Dante Alighieri, Divina Commedia, 1321

m'invita. ¶ Tu credi che nel petto onde la

costa, ¶ e in quel che, forato da la lancia

e poscia tanto sodisfece, ¶ che d'ogne colpa vince

infuso ¶ da quel valor che l'uno e l

dissi suso, ¶ quando narrai che non ebbe 'l secondo

l secondo ¶ lo ben che ne la quinta luce

centro in tondo. ¶ Ciò che non more e ciò

non more e ciò che può morire ¶ non è

splendor di quella idea ¶ che partorisce, amando, il nostro

amando, il nostro Sire; ¶ ché quella viva luce che

ché quella viva luce che sì mea ¶ dal suo

mea ¶ dal suo lucente, che non si disuna ¶ da

in atto, tanto divenendo, ¶ che più non fa che

che più non fa che brevi contingenze; ¶ e queste

intendo ¶ le cose generate, che produce ¶ con seme e

l'arte ha man che trema. ¶ Però se 'l

io commendo tua oppinïone, ¶ che l'umana natura mai

perché paia ben ciò che non pare, ¶ pensa chi

era, e la cagion che 'l mosse, ¶ quando fu

Non ho parlato sì, che tu non posse ¶ ben

ch'el fu re, che chiese senno ¶ acciò che

che chiese senno ¶ acciò che re sufficïente fosse; ¶ non

sapere il numero in che enno ¶ li motor di

quel vedere impari ¶ in che lo stral di mia

solamente respetto ¶ ai regi, che son molti, e ' buon

puote star con quel che credi ¶ del primo padre

sì e al no che tu non vedi: ¶ ché

che tu non vedi: ¶ ché quelli è tra li

stolti bene a basso, ¶ che sanza distinzione afferma e

passo; ¶ perch' elli 'ncontra che più volte piega ¶ l

intelletto lega. ¶ Vie più che 'ndarno da riva si

Arrio e quelli stolti ¶ che furon come spade a

giudicar, sì come quei che stima ¶ le biade in

biade in campo pria che sien mature; ¶ ch'i

dentro al consiglio divino; ¶ ché quel può surgere, e

Tommaso, ¶ per la similitudine che nacque ¶ del suo parlare

rimane, dite come, poi ¶ che sarete visibili rifatti, ¶ esser

a la fïata quei che vanno a rota ¶ levan

e due e tre che sempre vive ¶ e regna

esser tutta quanta; ¶ per che s'accrescerà ciò che

che s'accrescerà ciò che ne dona ¶ di gratüito

convene, ¶ crescer l'ardor che di quella s'accende

accende, ¶ crescer lo raggio che da esso vene. ¶ Ma

Ma sì come carbon che fiamma rende, ¶ e per

candor quella soverchia, ¶ sì che la sua parvenza si

difende; ¶ così questo folgór che già ne cerchia ¶ fia

apparenza da la carne ¶ che tutto dì la terra

potrà tanta luce affaticarne: ¶ ché li organi del corpo

il nostro patrïarca; ¶ per che qual segue lui, com

el comanda, ¶ discerner puoi che buone merce carca. ¶ Ma

ch'esser non puote ¶ che per diversi salti non

Ben son di quelle che temono 'l danno ¶ e

ma son sì poche, ¶ che le cappe fornisce poco

e vedra' il corrègger che argomenta ¶ "U' ben s

a canto colse; ¶ canto che tanto vince nostre muse

presaga, ¶ per lo patto che Dio con Noè puose

Noè puose, ¶ del mondo che già mai più non

l'intima rispuose. ¶ Poi che 'l tripudio e l

occhi ch'al piacer che i move ¶ conviene insieme

nove ¶ si mosse voce, che l'ago a la

e cominciò: «L'amor che mi fa bella ¶ mi

si favella. ¶ Degno è che, dov' è l'un

altro s'induca: ¶ sì che, com' elli ad una

L'essercito di Cristo, che sì caro ¶ costò a

raro, ¶ quando lo 'mperador che sempre regna ¶ provide a

le novelle fronde ¶ di che si vede Europa rivestire

del grande scudo ¶ in che soggiace il leone e

mente di viva vertute, ¶ che, ne la madre, lei

lei fece profeta. ¶ Poi che le sponsalizie fuor compiute

mutüa salute, ¶ la donna che per lui l'assenso

come de l'agricola che Cristo ¶ elesse a l

e famigliar di Cristo: ¶ ché 'l primo amor che

ché 'l primo amor che 'n lui fu manifesto

fu al primo consiglio che diè Cristo. ¶ Spesse fïate

dottor si feo; ¶ tal che si mise a circüir

a circüir la vigna ¶ che tosto imbianca, se 'l

E a la sedia che fu già benigna ¶ più

lei, ¶ ma per colui che siede, che traligna, ¶ non

per colui che siede, che traligna, ¶ non dispensare o

catolico si riga, ¶ sì che i suoi arbuscelli stan

de la biga ¶ in che la Santa Chiesa si

cortese. ¶ Ma l'orbita che fé la parte somma

gromma. ¶ La sua famiglia, che si mosse dritta ¶ coi

orme, è tanto volta, ¶ che quel dinanzi a quel

il loglio ¶ si lagnerà che l'arca li sia

di Bonaventura ¶ da Bagnoregio, che ne' grandi offici ¶ sempre

e Augustin son quici, ¶ che fuor de' primi scalzi

de' primi scalzi poverelli ¶ che nel capestro a Dio

ferma rupe -, ¶ quindici stelle che 'n diverse plage ¶ lo

avvivan di tanto sereno ¶ che soperchia de l'aere

bocca di quel corno ¶ che si comincia in punta

figliuola di Minoi ¶ allora che sentì di morte il

amendue girarsi per maniera ¶ che l'uno andasse al

de la doppia danza ¶ che circulava il punto dov

si move il ciel che tutti li altri avanza

poscia la luce in che mirabil vita ¶ del poverel

da ballo sciolte, ¶ ma che s'arrestin tacite, ascoltando

arrestin tacite, ascoltando ¶ fin che le nove note hanno

accende ¶ verace amore e che poi cresce amando, ¶ multiplicato

in te tanto resplende, ¶ che ti conduce su per

s'infiora ¶ questa ghirlanda che 'ntorno vagheggia ¶ la bella

de la santa greggia ¶ che Domenico mena per cammino

non si vaneggia. ¶ Questi che m'è a destra

del riso ¶ di Grazïan, che l'uno e l

altro foro ¶ aiutò sì che piace in paradiso. ¶ L

coro, ¶ quel Pietro fu che con la poverella ¶ offerse

spira di tale amor, che tutto 'l mondo ¶ là

profondo ¶ saver fu messo, che, se 'l vero è

lume di quel cero ¶ che giù in carne più

gode ¶ l'anima santa che 'l mondo fallace ¶ fa

Beda e di Riccardo, ¶ che a considerar fu più

a considerar fu più che viro. ¶ Questi onde a

lume d'uno spirto che 'n pensieri ¶ gravi a

luce etterna di Sigieri, ¶ che, leggendo nel Vico de

veri». ¶ Indi, come orologio che ne chiami ¶ ne l

chiami ¶ ne l'ora che la sposa di Dio

sposo perché l'ami, ¶ che l'una parte e

con sì dolce nota, ¶ che 'l ben disposto spirto

riprende i suoi frati, ché pochi sono quelli che

ché pochi sono quelli che '1 seguitino.] ¶ O insensata cura

son difettivi silogismi ¶ quei che ti fanno in basso

cotanto glorïosamente accolto. ¶ Poi che ciascuno fu tornato ne

punto del cerchio in che avanti s'era, ¶ fermossi

dentro a quella lumera ¶ che pria m'avea parlato

dubbi, e hai voler che si ricerna ¶ in sì

e qui è uopo che ben si distingua. ¶ La

si distingua. ¶ La provedenza, che governa il mondo ¶ con

creato è vinto pria che vada al fondo, ¶ però

vada al fondo, ¶ però che andasse ver' lo suo

ordinò in suo favore, ¶ che quinci e quindi le

l'un dirò, però che d'amendue ¶ si dice

Tupino e l'acqua che discende ¶ del colle eletto

parole, ¶ non dica Ascesi, ché direbbe corto, ¶ ma Orïente

gran virtute alcun conforto; ¶ ché per tal donna, giovinetto

invito; ¶ né valse udir che la trovò sicura ¶ con

costante né feroce, ¶ sì che, dove Maria rimase giuso

di pensier santi; ¶ tanto che 'l venerabile Bernardo ¶ si

e con quella famiglia ¶ che già legava l'umile

a sua religïone. ¶ Poi che la gente poverella crebbe

esto archimandrita. ¶ E poi che, per la sete del

Cristo e li altri che 'l seguiro, ¶ e per

prese l'ultimo sigillo, ¶ che le sue membra due

più cara, ¶ e comandò che l'amassero a fede

oramai qual fu colui che degno ¶ collega fu a

io, «beato spirto, sì che nulla ¶ voglia di sé

Dunque la voce tua, che 'l ciel trastulla ¶ sempre

di quei fuochi pii ¶ che di sei ali facen

La maggior valle in che l'acqua si spanda

fuor di quel mar che la terra inghirlanda, ¶ tra

sole ¶ tanto sen va, che fa meridïano ¶ là dove

tra Ebro e Macra, che per cammin corto ¶ parte

terra ond' io fui, ¶ che fé del sangue suo

io fe' di lui; ¶ ché più non arse la

Creusa, ¶ di me, infin che si convenne al pelo

pelo; ¶ né quella Rodopëa che delusa ¶ fu da Demofoonte

discernesi 'l bene ¶ per che 'l mondo di sù

voglie piene ¶ ten porti che son nate in questa

è in questa lumera ¶ che qui appresso me così

acqua mera. ¶ Or sappi che là entro si tranquilla

l'ombra s'appunta ¶ che 'l vostro mondo face

de l'alta vittoria ¶ che s'acquistò con l

su la Terra Santa, ¶ che poco tocca al papa

memoria. ¶ La tua città, che di colui è pianta

di colui è pianta ¶ che pria volse le spalle

e li agni, ¶ però che fatto ha lupo del

Decretali ¶ si studia, sì che pare a' lor vivagni

parti elette ¶ di Roma che son state cimitero ¶ a

cimitero ¶ a la milizia che Pietro seguette, ¶ tosto libere

Figlio con l'Amore ¶ che l'uno e l

arte ¶ di quel maestro che dentro a sé l

sé l'ama, ¶ tanto che mai da lei l

dirama ¶ l'oblico cerchio che i pianeti porta, ¶ per

per sodisfare al mondo che li chiama. ¶ Che se

mondo che li chiama. ¶ Che se la strada lor

dietro pensando a ciò che si preliba, ¶ s'esser

vuoi lieto assai prima che stanco. ¶ Messo t'ho

per te ti ciba; ¶ ché a sé torce tutta

maggior de la natura, ¶ che del valor del ciel

misura, ¶ con quella parte che sù si rammenta ¶ congiunto

per le spire ¶ in che più tosto ognora s

venire. ¶ È Bëatrice quella che sì scorge ¶ di bene

in meglio, sì subitamente ¶ che l'atto suo per

chiami, ¶ sì nol direi che mai s'imaginasse; ¶ ma

altezza, non è maraviglia; ¶ ché sopra 'l sol non

de l'alto Padre, che sempre la sazia, ¶ mostrando

in lui si mise, ¶ che Bëatrice eclissò ne l

sì se ne rise, ¶ che lo splendor de li

più dolci in voce che in vista lucenti: ¶ così

aere è pregno, ¶ sì che ritenga il fil che

che ritenga il fil che fa la zona. ¶ Ne

care e belle ¶ tanto che non si posson trar

non s'impenna sì che là sù voli, ¶ dal

pogna. ¶ La sua natura, che di larga parca ¶ discese

mestier di tal milizia ¶ che non curasse di mettere

Però ch'i' credo che l'alta letizia ¶ che

che l'alta letizia ¶ che 'l tuo parlar m

mi fa chiaro, ¶ poi che, parlando, a dubitar m

un vero, a quel che tu dimandi ¶ terrai lo

lo dosso. ¶ Lo ben che tutto il regno che

che tutto il regno che tu scandi ¶ volge e

la lor salute: ¶ per che quantunque quest' arco saetta

non fosse, il ciel che tu cammine ¶ producerebbe sì

sì li suoi effetti, ¶ che non sarebbero arti, ma

può, se li 'ntelletti ¶ che muovon queste stelle non

e manco il primo, che non li ha perfetti

ha perfetti. ¶ Vuo' tu che questo ver più ti

E io: «Non già; ché impossibil veggio ¶ che la

già; ché impossibil veggio ¶ che la natura, in quel

Melchisedèch e altro quello ¶ che, volando per l'aere

da sì vil padre, che si rende a Marte

proveder divino. ¶ Or quel che t'era dietro t

davanti: ¶ ma perché sappi che di te mi giova

giova, ¶ un corollario voglio che t'ammanti. ¶ Sempre natura

ponesse mente ¶ al fondamento che natura pone, ¶ seguendo lui

a la religïone ¶ tal che fia nato a cignersi

parla Folco di Marsilia che fue vescovo d'essa

d'essa.] ¶ Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza

mi narrò li 'nganni ¶ che ricever dovea la sua

posso dir se non che pianto ¶ giusto verrà di

s'era al Sol che la rïempie ¶ come quel

ingannate e fatture empie, ¶ che da sì fatto ben

penso!». ¶ Onde la luce che m'era ancor nova

la terra prava ¶ italica che siede tra Rïalto ¶ e

scese già una facella ¶ che fece a la contrada

e non mi noia; ¶ che parria forse forte al

gioia ¶ del nostro cielo che più m'è propinqua

fama rimase; e pria che moia, ¶ questo centesimo anno

pensa la turba presente ¶ che Tagliamento e Adice richiude

pente; ¶ ma tosto fia che Padova al palude ¶ cangerà

palude ¶ cangerà l'acqua che Vincenza bagna, ¶ per essere

con la testa alta, ¶ che già per lui carpir

l'empio suo pastor, che sarà sconcia ¶ sì, che

che sarà sconcia ¶ sì, che per simil non s

sarebbe larga la bigoncia ¶ che ricevesse il sangue ferrarese

a oncia a oncia, ¶ che donerà questo prete cortese

noi Dio giudicante; ¶ sì che questi parlar ne paion

tacette; e fecemi sembiante ¶ che fosse ad altro volta

per la rota ¶ in che si mise com' era

davante. ¶ L'altra letizia, che m'era già nota

qual fin balasso in che lo sol percuota. ¶ Per

sbandita ¶ di paradiso, però che si torse ¶ da via

vita. ¶ La pena dunque che la croce porse ¶ s

guardando a la persona che sofferse, ¶ in che era

persona che sofferse, ¶ in che era contratta tal natura

forte, ¶ quando si dice che giusta vendetta ¶ poscia vengiata

degno. ¶ La divina bontà, che da sé sperne ¶ ogne

in sé, sfavilla ¶ sì che dispiega le bellezze etterne

le bellezze etterne. ¶ Ciò che da lei sanza mezzo

quand' ella sigilla. ¶ Ciò che da essa sanza mezzo

però più le piace; ¶ ché l'ardor santo ch

di sua nobilità convien che caggia. ¶ Solo il peccato

il peccato è quel che la disfranca ¶ e falla

al sommo bene, ¶ per che del lume suo poco

di questi guadi: ¶ o che Dio solo per sua

cortesia ¶ dimesso avesse, o che l'uom per sé

è la cagion per che l'uom fue ¶ da

uscita, ¶ la divina bontà che 'l mondo imprenta, ¶ di

altra, fu o fie: ¶ ché più largo fu Dio

uom sufficiente a rilevarsi, ¶ che s'elli avesse sol

pur furon creature; ¶ per che, se ciò ch'è

intero; ¶ ma li alimenti che tu hai nomati ¶ e

nomati ¶ e quelle cose che di lor si fanno

informante ¶ in queste stelle che 'ntorno a lor vanno

innamora ¶ di sé sì che poi sempre la disira

umana carne fessi allora ¶ che li primi parenti intrambo

mondo in suo periclo ¶ che la bella Ciprigna il

nel terzo epiciclo; ¶ per che non pur a lei

vocabol de la stella ¶ che 'l sol vagheggia or

o no, tanto festini, ¶ che non paressero impediti e

e dentro a quei che più innanzi appariro ¶ sonava

appariro ¶ sonava 'Osanna' sì, che unque poi ¶ di rïudir

mondo già dicesti: ¶ 'Voi che 'ntendendo il terzo ciel

sì pien d'amor, che, per piacerti, ¶ non fia

poco di quïete». ¶ Poscia che li occhi miei si

rivolsersi a la luce che promessa ¶ tanto s'avea

piùe ¶ per allegrezza nova che s'accrebbe, ¶ quando parlai

molto sarà di mal, che non sarebbe. ¶ La mia

mi ti tien celato ¶ che mi raggia dintorno e

e avesti ben onde; ¶ che s'io fossi giù

mio amor più oltre che le fronde. ¶ Quella sinistra

fronde. ¶ Quella sinistra riva che si lava ¶ di Rodano

quel corno d'Ausonia che s'imborga ¶ di Bari

corona ¶ di quella terra che 'l Danubio riga ¶ poi

l Danubio riga ¶ poi che le ripe tedesche abbandona

E la bella Trinacria, che caliga ¶ tra Pachino e

Peloro, sopra 'l golfo ¶ che riceve da Euro maggior

Ridolfo, ¶ se mala segnoria, che sempre accora ¶ li popoli

perché non li offendesse; ¶ ché veramente proveder bisogna ¶ per

letizia ¶ nel folgór chiaro che di lei uscia. ¶ Pensa

Pensa, lettor, se quel che qui s'inizia ¶ non

etternal concede grazia ¶ prima che la milizia s'abbandoni

s'abbandoni, ¶ del lume che per tutto il ciel

nel proprio lume, e che de li occhi il

grado de la spera ¶ che si vela a' mortai

diritto a la lumera ¶ che pria m'avea parlato

Sì come il sol che si cela elli stessi

mi rispuose ¶ nel modo che 'l seguente canto canta

Berlinghieri di Proenza.] ¶ «Poscia che Costantin l'aquila volse

dietro a l'antico che Lavina tolse, ¶ cento e

fui e son Iustinïano, ¶ che, per voler del primo

ma 'l benedetto Agapito, che fue ¶ sommo pastore, a

li credetti; e ciò che 'n sua fede era

falsa e vera. ¶ Tosto che con la Chiesa mossi

ciel fu sì congiunta, ¶ che segno fu ch'i

cominciò da l'ora ¶ che Pallante morì per darli

oltre, infino al fine ¶ che i tre a' tre

onde Torquato e Quinzio, che dal cirro ¶ negletto fu

Fabi ¶ ebber la fama che volontier mirro. ¶ Esso atterrò

orgoglio de li Aràbi ¶ che di retro ad Anibale

alpestre rocce, Po, di che tu labi. ¶ Sott' esso

Poi, presso al tempo che tutto 'l ciel volle

il tolle. ¶ E quel che fé da Varo infino

Rodano è pieno. ¶ Quel che fé poi ch'elli

fu di tal volo, ¶ che nol seguiteria lingua né

pompeana tuba. ¶ Di quel che fé col baiulo seguente

ancor la trista Cleopatra, ¶ che, fuggendoli innanzi, dal colubro

mondo in tanta pace, ¶ che fu serrato a Giano

suo delubro. ¶ Ma ciò che 'l segno che parlar

ciò che 'l segno che parlar mi face ¶ fatto

e con affetto puro; ¶ ché la viva giustizia che

ché la viva giustizia che mi spira, ¶ li concedette

e di lor falli, ¶ che son cagion di tutti

arte ¶ sott' altro segno, ché mal segue quello ¶ sempre

e non si creda ¶ che Dio trasmuti l'armi

d'i buoni spirti che son stati attivi ¶ perché

sì disvïando, pur convien che i raggi ¶ del vero

noi l'affetto sì, che non si puote ¶ torcer

gradita. ¶ Ma i Provenzai che fecer contra lui ¶ non

ragione a questo giusto, ¶ che li assegnò sette e

a la mia donna ¶ che mi diseta con le

stille'. ¶ Ma quella reverenza che s'indonna ¶ di tutto

d'un riso ¶ tal, che nel foco faria l

mente; ¶ e tu ascolta, ché le mie parole ¶ di

soffrire a la virtù che vole ¶ freno a suo

suo prode, quell' uom che non nacque, ¶ dannando sé

piacque ¶ u' la natura, che dal suo fattore ¶ s

è l'argomento casso ¶ che t'avria fatto noia

a li occhi, tal che per te stesso ¶ non

potesti da Piccarda udire ¶ che l'affezion del vel

fïate già, frate, addivenne ¶ che, per fuggir periglio, contra

si fé di quel che far non si convenne

si convenne; ¶ come Almeone, che, di ciò pregato ¶ dal

A questo punto voglio che tu pense ¶ che la

voglio che tu pense ¶ che la forza al voler

mischia, e fanno ¶ sì che scusar non si posson

de l'altra; sì che ver diciamo insieme». ¶ Cotal

inonda ¶ e scalda sì, che più e più m

affezion mia tanto profonda, ¶ che basti a render voi

per grazia; ¶ ma quei che vede e puote a

risponda. ¶ Io veggio ben che già mai non si

fera in lustra, ¶ tosto che giunto l'ha; e

d'un'altra verità che m'è oscura. ¶ Io

d'amor così divini, ¶ che, vinta, mia virtute diè

di là dal modo che 'n terra si vede

terra si vede, ¶ sì che del viso tuo vinco

valore, ¶ non ti maravigliar, ché ciò procede ¶ da perfetto

procede ¶ da perfetto veder, che, come apprende, ¶ così nel

tuo l'etterna luce, ¶ che, vista, sola e sempre

alcun vestigio, ¶ mal conosciuto, che quivi traluce. ¶ Tu vuo

si può render tanto ¶ che l'anima sicuri di

e sì com' uom che suo parlar non spezza

santo: ¶ «Lo maggior don che Dio per sua larghezza

volontà la libertate; ¶ di che le creature intelligenti, ¶ e

s'è sì fatto ¶ che Dio consenta quando tu

consenta quando tu consenti; ¶ ché, nel fermar tra Dio

col suo atto. ¶ Dunque che render puossi per ristoro

Chiesa in ciò dispensa, ¶ che par contra lo ver

poco a mensa, ¶ però che 'l cibo rigido c

paleso ¶ e fermalvi entro; ché non fa scïenza, ¶ sanza

una è quella ¶ di che si fa; l'altr

saver dei. ¶ L'altra, che per materia t'è

puote ben esser tal, che non si falla ¶ se

pesa ¶ per suo valor che tragga ogne bilancia, ¶ sodisfar

convenia dicer 'Mal feci', ¶ che, servando, far peggio; e

pastor de la Chiesa che vi guida; ¶ questo vi

non pecore matte, ¶ sì che 'l Giudeo di voi

Non fate com' agnel che lascia il latte ¶ de

al mio cupido ingegno, ¶ che già nuove questioni avea

e sì come saetta che nel segno ¶ percuote pria

nel segno ¶ percuote pria che sia la corda queta

quel ciel si mise, ¶ che più lucente se ne

qual mi fec' io che pur da mia natura

i pesci a ciò che vien di fori ¶ per

di fori ¶ per modo che lo stimin lor pastura

vostri risplende non so che divino ¶ che vi trasmuta

non so che divino ¶ che vi trasmuta da' primi

or m'aiuta ciò che tu mi dici, ¶ sì

tu mi dici, ¶ sì che raffigurar m'è più

latino. ¶ Ma dimmi: voi che siete qui felici, ¶ disiderate

quïeta ¶ virtù di carità, che fa volerne ¶ sol quel

dal voler di colui che qui ne cerne; ¶ che

che qui ne cerne; ¶ che vedrai non capere in

nostre voglie stesse; ¶ sì che, come noi sem di

com' a lo re che 'n suo voler ne

ch'ella crïa o che natura face». ¶ Chiaro mi

rimane ancor la gola, ¶ che quel si chere e

ch'ogne voto accetta ¶ che caritate a suo piacer

E quest' altro splendor che ti si mostra ¶ da

mia destra parte e che s'accende ¶ di tutto

sacre bende. ¶ Ma poi che pur al mondo fu

de la gran Costanza ¶ che del secondo vento di

grave. ¶ La vista mia, che tanto lei seguio ¶ quanto

quanto possibil fu, poi che la perse, ¶ volsesi al

nel mïo sguardo ¶ sì che da prima il viso

si morria di fame, ¶ che liber' omo l'un

intra due dame: ¶ per che, s'i' mi tacea

ello, ¶ più caldo assai che per parlar distinto. ¶ Fé

Nabuccodonosor levando d'ira, ¶ che l'avea fatto ingiustamente

e altro disio, sì che tua cura ¶ sé stessa

sé stessa lega sì che fuor non spira. ¶ Tu

Queste son le question che nel tuo velle ¶ pontano

però pria ¶ tratterò quella che più ha di felle

D'i Serafin colui che più s'india, ¶ Moïsè

Samuel, e quel Giovanni ¶ che prender vuoli, io dico

cielo i loro scanni ¶ che questi spirti che mo

scanni ¶ che questi spirti che mo t'appariro, ¶ né

al vostro ingegno, ¶ però che solo da sensato apprende

da sensato apprende ¶ ciò che fa poscia d'intelletto

rappresenta, ¶ e l'altro che Tobia rifece sano. ¶ Quel

Tobia rifece sano. ¶ Quel che Timeo de l'anime

è simile a ciò che qui si vede, ¶ però

qui si vede, ¶ però che, come dice, par che

che, come dice, par che senta. ¶ Dice che l

par che senta. ¶ Dice che l'alma a la

è d'altra guisa ¶ che la voce non suona

il mondo quasi, sì che Giove, ¶ Mercurio e Marte

trascorse. ¶ L'altra dubitazion che ti commove ¶ ha men

ha men velen, però che sua malizia ¶ non ti

vïolenza è quando quel che pate ¶ nïente conferisce a

nïente conferisce a quel che sforza, ¶ non fuor quest

alme per essa scusate: ¶ ché volontà, se non vuol

vïolenza il torza. ¶ Per che, s'ella si piega

l'Orse. ¶ Voialtri pochi che drizzaste il collo ¶ per

dinanzi a l'acqua che ritorna equale. ¶ Que' glorïosi

ritorna equale. ¶ Que' glorïosi che passaro al Colco ¶ non

Dio grata», mi disse, ¶ «che n'ha congiunti con

stella». ¶ Parev' a me che nube ne coprisse ¶ lucida

e pulita, ¶ quasi adamante che lo sol ferisse. ¶ Per

veder quella essenza in che si vede ¶ come nostra

Lì si vedrà ciò che tenem per fede, ¶ non

guisa del ver primo che l'uom crede. ¶ Io

ha remoto. ¶ Ma ditemi: che son li segni bui

bui ¶ di questo corpo, che là giuso in terra

dietro ai sensi ¶ vedi che la ragione ha corte

ali. ¶ Ma dimmi quel che tu da te ne

pensi». ¶ E io: «Ciò che n'appar qua sù

qua sù diverso ¶ credo che fanno i corpi rari

di quel bruno ¶ cagion che tu dimandi, o d

parere. ¶ S'elli è che questo raro non trapassi

ivi lo raggio più che in altre parti, ¶ per

Rivolto ad essi, fa che dopo il dosso ¶ ti

ti stea un lume che i tre specchi accenda

da tutti ripercosso. ¶ Ben che nel quanto tanto non

di luce sì vivace, ¶ che ti tremolerà nel suo

varie differenze ¶ le distinzion che dentro da sé hanno

di grado in grado, ¶ che di sù prendono e

questo loco al vero che disiri, ¶ sì che poi

vero che disiri, ¶ sì che poi sappi sol tener

da' beati motor convien che spiri; ¶ e 'l ciel

de la mente profonda che lui volve ¶ prende l

Da essa vien ciò che da luce a luce

essa è formal principio che produce, ¶ conforme a sua

e di certi spiriti che appariro in esso; e

cioè se li spiriti che sono in cielo di

elli siano.] ¶ Quel sol che pria d'amor mi

erto; ¶ ma visïone apparve che ritenne ¶ a sé me

tanto stretto, per vedersi, ¶ che di mia confession non

tranquille, ¶ non sì profonde che i fondi sien persi

le postille ¶ debili sì, che perla in bianca fronte

de la dolce guida, ¶ che, sorridendo, ardea ne li

vere sustanze son ciò che tu vedi, ¶ qui rilegate

e odi e credi; ¶ ché la verace luce che

ché la verace luce che le appaga ¶ da sé

io a l'ombra che parea più vaga ¶ di

O ben creato spirito, che a' rai ¶ di vita

etterna la dolcezza senti ¶ che, non gustata, non s

se non come quella ¶ che vuol simile a sé

ch'i' son Piccarda, ¶ che, posta qui con questi

tarda. ¶ Li nostri affetti, che solo infiammati ¶ son nel

formati. ¶ E questa sorte che par giù cotanto, ¶ però

come cera da suggello, ¶ che la figura impressa non

vostra parola disïata vola, ¶ che più la perde quanto

da terra il ciel che più alto festina». ¶ Ond

voi, ¶ né honne coscïenza che rimorda». ¶ «E se tu

il cerchio di merigge, ¶ che qua e là, come

de la gente umana, ¶ che acqua è questa che

che acqua è questa che qui si dispiega ¶ da

mi fu: «Priega ¶ Matelda che 'l ti dica». E

me; e son sicura ¶ che l'acqua di Letè

Bëatrice: «Forse maggior cura, ¶ che spesse volte la memoria

oscura. ¶ Ma vedi Eünoè che là diriva: ¶ menalo ad

ravviva». ¶ Come anima gentil, che non fa scusa, ¶ ma

la voglia altrui ¶ tosto che è per segno fuor

fuor dischiusa; ¶ così, poi che da essa preso fui

parte ¶ lo dolce ber che mai non m'avria

La gloria di colui che tutto move ¶ per l

meno altrove. ¶ Nel ciel che più de la sua

io, e vidi cose che ridire ¶ né sa né

intelletto si profonda tanto, ¶ che dietro la memoria non

mi ti presti ¶ tanto che l'ombra del beato