Alessandro Verri, La vita di Erostrato, 1815

perché quella opinione prevale che egli sia stato furente

vita. Appariva da quelle che, sdegnando costui sempre il

stolto. Disposero i Fati che in quella medesima notte

PORTENTI E NASCITA ¶ Quello che si narra di Ecuba

suo consorte. Ma Cleante, che tale era il suo

minacciavano in sensi ambigui che il fato destinava quel

la vita de' genitori, che quelle visioni indicavano fuoco

visioni indicavano fuoco profanatore, che gli Dei già miravano

quel tristo germe, e che le tenebre avrebbero ingombrata

quali gli sembrava vaticinarsi che la prole sarebbe perfino

quelle foreste. Avvenne pertanto che la luna seguente sendo

con maraviglia la cerva che pur timida palpitava, ma

tacea immota qual tomba che chiude la morte. Sopravvenne

Cleante. Ella già sospettosa che per terrore dei portenti

col servo, le narrò che avea spedito il fanciullo

condizione di vita. Lo che udendo ella, incominciò a

così sconvolte le foreste, che gli animali stessi vi

motto, e fece congettura che fosse quel parto abbandonato

maravigliosa aspettazione. Fu notato che il riso e il

risorgendo parea sdegnato più che dolente per quelle. Incontrandosi

tori o altri animali, che sembrano terribili e mostruosi

Avvenne per lo contrario che giunto appena al decimo

aperto campo un toro che vi pascea, non si

giovanetto avea quell'indole, che non s'intiepidiva in

proponimento. Quindi ne avveniva che incominciasse a non essere

felici, spontanee ed improvvise. Che se lenta allora surgesse

dal sereno orizzonte, sembrava che quel soave splendore empiendogli

calma, secondo gli argomenti che gli fossero proposti. E

egli otteneva lode non che da' suoi, dalla moltitudine

risplendere in qualche virtù. Che se tanto mi saranno

vincitore di Olimpia, spero che per la gioia, la

di Agarista non declinavano che a sonni interrotti da

a sonni interrotti da che Erostrato avea manifestata la

ma il mio fa che l'intenda! Oh figliuolo

di dolore, Agarista ordinò che immantinente fosse celebrato un

perenne e per quella che per te hanno gli

più tendenti al vero che al diletto. Sdegnava il

notte. Fu pur notato che in lui dominavan i

delle voci, donde avveniva che quelli non mostrassero l

natura con modi straordinari che invitavano ad udirlo. Poiché

Fu però comune sentenza che il giovane di Lemno

non avere altro emulo che Apollo. A costui veggiamo

susseguente giorno. Ma avvenne che Neoclito di Argo il

un nembo di polvere, che il vento, quasi sollecito

ingombra di silenzio, or che tutta la Grecia vi

d'ambe le mani che rimasero intorpidite. Accorse il

giacendo non si doleva che della palma rapitagli dal

ad altro non attese che a porre in dimenticanza

egli non poté ricuperare che imperfetto il movimento di

rossore. Ma come ape che era su' fiori, gli

percuoteva sdegnato i scogli che lo respingevano. In alto

umili e pietosi, tanto che in loro traspariva quel

loro traspariva quel candore che placa gli Dei. Erostrato

la sua bellezza o che alcuno la contemplasse. Anzi

Anzi per indole sembrava che non mai di tal

sobria ne' discorsi più che favellatrice. Una placida modestia

la fiamma a segno che i consueti piaceri non

di Amore. ¶ Avvenne pertanto che il seguente giorno sedesse

sul lavoro. Oh rugiada che ammollisce ogni cuore! Non

nuovo modo più cortese che verace: pur si concede

non avverrà però mai che questi occhi tuoi sieno

si rallegrava col genitore che ogni dì crescesse la

ammonizioni. Testoride solea inculcarle che tali lusinghe si usavano

la bellezza un fiore che presto languisce e attendesse

perturbazioni, agevolmente riconobbero ciò che ormai era tanto manifesto

mal dissimulato. Sembrando loro che senza onesto fine non

sei. Quindi ne avviene che una spiacevole oscurità si

può mostrare altra culla che il margine di un

fiume, né altro patrimonio che le sue sventure. Ma

sue sventure. Ma parmi che gli oltraggi della fortuna

nave per la gioia che le inondava il petto

specchio al mare; sembrava che gli Dei celesti e

in breve tanto crebbe che l'aere tutta divenne

Glicistoma, divelta dalle braccia che in vano la stringevano

nuoto afferrò il timone che gli si offerse, e

gli animi di spavento, che resi muti da quello

una trista sollecitudine. Speravano che i prudenti nocchieri avrebbero

calma; pur temevano anco che non fossero partiti per

di Imbro, si avvide che in quella taluni con

deposero il più acconciamente che potevano entro la nave

Tu sei pur quella che dovea col volgere d

Ma in ciò miserrimo, che non già per gradi

sulle ciglia. Non più che uno stadio remoti dalla

ambascia, ora discrete lasciavano che ella sfogando veemente gli

solo riconoscenza ti chiedo, che siccome ebbi cura del

tu ingrato mi abbandoni, che altro mi rimane se

dolente? Quant'era meglio che io, anzi conoscerla, cadessi

di non altro pasciuto che del suo dolore, meditava

de' ruscelli, l'aura che lieve scuote da' fiori

la fragranza, le colombe che gemono nelle torri superbe

di tristi Dei, a che ne giova empierti d

noi altro non versi che un nembo di pianto

pianto? E voi Numi, che magnificate aver cura di

voi siete sordi. In che vi offese la innocente

non godeva miglior libertà che quella di turbare l

si proponea altra norma che questi. I quali crescendo

della nostra Grecia, non che in Sicilia e presso

fortuna. Né aveva aspettato che suonasse la tromba in

fontane e di piante che con grata ombra invitavano

in placidi ragionamenti. Avvenne che in tale diporto si

degli uomini quella lode che il saggio acquista col

fu procacciata; ma quella che si fonda in consenso

di così molli dottrine, che restringi la fama all

idolo colossale di gloria, che ha i piè nell

disastrose fatiche dell'armi che sia mostrato il tuo

avello a' peregrini, spiegami che vi sia di reale

come ti prema tanto che i posteri parlino di

te, quando non curi che ne abbiano parlato gli

se altro non sieno che larve in sogno." "Sieno

turbine. È pertanto necessario che i cittadini sprezzino ogni

sprezzino ogni pericolo, anzi che soffrire le ingiurie de

dare a lei ciò che tanto natura insegna di

mira sogghignando la Giustizia che gli piange a' piedi

nome altro non è che il garrire di pochi

molto meno agli Iperborei. Che se fosse vera la

della vanità della fama? Che se quantunque angusta foss

del suo institutore, più che per essere persuaso nella

nella contesa. Quella fiamma che gli accendea il petto

di Sparta, come quella che per costante fortuna divenuta

Erano però tutti concordi che fosse da valoroso il

avventurosi successi opprime non che la libertà della lingua

ragionamenti. Rimaneano più calmati che spenti nel petto senile

conceduto un tal genero che un giorno solo di

con sì grande animo, che quell'eccelso uomo ne

presaga del futuro, affermava che gl'Iddii stanchi dell

esperimento una occulta virtù che aspirava a manifestarsi, lo

di leggera armatura. Di che lieto il giovane fece

e nell'altro campo che sembravano deserti. Forbivano gli

combattuto più con fierezza che con arte. L'ira

centuria sua, i nemici che lo circondavano. E però

disperate sue prove, nel che soltanto gli fu propizia

e nell'altro seno che lo circondavano: ampia e

suo. Né andò guari che mediante la sua, quando

così nobile argomento. Lo che osservando Eusevaste incominciò: "Vorrei

il quale alla benevolenza che per te nutro scema

eccelsi disegni, l'ardore che ti strugge della gloria

della gloria, sono pregi che in te ammiro ed

fai palpitare di terrore che in questo argomento maggiore

stanchi in fine più che persuasi, rimanghiamo ignari quanto

adoratori, quanto contro quelli che possono ripugnare alla maraviglia

possono ripugnare alla maraviglia che tanto astro infonde. La

errare" interruppe Erostrato "sospettando che tal motto sia dardo

e mare, sembra allora che un genio tiranno abbia

parti recenti li consumano. Che più? Quando io veggo

lui continuò: "Concedi tu che non si possono governare

tu veduto o sai che vi fosse mai in

dell'universo quel diritto che pur concedi agli Efori

noi siamo, come presumi che nel governarli non debba

debba tenere que' modi che per consenso di ogni

ne' tuoi pensieri pretendi che l'uomo può essere

già questo un vero che si dimostri con sottilità

cuore; si sente più che non si esprime; muove

con maraviglia di opere che con artifizj di eloquenza

così eccelse meditazioni concedetemi che io segua la disciplina

nella probabilità, l'una che attribuisce l'imperio dell

sapientissima, e l'altra che lo abbandona al caso

altra da seguirsi. Ma che il sublime canto di

nostra mente niun'altra che sublime ed incorporea cagione

selvosa via, ragionavano dolenti che indole tanto straordinaria e

ornamento. Egli rispose: "Da che nacqui". Pregollo Cleante mostrassegli

aspetto del giovane, considerava che il recente caso distruggeva

di manifestargli schiettamente a che lo avesse indotto il

scriverle questo avvenimento. Espose che l'abbandonare senza che

che l'abbandonare senza che lo consentisse così gran

esalto in vero più che non comportano i meriti

del caso. Attestano concordi che l'aureo monile e

e poi udirono sovente che fu appeso al collo

Cleante nel chiedere ciò che la natura non gli

o insensati o dissoluti, che ben volentieri li cederebbero

è suprema questa autorità, che non già gli Antropofagi

nato. Niun'altra voce che la divina, manifestata in

così uniformi, fu quella che penetrò nell'afflitto animo

di placarlo. Tutti sappiamo che Ifigenia fu conceduta dal

superiore. Or chi fia che biasimi Cleante di avere

suo tristo fato? E che altro fece il provido

de' Numi quella prole che sembrava generata nell'ira

paterne con tali vicende che ben dimostrano placato lo

Egli non altro brama che di cancellare con ogni

crudele. Sempre dolente da che sciolse dal lido la

il suo figliuolo. Ora che i Numi pietosi alle

sua adulta prole, ora che l'obblio e il

consolazione? Brama il padre che gli sieno chiusi gli

teatri, ne' circhi: cioè che il benigno, lo sconsolato

smemorato degli infausti presagi, che non tema or più

svela questo ignominioso arcano? Che dico a voi? A

nodrirlo ove nacque. Brama che nelle stanze degli avi

quale altro non è che una sacra ed eterna

di madre. Intimerà ella che sieno chiuse le porte

esposta. Mi duole però che l'officio mio mi

natura, se non quegli che le ha sì maravigliosamente

del postero. Per lo che un tal soave impero

il gettarla in guisa che sia manifesto l'animo

dal ricuperarla? Lo so che non potea Cleante dichiarare

in preda a' venti che lo trasportassero all'arbitrio

cui dovresti arrossire? Con che fronte richiami tu ora

giudizio, altro non divengono che una testura di sfrontate

copia loro io stimo che rimanga la mente vostra

lo sanno gli Dei che tanto invocavi quando sponesti

ogni senso di equità che sia divelto dal grembo

dal grembo affettuoso quegli che lui trovò scampo dal

bambino, non può chiedere che gli sia ora affidato

giudici, si fa mallevadore che sia salvo in quelle

non prudente il sospetto che ora costui, mascherando paterni

cagione richiede oggi costui che ritorni sommessa all'ara

fuggita al suo pugnale? Che altro ne otterrebbe egli

suo cuore nel compiacersi che si raddoppi la fortuna

saggi, o venerevoli cittadini, che quello infante fu gettato

larve, i pronostici luttuosi. Che più? Sforzandosi di giustificare

instituti. Però le basti che di questo si taccia

hanno manifestato gli Dei che rimanga secondo la benigna

oratore, gli araldi intimarono che fosse sgombrata l'aula

decreto. Né andò guari che, spalancate le imposte, uscì

paterna potestà, hanno considerato: ¶ Che queste ragioni derivano dal

dalla instituzione della prole; ¶ Che non debbono prodursi in

leggi straniere dalle nostre; ¶ Che avendo Cleante abbandonata la

trasmesso al primo occupante; ¶ Che non per questo il

successione alle paterne facoltà; ¶ Che Agarista col ricovero dell

E però hanno decretato che il nominato Possideo, quando

piacque a' Pritani; lo che pure sia a grado

pertanto con materna compiacenza, che noiato della milizia, e

ma all'opposito riconoscea che al suo ritorno a

nodrendosi con la speranza che il tempo, come suole

affanni, paga in allora che Possideo gustasse alcuna quiete

ragionamenti nelle adunanze. Sclamava che gran parte delle nazioni

morte, e di altre che temendola sospiravano in vile

tomba. Esaltava il principio che ogni uomo nasce libero

non raccolse miglior frutto che delle anteriori; perché ove

costante memoria degli antenati che l'architetto Ctesifonte ne

alieno da ogni calma, che oltre le perturbazioni continue

temeano gli uomini provetti che Diana abbandonasse per isdegno

favoriva. È anco fama che Erostrato possedesse qualche straordinario

dell'opera sua, tanto che fu da molti osservato

maraviglia del magistrato non che tentasse di coprire il

E MORTE ¶ Ma prima che io la esponga, debbo

non altro dovea bramare che lo strepito del suo

Né alcuno mi opponga che sia vile questa mia

magione è il cielo. Che se ella si compiace

il vostro di arrogarvela che non fu il mio

modo inopinato. Né credo che il trascorso di un

dell'Olimpo. ¶ "Rimane forse che taluno ascriva a demenza

monte Atos, e sa che gli scrisse una lettera

fine vi aspettate forse che secondo la consuetudine degli

è questa la mercede che io mi sono proposta

la terra in guisa che traballarono i seggi del

di violata religione. Di che rimangono dolorose testimonianze gli

questa narrazione ho esposto, che Erostrato fosse come da

distruzione, concordi pubblicarono decreto che il nome dell'incenditore

fosse abolito in guisa che niuno lo rammentasse né