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Tomaso Monicelli, Il viaggio di Ulisse, 1915

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1915
CAPITOLO I ¶ Come fu che il re di Itaca
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1915
risse sanguinose. ¶ Avveniva anche che, per riposo dei due
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1915
un giorno, nella guerra che stiamo raccontando, Achille capo
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1915
Erano già nove anni che la guerra durava, con
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1915
con alterna fortuna, senza che i Greci assalitori potessero
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1915
città di Troia, senza che i Troiani potessero ricacciare
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1915
il pianto dei Troiani che lamentavano il triste fato
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1915
l'esultanza dei Greci che inneggiavano al valore del
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1915
più valido. ¶ Così accadde, che nel decimo anno di
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1915
già il decimo anno che noi combattiamo intorno alle
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1915
parole di Ulisse. Accettato che fu il suo consiglio
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1915
Greci sparsero la voce che essi costruivano quel gran
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1915
Gioirono gli ingenui Troiani – ché non c'era più
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1915
Ettore ad ammaestrarli – udendo che i nemici avrebbero abbandonato
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1915
legno, senza sospetto. Infelici!, ché l'astuzia di Ulisse
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1915
d'Itaca Ulisse. Questi, che aveva immaginato l'ingegnoso
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1915
sulle sue navi, aspettò che ritornasse il giorno, e
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1915
e, davanti ai Troiani, che ancora guardavano con giubilo
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1915
dai Greci, e temo che racchiuda un tradimento. Precipitiamolo
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1915
Greci? Io vi dico che i doni dei Greci
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1915
soldato dell'esercito greco che ha lasciato questi lidi
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1915
se non questa grazia: che tu mi ascolti». ¶ «Parla
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1915
il mare e, pensando che le preghiere e i
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1915
io ebbi l'annuncio che sarei stato ucciso e
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1915
ai nostri dèi, e che la mia morte sarebbe
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1915
giuro per gli dèi che quel cavallo costruito dai
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1915
Priamo, re nostro, concedi che il grande cavallo dei
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1915
voce del saggio sacerdote, che prevedeva l'inganno di
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1915
morte del vecchio sacerdote, che aveva predicato la distruzione
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1915
il, popolo s'avvide che il cavallo non avrebbe
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1915
Infelici Troiani! Quel suono, che avrebbe potuto insospettirli e
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1915
re e dal popolo che la sera già calava
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1915
e pazzi Troiani, – disse – che avete portato dentro la
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1915
rocca, fino al fondo che si sfracelli, quest'ingannevole
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1915
insidie. Io vi dico che, se non lo fate
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1915
greco di nome Sinone, che il buon re Priamo
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1915
interrogato e liberato, e che ora se ne stava
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1915
disse ai guerrieri rinchiusi che era l'ora di
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1915
città all'esercito greco che, lasciate le navi, s
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1915
Per confondere i Greci che sbucavano d'ogni parte
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1915
rivoltarono con tale impeto che le sorti della battaglia
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1915
Pirro, figlio di Achille, che volle vendicare sul re
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1915
CAPITOLO II ¶ Come fu che il re di Itaca
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1915
s'allontanò dai lidi che erano stati di Troia
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1915
incavate, con alti alberi che sfidavano i turbini e
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1915
alla guerra, esperti navigatori, che cantavano in coro le
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1915
un popolo di guerrieri che, durante la guerra durata
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1915
suoi compagni: ¶ «La città che voi vedete, ha mandato
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1915
strage degli abitanti inorriditi che non avevano potuto trovare
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1915
sulle navi. ¶ «Partiamo, – disse – che molto cammino di mare
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1915
navi, io vi dico che morirete tutti quanti, e
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1915
vostri figli. I Ciconi, che abitano fuori della città
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1915
città distrutta. Salviamoci ora che è tempo». ¶ A niente
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1915
gran forza d'armi che Ulisse e i suoi
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1915
l'avevo previsto. Ora che faremo noi? Ritorneremo alle
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1915
ultima volta, nella speranza che qualcuno di loro ci
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1915
Con la sua voce che pareva un tuono, più
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1915
sorretti da quella voce che non tremava, i marinai
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1915
addolorati e muti, aspettando che la tempesta si placasse
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1915
Ma il funesto vento che ha nome Bòrea, rimandato
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1915
compatta corrente d'acque, che le fermò nel giusto
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1915
tutti intorno ubbidivano, e che era certamente il re
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1915
i fiori del loto, che sono il nostro unico
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1915
loto, ma prima concedi che noi ti domandiamo se
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1915
pace e la felicità che vedete dipinte sui nostri
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1915
i tre compagni, temette che fosse loro capitata qualche
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1915
i suoi tre compagni. ¶ «Che fate? – domandò, irato – e
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1915
non riconoscerlo. ¶ «Dove vuoi che torniamo?» risposero. «Noi stiamo
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1915
compagni, del lungo viaggio che dobbiamo riprendere per far
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1915
nobile vegliardo. ¶ «Vecchio, – gridò; – che hai fatto di questi
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1915
adoperato contro di essi, che sono immemori della loro
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1915
per liberarsi: ma invano: ché l'invitto Ulisse li
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1915
perché non potessero fuggire. ¶ «Che hanno fatto? Che hanno
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1915
fuggire. ¶ «Che hanno fatto? Che hanno fatto?» domandarono gli
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1915
altri compagni. ¶ Ulisse ordinò che tutti risalissero sulle navi
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1915
sulle navi. Egli temeva che altri mangiassero i fiori
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1915
la patria lontana. Ordinò che le vele fossero spiegate
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1915
oscurità e la nebbia che saliva dal mare, i
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1915
prati, del frondoso bosco che occupava il centro dell
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1915
a dismisura: al punto che, non appena discese la
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1915
sguardo sulla vicina isola, che era separata da poco
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1915
sola nave, nell'isola che voi vedete prossima a
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1915
prossima a questa, e che ci appare così florida
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1915
CAPITOLO III ¶ Come fu che il re di Itaca
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1915
vivevano nella loro isola, che era sempre verde come
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1915
terra. ¶ Terra invero prodigiosa, che dava in grandissima quantità
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1915
orzo, frumento, uva, senza che i suoi abitatori la
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1915
producevano burro e formaggio che erano il loro nutrimento
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1915
montagne o nelle spelonche che s'aprivano in riva
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1915
animo altero, non sopportavano che gente estranea sbarcasse sulla
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1915
loro passi. Non sapevano che cosa fosse l'amore
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1915
i deboli. Sventurati coloro che s'avventuravano nell'isola
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1915
di tal forza inebriante che pareva un liquore, di
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1915
immane non era abitata che da agnelli e capretti
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1915
lo pregarono: ¶ «Concedi, Ulisse, che noi facciamo scorta di
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1915
formaggio e di latte, che togliamo alle stalle i
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1915
e presentargli questi doni che ho con me: vino
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1915
enorme tronco d'albero, che portava senza fatica, e
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1915
tale fu il rumore che Ulisse e i suoi
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1915
Quindi, sollevato un masso che pareva una montagna, lo
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1915
berlo a cena. Finito che ebbe, mentre accendeva il
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1915
nulla impietosito. «Siete commercianti che andate per le vie
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1915
o siete dei ladri che correte le contrade per
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1915
disse – ma siamo Greci che, tornando dalla guerra di
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1915
case, alle nostre famiglie che ci aspettano da tanto
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1915
da tanto tempo, e che forse ci piangono già
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1915
con un tuo dono, che ci farà lieti». ¶ Polifemo
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1915
Ulisse tremò dentro, comprendendo che Polifemo voleva impadronirsi anche
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1915
da quell'astutissimo uomo che era, gridò piangendo: ¶ «Ahimè
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1915
fuggire? L'enorme masso, che chiude l'ingresso della
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1915
aprì l'unico occhio che aveva nel mezzo della
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1915
dalla spelonca. Ulisse sperò che egli lasciasse aperto e
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1915
Ulisse, con fiera voce. «Che vale piangere e lamentarsi
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1915
stento sollevato da Ulisse che, con la spada, lo
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1915
recisa ai compagni, ordinò che la pulissero e levigassero
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1915
levigassero. Pulita e levigata che fu, Ulisse l'affilò
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1915
voi arditi e forti, che insieme con me alzino
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1915
ritorno del Ciclòpe. ¶ Ecco, che il tremendo giunge. Smuove
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1915
giunge. Smuove il masso che chiude la spelonca, entra
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1915
pacifico onesto lavoro, ecco che di nuovo abbranca altri
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1915
con i cari compagni. Che hai fatto invece di
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1915
tazza dell'inebriante vino che Polifemo bevve, come la
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1915
d'un sorso solo. ¶ «Che delizia, ospite caro!» seguitò
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1915
con un bel dono, che ti faccia contento». ¶ Provò
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1915
il dono promesso». ¶ Polifemo, che cascava dall'ubriachezza, rispose
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1915
mio dono: l'ultimo che mangerò sarai tu, Nessuno
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1915
si avvicinarono a Polifemo, che seguitava a dormire del
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1915
alzò, con un ruggito che pareva quello di un
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1915
grande urlo di spasimo che fece tremare la spelonca
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1915
lo chiamavano e interrogavano: «Che vuoi?». ¶ «Chi ti fa
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1915
nessuno ti fa male, che vuoi da noi?» ¶ «Se
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1915
Se è una malattia che ti mandano gli dèi
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1915
mandano gli dèi, pregali che ti guariscano». ¶ «Addio, Polifemo
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1915
dolore dell'orrenda piaga che gli sanguinava dal mezzo
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1915
tolto l'enorme masso che chiudeva la spelonca. E
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1915
il ventre del montone che stava nel mezzo, tenendosi
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1915
le mani. Quando vide che i compagni erano pronti
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1915
a mano a mano che passavano davanti a lui
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1915
e non s'accorgeva che sotto il ventre, pendevano
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1915
legati gli uomini stranieri che voleva uccidere e mangiare
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1915
CAPITOLO IV ¶ Come fu che il re di Itaca
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1915
isola della maga Circe che cambia gli uomini in
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1915
E i sei compagni che mancano, dove sono?» ¶ Ulisse
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1915
crudele Ciclòpe. Ora bisogna che partiamo velocemente per sfuggire
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1915
e agli altri compagni che aspettavano più lontano. ¶ Mentre
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1915
Addio, Polifemo! – gridò. – Sappi che colui il quale ti
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1915
masso di smisurata grandezza che pareva il cocuzzolo d
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1915
di Ulisse aspettava. ¶ Coloro che tornavano furono salutati con
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1915
e preghiamo gli dèi che ci siano favorevoli. Riprendiamo
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1915
da un'altissima rupe che scendeva da ogni parte
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1915
palazzo splendido di ricchezze, che risuonava di musiche, odoroso
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1915
amicizia, e, quando seppe che il capo della piccola
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1915
colmò di gentilezze, volle che sedesse alla sua mensa
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1915
ti darò un dono che ti sarà di inestimabile
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1915
nelle mani l'otre che racchiudeva i venti cattivi
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1915
verso la cara patria, che si avvicinava sempre, sempre
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1915
case, i fuochi... Ulisse che, da nove giorni e
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1915
si addormentò. ¶ Ed ecco che un compagno di Ulisse
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1915
visto – domanda – quell'otre che Eolo diede a Ulisse
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1915
io vi so dire che quell'otre è pieno
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1915
Eolo a Ulisse. Ora che Ulisse dorme e non
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1915
di noi le ricchezze che contiene». ¶ «No! No!» dicono
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1915
contro il vento avverso, che respingeva le navi da
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1915
dato tale meraviglioso dono che avresti potuto andare alla
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1915
tua Itaca, senza fatica. Che cosa ti è dunque
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1915
di qua!» urlò. «E che più non ti veda
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1915
Appena lo videro, compresero che ogni speranza era finita
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1915
lamentavano il destino crudele che li allontanava dalla perduta
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1915
l'armata di Ulisse, che vi entrò e si
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1915
gentile e regale aspetto che si bagnava a una
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1915
fanciulla, noi siamo stranieri che veniamo chiedendo ospitalità a
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1915
di Lestrigonia, e quella che vedete più oltre è
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1915
di così immane grossezza, che pareva una montagna; per
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1915
giganti, salirono sulle rupi che circondavano il porto, e
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1915
tempesta di massi smisurati che, in breve, la piccola
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1915
e i pochi compagni che erano sulla sua nave
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1915
mense imbandite: i Lestrigoni che si nutrivano dei cari
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1915
i discorsi dei compagni che ricordavano i cari perduti
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1915
richiami alla dolce patria che non si sarebbe forse
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1915
selva di querce antiche, che facevano corona a una
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1915
dare cibo ai compagni che avevano fame, e mandare
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1915
tornando, pensando al cibo che mancava, quando un magnifico
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1915
sulla schiena così forte che il cervo cadde nella
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1915
nave. Mangiamo e beviamo, che nel corpo ristorato l
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1915
vista del magnifico cervo che prometteva un lauto banchetto
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1915
chi abita nella foresta, che occupa il centro dell
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1915
senza lacrime, gli altri che rimanevano presso la nave
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1915
leggiadro, come di donna che lavori. Era Circe la
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1915
di nome Polite. «Donna che canta così dolcemente deve
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1915
tutti meno uno: Euriloco: che, temendo un inganno, restò
191
1915
a spiare. ¶ La maga, che era bellissima di volto
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1915
e fini bevande, volle che mangiassero e che bevessero
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1915
volle che mangiassero e che bevessero in sua presenza
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1915
di Circe io voglio che abbiate grande conforto. Saziatevi
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1915
diventavano porci. Ed ecco che, a uno a uno
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1915
Euriloco sono ventidue porci, che Circe caccia nelle stalle
197
1915
A tale vista, Euriloco – che aveva spiato dal di
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1915
ha messo tale spavento che io non voglio presentarmi
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1915
alla maga nefasta. Concedi che io resti». ¶ «E resta
200
1915
fece Ulisse. ¶ Il giovinetto, che era un Dio protettore
201
1915
sciolto ogni incanto. ¶ Dopo che Ulisse ebbe mangiato e
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1915
i tuoi compagni!». ¶ Ulisse, che aspettava quel momento, brandì
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1915
di Itaca, chiamato Ulisse, che viaggia i mari in
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1915
mia casa, io voglio che lungamente riposiate il corpo
205
1915
gli altri ventidue compagni che, presso la nave lontana
206
1915
CAPITOLO V ¶ Come fu che il re di Itaca
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1915
compagni: ¶ «Udite – disse – quello che a me confidò l
208
1915
leggiadre figlie del mare, che hanno volto di donna
209
1915
e cantano così soavemente che ogni navigatore il quale
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1915
udire il loro canto che dà la morte». ¶ «Voi
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1915
voglio udire il canto che è più soave d
212
1915
canto soave. ¶ I compagni, che non le udivano, si
213
1915
velocemente innanzi. Ma Ulisse, che invece le udiva, ne
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1915
felice». ¶ A tali voci, che si spandevano sul mare
215
1915
E riguardando indietro, videro che nel bel verde prato
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1915
di tutti i navigatori che, attratti dal canto fatale
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1915
altissime e scoscese rupi che giungono al cielo, sempre
218
1915
conduceva ai mostri infernali, che si chiamano Scilla e
219
1915
pericolo ai compagni, temendo che si nascondessero nel fondo
220
1915
alto come una montagna, che aveva sei lunghissimi colli
221
1915
esso fatale ai naviganti, che, con l'enorme bocca
222
1915
filò guardandosi da Cariddi che, inghiottendo e rigettando l
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1915
sfuggire lo spaventoso stretto, che minacciava di ucciderli tutti
224
1915
Compagni, la maga Circe, che tutto prevede e tutto
225
1915
se tu non lasci che la nave si accosti
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1915
notte, e come vuoi che noi proseguiamo sul mare
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1915
mostri? No, no, lascia che almeno questa notte riposiamo
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1915
rinnovando la preghiera. ¶ «Concedi che accostiamo la nave alla
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1915
dovette cedere. Ma volle che tutti giurassero, nella sua
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1915
Giurate – disse ai compagni – che non toccherete le mandrie
231
1915
mandrie e le greggi che pascolano nei prati, che
232
1915
che pascolano nei prati, che non ucciderete né un
233
1915
Non era ancora giorno, che una furiosa tempesta si
234
1915
asciutta luminosa caverna, aspettarono che la tempesta cessasse per
235
1915
mare, con tanta rabbia, che resero impossibile la partenza
236
1915
e bevvero tutto quello che la nave conteneva, cibi
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1915
raddoppiata violenza. ¶ Un giorno che la caccia e la
238
1915
magro pranzo, Euriloco aspettò che Ulisse si allontanasse dalla
239
1915
morire di morte immediata che non di lenta fame
240
1915
strage dei candidi buoi che pascolavano nell'isola del
241
1915
cara agli dèi. ¶ Ulisse che, lontano dalla caverna, si
242
1915
il passo col cuore che tremava, e vide che
243
1915
che tremava, e vide che i compagni, scuoiati e
244
1915
si allontanava dall'isola che ha nome Trinacria, cara
245
1915
sul capo del timoniere, che, spinto, precipita in mare
246
1915
ormai sopra di sé che un uomo solo: il
247
1915
CAPITOLO VI ¶ Come fu che il re di Itaca
248
1915
fondo, e le acque che ricadono pare si chiudano
249
1915
fico, e aspetta. Aspetta che il mostro Cariddi rigetti
250
1915
dall'aspetto di lei che era una Dea. Balzò
251
1915
dammi un'altra nave, che io possa riprendere il
252
1915
perdute. ¶ «Dammi una nave, che io vada, o Calipso
253
1915
anni. Asciuga le lacrime, che io non voglio vederti
254
1915
giuro – lo confortò Calipso – che non voglio vendicarmi di
255
1915
Ma ricordati di me che ti vorrò sempre bene
256
1915
marinai, le sette Pleiadi, che tramontano nel mare. Ha
257
1915
quieto anche nel pianto: che il lungo travagliato viaggio
258
1915
sono finite. Un Dio, che ti è nemico, ti
259
1915
contro un terribile vento che agita le onde: il
260
1915
suo terrore si avvede che non c'è spiaggia
261
1915
o porto per approdare, che tutta la riva è
262
1915
come approdare nell'isola che pur gli è tanto
263
1915
abbandona a un'onda che viene con alto fragore
264
1915
foce, un fiume argentino che scende nel mare, una
265
1915
gli esce acqua salata che gli gonfia la pelle
266
1915
altre foglie si copre. Che vasto silenzio! Chiude gli
267
1915
dal saggio re Alcinoo che aveva il senno simile
268
1915
dal padre. Lo incontrò che usciva dalla reggia per
269
1915
caro padre, – disse – permetti che io, con le mie
270
1915
dalla madre ad annunciarle che ella andava al fiume
271
1915
E, mangiato e bevuto che ebbero, giocarono al lancio
272
1915
all'altra delle fanciulle, che l'afferravano in alto
273
1915
e la rilanciavano. Avvenne che una di esse, poco
274
1915
lasciò sfuggire la palla che cadde nell'acqua. Tutte
275
1915
spaventate. Non fuggì Nausicaa che, volta all'uomo sconosciuto
276
1915
domandò: ¶ «Chi sei e che vuoi?». ¶ Ulisse la guardò
277
1915
dalla bellezza del volto, che ella era di sangue
278
1915
sono un triste navigatore che il mare da troppo
279
1915
re! Dammi una veste che io possa decentemente coprirmi
280
1915
mangiò, bevve, e aspettò che la bella Nausicaa gli
281
1915
mura cittadine. Sarebbe sconveniente che un uomo sconosciuto fosse
282
1915
a me. Tu aspetta che noi siamo entrate. E
283
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come l'ospite illustre che sei». ¶ Risalì sul carro
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CAPITOLO VII ¶ Come fu che il re di Itaca
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Feaci, capitale dell'isola che ha nome Scheria. Una
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così chiara e splendente che pareva abitata dal Sole
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oro e d'argento, che mai né invecchiavano né
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distanti contrade. ¶ Ulisse, saziato che ebbe lo sguardo sulle
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causa della fitta nebbia che lo avvolgeva: ma la
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La fortuna ha voluto che io scendessi a quest
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la regina aveva osservato che egli vestiva tunica e
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mio marito?» ¶ «Tua figlia che, per prima, mi vide
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portategli cibi e bevande che egli ceni e si
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mangiò e bevve. ¶ Ristorato che fu, il re Alcinoo
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patire. Ma tu promettimi che mi darai uomini e
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grande onore all'Ospite che si era svelato. ¶ «Viva
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E risedettero, più incuriositi che mai di ascoltare le
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racconto del suo viaggio, che noi già conosciamo. Parlò
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uomo accorto e ingegnoso che egli era, di vigorose
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tanta era la commozione che tutti stringeva e ammutoliva
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appagato. Io do ordine che si appronti una nave
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I forti navigatori feacesi, che conoscevano tutte le vie
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a terra. Presero Ulisse, che dormiva del suo profondissimo
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saluto e di gioia che gli rompeva dalla gola
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sbarcato: il frondoso olivo che sorge in cima al
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valore, i quali dicono che tu sei morto, che
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che tu sei morto, che più non ritornerai: e
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Farò una tale strage che tutta la mia casa
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fuori i Proci, costoro, che sono molti, si uniranno
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vi erano dodici stalle che accoglievano una mandria numerosa
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recinto, frustò le bestie che si accucciarono e salutò
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vedere le belle mandrie che erano cosa sua; ma
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ma tu non sai che io debbo nutrirle e
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anni sono passati da che egli è partito per
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e risponde ai Proci che sposerà il migliore di
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avrà finita la tela che sta tessendo. E sai
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dirotto. ¶ Il vecchio mendico, che era Ulisse, ebbe voglia
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servo. Io ti dico che Ulisse, quest'anno stesso
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si incontrò con Eumèo che, dal recinto, rientrava in
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i Proci banchettano aspettando che ella, compiuto il lavoro
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uomini ingordi e crudeli, che nulla ti daranno, che
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che nulla ti daranno, che ti faranno cacciare dai
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suo l'onesto servo che, senza riconoscerlo, lo trattava
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appena finito di mangiare, che si udì al di
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te: e ti predico che tuo padre tornerà quest
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mio arrivo. È opportuno che i Proci non mi
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non mi vedano e che non sappiano che io
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e che non sappiano che io non ho trovato
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Ulisse guardò il figlio che, dopo tanti anni di
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Vieni nelle mie braccia, che io ti stringa al
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tua madre Penelope. Bisogna che noi sorprendiamo i Proci
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bene in mente quel che ti dico. Tu mi
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Telemaco. «Farò tutto quello che vuoi». ¶ Sedettero, l'uno
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madre a confortarla. Dopo che io sarò andato, tu
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era sorta l'aurora che Telemaco, rivestito delle sue
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madre. ¶ La regina Penelope, che lavorava all'infinita sua
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alle insidie dei Proci, che gli avrebbero tolto la
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certamente un vecchio ghiottone che si trascinerà sotto le
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gli dèi giusti – pregò – che il mio re e
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male». ¶ Melanzio ghignò sconciamente: ¶ «Che vai dicendo, servo porcaio
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si avvicinarono alla reggia che, magnifica e grande, sorgeva
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del re di Itaca, che ancora tacque, e non
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gioia immensa e profonda che gli squassò e scrollò
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Ulisse frenò il pianto che gli sgorgava sul viso
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CAPITOLO VIII ¶ Come fu che il re di Itaca
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seduti intorno alle tavole, che banchettano, si divertono, cantano
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regina Penelope, intanto, saputo che un vecchio mendico forestiero
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Ulisse le fa rispondere che venuta la notte, andrà
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nuovamente il vecchio mendico che è Ulisse. Questi sopporta
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Ulisse finge una storia che commuove Penelope. La regina
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assai gentilmente il mendico, che è affidato alla vecchia
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Ulisse da una cicatrice che egli ha alla coscia
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segno di una ferita che si è fatto da
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viaggio, agli ospiti buoni che l'hanno aiutato a
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così pieno di ricordi che non può più contenerli
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un vecchio poeta cantastorie che girava il mondo, e
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un uomo molto ingegnoso, che ha riempito dei suoi