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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «ché»

nautoretestoannoconcordanza
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apice in gocce trasparenti che rotolavano dabbasso come perle
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quelle undici traiettorie pensando che sarebbe stato bello portarci
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baffi, le sopracciglia cespugliose, che si muovevano a ritmo
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poteva dire di lui che fosse un morto di
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Quella è meglio perderla che trovarla» gli scappò, pentendosi
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avventata. Ci mancava solo che dopo la nota di
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Ma le vuoi bene?» ¶ «Che domande fate? Certo che
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Che domande fate? Certo che le voglio bene.» ¶ «Come
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Sono almeno due anni che manchi da casa. Non
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e bastuniato” pensò. Certo che aveva nostalgia, ma ce
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a lui? ¶ «Allora, guagliò? Che ti passa dinta ’o
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sussultò: «Fossi geloso?». ¶ «Ma che dite?» reagì lui, punto
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solo confidarmi con lei, ché le cose taciute avvelenano
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a mia moglie quello che mi succede…» ¶ «E dillo
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malessere: «Il fatto è che certe volte mi prendono
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corro in bagno finisce che, con rispetto parlando, mi
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Sarà colpa di quello che mangi» considerò Avella dall
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di vento, una nuvola che improvvisamente copre la luce
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morire. Ma nel frattempo che non moro, non campo
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guagliò, e meno male che le cose ti vanno
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il maresciallo. «Ma possibile che tua moglie non si
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le interessa niente. Basta che le mando lo stipendio
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in un sussurro: «Pensavo che sposandomi sarei stato felice
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ma di mia madre, che non ho mai conosciuto
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carezze e dei baci che non ho ricevuto; di
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me, di quel bambino che non sono mai stato
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stato, dello zucchero filato che avrei potuto mangiare e
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luna… Lo sapete invece che ha fatto?» ¶ Il maresciallo
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è tagliati tutti. Dice che devo amarla per le
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per il suo corpo. Che c’è di male
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suo matrimonio. E pensare che “la meglio parola è
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meglio parola è quella che non si dice”. ¶ Il
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un uccellino. «Lo sapete che non è possibile» farfugliò
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raddrizzare. ¶ «Guagliò, aaattenti! Uno che tiene amici altolocati deve
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fatto, ma l’amico che tieni nelle alte sfere
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nelle alte sfere vuole che vai a lavorare con
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l’onorevole Aldo Moro che non c’è nulla
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in un cortile bianco che sembrava un chiostro. Un
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salottino dalle luci soffuse che gli sembrò una cappella
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sedersi. ¶ «Dunque, vediamo… Visto che starai un po’ con
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un po’ con me, che sai fare?» ¶ «Tutto e
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niente» balbettò l’altro. ¶ «Che scuole hai fatto?» ¶ «Primo
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ingegneri, di operai specializzati che dal Nord si sono
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interruppe. «Hai capito quello che hai letto?» ¶ Mario arrossì
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di diniego. Non sapeva che Moro era famoso per
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ragioni vere di quello che succede. Lo vedi che
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che succede. Lo vedi che occhi grandi hai?» ¶ «Sono
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orbite.» ¶ Il carabiniere capì che doveva ampliare il suo
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delle scuse: «Lo sai che Ballarò è piena di
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di morti di fame. Che cosa ci prendo nei
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continuare. Non sia mai che quello si fa saltare
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inerme tra le cosce. ¶ «Che hai?» chiese lei più
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Io non sono quello che sembro, qui tutti mi
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diventare un vero malacarne, ché per quello ci vogliono
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Si dilungò sul rischio che correva se non avesse
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sarebbe la prima volta che sparisco. Avrò pur diritto
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è sempre uguale. Impettita che pare c’ha un
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sedere. Non fa altro che lucidare, lavare, riordinare. Mai
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allora?» ¶ «Il fatto è che Maruzza sta crescendo senza
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interruppe l’altro. ¶ «Insomma, che famiglia mi rappresenta quella
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problema?» ¶ «Il fatto è che la picciridda ha bisogno
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bene, vossia lo sa che non ho avuto figli
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tornare a casa.» ¶ «Sai che novità! Ce l’hai
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quel povero nipote mio che manco tredici anni aveva
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accampare scuse: i gatti che l’aspettavano, le piante
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le piante del terrazzo che sarebbero seccate, la signorina
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seccate, la signorina Primetta che aveva bisogno di cure
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anch’io sono convinto che Mario debba tornare a
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Eravamo solo due ragazzi che sognavano un futuro migliore
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abbiamo firmato un documento che poi è stato molto
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di me, sono certo che non mi rifiuterà un
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un nuovo governo. Lieto che meriti sempre particolare fiducia
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delicata missione. Procura sempre che tutti ti stimino oltre
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tutti ti stimino oltre che per la tua bravura
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buon cristiano. Dalle immaginette che trovi nella presente ti
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nella presente ti accorgerai che già sono invecchiato: è
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per le preghiere esaudite… che dici, leggiamo a voce
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con essa la leggerezza che ha caratterizzato i miei
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fervente cristiano, prima ancora che un solerte e onesto
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figlioletta di tre anni che sta crescendo senza il
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chiama Mario Mancuso. Certo che non gli farai mancare
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la consegnò a Ninetta che corse all’ufficio postale
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sono lieto di sapere che continui nella tua missione
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missione di carità. Ricordo che volevi andare in Africa
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Africa. È per questo che la Curia ti ha
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migliori energie, sono certo che lì farai molto bene
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incondizionato dei nostri compagni, che mai ci avrebbero traditi
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le parole ambivalenti. Penso che tu legga i giornali
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giornali, avrai saputo quello che è successo. Mi avevano
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formare il governo. Sembrava che tutto andasse bene. Nel
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tutti gioito con me, che mai mi sarei sognato
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Tu e io sappiamo che si tratta di un
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nostro Signore. ¶ Ti prometto che mi occuperò di Mario
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ai vetri smerigliati. ¶ «Pare che non hanno mai visto
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tra sé. Era stupito che qualcuno fosse disposto a
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per vedere una vegetazione che nel suo paese spuntava
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la gamba farlocca funziona che è una meraviglia. Va
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ingrugnita. Si può sapere che hai nella testa? Ah
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pentole. ¶ «Non fai altro che spargere infelicità attorno a
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una saliera! Attenta, sai, che chi sputa in cielo
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uscì sbattendo la porta, ché in quella casa pareva
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odore pungente di alghe che il vento spingeva dal
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per ricordare ai vivi che l’esistenza è un
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si fermarono a riposare, ché ancora ce n’era
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terraferma. “Meglio il tanfo che la tristezza” considerò Ninetta
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Maruzza, leggiamo insieme quello che c’è scritto lì
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lo adocchiò da lontano. ¶ “Che bello” pensò, “sembra una
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marcio era così sporca che sembrava assorbire le immagini
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abito di lana leggera che le fasciava i fianchi
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senza ingrossarla. Meno male che la mattina era stata
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la coda dell’occhio che lui la seguisse. L
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la zia ogni volta che la nipotina le passava
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la nonna più bella che abbia mai conosciuto» esclamò
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diede della stupida, pensò che non era più una
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di cogliere l’occasione, ché ogni lasciata è persa
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collo. «Non ti inchiappare, che tua madre chi la
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gelato aveva più profumo che sapore, ma quelle note
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scambiato per il padre, che fa il carabiniere» spiegò
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ragazzo avevo un amico che poi entrò nell’Arma
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al ragazzo delle giostre, che non si era più
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più fatto vivo. ¶ “Fortuna che c’è Maruzza” si
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soffiando fuori densi anelli che si allargavano verso l
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sigaretta era un tizzone che mandava bagliori rossi nell
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lo incalzò. ¶ «Com’è che avete tutta questa fretta
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faccia una tale soddisfazione che mi sono presa d
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d’invidia. Ho pensato che mi stavo perdendo qualcosa
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fiamma il viso congestionato. ¶ «Che sera, eh?» disse l
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non ho fatto altro che pensarti…» ¶ «Shhh» lo zittì
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le impediva di abbandonarsi. ¶ «Che succede?» chiese Antonio. ¶ «Ho
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chiese Antonio. ¶ «Ho paura che tu possa lasciarmi appena
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lasciarmi appena ottenuto quello che vuoi. Sai, ho avuto
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con un tale ardore che Ninetta desiderò di morire
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correva a casa, sperando che Melina non si accorgesse
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bacchettona com’è, chissà che penserebbe.” ¶ Sulla porta lo
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frutto tardivo ma sugoso che la vita le aveva
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piatto. ¶ Lui sorrideva, sicuro che la sera dopo sarebbe
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aveva risparmiato neanche Antonio, che stava cambiando pure lui
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modo meno evidente. Da che frequentava Ninetta, gli era
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Taccitedda. Convocò Aranciu Pilusu che aveva da poco promosso
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dai negozi, controlla quello che sta succedendo e poi
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senza indugi. ¶ «Taccitedda, a che gioco stai giocando?» ¶ «Che
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che gioco stai giocando?» ¶ «Che vuoi dire?» ¶ «Senti, noi
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fido di te tanto che ti ho dato la
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però non devi dimenticare che io sono al servizio
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rugiada. Mi hanno detto che viene con la febbre
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ribadì l’uomo infastidito. Che ne poteva sapere quella
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fimminedda più di lui che aveva tanto di laurea
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I medici… lo sai che non capiscono niente. Te
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Te lo ricordi quello che successe con la lingua
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giurato a se stesso che non avrebbe abbandonato Maruzza
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Sembravano due vecchi coniugi che, spenta ogni passione, godevano
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passione, godevano dell’affetto che resiste al tempo. Intorno
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a dormire in caserma, ché nella casa di zia
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signorina Primetta gli pareva che si prendesse delle confidenze
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mucchio di riviste sporcaccione che un giornalaio compiacente gli
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una di queste chiamate che venne a sapere della
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la sua impotenza: “E che cazzo, un padre deve
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propria figlia!”. Pianse tanto che i suoi occhi rimasero
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Avella si accorse subito che qualcosa non andava. ¶ «Vieni
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andava. ¶ «Vieni con me, ché con la pancia piena
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indicò una mozzarella opalescente che grondava latte. ¶ Lui ne
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in bocca e aspettò che quel formaggio morbido si
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mancanza di rispetto. ¶ «Mancuso, che c’è che non
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Mancuso, che c’è che non va?» ¶ Mario riprese
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gravato dall’angoscia alleggerirsi. ¶ «Che jella, guagliò! Ma non
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tempo, ma non lui che aveva il corpo minato
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dall’acqua del Tevere che ricadeva a precipizio sotto
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Titina, contravvenendo alla regola che le vietava di guardare
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calò. I medici dichiararono che il paziente era fuori
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un raggio di sole, che cadeva sul cuscino, lo
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Succedeva sempre più spesso che si abbandonasse a gesti
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di malagrazia la bambina che impaurita smetteva di piangere
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bada la violenza oscura che lo abitava. “Ce l
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anche nelle delicate cure che di solito sono espressione
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notte, abbandonato sulla poltrona che era diventata il loro
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contro quella del padre che profumava di muschio, si
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godeva della fragranza soave che la piccola emanava, il
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così delicata, la bambina, che aveva paura di farle
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i capelli, per convincersi che con la figlia le
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stato per la lingua che era rientrata spontaneamente nella
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alla scia di odori che saturavano il suo piccolo
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le scarpette di lana che le arrossavano i piedini
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pareti irregolari, bagliori accecanti che attraversavano i vetri della
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della macchina per cucire che riempiva i pomeriggi senza
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era un metronomo impazzito che non si azzittiva nemmeno
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impilati pigiamini e cuffiette. ¶ «Che ti sta bello ’stu
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I guaiti dei cuccioli che ruzzavano tra le aiuole
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ambrata di alcuni uomini che le sorridevano dal giardino
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Maruzza si rese conto che il giallo era un
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giallo era un colore che assumeva una tonalità intensa
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della polvere, e capì che la lingua tenuta all
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più tardi si accorse che le gambe erano due
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muovevano attratti dal pulviscolo che vorticava nella scia di
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provò una tale tenerezza che quasi gli mancò il
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per quel figlio maschio che non era riuscito a
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si accorse della gioia che brillava negli occhi del
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suo castello incantato, quello che aveva costruito nelle lunghe
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sempre nica.» ¶ «Vuole dire che resta nana?» chiese lui
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chiese lui sbiancando. ¶ «No, che è ritardata» lo gelò
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è ereditaria, vuol dire che in famiglia c’è
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di monetine. ¶ Ninetta negò che nella famiglia Mancuso ci
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di ricci. ¶ «Mi dispiace che non sia maschio» si
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buone intenzioni ma sentiva che il suo autocontrollo stava
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guai sono nostri. Possibile che tu non riesca a
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calcio a una bottiglia, che si ruppe in mille
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piano una mappina bianca che sventolava nella luce morbida
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lo travolse. ¶ Senza riflettere, ché se c’avesse pensato
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fin sotto la gola. ¶ «Che volete?» domandò burbera. In
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era la prima volta che qualcuno in divisa si
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nella sua abitazione. Non che i carabinieri fossero insensibili
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preferiva non avere a che fare. ¶ «Buonasera» salutò Mario
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in quella posizione, aspettando che lei lo facesse entrare
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particolare forma d’amore, che le mogli non erano
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lo zuccherò e aspettò che bevesse. ¶ «Buono» disse Mario
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seguito a quelle fantasie che gli parevano irrealizzabili con
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pieno di polvere, pare che venite dal cantiere, ora
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siete caldo. Non è che vi siete preso un
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avanti, il sesso duro che premeva sotto la stoffa
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la tenda, non vorrei che qualcuno vi vedesse.» Lei
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pago. ¶ «Siete così bravo che sembrate un generale» si
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di Zia Ninetta, convinta che la nipotina fosse non
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sbattevano veloci ogni volta che un raggio di sole
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ripreso a fare programmi, ché passata la doglia ritorna
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dal canto suo pensò che forse poteva tornare a
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vedere come reagiva Melina, ché megghiu diri chi sacciu
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con una vocina sottile che s’infilava nelle orecchie
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Meglio del Plasmon! Guarda che sirruna tiene la picciridda
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così risparmiamo» conveniva Melina che aveva il chiodo fisso
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di novità. Della minna, che le occludeva l’orizzonte
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l’orizzonte, non sapeva che farsene. Così, invece di
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gattonare e invece a che stava seduta, a che
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che stava seduta, a che si trovò in piedi
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un’alzatina di cristallo che Melina teneva come una
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tu dagliela e vedrai che si cunotta.» Quindi tirò
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donna divertita, «eccola, eccola che arriva! Avanti, alzati che
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che arriva! Avanti, alzati che c’arrivi.» ¶ La madre
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occhi dietro i polsi. «Che ti passa oggi, ah
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della figlia più infastidita che preoccupata. Maruzza, nella sua
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dal medico: «Sono sicura che la bambina ha solo
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ti convinci pure tu che non è niente». ¶ Il
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in una strana ginnastica che serviva a tenere a
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aria dentro la pancia, che poi svuotava con un
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figlio in arrivo senza che venisse a galla il
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colpo di cannone: certo che ti scanti! Ma non
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mi piace.» ¶ Mario considerò che Melina aveva appena compiuto
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rimanere amici per sempre, ché quando uno si sposa
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un’espressione dispiaciuta. «Guarda che però ti devo fare
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rimarrà solo.» ¶ «Mancuso, facciamo che non mi hai detto
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favore, io no! Possibile che non conosco un tinto
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per quella fragile democrazia che andava nutrita come fosse
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per saperne di più. ¶ «Che ti devo dire?» gli
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è cercata: era uno che trafficava con le leghe
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le finestre di casa. Che vuoi, il destino.» ¶ “Uccidere
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Si sentì così male che marcò visita. ¶ Il maresciallo
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lo fece chiamare. ¶ «Guagliò, che t’è successo?» ¶ Mario
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molto caldo il giorno che Melina sentì le acque
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poteva sporcare i materassi che ancora non aveva finito
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sotto l’ombelico, aspettando che la doglia scemasse. Si
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penombra, rinfrancata dalla frescura che saliva dal pavimento, assecondò
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pavimento, assecondò l’onda che nasceva sotto lo sterno
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Fu svegliata dalla levatrice che la scuoteva di malagrazia
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scuoteva di malagrazia: «Scimunita che sei!» la rimproverò. «Tuo
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ragazza si scusò: «È che non avevo nulla da
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un’espressione soddisfatta, «vedrai che t’allibberti subito.» ¶ E
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madre strette strette. ¶ «Vedi che malochiddire!» aveva ripetuto più
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saltandole sulla pancia: «Ah, che malochiddire che ti darà
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pancia: «Ah, che malochiddire che ti darà!». ¶ La bambina
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Melina si rese conto che il marito non avrebbe
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avrebbe avuto il maschio che voleva. Preoccupata desiderò di
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ed ebbe l’impressione che Melina stesse soffocando la
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stesse soffocando la figlia. ¶ «Che fai, scimunita?» urlò strappandole
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dalle braccia la neonata, che subito srotolò la lingua
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per tutte le comari che s’erano date di
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vestita di tutto punto, ché Melina ci teneva a
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satolla con un rivolo che le colava lungo il
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malattia. Tanto si preoccupò che s’incupì. Stava scoprendo
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Stava scoprendo con sgomento che era la vita a
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causò un pericoloso scoramento, ché nel puerperio la tristezza
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altra. «Con tutto quello che ha passato per venire
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ed era così felice che senza pensarci mostrò la
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una nota di demerito, che avrebbe in futuro pesato
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sentì subito più leggero, ché la verità alla fine
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a precisare. Quel fagottino che gli dormiva nel letto
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Dalli tutti alla picciridda, ché appena le cose si
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preda di un’emozione che gli attanagliava la gola
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mia madre, e speriamo che sia più fortunata» rispose
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vispi. È tua moglie che mi preoccupa. Il parto
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aperto le persiane. Corri, che fai qui ’ntamato?» ¶ Mario
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e non di vanità. ¶ «Che bella!» sospirò Mario quando
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luce. L’unica foto che si salvò ritraeva gli
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per brindare alla felicità, «che sarebbe arrivata sicuramente» augurarono
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lo sguardo il marito che marciava serioso nella divisa
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cattivo, diventò tanto secco che, quando soffiava tramontana al
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a zia Ninetta. Sapeva che abitava a Roma, perché
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smozzicate, la fatalona bionda che lo aveva cresciuto. «Abbiamo
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lasciato, ma ero convinta che quello fosse il grande
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lo informò la donna, che per colpa di un
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si stupì del risentimento che affiorava guastandogli il piacere
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solo una povera illusa che ha creduto alla più
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si mischiò alla polvere che imbrattava i mobili senza
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Più avanti chissà…» ¶ «Giura che tornerai» piagnucolò lei giungendo
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Ninetta seducente e capricciosa che conosceva, e si trovò
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e il culo secco che si agitava dentro ai
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spazio risicato, ai gatti che facevano da padroni e
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odore di una barbona che talvolta si fermava a
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fuori certe note struggenti che riempivano l’aria di
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cuore triste di Mario, che batteva in controtempo rispetto
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di pioggia, l’arcobaleno che si estendeva a cavallo
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spensierata. Quel matrimonio bianco che non si sarebbe colorato
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desiderio di essere quel che era e non avrebbe
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a casa. Fu allora che l’Albergheria diventò nella
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di suonare, nel silenzio che seguiva l’ultima nota
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sognare, protetta dai fantasmi che spaventavano Mario. ¶ Nel lettone
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i vecchi desideri repressi che si erano presentati all
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Io! Perciò i soldi che guadagna sono anche miei
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piccolo margine di autonomia che il matrimonio le aveva
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Ragionava come la pastorella che andava a vendere la
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fare buoni affari, ignorando che per natura la vita
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Pilusu e Taccitedda controllavano che nessuno importunasse la giovane
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per quei musi neri, che si aggiravano disorientati nel
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prendevano bonariamente in giro, ché non la consideravano una
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fiume era così asciutto che all’isola Tiberina la
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non aveva mangiato. ¶ Aspettò che il respiro si normalizzasse
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Non fare come me che poi non trovi la
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lo sguardo il nipote che camminava impacciato come un
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provocante sette di denari che spiccava sulla fiancata della
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della pensione. ¶ «Ma di che nicche e nacche?» esclamò
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notte non fece altro che pensare a Melina, ai
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di Palermo. Salto giù che il convoglio non era
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piazzetta delle Sette Fate che la prima messa era
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a lei, nel posto che avrebbe dovuto essere del
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a sé la ragazza che, svegliata di soprassalto, si
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avventò su di lei, che si ritrasse impaurita e
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di quelle parole mielose che affiorano sulle labbra degli
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stabilità e il conforto che il matrimonio gli aveva
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A primavera Mario seppe che sarebbe diventato padre. ¶ «Sono
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tre anni e vedi che guai” e correva nell
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finestra sono, lo senti che tuppuliano?» gli mormorò zia
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mormorò zia Ninetta, preoccupata, ché le donne di fora
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molta cura ai capelli, che portava lisci, e alle
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rosse come la passione che cercava tra le bancarelle
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e diventava così forte che i nervi degli abitanti
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tre ordini di loggette, che avevano resistito alla distruzione
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di un’umanità composita che intrecciava relazioni e concludeva
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dagli orfani dell’oratorio, che non perdevano occasione per
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spazzola piena di capelli che sembrava il nido di
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Fu in quel periodo che abbandonò la scuola per
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senza riuscire a dormire, ché i fantasmi dei suoi
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contro i due bulletti che, colti di sorpresa, caddero
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muri più in alto che poteva, a inventare parolacce
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le pigne di ceramica che abbellivano i balconi di
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intrufolò nell’ampio atrio, ché il portone era sempre
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delle armature di ferro, che come guerrieri vegliavano sulla
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Erano momenti felici, quelli che i tre amici trascorrevano
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sigarette di contrabbando. Mario, che per sua natura non
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e tornò a studiare, ché il diploma di terza
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cura la folta peluria che da un pezzo gli
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è bianca, vuol dire che Nicolina è libera; quando
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Mario guardò lo straccio che sventolava sfacciato sul balconcino
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giarrettiere traforate; lombi prominenti che debordavano da mutandine di
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tra le tende. «Ah, che paura!» ripeteva e lanciava
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a testimonianza del fatto che Palermo è sempre stata
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erano opposti. «Le donne che lavorano nel quartiere le
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era la prima volta che si erano trovati d
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tasca i pochi spiccioli che era riuscita a scucire
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le labbra. “Succeda quel che deve succedere” pensò mentre
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succhiava le fragole molli che le si erano incollate
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casa non fece altro che pensare al misterioso ragazzo
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trasparente di sole. ¶ «Guardi che io sono una persona
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dei pantaloni, così liso che attraverso la stoffa s
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impalcatura. Però si capisce che è di natura resistente
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e, con una impulsività che non le apparteneva, in
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ragazza per la vita: che incantevole fragilità! A Melina
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sdegnata. ¶ «Prima ci fidanziamo, ché di ragazze perdute al
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alla caserma Podgora. «Guarda che io ti voglio sposare
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il permesso di sposarsi, ché un carabiniere non poteva
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era la prima volta che il parroco celebrava matrimoni
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Anche le notti, ora che aveva qualcuno a cui
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e le piccole venuzze che disegnavano arabeschi verde azzurro
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negare, le frasi lapidarie che suonavano come un punto
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promesse, i modi riservati che suggerivano un animo arrendevole
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tuffa nella prima fontana che trova. ¶ Talvolta e senza
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spaventava a tal punto che saltava fuori dal letto
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avrebbe preferito morire piuttosto che pagare la sarta. Melina
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svettanti; e ombretti colorati, che disegnassero l’arco degli
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Era geloso, il pensiero che un uomo potesse guardarla
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strada non voleva più che giocasse, persino a scuola
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camicetta, un maglioncino colorato, che Maruzza correva a indossare
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pavoneggiandosi davanti a lui, che non la gratificava mai
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di via dei Biscottari che era mezzogiorno. Il viso
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agli altri due carabinieri che prestavano servizio. ¶ Gli erano
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alcuna esperienza. Sapeva solo che bisognava porre rimedio con
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molta riservatezza, per evitare che la notizia si diffondesse
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Bonanno oscillavano al vento che proveniva da sud. ¶ Costeggiò
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vecchi e giovani. Sembrava che il diavolo in persona
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loro anime. ¶ «Madonna mia, che solitudine» mormorò. ¶ Il volto
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tono di disprezzo, più che la parola, lo offendeva
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Strano, non esce mai. Che sta succedendo?” si chiese
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corde del collo tese, che sembrava cantasse ma non
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persino stupido tutto quello che aveva a che fare
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quello che aveva a che fare con l’abbigliamento
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ruvidi, colpa dei saponi che usava in grandi quantità
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sciolse in quel contatto che percepiva delicato, lieve. Era
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delicato, lieve. Era raro che le due si trovassero
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Melina erano così corti che se ne stavano ben
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la tirava via impaziente, ché non le piaceva mai
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calzature di camoscio tenero che pareva velluto. La ragazza
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cenno di approvazione. ¶ «Insomma, che ne pensi?» sbottò infine
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con quelle labbra serrate che la rendevano crudele. ¶ Mario
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molto sentite nel quartiere, ché tutti, anche il più
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al posto delle palpebre, che era salita sul palco
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nell’incarnato cereo. ¶ «Ava’, che la mamma ci rimane
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disse con una vocina che sembrava dovesse rompersi nel
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l’aveva con Teresina che non sapeva apprezzare il
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sapeva apprezzare il bene che la vita le aveva
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nelle mani della madre che la spintonavano. ¶ «Mario, com
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quando stavamo peggio.» ¶ «E che possiamo fare?» sospirò l
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disse rivolta al fratellino che le rispose con un
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Ve l’avevo detto che è indemoniata» disse infilando
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Dobbiamo fare in fretta. Che dici, parliamo con le
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mi aiuteranno.» ¶ «Sì, ma che pena quella povera Teresina
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il verme e in che direzione indagare.» ¶ «Già, ogni
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un peso sul cuore, ché un conto è sospettare
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tutta la sua crudezza. ¶ «Che hai?» domandò a un
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voce una tale angoscia che lei non ebbe il
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e i panni scoloriti che sventolavano attaccati a un
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azzittiva. ¶ «Vieni a nonna, che t’accatto le caramelle
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protrarsi delle indagini, temeva che il virus potesse contagiare
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aveva avvertito il comandante, che conosceva il suo carattere
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solito spintonata dalla nonna, che le dava grandi manate
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la voce di Teresina che scandiva: «No… no… no
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sono i picciriddi?» ¶ «Di che picciriddi parla, marescia’?» ¶ «Teresina
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Constatò con doloroso stupore che in quel mandamento carabinieri
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L’arte della sopravvivenza che aveva imparato da ragazzo
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le relazioni. Mario comprese che doveva stare molto attento
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stare molto attento, ora che aveva una famiglia, ché
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che aveva una famiglia, ché le colpe dei padri
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Capitolo 24 ¶ Maruzza era felice che il padre fosse tornato
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più pulita del solito, ché Melina nelle faccende non
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osservare il suo corpicino che come un ramoscello a
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cara identità. ¶ Fu allora che Melina arretrò come spaventata
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il muro di riserbo che da sempre la teneva
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proprio» si oppose lei, «ché poi per rimetterle la
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rimetterle la camicetta finisce che le stacco un braccio
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braccio.» ¶ «Ava’, levaci tutto che ti faccio vedere una
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un orecchio: «Lo sai che noi femmine abbiamo un
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non sai proprio nulla. Che sei babba!» la prese
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insieme a tante altre che i suoi genitori non
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n’era sempre qualcuna che saltava la lezione di
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da femmine» rispose Melina, che poi aggiunse: «Mali nun
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un tasto dolente. “Metti che quelle cose le nere
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per le lettere raccomandate, che le vai a ritirare
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ritirare alla posta». ¶ «E che cos’è una vagina
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perché nessuna delle persone che conosceva era disposta a
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il bavero del cappotto. ¶ «Che fai qui?» domandò investendola
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così radicati nella coscienza che agivano a dispetto della
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le chiese distrattamente. ¶ «Ma che sono sticcosi? Io nun
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viso: «Ah, è questo che non ti dà pace
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e neppure la panna, che rimane liquida come una
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però in quel racconto che non le tornava. “Il
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rossi, un po’ stralunata che riusciva a cavarsela da
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Corse in bagno, seccata che l’impellente necessità le
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in due. ¶ Scoprì allora che alcune gocce brune avevano
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cotone larghi e spessi, che le impedivano di camminare
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timido e impacciato. Scoprì che la femminilità poteva essere
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gli ammonimenti della madre che ribadiva ossessivamente «mali nun
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le controllava più. Capitava che arrossisse, se un maschio
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parola, tremando al pensiero che quella ferita nascosta si
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Paese mio… là sì che è un problema.» ¶ Binah
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trionfante, «allora è vero che le nere sono fatte
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Ma da noi, prima che una bambina diventi donna
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sapessi i dolori e che vita ci aspetta. Camminare
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testa. Certe soffrono tanto che diventano crudeli. Mia madre
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fosse un orlo storto che puoi sistemare come ti
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traboccava di verità. ¶ «Vuoi che ti faccia vedere?» si
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a casa più impaurita che mai. Non solo aveva
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il controllo del corpo, che da quel momento in
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lo sconforto si affievolì, ché l’emozione è per
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cancellarono la sgradevole impressione che nascere femmina fosse uno
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desiderare vestiti alla moda che valorizzassero le sue mammelle
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faceva lezione all’aperto, ché la sua classe, per
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porta di Mamma Africa, che aveva sempre pronti un
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a Palermo si normalizzò, ché la mente umana è
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diverse ore. L’umidità che saliva dalla terra tagliava
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un albero di mimosa che emanava un profumo ingannevole
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da baluardo agli scalmanati che volevano a tutti i
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correvano appresso ai ragazzi, che a loro volta inseguivano
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indietro seguendo l’istinto che gli suggeriva di darsela
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più lunga del previsto, ché gli era tornata la
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lui non faceva altro che lagnarsi: «A me non
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pensava ad Aldo Moro, che non gli aveva scritto
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neanche un rigo. “Possibile che non abbia saputo del
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L’allerta è massima, ché in Italia – ma che
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ché in Italia – ma che dico? – nel mondo intero
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di fare qualcosa voi, ché quanto ci vale un
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gli fece un sorriso che voleva essere seducente. ¶ In
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Mario non ebbe occhi che per quella frezza bianca
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per quella frezza bianca che ora vibrava di indignazione
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limiterò ad alcune osservazioni che sono suggerite dall’attuale
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Il soffermarsi su quel che è avvenuto sin qui