Pietro Metastasio, Giustino, 1713

servitù, né v'è chi sappia ¶ Sottrarla al giogo

scemo il poter di chi governa, ¶ Ch'è sforzato

dì nell'ozio; e chi governa ¶ Debb'esser sempre

perfidi Goti. ¶ Dunque di chi ti lagni? ¶ Ah stolta

e di te stessa. ¶ Chi sa che alcun nemico

bel Giustino, il seno? ¶ Chi sa che il sordo

a me la vita? ¶ Chi sa che tu non

volto; ¶ Perché creder potria chi ti rimira ¶ Che fosse

Impara almeno, impara ¶ Che chi felice amor fugge e

ancor lo siegue; ¶ E chi del fallo suo più

e quivi ¶ Non avrem chi ci turbi. ¶ Andiam, che

ingombrano la mente a chi governa, ¶ È quella di

è duro il ritrovar chi sappia ¶ I comandi eseguir

SOF. Oh felice Sofia! Chi mai pensava ¶ Che in

Tanta letizia trassi, ¶ Qual chi dal mare irato al

si avveggono ancora ¶ Che chi troppo alto sormontar procura

testimoni sono. ¶ Oh Dio, chi sa che il mio

luce... ¶ Ma, stolta, a chi favello? Ove son tratta

mio proprio dolore? E chi mi dice ¶ Che'l

restare in vita. ¶ Misero chi ad amor si pone

ancor della mia doglia? ¶ Chi mi consola, ah chi

Chi mi consola, ah chi mi porge aita? ¶ Ma

seno. ¶ AST. Come? Perché? Chi toglie a lei la

Oh misera sorella! E chi pensava ¶ Che così mesto

le luci. ¶ SOF. Ah, chi mi chiama? ¶ AST. Sorgi

Al suo volere immenso ¶ Chi potrà repugnare? ¶ SOF. Oh

morir siano ministre ancora. ¶ Chi mai finger potea tanta

e quanto è stolto ¶ Chi del futuro antiveder presume

per soddisfar sue brame, ¶ Chi per supremi gradi e

gradi e per ricchezze, ¶ Chi per fama immortal, chi

Chi per fama immortal, chi per amore; ¶ E raro

giammai dover mirarti. ¶ Stolto chi spera in questa umana

non s'inganna mai ¶ Chi con occhio sincero in

si muoia... Oh Dio! Chi mi trattiene? ¶ Eh che

Non porge aita a chi la morte attende. ¶ CORO

senza sostegno a' flutti. ¶ Chi potria dire il miserabil

come qui venni, e chi ridusse ¶ In Durazzo il

di generoso core; ¶ Perché chi per dolor fugge la

non ho cura. ¶ Perché chi le sue voglie non

al loro fin riduci! ¶ Chi mai creduto avrebbe ¶ Che