ad andare
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impiegati, il cui capo, che è usciere al Ministero
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della Giustizia, dice sempre che è molto meglio tenersi
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molto meglio tenersi Anna che non paga o paga
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o paga poco, ma che tuttavia è una buona
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è una buona ragazza, che non una di queste
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di queste fraschettine moderne, che ti portano gli uomini
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lui tutte le volte che le cose le andavano
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meglio, tutte le volte che è più felice, come
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apposta perché diventi triste. Che farà adesso? Dove si
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c’è un palpito che si fa sempre più