parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
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1986
mostri Donna Colubrano Pignatelli che studiava matematica o Mariangela
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matematica o Mariangela Ardinghelli, che aveva scritto su una
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Lenòr. Ma libertà di che? Di leggere, scrivere, pensare
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fanno bene. Vincenzo dice che se ti dai a
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entra in una setta che vuole il bene universale
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sentiva innocente. Non desiderava che d’esser felice. Non
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a chi. Poi pensò che non doveva chiedere soltanto
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no, lasciandogli tuttavia immaginare che forse, chissà. Lui la
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tra zampogne e svolazzi che inquadravano il nome pastorale
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recepiva subito, col talento che possedeva per quel genere
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sogni teneri e impossibili che le preparavano ogni sera
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mani nell’aprirlo. Vovó, che sferruzzava stancamente nel salotto
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gloria, e graziosamente disponevano che la detta signora pregiasse
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maledire vanità e ambizione che procuravano simili tormenti. Strappò
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per conto di Tanucci, che voleva fare “un po
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indicazioni politiche di Sanges, che grazie all’opera dei
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angolo si nascondeva Jeròcades, che le fece un cupo
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bonomia, quasi a dire che aveva perdonato l’Arcadia
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in modo così feroce che il poveraccio s’avvicinò
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nomi dei poeti. Avvertì che si sarebbe giudicato dall
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dei versi. Era Papadia che leggeva, un bel canto
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orecchio. ¶ «Maru’» sussurrò. «Guarda che zizze tiene la poetessa
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un piolo della balaustra che mostrava una piccola crepa
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piccola crepa. “Sentiva”, però, che il re continuava a
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occhiaie. Volle andarsene prima che distribuissero i lauri d
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al braciere d’ottone che andava alimentato di continuo
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e sciamannato di lazzari, che reggevano sulle spalle una
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seguivano Madonne e Maddalene che si strappavano capelli, vesti
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Gennaro, dei mille altri che avvenivano in certe chiese
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piaciuta un’idea strana. Che Dio fosse una povera
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veniva sconfitta. Le pareva che Dio, così, acquistasse aspetto
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lo stesso, perché sapevi che, se avesse potuto, avrebbe
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dei preti. ¶ In definitiva, che senso aveva tutto? Niente
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esisteva davvero soltanto quel che capirono gli antichi: il
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Avevano ragione i Napoletani, che dai Greci antichi discendevano
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adda ì», ben sapendo che nessuno, nulla modificano il
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corso delle cose. E che però niente al mondo
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forza generarne un altro, che gli somiglia perché è
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Tu aspetta e ciò che deve avvenire avverrà. Se
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o evitarlo, vuol dire che doveva andare in questa
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dà ragione a Leibnitz che un mondo diverso, migliore
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Senza, era nulla. Peggio che morta: insignificante. ¶ Religione anche
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altra piccola cosa religiosa che le dava soddisfazione, sicurezza
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il caffè. L’odore che gonfiò dal becco della
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le uscì tanta civetteria che Pietro si sarebbe contorto
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si sarebbe contorto. Scrisse che voleva raggiungere Vienna, magari
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nuvole, aprendo squarci azzurri che si riflettevano sul mare
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Pagano raccontava della tragedia che intendeva scrivere, tanto per
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sonetto, Vincenzo?» ¶ «Ho saputo che il re, cioè Tanucci
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po’ polemica. «Tu di che ti stai occupando? D
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D’una piccola principessa che...» ¶ «Ohé» rise lui. «Guarda
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Ohé» rise lui. «Guarda che con Mariangela è abbastanza
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hai ancora parlato?» ¶ «Certo che lo farò. Ma non
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discorso. Hai capito ciò che ho detto? Dobbiamo mandare
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anche Genovesi. Ecco di che mi vado occupando io
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Liscia la regina più che puoi: il re lo
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Non lo so. Tu che sei donna, che ne
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Tu che sei donna, che ne dici?» ¶ «È forte
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ogni modo è importante che trovi adesso le influenze
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scelta.» ¶ «È una donna che vale, Lenòr. Quando le
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tanto giansenista. Lo so che le nostre dame non
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grande e onesta dama che non abbia le proprie
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e monaci a strillare che per la troppa scostumatezza
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Però era un fatto che nella Salata, a San
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Ma, forse, il giorno che avesse saggiato il gusto
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caro, ma distratto riguardo che s’usa pei ragazzi
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abbandonò a cattivo immaginare che, per quanti sforzi facesse
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pure avrebbe dovuto sbottonarsi: che cosa complicata e ridicola
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Deus do Céu, Lenòr, che stupida! Vergogna! ¶ Niente da
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altro, scrollò le spalle. ¶ Che piacere poteva esserci in
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realizzato da Giuseppe Raimondi, che Sanges le portò fresco
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provata quando Vincenzo stabilì che l’epitalamio si sarebbe
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varcasse l’arcana linea che, fino a quel momento
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convinzioni, da una cosa che aveva scritto lei. Rabbrividì
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riflettere su questa responsabilità che ci si assume stampando
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pensare al nome pastorale. Che non sia, per carità
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giovane falce di luna che s’inarcava nel cielo
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d’un mondo meraviglioso che sarebbe venuto un giorno
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era avvicinato molto. Pensò che doveva rispondergli. ¶ «Mi sento
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C’è una cosa che adesso mi preme più
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tono supplichevole. «Io voglio che anche voi entriate nella
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questa organizzazione?» ¶ «Una dama che scrive, come voi, può
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maniere, accrescere la dolcezza che vi regna, con i
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ha impedito, e impedisce, che il meraviglioso disegno si
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di sdegno: «Oh no, che dite! Le religioni sono
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è questo il mondo che noi sogniamo». ¶ «Ma voi
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realmente dei beni innumerabili che il Grande Architetto ha
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è una strana cricca che cresce dappertutto. Non so
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piena di banchieri». ¶ «Ma che fanno?» ¶ «Per quanto ne
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po’: ho la sensazione che abbia soprattutto interesse personale
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soprattutto interesse personale a che tu entri nella società
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c’è troppa gente che non mi piace. E
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simboli, gl’intrighi. Ricordati che quand’uno entra a
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Non poteva sempre accettare che Vincenzo pagasse per lei
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tornarsene a Roma, ora che il papa pareva voler
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necessità? Ma le vie che il mondo ti presenta
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Non vedeva l’ora che Maria Carolina giungesse a
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Quei letterati da strapazzo. Che gloria potrete mai ricavare
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essere accademica di... Di che cosa?» ¶ «Dei Filaleti» esclamò
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Casti, Metastasio. Questa sì che è una grande organizzazione
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organizzazione culturale! D’uomini che l’Europa onora. All
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Filaleti.» ¶ «Restateci. Cosa volete che importi? Ma state alla
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vide Pagano, pallido, teso, che non cessava di fissare
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davvero proprio tutto quel che sai?». ¶ Chiara strinse le
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io so sta sicura che le saprà anche lei
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compunta: “Ah già. Dimenticavo che voi, San Marco, conoscete
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poi Chiara Pignatelli raccontò che Ferdinando nient’altro sapeva
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nient’altro sapeva fare che sparare alle fucétole, baciar
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com’è. Lo sapete che il re, anche adesso
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Maddalena Serra. «Ho impressione che con questa austriaca dovremo
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discorso già iniziato: «Certo che no, perdio! Io farei
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forza, discutendo della spedizione che Tanucci preparava, d’accordo
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politica concordata» osservò Vincenzo. «Che vogliamo conquistare? Dobbiamo dimostrare
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vogliamo conquistare? Dobbiamo dimostrare che questo Regno è veramente
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si compiono in silenzio.» ¶ «Che coglionerie vai dicendo, Frusti
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monarchia è sempre monarchia! Che ha da fa’ rivoluzioni
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faccia sudata. A Galiani che rideva borbottò: «Abba’, m
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Il musicista mostrava più che mai aria cupa, Galiani
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Galiani lo sgridò. ¶ «Ma che canchero tieni, Giova’! Dovresti
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nell’accento pugliese. «Questa che dici tu non è
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le spalle, esclamò: «Prima che te ne vai dobbiamo
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uno studente del Conservatorio che si chiamava Cimarosa. ¶ «Pure
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le dame. ¶ «Mo’ speriamo che a nisciuna le viene
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allevava castrati? Lo sapete che quest’anno a Napoli
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di Gluck.» «Paisie’, voi che ne dite?» «E Logroscino
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del piccolo concerto improvvisato che arrivò Luigi Primicerio. La
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Primicerio. La prima volta che lo vedeva. Provò leggero
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a lungo scontenta. E che diamine aveva, colui? Un
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infine ad Angiola Cimino, che gli fece cenno degli
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avere molta fortuna”, il che spiega la successiva battuta
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sposa, per la città che tripudiava, in corteo memorabile
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tripudiava, in corteo memorabile, che lei applaudì con Sanges
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apposta. ¶ La prima volta che vedeva il famoso teatro
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d’arte, intelligenza, bellezza, che a sua volta rigorosamente
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e bicchieri. ¶ «È ciò che mi dà rabbia» disse
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solo a questo punto che il teatro piombò nel
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sipario su una scena che strappava applausi. Ma non
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in direzione delle ballerine, che ridevano e rispondevano a
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frequentatori restò al galà che, dopo il Peleo, si
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esempio, al San Carlo? Che marmaglia? È così dappertutto
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nelle Università. Le persone che contano sono ancora loro
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nobili, magistrati, preti imbecilli che non valgono nulla. Per
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noi, altrimenti i pochi che capiscono, come Tanucci, non
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un altro dei nostri che aiutiamo a emergere.» ¶ «Io
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e non mi pare che...». ¶ Lui scoppiò a ridere
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quasi tutta a me, che non studio nemmeno più
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sapete. Di quei titoli che non risalgono oltre il
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del frustino. Va beh che pure i Pignatelli... Loro
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Sono io, in verità, che non so cosa voglio
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politica. Mi consolo pensando che non sono l’unico
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In fondo non desidero che star tranquillo, nell’aurea
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frutta e la verdura che ci portano dai giardini
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Per lo scambio. Sapete che a Londra da non
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Teresa, si sono accorti che in queste cose sta
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anche per simili idiozie che il Regno soffre. E
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nessuno ne sa gran che, se si eccettuino Genovesi
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stupirsi. Con l’educazione che gl’impartisce Sannicandro...» ¶ Si
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intorno, Lenòr. Tutti quelli che vedi con la faccia
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sono Luciani». ¶ «Ma questi che vedo sono piccoli, sparuti
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È pieno di cannoni, che sparano quasi fino al
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dell’Ovo» sorrise Sanges, che le aveva seguito il
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tufo straripanti di vegetazione che lambiva l’acqua. Di
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Le barche dei Napoletani che sanno vivere» sorrideva Sanges
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cale insinuate nel tufo, che spandeva a fior d
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deviò, lei s’accorse che quei ponti, gli scogli
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contro un promontorio celeste che forse segnava la fine
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Sanges bisbigliava i nomi che gli uomini avevano dato
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chiasso, brulichio di gente che caricava, scaricava, nella spiaggia
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d’escrementi e fango che il sole, sebbene martellasse
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contenere tutta la gente che vuol godersi lo spettacolo
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un carrozziere del Pendino che aveva... Aveva abusato d
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donne, volgari e scostumate, che cantavano e danzavano, poi
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allegra golosità alla folla che rideva, fischiava, insultava. Gli
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militari con giberne bianche che veniva ridendo in direzione
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invisibili, forcelle. Meno male che c’erano gli occhi
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brutti, nel clamore inquietante, che s’era rivelato necessario
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di conoscere l’uomo che l’avrebbe svegliata. ¶ Come
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duro, prominente. Non uno che non vi posasse gli
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Paisiello, il famoso musicista, che però, quando s’aggirava
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felice: il tempo dolce che s’andava aprendo agli
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vovó. ¶ Povera nonna. Ora che il salotto Fonseca Lopez
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disgregato, non le restavano che titìo e i giansenisti
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nei lombi, alle gambe. Che peccato: sarebbe stata contenta
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e stringeva, mentre proclamava che, per alti meriti letterari
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preparato per la circostanza, che cominciava ¶ Deh, dolce Musa
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la tua ancella ¶ e che l’era costato due
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un settenario quell’“Olcesamante” che era di per sé
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sia il “devota Epolnifenora” che il “semplice Olcesamante”. ¶ Naturalmente
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bel sonetto a coda che finiva ¶ E un dì
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sola mostrerete al mondo ¶ che nel giunger di gloria
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alla giovane principessa austriaca che il re avrebbe di
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posarono stizziti su Sanges che faceva il cerimonioso con
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brava, ormai. È giusto che tu faccia parte del
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vi sono altre donne che mia madre. No, non
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mai farlo.» ¶ «Ma sì che puoi, Lenorzinha. Vem comigo
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e quello dei sigaretti che un paio dei convenuti
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bei capelli biondi, ondulati, che gli scendevano sul collo
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lì a poco apprese che si chiamava Gennaro Giordano
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presentato la comitiva, imparò che il ragazzo rosso si
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volte vi siete lamentati che a questo nostro salotto
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sia giunto il momento che faccia il suo ingresso
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e vi so dire che ne ha fatto buon
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benvenuta, Eleonora. Io spero che vostro zio v’abbia
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abbia nutrita dello spirito che anima, chi più chi
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improvvisa. L’era parso che posasse, con aria tenera
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negli occhi perché capisse che lo valutava, ci riuscì
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napoletane: puerili. Non restavano che due o tre d
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Fontenelle ¶ Sublime ingegno gallico ¶ che di tanto avanzasti la
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il verace saper; tu che mostrasti ¶ come in spazio
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ardite ¶ vittorie del saver che il Cuor sospira. ¶ Mentre
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altri.» ¶ «Non sei tu che comandi» mormorò, astioso, Giordano
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perché leggiate gli autori che ho citato. Se volete
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Si tratta d’opinioni che nessuno può confutare, se
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a fissarla, si capiva che bramava battersi, figurare. ¶ «Per
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Per esempio. Puoi negarmi che tutto quanto gli uomini
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si fa a sostenere che l’anima è immortale
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anima è immortale e che però Dio non esiste
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Non è lo stesso che Dio? È una contraddizione
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cadrebbe. La verità è che gli unici filosofi degni
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Io pensavo, chissà perché, che aveste poetato alla maniera
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materna propensione, dal momento che quei bambini grandi s
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lucenti, magari quel petto che sì, si stava facendo
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suoi... nouveaux philosophes! E che diranno mai di tanto
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capirlo. Ti rendi conto che parlare oggi, qua, nelle
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di Sannicandro? Le gabelle che paga pure il lazzarone
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le tasse. Faccio notare che, al momento, questo succede
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infuriò Giordano. «E noi che siamo? A me m
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Pagano, te?». ¶ «Ma voi che avete fatto, finadesso?» disse
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Dove la vedi? Dimmi che fine ha fatto Giannone
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quella filosofia dei Domenicani che gli piace tanto.» ¶ «E
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migliorare. Il bello è che... studia legge! Lui che
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che... studia legge! Lui che disprezza tanto gli avvocati
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s’occupa di cose che non le competono, dimenticando
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non le competono, dimenticando che Nostro Signore ha detto
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la faccenda della chinea, che qua, a Napoli, è
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di Carlo d’Angiò che il re di Napoli
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amicizia. Aveva presto capito che non sarebbero fiorite storie
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in fondo, tutti quelli che vogliono imporre libertà, uguaglianza
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una virgola di ciò che pensa.» ¶ Fu stupita per
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parte di certi rivoluzionari che se dovessero vivere per
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i festoni dei panni, che garrivano a un piccolo
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al senato adulto. Apprese che la famiglia Fonseca poteva
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né protervi, del fatto che fossero signore e forestiere
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Prezzi e qualità migliori che a Roma, specie per
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1986
cuore d’oro pallido che si chiamava scarola, un
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delle persone, dei fatti che scandivano vita quotidiana in
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e dintorni. ¶ Pareva impossibile che in quella confusione, in
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norme. S’accorse invece che frastuono, brulichio, agitarsi erano
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lì a qualche mese, che anche Napoli piomba nell
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baratro d’acque cupe che crosciano torrentizie per le
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d’una fiumana giallastra che, alimentata dalle cascate dei
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1986
staccavano di corsa lazzari che, ridendo e tremando, caricavano
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1986
altra sponda. Le spiegarono che questo servizio costava solamente
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1986
capère. La prima volta che ne vide una fu
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1986
tratto levò la mano che stringeva qualcosa tra indice
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1986
mostrò, ridendo, alla cliente che pure rise. Quando la
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1986
viventi e roba sporca che stagnava, grasso, nel fondo
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1986
coccio, setacci, pezze colorate che avrebbero scambiato con stracci
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1986
di varecchina ed acido, che aveva visto alla Platea
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a buccoli. ¶ Le parve che il re, nel passare
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nel ventre, di quelli che, da qualche settimana, ogni
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A casa s’accorse che per la prima volta
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1986
Il primo nobile napoletano che conobbe fu il padrone
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o col proprio cocchiere (che chiamava Strùmmolo, compiacendosi in
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1986
e merda di cavallo. ¶ «Che li possano ’mpennere» bestemmiava
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migliori fra i molti che da un po’ componeva
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Fedro, poi un diariuccio che trovò presto insulso. Descrisse
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1986
mistero del loro stemma, che partiva in uno lo
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1986
spiegarglielo. Papài aveva risposto che le antiche scritture araldiche
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scrivono poesie». ¶ Gli rispose che versi non ne aveva
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1986
trattavano, con naturalezza, sentimenti che lei pensava andassero nascosti
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andassero nascosti; pareva, addirittura, che i poeti si divertissero
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La colpì il fatto che senza vergogna gli autori
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un po’ colpevole. Pareva che il petto crescesse, forse
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il volto della dama che incantava il poeta. Le
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riferivano, inoltre, ad ambienti che forse lei non avrebbe
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per Chiaia, certi fulgóri che, al crepuscolo, s’accendevano
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altri versi più semplici, che davano, però, gran voglia
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danzare. Un’allegra tiritera che lei mescolava apposta, senza
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lei mescolava apposta, senza che musica e ritmo si
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Passò quel tempo, Enea, ¶ che Dido a te pensò
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riempì fogli di versi che sgorgavano con facilità, ma
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disse, sorridendo: «Son sicuro che diventerai quel che sognava
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sicuro che diventerai quel che sognava Vico: “Sabina donna
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d’un secolo, ma che l’appassionò più d
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perché, tra gli amici che venivano in casa, si
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Parigi e tanti autori che avrebbe dovuto leggere, prima
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ingegnose caffettiere di Napoli che facevano la bevanda più
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di pieghe del bandrié che s’andava rassettando intorno
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uccelli dalle lunghe zampe che, lamentosi, rigavano la cenere
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andarono a pungere bufali che s’inoltravano lenti verso
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in simili contrade?» ¶ Spiegò che dalle paludi si sprigionavano
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S’abbandonò all’aria che veniva dal mare, alle
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parevano rinati. Anche vovó, che respirava il mare a
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in un viottolo sconnesso che saliva fra strane rocce
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tutto! Provò entusiasmo. Immaginò che l’avrebbe imparata presto
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contro quella o spalancata che inghiottiva persino la sillaba
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altri viaggiatori, lasciando, dispettosa, che le signore Fonseca e
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opulente, e i paesi che andavano incontrando, i contadini
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i paesi (niente più che casupole di fango e
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farsetto nero e stivali, che sembrava una donna. La
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sebbene apparisse più lussureggiante che mai, l’aria intenerisse
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nastro d’una cascata che scivolava, spumeggiando, in vasche
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uno strano riverbero rossastro che da un po’ si
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a un protervo carroccio che si lasciava dietro puzza
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augurava a quei villani che morissero tutti. ¶ Infine capì
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Chissà perché, ebbe sensazione che la città non fosse
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i ferri, la folla che premeva per entrare. ¶ «Mannaggia
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aprir strada al postiglione, che spingeva con frustate cieche
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per carità! Cosa sapevo che in questa città indemoniata
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ripida discesa non fece che dare martinicca. Senza esserne
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Sentì titìo domandare: «Tata? Che? Tata?». ¶ «Tata è... lo
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e zeppi di gente che si dimenava, cantava, urlava
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danzavano tra la folla che gremiva la via. Carrozze
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tra loro. Ma sembrava che tutto fosse utilizzabile per
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e grembiule di cuoio che bolliva maccheroni su un
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fuoco uno dei pentoloni che vi fumavano, ne rovesciava
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un filo della pasta, che poi serviva, con rapidità
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di stagno agli avventori che allungavano il braccio nella
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odore saporoso e semplice, che andava a mescolarsi ai
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addormentate. Vide, in confuso, che la vettura costeggiava una
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Vide soldati a cavallo che caricavano bande d’energumeni
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paurose, dei mille vicoli che sgusciavano infidi sulla bella
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s’andavano inoltrando e che era la famosa Toledo
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gorgògli. ¶ Chissà perché pensò che tutto, città colori suoni
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alla marina, alla spiaggia che s’indovinava tra musica
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rena umida, d’alghe, che scapricciava le torce, incitava
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rigagnolo melmoso e puzzolente che scorreva al centro, il
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un angolo un uomo che vomitava, per un attimo
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s’ammassò un popolo che aiutava, beffeggiava, spingeva. Il
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del conchiglione in marmo che ornava l’andito viveva
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tre espressioni napoletane: “cèveze”, che voleva dire “accidenti, ma
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in quantità incredibile”, “vagno”, che significava “mancia, gorijeta, pourboire
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i tetti a terrazza, che si chiamavano àsteci, s
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s’accorse con stupore che tutto appariva diverso. Uscì
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una gloria di sole, che fluiva per il vicolo
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bulicanti dall’acqua marcia che infettava gli scalini melmosi
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convinzione un po’ paurosa che i Romani fossero attaccabrighe
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una sera d’inverno che il padre la condusse
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il popolo di statue che incombeva dal frontone. ¶ Il
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diaconi neri. Le parole che andava pronunziando non s
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di benedire, fu allora che si scatenò l’inferno
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con aria cupa. ¶ «Ma che cosa c’è scritto
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presto, bene, questa città che l’avrebbe accolta, dal
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avrebbe accolta, dal momento che le vicende della vita
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ballonzolio di poppe gonfie che perdevano latte sul selciato
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Tal’e quale quello che tutte le mattine saliva
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pupa ch’occhi neri che ci ha. So’ de
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So’ de foco. E che bei riccetti mori! È
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d’oro! Vor sape’ che vor di’ “pulentara”,1 innocenza
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bella! Ma chi è che parla cussì per ’ste
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per ’ste contrade? E che vie’, da San Michele
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emergenti dagli acquitrini, ciò che rimaneva di Roma. A
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ebbe pena. Le parve che di lì a poco
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anche perché papài, visto che riusciva bene, decise di
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Figueira de la Foz che cantava quand’era felice
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editto di Dom Francisco che ordinerà a tutti i
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Dio ci perseguita.» ¶ «Esagerati che siete sempre!» li sgridò
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infastidito. «Può darsi, invece, che tutto ciò torni a
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d’incontrare Sã Pereira, che è addetto all’ambasciata
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quando non si voleva che i ragazzi capissero. «Les
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aspro. «Intanto sarà meglio che nessuno nutra troppe illusioni
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re Carlo, adesso, poi, che il nuovo re è
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a spiegare: «L’aiuto che dovrà darci Tanucci è
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di chitarra e canzoni, che i romani cantavano con
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dovuto indugiare sui bottoni che da un po’ le
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normale d’una ragazzina che sta imparando a vivere
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quella d’una persona che deve costruirsi un paese
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andare. Per forze ignote che decidono di te. ¶ Stranamente
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Portogallo non lo conoscesse che dalle canzoncine della nonna
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solo parole e suoni che destavano immagini fantastiche. ¶ Vovó
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strinse con le braccine che cominciavano a tornirsi. Non
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il famoso vulcano Vesuvio, che sputava lava, fuochi, ceneri
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torce in Laterano. ¶ Ricordò che doveva esserci anche il
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mai veduto. ¶ Pensò infine che a Napoli esisteva un
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esisteva un re, chissà che faccia aveva. Lo figurò
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buccoli, come nel ritratto che vovó serbava (con stampe
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cosa. Allegramente si disse che le sarebbe piaciuto correre
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un po’ le parve che il piccolo re somigliasse
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corona di latta dorata, che gli traballava, poi gli
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di stalla, fieno, finimenti che impregnava la diligenza. Era
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arriveremo in un paese che sorge dov’era l
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patria, è così bello che un uomo abbia una
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inquietudine. Non sapeva gran che di queste paludi, ma
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re!» grida, ridendo, Ciaia, che adora Alfieri. «Questa è
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Maria Carolina, lord Hamilton, che è ormai padrone a
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tavolino delle carte. «Sapete che m’ha scritto Gorani
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des tombes!» ¶ «Ha scritto che Napoli ha tre re
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d’accordo. Io dico che le linee tracciate da
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interviene, serio, Sanges. «Confesso che ne ho un po
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in mente un Regno che per prima cosa risolvesse
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provarsi a fare quello che è avvenuto secoli fa
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nelle altre nazioni e che da noi non riesce
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a plebi ignorantissime, miserabili, che non capirebbero nulla. Finirebbero
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vorrà per cambiarla?» ¶ «No che non mi piace» replica
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sola.» ¶ «Smettiamola d’aspettare che lo faccia gente forestiera
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con tutti. ¶ «Hanno paura che a Napoli si faccia
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i saggi. ¶ Fatto è che il povero Ferdinando è
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lazzari e il popolo che non sanno niente. Se
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impenitenti giocano, in attesa che Marra e Manthonè tornino
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ormai non arrivano più che navi inglesi. Uh che
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che navi inglesi. Uh che caldo!» ¶ Una mosceria davvero
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mosceria davvero. Meno male che la signora Celeste Coltellini
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tutti grigi... Va bene che adesso usa pure per
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su leggere sottovesti inamidate, che sul petto s’intersecano
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il vaporarne sessuale malizia, che richiama le donne, incuriosisce
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cara» diceva. «Lo so che non dovrei parlarvi in
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le mie letere, sapreste che già mi preoccupavo di
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No ghe xe nula che me dia maggior dolore
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mortificate? Ho visto done che no le val la
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metà de voi e che, tutavia, sanno così deliziosamente
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in questi occhi intensi, che nascondono fuoco...» ¶ Non riuscì
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Veneti! E poi dicono che i meridionali... Il signor
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e un uomo savio. Che sa vedere la verità
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i padri di famiglia, che i possa andar a
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Jeròcades, nonostante le amarezze che gli procurava Fortis, e
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giansenisti, i repubblicani, peccato che Filangieri fosse morto pochi
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di giovanotti e dame che applaudivano. Pure i lazzari
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ne facimmo ’n’ata. Che ne dite?» ¶ Srotolò il
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altra delle cose belle che si fanno a Napoli
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re nuosto Ferdenanno, ¶ guappone, che sa fa’ le cose
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chiara. Il bello fu che Fortis s’eccitò come
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contro il cardinal Borgia, che difendeva la chinea. ¶ Adesso
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sospiri da gatto innamorato che l’abate Giuseppe Parini
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cavallo. ¶ «Sior sì. Ma che no se trati de
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de travaux de maçonnerie.» ¶ «Che mascalzone!» ¶ «Un momento! Con
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dei brividi antichi: quelli che l’arricciavano, bambina, al
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L’unica cosa nuova che vedremo sarà la sposina
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insalanito di Lord Hamilton che fa i quadri viventi
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all’invito si comunicava che Lady Hamilton si sarebbe
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Cirillo. Spalmò, smise. A che pro? Corse a prepararsi
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cchiù». ¶ Con orgoglio spiegò che un ricottaro chiamato lo
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non perdona. E io che volevo farti una proposta
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Non desidero nulla più che farmi perdonare da te
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le Loro Maestà. Vedi che ricordo? E che non
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Vedi che ricordo? E che non giudico male le
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Corte.» ¶ «Con la regina che non mi perdona “les
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Senti a me, Lenòr, che ti sono amico. Fra
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Fra l’altro penso che, nella situazione attuale, tu
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in cambio. Desidero semplicemente che tu non abbia più
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le mormorò. «E rammentate che il nostro compito rimane
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da impazzire, con Graziella che pulisce quando vuole, ogni
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modo convulso: «Signo’, ma che ci sta di male
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per compenso!”, invece tacque. Che aveva fatto, in fondo
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teatrino di Corte (peccato che la zarina non venne
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Ho avuto un figlio. Che è morto» mormorò. ¶ «Allora
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lo sai pure tu. Che me lo spie a
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De Martino e Campolongo, che si muovono col garbo
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Puttana” è qualche dama che osa vestirsi all’ateniese
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sì il vestito neoclassico che scopre le belle spalle
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per loro, coi poeti che parlano in latino, i
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mastino napoletano, sgrida Graziella che non lo può vedere
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bell’arpa d’oro, che illeggiadrisce un angolo. ¶ La
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parlò in giro, oltre che sulle gazzette. Persino Graziella
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chiese: «Signo’. È vero che stanotte hai ballato ’ncoppa
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più niente: i pochi che aspettavano dimenticano. Sparisci: sei
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re, la regina, domanderebbero: “Che è successo? Perché è
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Fonseca?”. ¶ Stai nel mondo che conta, un tuo silenzio
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cantata per il viaggio che il re e la
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gioco adulto. Offri idee che potranno germinare. ¶ C’è
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recente. Occorre dar notizia che sono usciti i Nosologiae
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è bellissima, non sapevo che Cirillo disegnasse tanto bene
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da scrivere a Spallanzani che può venire, gli amici
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Da rispondere a Fortis, che ha preannunziato il suo
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cartella di tela verde che giace da parecchio sul
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s’è accinta e che ritiene importante. Per la
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Patente della funzione pubblica che adesso le compete. ¶ Le
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frasi della Dichiarazione americana che Sanges idolatra. ¶ «Noi riteniamo
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per se stesse evidenti: che tutti gli uomini siano
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siano creati uguali e che essi siano stati dotati
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la ricerca della felicità. Che per garantire questi diritti
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dal consenso dei governati. Che ogni qual volta una
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dell’Europa migliore, dimostrando che SI PUÒ, che le
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dimostrando che SI PUÒ, che le voci sincere di
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neapolitano del povero Caravita, che nessuno ha mai letto
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È arrivato anche Ciaia, che Graziella chiama “lo bello
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con entusiasmo il «Moniteur», che arriva con sette giorni
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togliere.» ¶ «Monsieur!» ride Manthonè, che parla italiano benissimo (nonostante
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Stati Generali!» ¶ «Non crediate che gli Stati Generali possano
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Generali possano risolvere gran che» interviene quietamente Astore. «Dal
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morte di papài, titìo che, con l’avvento di
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di debiti, solo dopo che il Collegio ebbe messo
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Antonio aveva spiegato, inoltre, che la faccenda delle patenti
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Per esse ricominciare? A che pro? Fra un certo
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di Voltaire, quando sostiene che comunque dobbiamo coltivare il
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ne uscì. ¶ 2 ¶ Una mattina che Vincenzo era libero, andarono
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sagomavano cinque larghi viali che correvano verso Mergellina, bianchi
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la gente ben vestita che passeggiava su e giù
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villa non potevano entrare che persone eleganti, per bene
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mano il libro. ¶ «Sai che forse il signor Goethe
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per sempre l’infanzia che, nonostante tutto, ti portavi
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altro mi sono accorta che il modo di poetare
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vuoi, oppure è meglio che la poesia venga considerata
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Ho segnato dei punti che volevo leggerti: dicono cose
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volevo leggerti: dicono cose che mi stanno dentro. Senti
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quel poco di libertà che ancora le resta la
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resta la spaventa tanto che cerca qualunque pretesto per
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ragione» mormorò lei. «Penso che qui “vivere” voglia significare
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trovo importante quel concetto che gli uomini hanno tema
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mi pare, fare ciò che voglio. Ma son sola