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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Teofilo Folengo, Orlandino, 1526

concordanze di «ché»

nautoretestoannoconcordanza
1
1526
tal Cesare, tal Marte ¶ che de' soi fatti s
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1526
temendo tornasi nascondere; ¶ Rampallo, che lo vede in fida
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1526
chi 'l chiama presto, ¶ ché a sorte gli toccava
4
1526
Rampallo se ne ride, ché 'n la stanza ¶ di
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1526
tori, ¶ assai vi fu che dire; al fin cascato
6
1526
l'altro, vi convien che mori; ¶ e quelle bòtte
7
1526
fur di tal possanza ¶ che Berta ne portò piena
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1526
l'alto Genitore vòl che, quando ¶ scorre 'l vivace
9
1526
da l'eterne idee, ¶ che, discacciando l'orco et
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1526
celeste fato ¶ fatato nominarlo, ché l'inferne ¶ fate non
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1526
fate non l'affatòr, ché d'affatare ¶ forza non
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1526
casco. ¶ Io ti rispondo che se l'antiguardo ¶ e
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1526
e, se mai vien che presto alcun mi chiame
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1526
e zoppo, ¶ signori mei, che l'è di Dio
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1526
novello; ¶ ben maladico lui, che, se 'l mi scopre
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1526
voglio, anzi m'incresce ¶ che tutti omai siam figli
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1526
benché mi vien detto che qual pesce ¶ io son
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1526
te m'invecchie, ¶ tal che Saturno fatto son di
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1526
l provi, forse piangerai. ¶ 2. ¶ Ché s'una fiata mi
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piú con le schiene che col fiato ¶ lo mio
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1526
e fatta tal ruina ¶ che di mai racconciarla si
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1526
e dicono gli augelli che 'l vien giorno. ¶ La
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1526
pianamente e dàlli aviso ¶ che 'l sole trovaralli a
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1526
anco un bascio tale ¶ che fu principio poi d
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1526
mille stanze passa ¶ fin che pervenne a l'uscio
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1526
e 'l cardine fracassa ¶ che rissonò d'un strepito
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1526
si parte ad Agolante, ¶ che passar in Europa si
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1526
di bella gente saracina ¶ che spera in tempo breve
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1526
atro e nefando. ¶ 10. ¶ Or che far deve Berta essendo
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Si pente mille volte che tropp'avida ¶ fu di
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1526
è sola fida ancilla, ¶ che con avisi rendela tranquilla
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1526
va Milon tal volta, ¶ ché 'l desio di vederla
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1526
onesta; ¶ ond'egli piú che mai sospira e langue
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1526
esto Amor è leve ¶ che cangia in un momento
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1526
i canti; ¶ e poi che t'ha condutto al
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1526
Parigi un cardinal diffatto, ¶ che a grande onore fu
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1526
di Agolante, ¶ quell'Agolante che d'imperatori ¶ del mondo
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1526
in un pensier concorre, ¶ che 'l gran Milone, sommo
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1526
trovossi! ¶ Non ha pensier che tutto no 'l disossi
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1526
Carlone la dongiella, ¶ dicendo che cagion di cotant'onte
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1526
ncontra in via. ¶ Egli che di quei traiti è
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1526
de' brandi il taglio, ¶ ché sempre allogia Marte con
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1526
ogni speranza, ¶ sapendo ben che 'l pregio fia d
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1526
e dicegli sul volto che cagione ¶ non ha di
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1526
sotto il brando; ¶ sente che 'l traditor forte minazza
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1526
disse Milon - e quel che sei non mostri. - ¶ 24. ¶ Ginamo
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1526
Carlo tostamente in piede ¶ che già duo millia spade
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1526
vibrar le vede. ¶ Milon, che 'n mezzo tanti brandi
49
1526
villane d'ogni canto; ¶ ché per balzar in alto
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1526
le par greve, ¶ temendo che l'amante non si
51
1526
hann' a la coda ¶ che 'l fiato l'escie
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1526
l'escie for, non che la broda. ¶ 33. ¶ O misere
53
1526
questo in ballo avien, che ruffiana ¶ si fa la
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1526
drieto una colonna, ¶ mentre che 'l gioco libero procede
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1526
assonna ¶ viltà di cuor, ché voglio farvi erede ¶ del
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1526
ch'aggia 'l mondo, ¶ ché l'occhio di Fortuna
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1526
per lui more; ¶ 37. ¶ e che continuamente s'ange e
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1526
per lo crudel arciere che la stimula; ¶ e ch
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1526
volte vienle tal insania ¶ che a gran fatica in
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1526
un tanto assedio, ¶ convien che d'esso lui vegna
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1526
incendere. ¶ Torno a Rampallo, che non puote ascondere ¶ a
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1526
il suo tormento, ¶ e che per prova mai non
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1526
finitte il loro parlamento ¶ che la sua danza termina
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1526
re Carlo, ¶ e vòl che la seguente abbia Milone
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1526
a ritrovarlo ¶ e dirli che con fretta il chiama
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1526
un pensier il giottarello ¶ che gito fusse a goder
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1526
qui signor Milone? ¶ Ditegli che lo chiama il re
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1526
al cuoco ¶ imposto fu che debbian dimmandarlo. ¶ Di che
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1526
che debbian dimmandarlo. ¶ Di che, se indizio n'hai
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1526
chiedelo re Carlo. ¶ Io che danzar con teco in
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1526
Non men Frosina pronta che sagace, ¶ risponde: - Va, dongello
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1526
nel suo letto giace, ¶ ché per la giostra d
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1526
la qual non finirà che 'l bianco lume ¶ del
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1526
solsi fare. ¶ 46. ¶ Frosina timedetta, che non save ¶ come la
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1526
danza occultamente riede. ¶ Berta che quinci spera e quindi
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1526
Frosina sorridendo: ¶ - So ben che zelosia vi fa ciò
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1526
cale e giova, ¶ a che portarne invidia di tal
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1526
tempo farci qualche tedio, ¶ ché forse alcuna incognita persona
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1526
ch'andiamo a riposare, ¶ ché l'alba già comincia
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1526
quella rispose: - A letto, che 'l n'è l
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1526
il vostro ben adverta, ¶ ché 'l vegliar troppo il
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1526
né sospetto appare, ¶ pur che non voglia ad altro
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1526
Francese la sua moglie: ¶ - Che fai, - tosto gli parla
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1526
si fida. ¶ Voria Frosina che Rampallo andasse; ¶ egli, che
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1526
che Rampallo andasse; ¶ egli, che Berta lei licenziasse. ¶ 54. ¶ Or
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1526
cara ¶ virginitade a quello che la merta; ¶ e se
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1526
merta; ¶ e se colui che già l'ha tolto
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1526
dolcezza puòte star Milone, ¶ che ratto di là sotto
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1526
in parte il bene che a lei venne. ¶ 58. ¶ - O
90
1526
Cosí volse non so che bona stella, ¶ ch'essendo
91
1526
poi li abbraccia. ¶ Berta, che a morte quasi s
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1526
lui fiso e par che si disfaccia ¶ qual cera
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1526
altra non voglio eccetto che vederti ¶ et a mia
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1526
morte in altro tempo, che s'io moro ¶ in
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1526
piace e giova, ¶ pur che 'l mio ben da
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1526
qual mantenne Troia ¶ mentre che visse o qual vinse
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1526
tant'è 'l piacer che ciò veder non crede
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1526
cautamente diedel a Rugiero, ¶ che ratto quella porti al
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1526
dimmora punto, ¶ in fin che di luntano il sente
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1526
Chiamagli drieto, e poi che l'ebbe aggiunto, ¶ guardasi
101
1526
girlanda, ¶ dicendo la persona che la manda. ¶ 62. ¶ Non avampò
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1526
ben gli cale poco ¶ che sempre soffrirebbe starne privo
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1526
soffrirebbe starne privo, ¶ pur che sol Berta onori, e
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1526
qualche indovino aver delibra, ¶ che d'un secreto tal
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1526
sotto le bugie ¶ scrisse, che piú mai fece alcun
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1526
alcuni menchionazzi le pazzie, ¶ che intendon rari, et io
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1526
io son il primaio ¶ che l'ho provate e
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1526
chiuso. ¶ - Dimmi, Frosina mia, che pàrti d'ello? ¶ fu
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1526
ha, qual è dolor che piú s'ingenere ¶ acerbo
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1526
detto al gran Milone che la prole ¶ spagnarda e
111
1526
nodoso corrisponde, ¶ per mostrar che 'l diamante come un
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1526
vòl salutarne mille, non che un matto. ¶ Quando la
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1526
Quest'è ben douto ¶ che 'n miglior forma il
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1526
sella trarlo fora. ¶ Milon, che 'l vede, leva il
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1526
e guata ¶ prima colei che tanto l'innamora, ¶ poi
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1526
poi contra l'arroganzia che gli viene ¶ abbassa il
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1526
fori. ¶ Ma ben Milone, che si tien a l
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1526
urto tale col stangone ¶ che mezzo il sotterò nel
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1526
un muro. ¶ 78. ¶ Non creder che Milone si contamine ¶ del
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1526
Amon sí seppelo scansare ¶ che, mentre il colpo di
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1526
la piú bella danza ¶ che mai si vide ai
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1526
il canto del laguto, ¶ ché da' grisoni non facendo
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1526
e tardo ¶ si duole che 'l patron gli mangia
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1526
sòl far il leone, ¶ che, fra lo stolo d
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1526
razzi, tapeti, e ciò che fa mistero; ¶ taccio l
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1526
può star senza. ¶ 9. ¶ Berta che 'l grande onor e
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1526
scudero; ¶ ma nulla fa, ché 'l siniscalco il manda
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1526
marchesi e castellani. ¶ 12. ¶ Berta, che rotto vede il suo
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1526
sdegno, ¶ ch'Amor piú che mai caldo l'assalisce
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1526
sala con tal pompa ¶ che, se Milon ha cor
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1526
a la mal ora, ¶ ché 'n ta' luoghi non
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1526
de le piú belle, ¶ che 'l fiato a milli
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1526
opposto. ¶ Sponga di sangue che lor vene sugge ¶ son
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1526
insidioso aspetto muliebre, ¶ quando che piaccia a gli occhi
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1526
e sí sovave frezza ¶ che dolcemente in loro Amor
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1526
già questo da quello, ¶ ché non fu mai del
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1526
a quelle corde ¶ mostròr che 'l Ciel di lor
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1526
non s'incuse. ¶ 22. ¶ Dicean che molle, vago, effeminato ¶ l
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1526
danna il canto (vòi che chiaro il dica?), ¶ qualunque
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1526
segua ognuno; ¶ poi voglio che 'l suo ballo aggia
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1526
viene a la regina, ¶ che gravamente alzò prima le
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1526
la piglia. ¶ Li altri, che stann'intenti a la
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1526
il meglio o quel che meglio pare; ¶ e cosí
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1526
senti quelle lingue piú che umane ¶ in mille millia
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1526
l'arte matematica lavora, ¶ ché Dante vola piú alto
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di parole: ¶ vero è che quant'al frutto cede
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1526
appellàr alquanti), ¶ cosí parmi che Dante alto e divino
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1526
spalle gli altrui canti, ¶ che quanto piú de l
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1526
barbaresco ¶ avea rinchiuso sí che nullo odore ¶ piú si
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ai quatto paladini. ¶ 22. ¶ Ma che faranno, che non hanno
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1526
paladini. ¶ 22. ¶ Ma che faranno, che non hanno spate ¶ e
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1526
gli urti e bastonate, ¶ che dannosi co' fusti su
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1526
brigate, ¶ riden e quelli che si dan la pesta
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1526
pugna bizzarra; ¶ ma par che a lor adesso il
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adesso il mondo piova, ¶ ché Falsiron è quello che
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1526
ché Falsiron è quello che li abbarra; ¶ abbarrali mandando
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Danese n'ha cinquanta che 'l ritiene, ¶ in fin
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1526
l ritiene, ¶ in fin che diede in terra de
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1526
insieme a stercorando ¶ fa che la risa intrica le
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1526
Rainer men presta. ¶ 36. ¶ Però che, in quello corso che
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1526
che, in quello corso che fa un cervo ¶ quand
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1526
cavallo. ¶ Or spera Falsiron che fian eredi ¶ del premio
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1526
lor non sa ciò che si peschi. - ¶ 38. ¶ Punge 'l
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1526
grida il duca Namo - ¶ che fare sanno i vantator
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studia e affretta. ¶ Amon che per stracchezza omai vien
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1526
grida: - Ah vil poltrone! ¶ che fai nel letto? - e
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acerbamente egli sospira. ¶ 43. ¶ - Ahimè! che veggio? e perché lagni
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1526
Milone? per la fé ¶ che da fanciulli sempre tra
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1526
questo parmi! e piú ¶ (che di prudenzia egual non
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1526
e di pietà rubello, ¶ che sí cangiato m'ha
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1526
mi consiglia dunque? e che varrammi ¶ s'alcun contra
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1526
desio consigliarammi? ¶ 45. ¶ Pàrtiti dunque, ché non è curabile ¶ lo
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1526
è curabile ¶ lo mal che 'n le medolle i
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1526
un sol rimedio, ¶ for che morir d'affanno e
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1526
quel parlar sí fiso ¶ che tutto in volto venne
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1526
e posto a tal che for di me son
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1526
animo sí fatto? ¶ Tu, che di saviezza non hai
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1526
bella? ¶ Né creder voglio che facci mancanza, ¶ di Carlo
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1526
d'ella tanto alteri ¶ che porvi speme già cred
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1526
sua fia sciolta. ¶ 49. ¶ Né che sa imaginare modo e
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1526
conduranno al simile furore ¶ che tolse a Fili, Piramo
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1526
la vita stessa, non che la ragione. ¶ 50. ¶ Rampallo a
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1526
alluntanandol da lei tanto ¶ che non la veda; e
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1526
re Carlo, ¶ e dice che Milone senza bada ¶ si
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1526
disse al nonzio - dilli che mi vesto ¶ l'armi
186
1526
sopra il letto. - ¶ 53. ¶ Mentre che 'l messagiero si diparte
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1526
l'amorosa febre, ¶ fin che proviamo, poi, che queste
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1526
fin che proviamo, poi, che queste scroie ¶ bastanti sono
189
1526
ben non han for che le forme, ¶ donde scolpita
190
1526
ira de re Carlo, ¶ che 'l Spagnol esser debba
191
1526
assotiglia ¶ lo 'ngegno sí che tienesi talora ¶ veder quel
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1526
tienesi talora ¶ veder quel che non vede, e poi
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1526
si balzan di ligiero, ¶ che benedetta sia la grazia
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1526
la grazia vostra, ¶ poi che m'ornati d'una
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1526
la donna dir quel che non sa che dica
196
1526
quel che non sa che dica, ¶ sorride alquanto e
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1526
smaltisca quella voglia dira ¶ che la memoria et il
198
1526
dir si poscia ciò che dir vi piace; ¶ v
199
1526
piace; ¶ v'accerto ben che, se 'l sia ben
200
1526
ben o male ¶ quel che 'n giostra intervien, per
201
1526
altri il contumace); ¶ quando che chiar vi faccio e
202
1526
non so, ¶ né for che Carlo altra persona il
203
1526
per mal non già, ché v'ama quanto sé
204
1526
ma non gridate piú, ché da imbriaghi ¶ cotal giostra
205
1526
poi darassi vanto ¶ quel che si vanta sempre, lo
206
1526
duodeci baroni ¶ sono, for che la stirpe di Maganza
207
1526
o d altra nominanza, ¶ che Cesar, espugnando questa parte
208
1526
campagna, ¶ Italia forte arnese che, secondo ¶ si legge, ha
209
1526
Tedeschi, Franza e Spagna; ¶ che, se non fusser le
210
1526
asini da basto, ¶ ma che giostrar si de' poi
211
1526
madonna, assai di questo che non venne; ¶ or or
212
1526
acqua benedetta, ¶ asperges me, che Bovo proprio accolse ¶ del
213
1526
Fecevi un tomo tale che 'l Danese ¶ una stretta
214
1526
Ben vi so dir che gli sudò la braga
215
1526
stretto non caga, ¶ convien che for coreggie almanco exale
216
1526
fu cosa piú vaga, ¶ ché gli ha legato sí
217
1526
braccia e l'ale ¶ che non si moven piú
218
1526
pare un potta modenese, ¶ che qualche fiata le persone
219
1526
le persone denno, ¶ tutto che nobil sian, far del
220
1526
naso. ¶ Quanto so ben che, s'io pescassi a
221
1526
nel vaso, ¶ vi trovarei (che 'l Ciel tutti li
222
1526
io sia scorretto ¶ e che 'n parlar, anzi cagar
223
1526
cagar, mi slargo; ¶ rispondo che, se 'l buco cosí
224
1526
qual sia la cosa che ¶ cercando non ti curi
225
1526
or col pè, ¶ fin che la mano in qualche
226
1526
odori e trovi quel che no ¶ trovar volevi, e
227
1526
Torniamo dunque al testo, ché la torta ¶ mi sente
228
1526
sente piú di stizzo che di lardo; ¶ ma voglio
229
1526
prestante; ¶ 6. ¶ le gran prove che fece e la soprana
230
1526
l puòte possedere, ¶ fin che non descendesse ne la
231
1526
ruppe ogni altro incanto, ché vermiglia ¶ v'era una
232
1526
sosta ¶ scampa nel porto ché 'l mar fa rumore
233
1526
Accosta, ¶ accòstati! - ti dico, ché del cuore ¶ l'occhio
234
1526
gioco intiero ¶ (come signor che 'l popol suo compiace
235
1526
Questa fu la cagion: che due figliuole ¶ avea Namo
236
1526
tenta Carlo e Namo ¶ che l'abbia il conte
237
1526
morirà 'l barone ¶ e che sol data sia la
238
1526
tal tramma ordita, ¶ di che contra Danese va Ivvone
239
1526
sia pianeta ¶ è quella che mi fa d'uomo
240
1526
tal mainera ¶ di stile che 'l lettore non si
241
1526
con tal gioco, ¶ fin che l'ultimo resti vincitore
242
1526
un scuto d'or, che 'n alto loco ¶ pende
243
1526
vede il gran tesoro ¶ che 'ntorno lui splendea sí
244
1526
si vegna, odi, lettor, ché vi è da ridere
245
1526
venne una festevole ¶ vecchiarda, che comincia forte a stridere
246
1526
cavall'un'asina, ¶ parendo che venisse da la masina
247
1526
tutte, e la bertuccia ¶ (ché proprio di bertuccia apparve
248
1526
presaga già del torto che l'è fatto; ¶ e
249
1526
è fatto; ¶ e vede che 'l Danese nel stecato
250
1526
la coscia, e vòle ¶ che tal sua lanza il
251
1526
Ecco s'una cavalla, che si duole ¶ da quatto
252
1526
Morando qual limaca par che vole ¶ coperto a fine
253
1526
stanco. ¶ 15. ¶ Un asinel poledro che vint'anni ¶ stentato avea
254
1526
il gran dottore! ¶ Rampallo, che gli è adosso, s
255
1526
Rampallo, et egli par che goda ¶ andar un passo
256
1526
Senza toccar la staffa, che non v'era, ¶ salta
257
1526
sí di splendor adorno ¶ che 'l sol no'l
258
1526
Et un zanetto ancora, che di foco ¶ esser parea
259
1526
stringe e mancò poco ¶ che, mentre adesso lui troppo
260
1526
sòn di corno; ¶ parean che ducent'anni col carbone
261
1526
e s'io vaneggio, ¶ che meraviglia? sentirete peggio. ¶ 25. ¶ Lascio
262
1526
di dirvi e' colpi che si danno ¶ con quelle
263
1526
e 'l gioco lor che fanno ¶ rumper di risa
264
1526
mai si turbasse ¶ né che 'ndiscretamente altrui pestasse. ¶ 26. ¶ Fra
265
1526
destrieri, intendi bene: ¶ scherzo che doglia tra lor non
266
1526
d'Otton si snoda, ¶ ché for del cul si
267
1526
tormento ¶ sent'il mulazzo che, per star sicuro ¶ di
268
1526
ma non vede Rainer che per la coda ¶ tien
269
1526
qua e là disserra; ¶ ché Bovo ancor intorno lo
270
1526
del Danese al mulo, ¶ che co' denti gli tiene
271
1526
narro de le donne, ¶ che ciò, fingendo non guardar
272
1526
gonne ¶ alor avesse, forse che rideano ¶ con altra bocca
273
1526
Berta sol è colei che mai non ride, ¶ anzi
274
1526
drento smania e stride, ¶ ché l'ira quinci, amor
275
1526
quindi l'incende. ¶ Carlo, che di luntano star la
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sòle ¶ d'un legno che cent'anni cocque il
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le squadre ¶ cercando, fa' che vegna a me tuo
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padre. - ¶ 46. ¶ Non ti pensar che 'l fante le risponda
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s'asconda, ¶ dirollo, poi che 'l senso qui vi
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da la chioma bionda, ¶ che 'n grembo a Vener
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grato a Carlo Mano, ¶ che da Rampal suo padre
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s'attriga, ¶ in fin che trova il padre al
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quando vide 'l figliuolo, che s'intriga ¶ fra li
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parole: ¶ - Venite, padre, - dice - che v'aspetta ¶ madonna Berta
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v'aspetta ¶ madonna Berta che parlar vi vòle -; ¶ poscia
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schiva: ¶ - O belle prove che vostre persone ¶ san far
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far in giostre! voglio che si scriva ¶ cotesti vostri
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impero! ¶ O franchi cavallier, che con le scale ¶ sugli
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la storia vera ¶ e che da sogni e favole
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rime vive, ¶ vive cosí che forse un gardelino ¶ vi
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nvidia regna, ¶ difficil è che mai pace si tegna
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e brama il paradiso ¶ (ché quanto piú s'acquista
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ordine soverte di Natura, ¶ che per servar tra popoli
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da que' crudi cani; ¶ ché, se di guerra alcun
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batte, tanto li tormenta ¶ che i fa morir ne
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regni gode, ¶ né altro che trombe, corni e canti
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stelle una Diana. ¶ Pensate che triunfo Carlo face, ¶ che
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che triunfo Carlo face, ¶ che 'l Ciel cotante grazie
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sore non ha, per che gran bene ¶ le vòle
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contrastarebbe a tal amore; ¶ ché piú alto maritarla tien
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sa se non mentire; ¶ ché quanto mangi piú, piú
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tanti cavallier di guerra ¶ che l'alpe ne son
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del suo cor, Milone, ¶ che vien luntano sopra un
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tempo il frena; ¶ quello, che 'ntende, or salta or
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nel cor l'abbraccia, ¶ ché, come neve al sol
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fu uopo d'arco; ¶ ché, quando cessa il mondo
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d'un modesto riso ¶ che quasi trabuccollo for di
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i' dico novo, quando che mai prove ¶ non fatto
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stafier segue la traccia ¶ che trova l'uscio e
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in un momento, ¶ tutto che corra, il corso gli
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gesto qual non sòle, ¶ ché 'n mille parti ha
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e sfoga tal parole ¶ che 'ntenerir potria d'azal
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infausto! ah stella maladetta, ¶ che contra te mi tolse
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di Medusa! ¶ 61. ¶ Misero me, che 'ndarno esser sperai ¶ di
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questo ardente strale! ¶ 62. ¶ Pazzo che sei, Milon! come non
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Milon! come non vedi ¶ che non sei pare al
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non ritrago e' piedi, ¶ che possione sperar altro che
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che possione sperar altro che male? ¶ E posto che
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che male? ¶ E posto che 'l suo amor ella
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e mille svòle ¶ quel che consiglia Amor, quel che
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che consiglia Amor, quel che ragione, ¶ facendo come foglia
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è un bardassola ¶ piú che sua madre non fu
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mente per la gola, ¶ ché 'n Dio non cape
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Amor è un barbagianni che non vola, ¶ bench'abbia
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tana; ¶ guardativi da lui, ché 'l ladro antico ¶ lascia
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da la coda lunga, ¶ che falla porre a canto
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conocchia. ¶ Ma lui convien che poscia si compunga ¶ di
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madre Venere; ¶ so ben che mai, senza vostra libidine
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onor e di formidine, ¶ ché senza te saria già
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ringrazio te, gentil gargione, ¶ che m'hai fatto baron
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Cunniano. ¶ 3. ¶ Godea 'l Spagnolo che sotto Pavia ¶ avea fatto
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per ma foy. ¶ A che voler Italia in sua
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sempre qui sen stia, ¶ che giura non andarmi mai
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un contento si desia, ¶ che 'l cancaro mangiasse il
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o ricco o povero che sia, ¶ desidra in nostre
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greggia; ma Carlone, ¶ acciò che gara alcuna non vi
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Ragion però non era che 'l cavallo, ¶ L'ossa
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polpe. ¶ I' t'arricordo che per l'altrui colpe
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seme nacque de' pedocchi ¶ Che musico gentil m'han
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de la Leandra, ¶ Acciò che 'l cancar gli mangiasse
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in me calde fritelle, ¶ che seco i' poscia ragionar
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in fé di Dio; ché 'l bere d'acque
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tanti dottori disputando allego ¶ che a me piú ch
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férmati al varco, ¶ anti che 'l mio batell' entrar
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l'occhio, ¶ di ciò che parli in questa e
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e quella orecchia. ¶ Poltron che sei, non vedi ch
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canto male, fia scusato, ¶ ché 'l lupo si pentí
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gentile, qual si sia, ¶ che mosse amore dirmi l
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portato han seco tanto che sua prole ¶ uscir non
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di suo propio linguaccio; ¶ ché quando alcuno d'elli
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e pur lor pare che 'l tempo si perda
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a color sia detto ¶ che chiaman: "lombarduzzo mangia rape
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faccia mia lunghezza nausa, ¶ ché lungo dir convien in
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un vocione roco: ¶ - Gnaffe che sí, tu la vedrai
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porci e col rumor che 'n ciel ribomba, ¶ trasser
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for, la qual par che soccomba ¶ a simile canaglia
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suo non m'alieno; ¶ ché donde in molti luoghi
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stanze v'incateno, ¶ acciò che 'l libbro mio non
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non so, sassel Morgana; ¶ ché con le strighe anch
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egli ebbe mistade; ¶ di che mi penso ch'entro
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quella piú soprana ¶ parte che valse a gran celeritade
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tradurle in nostra lingua, ¶ ché Morte ogni opra pia
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Cieco piú s'asconda ¶ che gli rubbò la sesta
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lima, ¶ pur basta assai che 'l vero qui ragiono
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il conte Orlando. ¶ 23. ¶ Orlando che non ebbe in terra
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saggio, Orlando sí gentile ¶ che 'n sue lode vorei
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vi narro duodeci baroni, ¶ che "paladini" fannosi chiamare; ¶ di
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Namo e Salomone; ¶ Rampallo che fu padre di Rugiero
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dico dal falcon bianco ¶ che 'n frode mai non
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o astrologhi e geomètri ¶ che 'l ciel non che
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che 'l ciel non che la terra misurate, ¶ di
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un sol non è che traditor non fia. ¶ 28. ¶ Né
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Né ardisca dirmi altrui che Sansonetto ¶ fusse figliuol di
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certi pedantuzzi di montagna, ¶ che, poi c'han letto
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martello; ¶ le cosí avien che l'asino di lira
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cul suspira. ¶ 30. ¶ Ma poi che furon d'elli parte
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brando per la fede ¶ che 'l predicar a 'n
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predicar a 'n popol che già crede. ¶ 31. ¶ Vorrei pur
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Vorrei pur io veder che i nostri tanti ¶ teologi
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di vita: ¶ dico Dudon, che con sonora tromba ¶ ciascun
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suo frate, e Rizzardetto ¶ che volse farsi, e non
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poté, gigante; ¶ segue Gualtier che fu di piú intelletto
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fu di piú intelletto ¶ che di fortezza, onde spesso
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tra loro tanta cortesia ¶ che sempre traboccòr di compagnia
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quei lupi inumani ¶ convien che 'l brando in lor
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or quello, ¶ addirasi talmente che di foco ¶ parea nel
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né rabbia di Milone, ¶ che 'n tal error si
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i traditor cacciando; ¶ dil che re Carlo in tanta
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e temen altre bòtte, ¶ che Chiaramonte e quel sí
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quel sí fiero duce, ¶ che li ha scemati piú
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Milone in tanta bizarria ¶ che cento Maganzesi, come in
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si parte mai fin che non li abbia ¶ mandati
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scritto sopra quelli mise, ¶ che dice: "Ancor il tuo
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Terigi, quel bon fante, ¶ che 'l giorno in sala
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sentier si volse ¶ fin che, di pietre e sassi
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di quel muro, ¶ tanto che giunse ad un balcon
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l'altro tien sí che men sia strepitoso, ¶ in
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1526
sia strepitoso, ¶ in fin che giunse ove Berta piangeva
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lagrimar dirotto. ¶ 43. ¶ Ma poscia che Milon ad invitarla ¶ si
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1526
terra, piú non parla, ¶ ché perse ogni vigor a
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pur il cavalliero confortarla, ¶ che far non voglia contra
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commando; ¶ ma nulla fa, ché 'n viso impallidita ¶ lei
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né 'l rumor ascolta, ¶ ché 'l pianto dianzi fatto
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di vendetta contra Carlo, ¶ ché fe' dopo 'l macello
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giú posata l'ebbe ¶ che riede al seggio lor
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danno ¶ di pover libertà che un fier tiranno. - ¶ 48. ¶ Cosí
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e sí la finge ¶ che 'n altra donna par
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assotiglia ¶ ferma tenersi fin che 'n terra stette; ¶ Milon
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salto. ¶ 50. ¶ Qual timidetta agnella che 'l pastore ¶ del lupo
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mezza notte il cielo, ¶ ché passo passo vannosi le
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rosso e gialo par che 'l mondo abbelle; ¶ Milone
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Milon di quell'affanno, ¶ che su la trasse e
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per cui Berta convien che giú s'appiatti; ¶ Milon
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corta verso il fiume, ¶ che a guazzo quello trapassar
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grosso intiero ¶ è quello che gli spira gran prudenzia
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bastonate sode e strette, ¶ ché non s'ha di
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io ti conosco ben che ladro sei: ¶ rubasti l
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mani ¶ dai chiromanti nostri, che san l'arte ¶ di
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altri libbri rusticani ¶ meglio che portar picca sotto Marte
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vaga ¶ piú presto dar che tòr l'altrui guadagno
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avien ad un villan che 'nsuperbisce. ¶ Rubaldo che tu
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villan che 'nsuperbisce. ¶ Rubaldo che tu sei! perder un
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ma nel capestro. ¶ Berta, che n'ha fastidio e
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scopreno l'alto mar che vi si move. ¶ 65. ¶ Lungo
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quella destra del navigio, ¶ che diede a Gianni, Iacomo
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su le fronde. ¶ Milon che vede ciò porta un
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spesso tange, ¶ com'uomo che soi peccati al fumo
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al troppo foco. ¶ Milon, che ben l'intende, una
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gustò, porgendol Eva antica, ¶ che, benché sol per lei
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Cosí ti vien, Milon, che per la fame ¶ d
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Son le belle dame ¶ che ci han post'a
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tal molto n'ha, che robba l'altrui parte
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cose frali e frivole, ¶ che per disdegno tutte non
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fondòr li antichi padri, ¶ che chi è signore e
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padre caro. ¶ - Voglio - risponde - che niun ladrone ¶ abbia d
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l'avaro; ¶ anzi vorei che 'l pover s'appiccasse
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furi: ¶ la parte sua, che sta ne l'altrui
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ne l'altrui copia, ¶ ché 'l tuo superfluo causa
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causa la mia inopia. ¶ 78. ¶ Che maladetta sia l'ingorda
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e chi adorarla vòle! ¶ Ché se quante son miche
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pausa, ¶ eccoti, di mangiare; ché 'l mi move ¶ l
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dirlo meglio di me; ché sol m'è caro
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cornacchia piena ¶ de sogni, che non scrive il mio
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gli entro accetti! ¶ Però che meraviglia se 'l gran
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sono? ¶ Narrazione ¶ 3. ¶ Milon, dopoi che 'l vecchio pose fine
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quel confine ¶ vi era; ché, mentre l'aure sono
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e piú ch'umano ¶ che fusti a darne cibo
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Lasciamo qui la bestia, che diffatto ¶ io mandarò levarla
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il suo legnetto carca, ¶ che, pargoletto, quasi vien sommerso
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un prato, ¶ s'avien che 'l pè d'un
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1526
di quel vecchio pratico, ¶ che mai di mar non
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chi lui conosca o che 'l dimande, ¶ e pur
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sorella, ¶ quando pel vento che 'n le poppe buffa
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e rompe 'l mar che 'ntorno gli saltella, ¶ fa
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ora ¶ e fende ciò che 'ncontra l'alta prora
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gesti ornati, ¶ contempla sí che dàlle già di piglio
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già l'assalto; ma che 'l giorno ¶ sparito venga
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ogni altra cosa pensa che del scorno ¶ lo qual
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sue membra ristorava. ¶ 13. ¶ Milon, che di saper volge 'l
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quelli entro la nave; ¶ ché 'l finto volto et
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asconde lor, né senton che 'l gran trave, ¶ mosso
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Fauni, folletti et incubi, che 'l vodo ¶ cerchio tra
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ma mille e mille che furon innante ¶ non mai
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fino. ¶ Atlante ha nome, che di mezza notte ¶ d
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qual fece ad Almonte, ¶ che poscia gli dovea far
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no 'l sa però, ché rado apre le carte
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gran cagione. ¶ Ver è che dianzi Giove opposto a
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opposto a Marte ¶ dissegli che di lui nasce un
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è di saper quel che sapendo poscia ¶ ne pianga
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anzi Neron, in ciò che 'l brando ¶ cosí vibrò
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di Milone: ¶ 21. ¶ - La causa che m'indusse (poich'attenti
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de' grandi e parvi, ¶ che ratto de' patir la
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mal cagion? Amore, ¶ Amor che sempre fu la peste
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e 'l ciel assorda; ¶ ché dove fiscia Amor, cosí
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rinova quel furor vetusto ¶ che 'l mondo quasi trasse
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piani. ¶ 24. ¶ Quant'era meglio che 'l conte Milone ¶ lasciato
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gli rende 'l guiderdone, ¶ ché sua famiglia tutta per
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l'ardir di Chiaramonte ¶ che 'l scampi da le
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Carlo fia 'l primo che volga le schiene ¶ al
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dolore! ¶ Non sperar già (ché falsa è tal speranza
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o troppo tardi segni, ¶ che prometteti al mondo un
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una colonna nascer deve, ¶ che non pur Roma, anzi
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un orso tanto greve ¶ che di sue forze il
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pei trofei e spoglie ¶ che riportar in lei Gonzaga
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narrar il gran conquasso ¶ che Carlo a Chiaramonte il
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cosa certa; ¶ 31. ¶ quando Raimondo (ché Raimondo detto ¶ era quel
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perfido e scortese. ¶ Berta che dorme destasi gridando; ¶ Milon
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dorme destasi gridando; ¶ Milon, che l'ode, tratto ha
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contra Raimondo si diffende, ¶ ché a caso in man
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dal Ciel mercede, ¶ poi che l'aiuto è vano
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di quel schiffetto, alor che l'ebbe drento; ¶ e
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tapinelli, ¶ ebbe fortuna tal che le ritorte, ¶ arbore, vela
493
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ma ritorniamo a Berta che 'n impaccio ¶ di quel
494
1526
sue lascive; ¶ la donna, che schermirsi piú non puote
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coltello sotto lo percuote. ¶ 39. ¶ Ché, mentre finge aprir le
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porgimi la tua man, che non s'affonde ¶ l
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l'infermo legno! Non che 'l mio nefando ¶ viver
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non a Piero, Andrea, ¶ ché l'altrui mezzo non
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ben tengo a mente che la Cananea ¶ non supplicò
500
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colmo e di mattezza, ¶ che fa soi voti ad