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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Matilde Serao, Lettere d'una viaggiatrice, 1908

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1908
profonde armonie di arte che la mano dell’uomo
2
1908
rapiti in un incanto che nessun altro paesaggio può
3
1908
di sorriso, di tetraggine, che la nostr’anima sensibile
4
1908
innanzi a quei quadri che il sole, che la
5
1908
quadri che il sole, che la luce, che le
6
1908
sole, che la luce, che le nuvole creano, in
7
1908
la fiamma del genio che ci diede l’inobliabile
8
1908
crisi atroce del dubbio, che è di certe grandi
9
1908
e di desolante senso che nulla verrà, di amore
10
1908
una grande corrente positiva che spegne la fantasia negli
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1908
la fantasia negli uomini, che ne inaridisce i cuori
12
1908
pietrifica le anime: e che li conduce ad ammirare
13
1908
metropolitane e gli automobili che fanno centocinquanta chilometri all
14
1908
parte della umanità, quella che ancora cerca una visione
15
1908
in Venezia, se non che la città delle calme
16
1908
delle calme profonde, esista; che il suo Canal Grande
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1908
snellezza e di eleganza che è la sua gondola
18
1908
è la sua gondola; che i suoi piccoli rii
19
1908
e dalle grandi capigliature che Tiziano amava; che, di
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1908
capigliature che Tiziano amava; che, di notte, sulle acque
21
1908
un canto lontano; e che, di tutto questo, l
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1908
grande conca di acque che da san Marco si
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1908
gran voce dell’Adriatico che la memoria vi ricorda
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1908
soave e imperioso, prima che vi abbia, laggiù, il
25
1908
delle più belle cose che Dio abbia dato agli
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1908
voi cercate, colà, solo che il vostro sogno continui
27
1908
e larga e semplice, che facesse valere, sempre meglio
28
1908
fondi uniti, di tinte che riposano l’occhio, tinte
29
1908
delicate e graziose. Ah che tutto è favorevole, in
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1908
colore! E guardate bene, che scienza d’arte perfetta
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1908
risulti! Così, nella folla che, ogni giorno, trabocca dai
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1908
ove sono le persone che meno s’intendono di
33
1908
un paese, ove basta che il sole circondi di
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1908
la Madonna della Salute, che la luna bagni di
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1908
non racchiuda il capolavoro che tutti cerchiamo, piace, come
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1908
orgoglio delle infinite beltà che l’Italia contiene, chiunque
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1908
Italia contiene, chiunque senta che questo nostro paese, possiede
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1908
nostri e dell’estero che accorsero, colà, e lavorarono
39
1908
eleganza; gioiscano tutti costoro che diedero prima a sè
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1908
infine, di questo successo che ha echi lontani e
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1908
buoni figli di Venezia che, o da anni, o
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1908
anche in quelle cose che non appartengono all’arte
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1908
il più efficace figliuolo che abbia Venezia, io voglio
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1908
una invincibile stanchezza, tu che hai fatto opera colossale
45
1908
sorridi, come ogni uomo che vede il suo sogno
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1908
dai quadri, una regina che si avanza, ad ammirare
47
1908
Sono centinaia di anni che il mistero del volto
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1908
sono centinaia di anni che tutti gli artisti, da
49
1908
numero ventisei, un giorno che niuno vi alloggiava: e
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1908
sempre vicino al mio, che questa finestra stretta, dal
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1908
silenzio e della contemplazione che era la sorgente più
52
1908
grande amore. È qui che, in un giorno di
53
1908
è a questa finestra che, il medico veneziano, chiamato
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1908
questa finestra, nell’autunno che si avanzava, Georges Sand
55
1908
uomo semplice e simpatico, che il suo cuore e
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1908
impeto, con eloquenza, colui che tradì malamente Alfred de
57
1908
malamente Alfred de Musset che, tradendolo, non fu neppure
58
1908
fu neppure pietosa e che, più tardi, non seppe
59
1908
di questo grave peccato che fu la costante, segreta
60
1908
Ipocrito ribrezzo! Ogni uomo che ha amato, ha tradito
61
1908
stato tradito; ogni donna che ha amato è stata
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1908
di confessare, con lealtà, che, nella loro vita non
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1908
loro immaginazione, ardente, insaziabile, che cerca le forme più
64
1908
mal contenti, limitati e che non vogliono credere o
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1908
troppo, con un fascino che non si vince, è
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1908
contraddizione, anzi, di perversione che è sepolto in tutte
67
1908
ideali, sensuali, poetiche, brutali, che esistono, la bellezza, la
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1908
il paesaggio, tutte cose che inducono l’uomo, la
69
1908
desidera, in tutto ciò che è dentro di noi
70
1908
è dentro di noi! Che importa se il tradimento
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1908
lo commette la ragione che si smarrisce, l’immaginazione
72
1908
si smarrisce, l’immaginazione che vaneggia, l’anima che
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1908
che vaneggia, l’anima che si esalta nella solitudine
74
1908
nella solitudine, le braccia che si tendono, di notte
75
1908
ha con sè ciò che deve determinarne la trasformazione
76
1908
colpirlo, duramente, orrendamente. A che, dunque, ingiuriare e vituperare
77
1908
quella donna di genio che fu Georges Sand, se
78
1908
divenne una realtà? In che ha peccato più delle
79
1908
ancora offende tutti coloro che hanno fibra gentile. Doveva
80
1908
di fronte alla compassione. Che le è valso, a
81
1908
con brutalità, con crudeltà, che le è valso, di
82
1908
quando tutti i sentimenti che legano una anima ad
83
1908
non dirla, questa verità? Che le è servito, di
84
1908
un atto di sincerità che ha mortalmente offeso il
85
1908
quasi, verso la persona che fu amata e che
86
1908
che fu amata e che ama: l’altruista, la
87
1908
e di affetto, quello che si preoccupa più dell
88
1908
preoccupa più dell’altro che di sè stesso, quello
89
1908
di sè stesso, quello che preferisce soffrire a veder
90
1908
a veder soffrire, quello che non vuole liberarsi, poichè
91
1908
rifiuta la libertà, quello che preferisce perdersi pur di
92
1908
bene, dicendo tutto ciò che è consolante, che è
93
1908
ciò che è consolante, che è soave, che è
94
1908
consolante, che è soave, che è rassicurante: agendo, quando
95
1908
di cuore! Voi dite che ciò è triste, amica
96
1908
maggio..... ¶ Vi sono cose che lo spirto nostro, per
97
1908
autunno e un romanzo che vi farà pensare, in
98
1908
dopo sei mesi. Ah che i nostri fantasmi sono
99
1908
travolgono! Potenza di ciò che noi abbiamo creato, di
100
1908
spirito! Come tanti altri, che, fuggenti con voluttà la
101
1908
impostale; ma tutto ciò che mi circondava, tutto quel
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1908
mi circondava, tutto quel che mi si diceva, tutti
103
1908
si diceva, tutti coloro che io vedeva, ogni cosa
104
1908
miseria, miseria di noi, che mai, mai possiamo essere
105
1908
Questi uomini, queste donne che prolungano la loro serata
106
1908
invincibilmente da un nome che ha sempre tenuto tutte
107
1908
bello nella sua realtà che in tutti i sogni
108
1908
delle impressioni di grazia che, giammai troverà in altro
109
1908
di tutte le cose che agiscono sui sensi, le
110
1908
creazione, in qualche cosa che sia arte, scienza, politica
111
1908
di tanti banali spettacoli, che ne desiderano uno che
112
1908
che ne desiderano uno che non somigli a nulla
113
1908
somigli a nulla e che abbia in sè la
114
1908
solenne tranquillità delle cose che furono; le orecchie stanche
115
1908
i fracassi esasperanti e che invocano quest’assenza vellutata
116
1908
molle di ogni chiasso, che invocano questo silenzio, appena
117
1908
automobili, delle carrozze e che anela al moto leggiero
118
1908
costoro, come tutti quelli che sono assisi, lontano, vicino
119
1908
italiani, come tutti quelli che passeggiano, tacitamente, sotto le
120
1908
Marco, come tutti quelli che passano, innanzi ai nostri
121
1908
e la divina medicina che Venezia promette ed appresta
122
1908
occhi di riconoscenti lacrime, che non arrivano a scorrere
123
1908
arrivano a scorrere, ma che danno più amorosa grazia
124
1908
lungi, passano le gondole che vengono dal largo piano
125
1908
nerastro del Canal Grande, che si allontanano verso la
126
1908
viso muliebre, in quelle che filano lungo la veranda
127
1908
un passaggetto di legno, che appoggia al bordo della
128
1908
così bel giovine, elegantissimo, che l’accompagna, un fratello
129
1908
avorio, a pieghe antiche, che la veste come un
130
1908
due donne, squisitamente acconciate, che attendono, senza impazienza, sulla
131
1908
senza impazienza, sulla veranda, che la gondola si accosti
132
1908
dal gran ferro lucido, che avvinghia i nostri cuori
133
1908
mandolini, musica molto mite che si prolunga nell’aria
134
1908
è un canto perfetto che viene dalla grande barca
135
1908
eco armoniosa giunge. Pare che il movimento delle gondole
136
1908
il movimento delle gondole che passano, che partono, che
137
1908
delle gondole che passano, che partono, che arrivano, si
138
1908
che passano, che partono, che arrivano, si cadenzi sovra
139
1908
soffrire le cose atroci, che lacerano la nostra duplice
140
1908
ogni più traboccante dolcezza che tutto il nostro essere
141
1908
senza fine; e sogniamo che il nostro sogno duri
142
1908
anni fa, al tempo che vi abitarono Georges Sand
143
1908
Alfred de Musset, coloro che già sono indicati, per
144
1908
le camere. La stanza che hanno occupata i due
145
1908
tempo la vita italiana, che trovò tutti i più
146
1908
nella natìa gentilezza toscana? Che importa più, questo. Ebbene
147
1908
chiarire il profondo dissidio che rinasce, ogni giorno, fra
148
1908
essenza, nè i dettami che sorgono dai libri e
149
1908
uno stato di ottusità che la rattrista o che
150
1908
che la rattrista o che la irrita. Essa non
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1908
irrita. Essa non raccoglie che vaghe e confuse espressioni
152
1908
e di forza, espressioni che aleggiano, incerte, nei musei
153
1908
nelle vie, nei palazzi, che non si legano a
154
1908
memoria e nella fantasia, che non sono parte e
155
1908
e vita di vita, che, infine, presto svaniscono, lasciando
156
1908
di gustare qualche cosa che è eterno, come bellezza
157
1908
talvolta contro Firenze istessa che essa rinnega, di cui
158
1908
rinnega il fascino, posto che essa non era capace
159
1908
capace di sentirlo. Ah che noi ne abbiamo udite
160
1908
di viaggiatori, di viaggiatrici che, pure, non erano grossolani
161
1908
non erano grossolani touristes, che, pure, avevano consumato tutto
162
1908
ammirare, per commuoversi, e che nell’ira dell’impotenza
163
1908
e rigida analisi spirituale che ogni anima deve fare
164
1908
e fallace spirito nostro, che negare la verità che
165
1908
che negare la verità che il tempo e gli
166
1908
Ma vuol dire, dunque, che bisogna visitare Firenze con
167
1908
antica? Vuol dire, dunque, che bisogna averla, quest’anima
168
1908
la sua duplice bellezza che le venne da Dio
169
1908
venne da Dio e che le venne dagli uomini
170
1908
ogni energia intellettuale? Ciò che non si ebbe dal
171
1908
ebbe dal temperamento, ciò che non si ebbe come
172
1908
dai larghi volti calmi che il Masaccio amava, accanto
173
1908
quelle leggiadre figure muliebri che furono nel tempo, oggetto
174
1908
e di Dante, quello che unì, per sempre, nel
175
1908
e l’amore, quello che dette, per sempre, all
176
1908
italiano, questo carattere religioso che mai più perderà; in
177
1908
di Colei, della Ignota che ebbe compassione di Dante
178
1908
di Dante dolente, e che egli amò, per la
179
1908
stanco, ed esausto. Ah che nulla è più raro
180
1908
nulla è più raro che avere, in dono un
181
1908
un’anima antica: e che nulla è più fugace
182
1908
care mi dispiacciono: quelle che mi dispiacciono, finiscono per
183
1908
crisi intellettuali e morali, che, in fondo, sono causate
184
1908
di guarire, domanda ciò che guarisce, cioè il silenzio
185
1908
accorgermene, non volendo vedere che i fantasmi della mia
186
1908
e disdegnando i fiori che si aprivano sugli steli
187
1908
steli, non volendo udire che le voci che mi
188
1908
udire che le voci che mi parlavano misteriosamente, nella
189
1908
quella febbre della creazione che dà le ali all
190
1908
ali all’anima e che le dà, veramente, alla
191
1908
dà, veramente, alla mano che scrive! In verità, nessun
192
1908
dall’altro, un libro che voi leggerete stampato, o
193
1908
bello palazzo del Quirinale che fu dei Papi, poichè
194
1908
lascia in inverno, sempre che può, la capitale, per
195
1908
andarsene: e tanto fa, che il Parlamento si chiude
196
1908
la Città Morta. Ah che spettacolo singolare e pesante
197
1908
di noia, di incertezza che si riflette, in ogni
198
1908
militare, una enorme burocrazia che ondeggia, da Torino a
199
1908
Roma, una burocrazia immensa che sta, in Roma, suo
200
1908
aggira, innanzi ai monumenti che niuno guarda, nelle chiese
201
1908
niuno guarda, nelle chiese che nessuno frequenta, innanzi ai
202
1908
queste giornate di estate, che nella Città Morta, più
203
1908
fugge ed è fatale che ne fugga, da queste
204
1908
florida corona di ville che l’abbracciava, in frescura
205
1908
e la lieve voce che mi parlava di nobili
206
1908
caduta l’ombra amica che attenuava i calori estivi
207
1908
occhi, esecrazion dell’anima, che sono sorte, ove erano
208
1908
la sua apparente floridezza che covre male lo stento
209
1908
di una crisi edilizia che ha mangiato milioni, che
210
1908
che ha mangiato milioni, che ha gittato a terra
211
1908
tante grandi famiglie, e che ai profondi, incalcolabili danni
212
1908
danni estetici e igienici che non si possono misurare
213
1908
in Roma e quello che vi si è sostituito
214
1908
misteriosa forza di resistenza, che hanno le pietre consacrate
215
1908
vita estiva a coloro che non possono lasciar Roma
216
1908
settembre: poi, hanno pensato che qualche telegramma di sindaci
217
1908
voi, mai, a coloro che vi hanno assunto, come
218
1908
segnacolo in vessillo e che, intanto, non eran degni
219
1908
Perdonerete voi a coloro che vi hanno deturpata nella
220
1908
Firenze, giugno...... ¶ Una cosa che ho sempre singolarmente rimpianta
221
1908
mentalità appena sufficiente, invece che una creatura pensante e
222
1908
diletta amica lontana, voi che avete fatto della vostra
223
1908
bella e più laudabile che di aver prodotto un
224
1908
capolavoro in arte, immaginate che doveva esser di fantasticamente
225
1908
artistici dei maggiori principi, che fecero a Firenze una
226
1908
e leale razza nordica, che aveva conquistato la sua
227
1908
e alto del carattere, che aveva conosciuto il rigore
228
1908
di una piccola corte, che aveva temprato a ciò
229
1908
ciò il suo spirito, che aveva amato la guerra
230
1908
passionato e corrisposto e che era stato, ogni giorno
231
1908
trapiantate in quei palazzi che videro, e videro veramente
232
1908
non è un sogno che lo videro, Dante Alighieri
233
1908
insomma, vivere questo Poeta, che pare fatto della essenza
234
1908
i fantasmi? Pensate voi che nelle vie, nelle case
235
1908
dei ministeri? ¶ Pensate voi che nel paese ove le
236
1908
stonatura, ahimè, irreparabile! Ah che voi ed io, nella
237
1908
antica bellezza immutabile, irriducibile che è Firenze, bellezza di
238
1908
di questo antico ricordo, che non è neppure personale
239
1908
non è neppure personale, che fu ombra fugace, di
240
1908
Perchè invoco un anacronismo che, in fondo, offese per
241
1908
pelliccie, ricoperte di gemme che s’incontrano nei quattro
242
1908
e, spesso, artifiziale, pare che sappiano quanto vi sia
243
1908
mirabile piazza di Spagna, che niuna penna di poeta
244
1908
la scala della Trinità, che ha le sue ore
245
1908
leggono le parole fatidiche che vi aprono i confini
246
1908
dalle grandi pietre preziose che non si usano più
247
1908
vi è passo umano che rompa il silenzio; innanzi
248
1908
loro spirito: probabilmente quello che essi vedono, che essi
249
1908
quello che essi vedono, che essi assaggiano, che essi
250
1908
vedono, che essi assaggiano, che essi assaporano, con manifesto
251
1908
anima stanca: probabilmente! E che importa! Giova, in certi
252
1908
l’anima di Roma, che è in tutto questo
253
1908
e fuori di questo, che è nelle ombre di
254
1908
Roma! È ben strano che gli snobs del Grand
255
1908
Ah essi non sono che i precursori, essi non
256
1908
precursori, essi non fanno che additare la via e
257
1908
avranno trovata la strada che mena alle comprensioni arcane
258
1908
sole, a un sole che non ci riscaldava, tu
259
1908
non ci riscaldava, tu che leggevi le parole di
260
1908
alla metà d’aprile, che abitare l’Hôtel Minerva
261
1908
sale, per i corridoi, che sottane nere, su cui
262
1908
anche la prima volta che sia giunto colà, o
263
1908
per uno stretto dovere, che è diventato una passione
264
1908
E nulla sanno altro, che quanto hanno nello spirito
265
1908
li aspetta quel Vaticano che è una città, ove
266
1908
o vuole accorgersi e che basta all’osservatore intravvedere
267
1908
è la fiamma: e che ogni tanto, per una
268
1908
i noncuranti! Singolar mondo che una donna, ahimè, può
269
1908
lo stemma, talvolta papale, che ricorda il grande antenato
270
1908
il Crocifisso, immenso mondo che gli uomini non vogliono
271
1908
vedere e misurare e che le donne non possono
272
1908
passato. Un uomo politico che ha toccato il bene
273
1908
vero, l’uomo sincero, che vi griderà il suo
274
1908
egli disprezzi la passione che lo ha sedotto e
275
1908
solenne, mentre il sole che rende di fuoco, al
276
1908
alpine: e l’aria che respirate, vivida, vi sembrerà
277
1908
di neve, la bufera che fischia attraverso le gole
278
1908
gole deserte, la valanga che precipita dall’alpe omicida
279
1908
coi loro giardini floridi che ricordano quelli della regina
280
1908
di ricchezza, di magnificenza che essi rappresentano? Ma per
281
1908
troverete degli scogli brulli che bruciano al fiero e
282
1908
è disseccata la flora che l’uomo vi piantò
283
1908
nube di polvere secca che si avvolge, sotto il
284
1908
quotidiana di una città che nè viaggiatori, nè touristi
285
1908
nè uomini politici sanno che sia. Io ho visto
286
1908
Morta, non già Bruges che vive e palpita, almeno
287
1908
Città Morta, Roma, Roma, che fu, che dovrebbe essere
288
1908
Roma, Roma, che fu, che dovrebbe essere, il centro
289
1908
storia, fra le persone che parlano un’altra lingua
290
1908
parlano un’altra lingua, che hanno altri sentimenti, altri
291
1908
crudele! Nella suprema volontà che dispose le cose umane
292
1908
sè una ragione ineluttabile che, spesso, non conosciamo, che
293
1908
che, spesso, non conosciamo, che, spesso, non conosciamo che
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che, spesso, non conosciamo che troppo tardi; e che
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che troppo tardi; e che talvolta, noi moriamo senz
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forza segreta e invincibile che sarebbe brutale e schiacciante
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vicina ragione di bene che finisce per manifestarsi, in
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virtù collettiva e attiva che è la carità umana
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e solitaria e infeconda, che è la rassegnazione. L
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un male crudele. Coloro che hanno le fibre sensibili
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spesso senza mormorare: coloro che hanno il cuore vivido
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si ribellano. Tutti quelli che amano, per le ragioni
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giorni, accanto alle persone che amano, in una consuetudine
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completi, in quegli amori che farebbero ricredere il pessimista
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noia più esasperante? Ah che tutti, nell’amore, nell
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maternità, in questo sentimento che è il solo a
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sentito quella cosa orrenda, che è l’odio della
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quante volte la bocca che continua a sorridere alla
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il fiume d’ingiurie che ne sgorgherebbe, ingiurie ingiuste
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ingiuste, inique, infami, ma che salgono alle labbra dalle
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cruenta! È la schiava che, a un tratto, si
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un tratto, si accorge che essa è coronata di
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coronata di rose, ma che ha un anello di
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piede; è l’anima che si è saputa sempre
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saputa sempre libera, e che si sente presa. È
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presa. È lo schiavo che suona delicatamente la cetra
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rallegrare il festino, ma che impallidisce al pensiero della
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al pensiero della frusta che lo minaccia: è il
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minaccia: è il cuore che ha salutato la libertà
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salutato la libertà e che sente di averla perduta
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e odiamo acerrimamente quello che amammo: e vorremmo veder
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vorremmo veder perire quello che ci lega: e pur
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tutti i sacri altari che le nostre mani, i
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voi, ora, creatura timida, che il viaggio è un
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ribellione, essa abbandona quello che amava, un essere vivente
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cade, va in frantumi. Che importa! L’anima umana
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Roma? Tutti gli italiani che vi convengono, per una
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i meno antichi, ma che dicono egualmente il fasto
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solitudine e della sterilità, che è la campagna romana
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e di Torino. Ah che la bellezza dei paesi
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Orcagna, aspirando le fragranze che vengono dalla florida campagna
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piacere spirituale delle cose che non sono più, delle
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quei nostri vili morbi che sono i preconcetti, i
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luoghi comuni, le ottusità che si ammantano di scetticismo
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con fede, alle impressioni che, lievi in principio, si
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più lunghi, il filtro che Roma appresta e oblierete
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ordine cronologico. La viaggiatrice che le ha scritte, è
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più moderni, in paesi che sono restati come erano
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restati come erano o che si sono mutati: una
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una serie di visioni che la fantasia sogna novellamente
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una serie di visioni che non sono più la
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la realtà, forse, ma che furono una realtà: o
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una serie di visioni che, ancora, palpitano dì verità
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dei musei: ma ciò che essi esprimono nel passato
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nel presente: ma ciò che e lo spirito profondo
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intimo fluido delle cose, che ebbero vita dal pensiero
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dal sentimento: ma ciò che è l’anima degli
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La viaggiatrice non viaggia che per veder questo, per
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fredda analisi, voi troverete che, sì, è vero, partire
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morire un poco, ma che noi moriamo, ogni giorno
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quadro, o non altro che il disegno lineare di
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cristiani, alla voce segreta che vi avverte del cammino
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alle voci della scienza, che vi parlano delle continue
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questo lento decadimento, acciò che il nostro passaggio non
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poco! È tanto vero, che noi ci leghiamo al
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ardor triste passionale, quello che si ha pei cimiteri
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per le care tombe che non si possono visitare
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fiori: è tanto vero, che l’avvenire, al più
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Vita sembra una chimera che lusinga, che delude, che
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una chimera che lusinga, che delude, che sparisce, neppure
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che lusinga, che delude, che sparisce, neppure una chimera
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volgari atti, anche quelli che paiono vibranti di vitalità
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di vitalità, anche quelli che sembra debbano sfidare il
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del corpo, dell’anima che è il viaggio, perchè
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affascinate ed esaltate? Oh che un poco di noi
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linee, i medesimi suoni, che un poco di noi
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stessa gente, amica mia, che oppressione profonda, che lugubre
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mia, che oppressione profonda, che lugubre carcere, che morte
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profonda, che lugubre carcere, che morte quotidiana, più muta
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sconsolata! Diamo, diamo questo che di noi si parte
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ogni giornata, alle città che mai vedemmo, che tanto
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città che mai vedemmo, che tanto anelammo di vedere
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tanto anelammo di vedere, che finalmente vediamo, a strade
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vediamo, a strade sconosciute che ci apparvero nei sogni
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sogni della immaginazione e che diventano una realtà, a
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una realtà, a camere che mai non abitammo e
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mai non abitammo e che abitiamo per una sola
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di tinte, di linee che giammai lusingarono i nostri
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a combinazioni di suoni che non udimmo mai e
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non udimmo mai e che udiamo con la delizia
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nuovi! Oh quel poco che di noi fugge, via
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morto, disperso, quel poco che è parte di noi
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parte di noi e che perisce o si trasforma
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o si trasforma, ma che ci lascia, ci lascia
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ed elegantissime delle donne, che sono mai queste perle
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coperte ? Voi non vedete che argento, oro e biglietti
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nulla in tasca, e che il vostro albergatore vi
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una folla di persone che ha guadagnato o ha
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quasi non sa quello che ha perduto, o che
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che ha perduto, o che ha portato via, e
391
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abito di donna, chimera che luccica, chimera che tintinna
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chimera che luccica, chimera che tintinna, che squilla, che
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luccica, chimera che tintinna, che squilla, che voi stringete
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che tintinna, che squilla, che voi stringete nella mano
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stringete nella mano, e che vi sfugge, che ritorna
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e che vi sfugge, che ritorna, che va via
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vi sfugge, che ritorna, che va via luccicando, tinnendo
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per cento delle persone che riempiono il palazzo del
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toilette per le signore, che è un salotto squisito
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la gran signora inglese, che viene sempre di sera
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rose, coperta di gioie, che chiacchiera vivamente, sempre, con
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amica; la piccola genovese che arriva col suo vestitino
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modesto, con la mano che tiene ferma la borsetta
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sposina francese, elegantissima, briosissima, che viene a gittare nel
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donna ignota, vestita semplicemente, che fa un giuoco d
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e la ragazza sciocca che viene ad arrischiare un
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tutte le donne infine, che, per gusto, per capriccio
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vecchiaia, le cui mani che prendono, hanno qualche cosa
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verde, intorno ai rastrelli che vanno e vengono, intorno
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1908
vedono, in gran parte, che agitarsi mani gemmate, alcune
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d’oro, le borsette che sono il segnale caratteristico
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guardare la pallina bianca che salta, esse dimenticano la
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1908
insieme, perdere tutto quello che avevano portato, nella prima
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pensare e indovinare colpi, che non potranno giuocare; ne
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1908
e delle prudenti, sapienti, che aspettavano la vena, che
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1908
che aspettavano la vena, che si portavano via, mille
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1908
al primo colpo contrario, che indicava la fine della
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1908
del giuoco, diciamo così, che aspettavano un’ora, sedute
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1908
sera, quella folla feminile che giuoca, o che guarda
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feminile che giuoca, o che guarda il giuoco, si
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1908
dame, di grandi impure, che vengono al Casino, a
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1908
piumati, con le perle che discendono dal collo alle
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false nobili! Le donne che arrivano alle nove, giuocano
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1908
il grosso giuocatore, quello che ha molto vinto, e
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alle undici e venticinque, che riporta a Cannes, a
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Nizza, tutte le giuocatrici che non abitano a Montecarlo
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1908
treno della notte, dico, che raccoglie tutte queste donne
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e molti sonnecchiano — quelli che hanno perduto — e le
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quel treno così bizzarro che sembra l’uscita di
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1908
una grande festa, e che porta tanti esseri stanchi
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1908
diventati fiacchi, lo stomaco che digerisce male, i polmoni
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1908
fra i suoi colleghi, che sono stati spodestati ieri
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1908
Montecarlo, di demi-mondaines che debbono colà cambiare di
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maschile esotico, singolare, foltissimo, che vi gravita intorno. Costoro
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1908
giuocatori timidi, tutti quelli che nascondono con più o
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1908
vale a dire quelli che giuocano senza dare nessuna
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1908
discorrere sommesso e gentile che è la nota costante
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sue sontuose bianche terrazze, che guardano il mare, che
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che guardano il mare, che guardano la via ferrata
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1908
Per i nuovi, bisogna che, per entrare al Casino
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1908
costa troppo! Non costa che un fastidio: si entra
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1908
il paese, e Palbergo che abitate, il paese donde
443
1908
E queste informazioni brevissime che, poi, servono a un
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perfettissimo sistema di polizia, che, servono, in caso di
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1908
è fatta. Si dice che, in quel minuto, da
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a uno dei guardaroba che funzionano precisissimamente, non si
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1908
o sala di coloro che hanno troppo guadagnato o
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1908
o troppo perduto, e che sono fuggiti dalla sala
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sigaretta, in questo hall che sembra l'anticamera del
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le favole di coloro che ve le narrarono! Udendo
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ore al giorno, udendo che qui si perdono delle
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delle fortune si guadagnano, che vi è chi porta
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ogni tanto, fuggendo, colui che va lontano con l
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rastrelli dei croupiers, colui che va, lontano o vicino
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1908
assoluto di voci umane che esprimano un sentimento, un
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1908
non parla all’amico che ha accanto, per cui
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non risponde alla moglie che lo avverte, all’orecchio
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1908
all’orecchio, dell’ora che passa, per cui la
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non risponde all’amante che l’ha fornita di
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1908
e di danaro, e che vorrebbe suggerirle una giuocata
461
1908
s’il vous plaìt, che è il ritornello gentile
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1908
anche tranquilla del croupier che annunzia il numero, il
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più povere, impassibili, esse, che sono così nervose, che
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1908
che sono così nervose, che amano tanto il danaro
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1908
amano tanto il danaro, che adorano il giuoco, e
466
1908
adorano il giuoco, e che, in fondo all’anima
467
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curva graziosa e dolce, che le fa cadere proprio
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innanzi ai giuocatori forti, che riuniscono le monete per
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luigi dei piccoli giuocatori, che non osano decidersi, e
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1908
uno squillo vivo, costante, che vi perseguita anche dopo
471
1908
ricche, talmente ricche, talvolta, che dentro i suoi denti
472
1908
oro e d’argento che se ne va, verso
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1908
oro e d’argento, che, spinto dal rastrello va
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1908
rastrello va verso coloro che hanno vinto e il
475
1908
pezzetto di tappeto rosso che indica la rouge, e
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e non vi è che questo luccicare mite degli
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luccicare mite degli scudi, che balzano graziosamente, questo mite
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mite scintillare di napoleoni, che rotolano gentilmente, non vi
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gentilmente, non vi è che il biancheggiare dei biglietti
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sotto i vostri occhi. Che sono queste vesti chiarissime
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ci cantava tutto quello che volevamo, suggerendogli, noi sommessamente
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quell’aria di Caldara, che è una delle più
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quella Nina di Pergolese, che è tutto un singolare
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è più il bianco che il biondo. Ma la
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di quel fuoco interno, che ha sempre alimentato la
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di quelle appassionate romanze che sono Carmela e Dopo
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sono Carmela e Dopo, che sono Vorrei morir e
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quelle romanze aggraziate, delicate che sono l’Ideale, l
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pensiero musicale All’alba, che ha in sé, tutto
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noi, egoisticamente, gli domandammo che ci ripetesse i suoi
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trionfi, gli cercammo, avidamente, che ci ridonasse il canto
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vecchie cose, di quelle che hanno fatto e che
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che hanno fatto e che rifanno, anche adesso, il
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bianche: ma l’anima che si abbandona al sogno
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arte e di pensiero, che ascoltavano: e udimmo quello
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ascoltavano: e udimmo quello che un anno fa, che
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che un anno fa, che ieri, è sgorgato dalla
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dei paesaggi toscani pare che vibri in dolce ritorno
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quell’Adolfo de Bos che ha messo tutto il
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ineffabile di tristezza musicale, che vi tira dal cuore