parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Bernari, Speranzella, 1949

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1949
nominata sopra i Quartieri; che ci voleva? Lui era
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1949
di papà e figurati che erano tante le ricchezze
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1949
erano tante le ricchezze che per conto suo proprio
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1949
dodici, tutti asinelli uguali, che si fermavano ogni giorno
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1949
un sistema di specchi che di fuori al balcone
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1949
la figlia della cantinèra, che sarei io, e così
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1949
in un’espressione comunque che non fosse d’invidia
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1949
sereno, con la convinzione che nulla potrà scuoterne le
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1949
sua madre; ed ecco che anche una madre può
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1949
voce di donn’Elvira: ¶ «Che cerchi?» ¶ «Voi mi potete
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1949
il venditore d’aglio che da anni aveva disertato
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1949
qualche cosa addosso, prima che il freddo ti scenda
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1949
quando tornano. Non voglio che si mettono brutti pensieri
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1949
nello stesso tempo. Possibile che quella pelle aspra e
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1949
appartenuto ad Elvira e che di Elvira conservava ancora
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1949
una zuppa di fagioli che non finiva mai, e
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1949
far svampire le fiamme che dalla pancia le salivano
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1949
i vicoli a valle che inondavano Lungo Gelso e
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1949
qualcuna di quelle bambine che correvano verso Toledo per
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1949
in tutte quelle orme che precipitavano dai vicoli pareva
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1949
libertà e della giustizia che appena un anno fa
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1949
la prima volta quel che faceva il ragazzo appollaiato
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1949
significato di quel Joe che ogni sera alla stessa
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1949
si faceva servire quel che c’era, zuppa di
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1949
un barattolo di birra che poi lanciava vuoto sulla
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1949
si accendeva una sigaretta che fumava tenendo i piedi
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1949
parlare una volta diceva che era un italo-americano
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1949
propalatore di Radio Londra, che ascoltava rapito tenendosi la
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1949
mani come un barile che si voglia scolare fino
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1949
ci pensava sul serio – che da Washington lo avessero
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1949
trovare una radio guasta che una pelliccia da tingere
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1949
po’ tutti oggi e che ci vuole a smontare
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1949
Tenete una mano nera che fa paura… Perché non
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1949
l’ala di luce che filtrava dal suo basso
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1949
accennando al placido Joe che fumava. ¶ «E quell’amico
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1949
dorme… Ringraziando a Ruscvelte… Che ci vuoi fare? E
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importanti. E ora sai che folla ci troverai!» ¶ «Non
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1949
disse Nannina. «Vuol dire che aspetterò» e si tirò
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1949
tirò via la spalla che era rimasta gelata sotto
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1949
fece una tonda carezza, che pareva impossibile a quelle
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1949
alla spalla di Nannina, che gli si era rifugiata
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1949
fra i cinque pazienti che aspettavano il loro turno
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1949
la testa sulla spalla che tante carezze aveva raccolte
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1949
onda di un respiro che d’improvviso si snodò
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1949
era il signor Mele. ¶ «Che fai, qui?» ¶ «Sono venuta
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1949
Già, anche lei… Ma che se ne fa? Ormai
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1949
È un’ora giusta che aspetto.» ¶ «Che pazienza ci
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ora giusta che aspetto.» ¶ «Che pazienza ci vuole!» fece
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un’altra cosa.» ¶ «A che cosa?» ¶ «Be’, che ti
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A che cosa?» ¶ «Be’, che ti devo dire, tu
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1949
casa c’è Michele, che a momenti ci ha
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Elvira. ¶ «Ma chi volete che ci pensi. Ve lo
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1949
tutto, ma così disgustata che me ne andrei in
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1949
ne andrei in America, che dico, coi selvaggi me
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1949
dentro tutto lo sguardo che aveva lasciato fino a
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1949
un Ciccillo a fianco che non vale tre centesimi
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1949
e notte sempre fuori che non mi pare di
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1949
per marito?». ¶ «Mi ricordo che passavate per la più
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1949
E guardami adesso a che son ridotta. Una vajassa
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1949
a stringere i denti che neppure la notte si
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la pioggia. «Ma tu che necessità ci hai d
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1949
è mai lamentato.» ¶ «Da che lato ti coricavi?» ¶ Nannina
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piedi su quello strapuntino che gli faccio la sera
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1949
scatto, e anche Nannina, che stava per esplodere in
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1949
verso la maestosa figura che già da qualche secondo
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1949
Elvira all’arcangelo Gabriele che si toglieva le ali
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1949
spalle l’impermeabile bianco che portava a guisa di
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1949
volete spiegare queste parole che vogliono dire? Un caffè
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io, mi sapete dire che significano queste parole? Proprio
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scherzavo» fece don Giosuè. ¶ «Che brutti scherzi!» ¶ «Dammi un
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1949
sigarette! Sono sei mesi che fumate e non ve
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al portafoglio nel gesto che sapeva il più offensivo
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1949
avviato verso la Cafettèra, che ora a sentirsi la
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1949
più pulita!» ¶ «È arrivata che non sono neppure cinque
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1949
un poco e vedrete che fiore vi caccio fuori
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1949
mettendo tutto il dolce che le rimaneva in petto
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1949
Voi dite di no?» ¶ «Che ti devo dire! Se
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è il detto antico che corre subito per la
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1949
estremo rimedio all’onestà che vuole l’uomo ingolosito
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1949
nuziale sul pianoforte. Quel che avviene poi è una
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1949
sognanti scalate di Elvira, che lascia il suo sguardo
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1949
terrazzino di tulle. ¶ Invece che fiordarancio i suoi occhi
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1949
distesi nella pioggia. Ma che importa? La candida spuma
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1949
importa? La candida spuma che essa aveva creata lassù
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1949
lassù sbiancava tutto; e che in quella bianca gloria
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1949
andasse a collocarsi Nannina che non era creatura della
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1949
invigorita dalla forza medianica che lei le trasmetterà, si
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1949
servendosi di un’espressione che tradotta significa esattamente l
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1949
per attrarre l’americano che Nannina teneva appresso e
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1949
una lira è uno che ti fa piacere di
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1949
e dimmi perché? Vuoi che te lo dico io
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1949
mi ha fatto capire che se avessi voluto… Eppure
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1949
da fare e sa che Ciccillo non se lo
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1949
E io invece dico che se uno è fetente
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1949
non c’è niente che gli mette paura… Quando
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1949
da quando ero figliola che andavo per nominata sopra
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1949
A lei non rimaneva che la fatica di congiungere
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1949
pagine prescritte dal mago. Che significato bisognava attribuire a
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1949
prossimo evento chiarificatore. “E che cosa può significare questa
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1949
sperate sempre in quello che viene domani o dopodomani
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1949
dopodomani, e non sapete che questo futuro appartiene a
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1949
Signore ed è lui che ha predisposto tutto. Ricordatevi
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ha predisposto tutto. Ricordatevi che quello che non è
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tutto. Ricordatevi che quello che non è di Dio
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1949
la infastidiva quel linguaggio che spaccava in due il
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1949
una parte Nostro Signore. Che diavolo va ammaccando don
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1949
lasciasse, a noi disgraziati che non abbiamo altro, l
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altro, l’unica cosa che ci rimane: sperare. O
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1949
Tremendì, l’inferno, sapete che vi dico, l’inferno
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1949
mi dovete abbandonare.» ¶ «E che vuoi? Dì’» fece Elvira
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1949
tratta di qualche cosa che non ho capito bene
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1949
e contami tutto. Di che si tratta? Lo vuoi
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1949
girato or ora. Aspetta che te ne riscaldo una
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1949
mi state a sentire, che cosa vi posso contare
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1949
occhi, oltre la soglia che l’inverno aveva tinto
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per ripararsi dalla pioggia che aveva ripreso a cadere
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no?» ¶ «Si, dovevo dire… che…» ¶ «Che t’è successo
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Si, dovevo dire… che…» ¶ «Che t’è successo?» ¶ «Niente
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1949
fatta? Nanninè, figlia mia!» ¶ «Che volete da me… Pure
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1949
alcuna importanza il fatto che lei fosse fuggita di
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1949
detto niente?» ¶ «Stava allattando.» ¶ «Che dici? Allatta ancora? E
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1949
dici? Allatta ancora? E che ci dà sangue a
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1949
questo punto il timore che la sua storia potesse
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1949
mi dovete aiutare.» ¶ «E che ti posso fare io
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1949
Su, pigliati il caffè che si raffredda.» ¶ «Mi dovete
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1949
si riprese lo sguardo che aveva lasciato su Nannina
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1949
viaggio”. Sta a vedere che la ragazza non rientri
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1949
pure un’altra cosa: che mi si è messo
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1949
Elvira «l’importante è che si tratti di un
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1949
È uno di quelli che portano quel coso bianco
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1949
di giovane… Benedico!… Ma che bei giovani, dite la
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1949
poco scostumata» incalzò Elvira, che avendo conosciuti gli americani
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1949
per mitigare lo sconcerto che le sue parole avevano
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1949
per mostrare alla donna che anche lei li aveva
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ci ha avuto a che fare.» ¶ «E perché si
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1949
Vai a capirli! Ma… Che ce ne importa a
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Dunque, veniamo al dunque, che ti serve?» ¶ «Mi dovete
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1949
Picciré, ma lo sai che questa è una casa
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1949
una casa onorata?» ¶ «E che ve la voglio disonorare
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scartello, tanto per dire che potevo pure piacere a
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n’è sempre qualcuna che aspetta la malasorte… Ma
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con Ciccillo… È vero che quello fatica notte e
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1949
Però, non ti scordare che ci ha quarantatré anni
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a sapere una cosa che non sta bene…» ¶ «Per
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1949
e che la roba che portava ai signori dei
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1949
Aveva un suo chiasso, che rimbombava dentro di lei
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dentro di lei, e che le impediva di udire
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bestemmiava cantava con rabbia. ¶ «Che vuo’, che vuo’?» gridò
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con rabbia. ¶ «Che vuo’, che vuo’?» gridò a Nannina
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vuo’?» gridò a Nannina. «Che ti sei messa in
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so’ messa in testa che mi sono scocciata di
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Ringrazia a Dio, ringrazia! Che ci hai queste quattro
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1949
ringrazia pure quel disgraziato che è andato a finir
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Ma gli stessi americani che lo avevano epurato come
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1949
diceva un altro. ¶ «Ma che, ci ho la faccia
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1949
Infine per paura più che per sfida disse: ¶ «Si
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1949
non tardò a capire che con la sua sincerità
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groviglio delle parole inglesi, che cosa si volesse da
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lui. Ecco, si voleva che egli portasse l’indomani
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uno dei dieci carceri che gli alleati amministravano in
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1949
Era questi il disgraziato che Nannina avrebbe dovuto ringraziare
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grazie devo dire adesso? Che se non ci fossi
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1949
si liberò delle scarpe che portava a guisa di
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inseguita, né il cognato che stava dentro, né la
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1949
del bambino il capezzolo che dal troppo succhiare era
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di grigio i panni che sventolavano alle corde sorrette
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quel novembre della liberazione che gocciolava senza aprirsi in
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assalita da un brivido che cercò di frenare stringendosi
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fastidioso al suo petto che vi si perdeva impaurito
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1949
il suo misero seno che aspettava un po’ di
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1949
riscaldarsi non le rimaneva che riprendere la fuga interrotta
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1949
Chevrolet e General Motor che tornavano infangati e infreddoliti
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1949
per i suoi commilitoni che si volsero di scatto
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1949
guardare la bambina cenciosa. ¶ «Che t’hanno trovato?» chiese
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1949
Niente» fece Nannina indispettita: «Che mi dovevano trovare?» Ma
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Ma lei sapeva ciò che le avevano trovato indosso
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te?» replicò il ragazzo che prima le aveva parlato
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fai difficile» disse Nannina che si sentiva come inchiodata
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e perquisivano tutti coloro che, ignari, avanzavano sin li
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1949
ad osservare i mutamenti che si susseguivano sui volti
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1949
dei passanti via via che prendevano coscienza d’essere
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1949
Strike e di Camel che pescavano nelle tasche dei
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1949
in fila i passanti che indossavano cappotti dì origine
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1949
Non ci pare proprio che è una coperta americana
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la vostra si nota che era una coperta americana
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1949
una coperta americana…» ¶ «Zitto che questi capiscono.» ¶ «Poveri noi
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1949
alle guardie dei cellulari che sostavano in fila dietro
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1949
taccuino e una matita che s’era cavati dal
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o meglio capiva oscuramente che non doveva capire subito
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1949
Buonissimo» disse Nannina, sicura che l’americano fra tanti
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americano e allo stupore che vide disegnarsi negli occhi
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frugare fra la gente che passava rasente la sua
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1949
un profumo di cosa che si poteva fare e
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e tanto male, incerta che cosa rispondere alle insistenze
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alle insistenze dei due che le offrono ogni giorno
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loro paradiso. «Vieni Nanni, che ti spassi.» Tutto sta
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1949
ti spassi.» Tutto sta che lei si decida ed
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1949
e, come all’aria: «Che volete mangiare?». ¶ «Fa tu
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1949
attraversata da tre linee, che, partendo dal polso, si
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1949
verso le dita. Sembra che intimi un gigantesco “ALT
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1949
se volete sapere di che cosa si tratta. Sul
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Lonegro in un cartoncino che per mesi rimase attaccato
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1949
tolse quando si accorse che la ragazza fissava più
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1949
inchiostro scolorito del mago che non la sua stessa
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1949
Fu in quel cartoncino che Nannina si esercitò a
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1949
volto impupazzato. Quel giovane che guardava dalla sbiadita lontananza
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1949
onesto giovane di borgata, che abbia indossato l’abito
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1949
ma un operaio maturo che si avvia con un
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1949
soldatino di pelo rosso che ardiva chiamare Sua Maestà
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1949
fissò, e ai generaloni che stavano per scandalizzarsi: ¶ «Lasciatelo
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1949
per scandalizzarsi: ¶ «Lasciatelo parlare. Che c’è?» ¶ «Maestà, vedendovi
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1949
cosa e voglio dirvela.» ¶ «Che cosa hai visto?» ¶ «Maestà
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1949
visto?» ¶ «Maestà ho visto che fra una decina d
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1949
dire: “Avete visto Maestà che sorpresa vi abbiamo fatto
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1949
trovare? Persino un soldato che vi battezza imperatore, cosi
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1949
la convalescenza in modo che si eserciti meglio per
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1949
mano. Gli chiese solo: ¶ «Che vedi?» ¶ E Lonegro: ¶ «Altezza
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1949
con un amico seppe che poteva trasformare quella ferita
219
1949
fece riprodurre sui cartoncini che distribuì in tutte le
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1949
di sopra ai Quartieri che andavano da lui a
221
1949
a consultarsi nei mesi che precedettero il referendum egli
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1949
ci sarà.» ¶ Ai repubblicani che in minor numero si
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1949
togliersi dai piedi Quello, che figurava in una sbiadita
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1949
di chi scrive; domandate che cosa rappresentò il tempo
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1949
sfornate dalla Base Laundry. Che pieghe perfette a quei
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1949
facile un rutto alcolico che una sola parola ben
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1949
Gennarini e i Vincenzini che scortavano l’americano riprendevano
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1949
evitare gli off limits che spuntavano insidiosi ad ogni
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1949
gradinata all’altra senza che se ne avvedesse. ¶ Quando
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1949
gran pericolo da raccontare che non sapevano raccontare. ¶ I
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1949
non ridere a crepapelle. Che pericolo poteva mai correre
232
1949
fondo al bicchiere ciò che cercava. Ad un certo
233
1949
di Dio. ¶ La roba che i Gennarini e i
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1949
Gennarini e delle Nannine che portavano loro dalla strada
235
1949
rispondeva la Nannina, sapendo che i suoi affari dipendevano
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1949
amari. Se avessero saputo che lei desiderava ciò che
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1949
che lei desiderava ciò che si cavava dal seno
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1949
cognato mio dice sempre che la roba di questi
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1949
Un dubbio l’assali: che lei fosse il primo
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1949
una lunga catena e che la roba che portava
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1949
signorone come don Giosuè, che se ripeteva le sue
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1949
era un signore spiantato che aveva fatto la faccia
243
1949
alla voce di Elvira che ogni volta gli ricordava
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1949
mesi. Don Giosuè sapeva che in fondo la donna
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1949
subito dissipate. Si vedeva che era un signore anche
246
1949
Non esisteva ancora Nannina, che in quei tempi compiva
247
1949
portava ancora le vesticciole che si era fatte a
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1949
era gelosa di Elvira che ogni tre ore riceveva
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1949
è tolto i chiodi che aveva piantati in giro
250
1949
punto come una ferita che richiama tutto il sangue
251
1949
Nannina, scorgendo il visitatore che ha pagato fino all
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1949
canta il signor Mele, che entrando dalla porta fra
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1949
principale e di servitore che non deve scontentare il
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1949
di raccomandazioni? Il caffè che prendete qui non lo
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1949
Nannina lisciando il braccio che il signor Mele ha
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1949
conosciamo il caffè noi che lo abbiamo trattato persino
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1949
qual era il sacco che era stato sott’acqua
258
1949
Giosuè. E Ciccillo sa che quelli lo sanno. «È
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1949
riprendendosi subito la tazza, che ritorna tremante sulla coppa
260
1949
cassa. È sulla cassa che al signor Mele piace
261
1949
quella tazza di caffè che negli occhi di Nannina
262
1949
carminio e di cipria che appena nello stomaco si
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1949
della ragazza. “Si vede che è un signore” pensa
264
1949
frase con un sorriso che si fotografa quattro volte
265
1949
meno la vezzosa.» ¶ «E che ho fatto? Ho detto
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1949
per il figlio, invece.» ¶ «Che figlio?» ¶ «Non lo sapete
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1949
tante volte… Quel ragazzo che stava a Corni, che
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1949
che stava a Corni, che non se ne sa
269
1949
è tornato un Cappellano che ha detto di averlo
270
1949
ogni sabato, perché dice che il professore ha una
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1949
il professore ha detto che il figlio è vivo
272
1949
pure: tornerà, state tranquillo che tornerà. È questione di
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1949
le ha dette lui, che c’è di male
274
1949
dette pure il professore che ha parlato.» ¶ «Proprio bene
275
1949
di quella povera signora che ci ha ancora il
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1949
lo aspetta… E poi che c’è di male
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1949
me dal professore…» ¶ «Perché che ti manca?» ¶ «Niente. Ho
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1949
di fuoco nel fuoco che deve già avvampare nel
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1949
degli specchi, s’accorge che Pascalotto segue con tremore
280
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Sceglili tu stesso. Ricordati che servono per le tazze
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1949
nuovo a Nannina e: ¶ «Che ti manca?» le chiede
282
1949
niente. Dicevo per dire. Che, non posso dire che
283
1949
Che, non posso dire che mi farebbe piacere se
284
1949
se un signorone…» ¶ «No, che non lo puoi dire
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1949
questo. Tu hai capito che voglio dire.» ¶ «Volete che
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1949
che voglio dire.» ¶ «Volete che ringrazi ogni giorno?» ¶ «Sai
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1949
ringrazi ogni giorno?» ¶ «Sai che c’è di nuovo
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presagio di un pericolo che ogni sabato le stringe
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miagolanti verso l’uomo che avanza facendo tinnire l
290
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nella pennellata di sole che tinge in lungo di
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all’avanzare del carrettone che discende verso Toledo colmo
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lato; imbraccia un sasso che porta sempre sulla macchina
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cinque avventori a riempirlo, che l’ultimo, il conducente
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In fretta in fretta, che tengo il camion coi
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specchi del suo bar che il sole del sabato
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littorina, una vetrinola aerodinamica che sporge la testa sulla
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Qui intorno si dice che Ciccillo abbia trafficato con
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di raggiungere la tazza che gli viene offerta. Le
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berretto nuovo. «E spicciatevi che fete quel coso li
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hanno una puzza addosso che non si resiste.» ¶ «Gliel
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fatto capire mille volte che mi fa un piacere
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tiepida, il suo sguardo che s’annuvola in un
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S. Anna di Palazzo, che nella chiesa del Rosario
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scatto automatico ogni volta che staccando da un blocchetto
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come d’una macchina che funziona bene. E non
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sguardi lunghi e soffici che si disfanno nel velo
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nel velo di vapore che si solleva dalla espressi
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suoi due figli, Pascalotto, che gli somiglia persino nel
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e via: «Pascalo, corri che sono le dieci, e
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non ne tieni?» ¶ «Quelli che mi date il sabato
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il sabato voi… Quelli che mi dà il Governo
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sei mesi e quelli che mi dà col Lotto
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umore il vecchio ora che, resuscitato dalla tiepida bevanda
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il sapore della vita che la notte assecca sotto
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il suo palato e che i pochi sorsi di
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pochi sorsi di vino che gli offre all’alba
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sciogliere. Ecco la vita che rifluisce rinnovando le funzioni
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corpo ormai immobile e che si scomoda solo per
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cofano di un camioncino che non parte. L’officina
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ragoste e i marruffi che gli arricchiti comperavano come
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Artena. I nuovi ricchi che assalivano i campi dell
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il proverbio di Mastrovincenzo che alla vista di quei
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più l’infuriato mercante che si sentiva tradito dalla
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a vendere. Tutto ciò che fu acquistato nei giorni
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non esiste più colui che compera. Perciò sono spariti
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e tutti i vicoli che le corrono intorno a
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le spine. ¶ «Mastrovincé spicciatevi che papà mi strilla.» ¶ «Mena
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dal cofano del camioncino che non parte e lancia
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ha dato niente.» ¶ «E che t’ha detto?» ¶ «Niente
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giuro.» ¶ «Va be’…» ¶ «E che le dico?» ¶ «Niente. Dille
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le dico?» ¶ «Niente. Dille che non ti ho detto
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nuova luce sulla miseria che negli altri giorni annera
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sanno i mille bottegai che il sabato infiorano le
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è pure il giorno che il forestiere sceglie per
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giorno di don Giosuè, che se ne viene passo
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all’angolo, pare quasi che tema d’essere stato
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passata» dice don Luigi che ha imparato a non
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trasalire a quell’ombra che si agita in lontananza
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abbia ancora capito di che si tratti e volge
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moto dolce e adirato che si fa indolente scontrandosi
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come a far capire che si lascia comandare solo
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due in servizio ora che non teme più i
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e friggitori, e droghieri, che nascosti nelle lunghe e
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rimasto scolpito nella targa che dà nome alla via
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uricemico di don Luigi che torna dalla sua ronda
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a voi don Lui.» ¶ «Che si dice? Avete dormito
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non mi sfottete.» ¶ «E che diavolo!… Non dormite mai
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sulle labbra di Mastrovincenzo; che, per lui, cafone, è
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il troncone di gamba che fa su e giù
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Stretta in uno spago che gira intorno alla coscia
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l’offre allo zoppo che prima di portarsela alla
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e guarda l’alba che già incorona di luce
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impossibile.» ¶ «È una cosa che mi fa uscire pazzo
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un anno, a momenti, che me l’amputarono.» ¶ Ecco
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Ecco un’altra cosa che è stata lasciata nei
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una gamba in meno che continua a dolere dopo
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disse: ¶ «E proprio inutile che ve la piangete… Stava
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Stava peggio con voi che come ve l’ho
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ho fatto un servizio che mi dovete solo ringraziare
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ho fatto delle spese.» ¶ «Che spese?» domandò l’elettricista
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elettricista ormai zoppo. ¶ «Come che spese? E la cassetta
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torno?… E l’iniezione che ci ho fatta per
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trovare dopo due giorni che non puzza? Sentite niente
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appena riavuto dalla narcosi che lo aveva attraversato come
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altra guerra, col congelamento che saliva saliva…» Si fermò
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per questo… Lo sapevo che ci eravate affezionato. E
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rispetto al gran vuoto che egli sentiva di sotto
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lo sguardo avvilito Ciccillo che lo sopraffece con un
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sicuro… Sicuro e certo che voi non ci camminavate
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dice trascurata. È logico che la gamba senza esercizio
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ritirare… restringere…» ¶ «E ora che ne fai?» chiese Mastrovincenzo
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della mano l’inserviente che si allontanava con sotto
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le valvole esterne, prima che arrivassero gli operai della
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piangete le trecento lire che deste a Ciccillo?» ¶ «No
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Me le restituì. Disse che era uno scherzo per
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dice Mastrovincenzo. ¶ «Be’ e che dice il principale?» ¶ «Se
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Se continua così dice che chiuderà.» ¶ «È logico!… Troppe
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Saranno troppe… Ma quelle che sanno lavorare veramente so
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guerra. È tutta roba che è nata come quella
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l’out of bounds che dall’angolo di Sergente
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domandate… Domandate quanta gente che s’era fatto il
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chiamando col piede Fido che s’era accucciato. ¶ «Speriamo
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a dormire e speriamo che non si mettono a
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corrono incontro al polmonaio, che continua a battere il
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da un’altra voce che non riusciva a riconoscere
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benissimo. Eppure l’impressione che quelle mani fossero gialle
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mani fossero gialle, e che fosse stato più il
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stato più il colore che le dita a stringere
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Ma si può sapere che è ‘sta storia? Elví
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sua prerogativa di maschio che non permette capricci e
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cominciò a gridare «e che sangue della marina è
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Parenti, l’ex pellicciaio che era corso a chiamarlo
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riprese: ¶ «Embè, so’ parole che si dicono, queste? Sangue
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siamo arrivati? Voi proprio che siete una persona, ora
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persona, ora ci vuole, che potete imparare la creanza
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lo rincuorarono: ¶ «Va buo’, che quello ora sta nervoso
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se non si sente, che andate cercando da quella
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povera donna?» ¶ «Vado cercando che mi so’ stufato. E
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so’ stufato. E questo che sangue della Colonna è
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voi lo sentite? E che v’esce dalla bocca
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si ripiglia? Andatele vicino, che le fa piacere!» ¶ Ciccillo
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una mano e diceva: ¶ «Che ho visto, gente mia
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visto, gente mia, e che ho visto…!» Si strinse
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lunga fila nell’ombra che s’era distesa per
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quella carovana di curiosi che andavano commentando le strane
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disse «si può sapere che diavolo t’è successo
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si lamentò Elvira «sapessi che impressione…! Vieni qua.» Si
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un pizzo del fazzoletto che la Pizzicatella le aveva
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gli prese le gambe: «Che brutta impressione…!». ¶ «Ma che
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Che brutta impressione…!». ¶ «Ma che è stato, si può
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brutto, quando ti dico che è brutto, è brutto
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suo calendario, ma Elvira che sapeva dove i suoi
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faceva sempre paura, sia che gli riuscisse a metà
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riuscisse a metà sia che gli riuscisse bene e
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disse la Cafettèra. ¶ «Ma che t’è successo? Lo
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sapere» fece Ciccillo sicuro che se non afferrava subito
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arrampicarsi tra le bugie che la Cafettèra gli avrebbe
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subito.» ¶ «E vieni qua che te lo dico» disse
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Elvira. «E vieni vicino che non ti mangio! Guardalo
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là, dopo una settimana che è stato fuori casa
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stato fuori casa, guardalo, che fuoco!» ¶ Ciccillo obbedì. Appena
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ma ti assicuro io che è brutto, brutto assai
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brutto, brutto assai!». ¶ «Ma che cosa è brutto, parla
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ha voluto mai credere, che vedevo le cose in
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le cose in lontananza, che so, se avvenivano alla
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con tutta la gente che ci vive dentro, come
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campagna con un americano che non lo conosceva neppure
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far sapere al marito che di lì proveniva tutto
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proveniva tutto quel fuoco che ora l’avvampava. «Su
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avvampava. «Su, dai, Ciccì, che è tardi. Che è
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Ciccì, che è tardi. Che è? Ti sei incantato
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incantato? Va a finire che da un momento all
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il velo di rossetto che donn’Elvira le aveva
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in quella luce grigia che si disfaceva tra il
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sua camicetta di seta che donn’Elvira le ha
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punta dei suoi seni, che pure deve vedersi da
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contemplarlo con calma. Quel che le era parso vaiolo
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colpita, e metteva pietà. Che mi dite di fare
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io e buonanotte; speriamo che poi sa trovare la
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erano scoperte; e lei che non portava niente di
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gonna fino ai ginocchi, che erano i più freddi
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Fu in quell’attimo che essa se lo vide
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le idee, Nannina capì che l’uomo non la
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mai contento di ciò che trovava, voleva afferrare altro
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salire per quelle vie che donn’Elvira voleva seminate
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per quel ragazzone straniero, che incapace, zoppicando, saliva e
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di sé, quelle gradinate che lei aveva sempre considerato
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per tutte le pulizie che richiedono. Lo accarezzò, persino
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per calmarlo. ¶ Ma sentì che le due manone dello
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al pericolo, ma nessuno che era intorno a lei
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ragione di quel gesto. ¶ «Che è? Che vi sentite
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quel gesto. ¶ «Che è? Che vi sentite? Parlate donn
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col dito. ¶ «Ma dove? Che vedete?» ¶ Là, là, là
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Uno dei due avventori, che si erano trovati alla
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trovata già curiosa, stralunata, che so’, guardava all’aria
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si voltava come una che sta dormendo. Ne’, donn
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come una scema.» ¶ «Chissà che le ha preso» disse
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conoscente di sopra Cariati, che però si trovava sempre
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quell’epoca avrebbe sospettato che fosse così brava; tanto
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così brava; tanto più che il suo linguaggio sconnesso
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Per un poco parve che si riavesse, aprì gli
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meglio? Si può sapere che è stato?» ¶ Donn’Elvira
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Dovette riconoscere in quella che parlava la temuta Pizzicatella
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la temuta Pizzicatella, una che dominava il commercio clandestino
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moglie di un magliaro che passa all’estero interi
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pregiudicati e i guappi che vivono tra i vichi
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Pizzicatella, ma può dirsi che per lo stesso motivo
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bella, si vede proprio che vi protegge, a voi
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protegge, a voi! Peccato che abbiamo già mandato a
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ora corre e chissà che paura si mette.» ¶ «Perché
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E chi s’immaginava che era una cosa passeggiera
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un bicchiere d’acqua che essa mandò giù in
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dentro lo sguardo. Coloro che le stavano intorno si
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in vita la Cafettèra che ricadeva in deliquio. D
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guantata di antilope gialla che il Joe guidando le
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ferma qui, mio signò, che so’ arrivata.» ¶ «Okei» disse
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sembrava scontento, ma di che; si domandava Nannina. ¶ «I
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il sergente. Al gesto che egli fece, puntando il
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inutile» disse, «è inutile che aspettate.» E con quella
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Tremava per quell’ombra che non sapeva starle vicino
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incomprensibili, ma certamente ostili, che andavano fiorendo di vicolo
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Joe, contro i napoletani che non si scansavano in
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alla gola un rutto che sapeva di pianto; riuscì
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guardare la povera ragazza che se ne va a
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accanto ad un americano, che chi sa che cosa
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americano, che chi sa che cosa le farà… La
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così limate dal tempo, che pare lasci al suo
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Nannina non avrebbe voluto che il suo Joe guardasse
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quel puzzo di miseria che veniva incontro dai bassi
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anche quel tram sgangherato che scampanella per rompere la
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di quei poveri Joe che aspettano il turno di
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responsabile di tutto ciò che mancava, di tutto ciò
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mancava, di tutto ciò che appariva guasto, logoro, sporco
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e fissò l’aria che ingrigiva. Come un ventaglio
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di azzurro non restava che un lumicino intenso laggiù
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bizzarria di quella natura che d’improvviso mutava vesti
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al cospetto del paesaggio che, divenuto grigio e severo
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una coscia della ragazza che disse sgomenta: ¶ «No, non
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ogni parola «lo sai che non ti capisco!» ¶ Nannina
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well?» ¶ «Uelle» disse Nannina, che capiva alfine una parola