Vittorio Alfieri, Bruto secondo, 1789

mano, e intelletto, a chi (per essersi interamente scordato

che frutti onore a chi da morte io desto

a me: non parla ¶ chi orgogliose stoltezze al vento

il Parto e noi: chi, chi terralli a freno

Parto e noi: chi, chi terralli a freno, ¶ se

al cospetto di Cesare, chi duce ¶ osa nomarsi? — Altro

iniquo ¶ traditor n'è, chi a sua privata e

e Roma. — ¶ Breve parla chi dice. Altri qui faccia

popolo mal compro ¶ da chi il pasce e corrompe

né a più inasprir chi dagli oltraggi molti ¶ sofferti

già soverchio orgoglio ¶ di chi signor del tutto omai

sempre ¶ della oppressa repubblica. Chi l'ama ¶ davver fra

ama ¶ davver fra noi, chi è cittadin di cuore

deh! lo ascoltate: e chi di gloria troppa ¶ è

dir di Roma, ¶ a chi vien dopo, resta. Altro

che a favellar di chi in se stesso ha

a Roma spesso: ma, chi omai rimane ¶ degno di

or son morte a chi il nome osa portarvi

era... ¶ Cimbro ¶ E da chi mai? ¶ Bruto ¶ Pensarlo, ¶ nullo

Roma e sé, da chi gli ama ambo del

tu spontaneo rendi ¶ a chi si aspetta, ciò che

sprezzo. ¶ Cimbro ¶ E per chi mai? ¶ Bruto ¶ Per Bruto

alma?... ¶ Bruto ¶ Io son,... chi 'l crederia?... ¶ Misero me

davver sei tu. — Ma, chi mai vien?... ¶ Cimbro ¶ Che

A rispettare e amar chi a te diè vita

Altro non dico ¶ a chi udirmi non merta. — Al

sia il cor di chi resta; a noi ciò

or gli occhi: ¶ mira chi appiè del gran Pompeo

Popolo ¶ Si uccida pria chi Cesare trafisse... ¶ Bruto ¶ Altro

Or via, svenate dunque ¶ chi libertà, virtù vi rende

eccovi ignudo il petto... ¶ Chi non vuol esser libero

libero, me uccida. — ¶ Ma, chi uccidermi niega, omai seguirmi

udite. — Havvi tra voi ¶ chi pur pensato abbia finora

vile ha in petto chi nol piange estinto. — ¶ Ma

nol piange estinto. — ¶ Ma, chi ardisce bramarlo omai pur