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Luigi Tansillo, Stanze a Bernardino Martirano, 1540

concordanze di «ché»

nautoretestoannoconcordanza
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1540
sazio de gli onor che altiero, ¶ che ingegno e
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1540
gli onor che altiero, ¶ che ingegno e man vi
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al gran peso real, che sì vi preme; ¶ e
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1540
sovra il primiero ¶ temendo, che sì poco oggi si
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1540
da giovenil vaghezza persüaso, ¶ che cerchi onor di man
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1540
onor di man più che d'ingegno, ¶ io fuggo
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1540
la fortuna, al caso, ¶ che in ogni parte, e
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1540
Or le conche marine, che già furo ¶ case di
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1540
scalda ¶ Amor, prendete speme, che condotto ¶ vedrassi anch'egli
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sentier fa l'onda, che l'arena indura, ¶ cercando
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1540
amici, e gli altri che natura ¶ o virtude con
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1540
opre ¶ spendete l'ore, che ne van serene; ¶ io
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1540
io, dal ciel dilungandomi che copre ¶ la terra che
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1540
che copre ¶ la terra che s'adorna del mio
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1540
si scopre ¶ l'alba che 'l giorno adduce; il
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sì lucente e puro, ¶ che a me non sembri
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1540
e suoni ¶ son quei che l'altrui forze o
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i proprî falli ¶ piangon; che nudi, i miseri, e
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1540
cui dolce concento par che mischi ¶ il vento e
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1540
soave è quel vapor che esala ¶ da le valli
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1540
e quai con ala, ¶ che sdegnan che qui dentro
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con ala, ¶ che sdegnan che qui dentro occhio si
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1540
Questo, et ogni altro che sentir si possa ¶ in
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1540
mar s'ingrossa ¶ sì che non ha riposo entro
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1540
attorno il ruota. ¶ 13 ¶ Colui che non si pente d
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publico può far, non che in nascosto, ¶ ogni delitto
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sia disposto, ¶ non men che Pietro nel palagio d
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par ch'abbia. ¶ 14 ¶ Ma che dirò quando si cruccian
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bande. ¶ 15 ¶ E l'onda, che dal vento non sopporta
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de la turba smorta, ¶ che uscir del mondo ad
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1540
Ma, perché spesso avien che in lor m'affisi
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1540
pena maggior non credo che si senta; ¶ anzi avverrà
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si senta; ¶ anzi avverrà che men talor si prove
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1540
men talor si prove, ¶ ché, come è men pensata
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tormenta. ¶ E se non che nel mar, vie più
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nel mar, vie più che altrove, ¶ il passato periglio
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lito. ¶ 17 ¶ Ma come donna, che si dole e pave
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1540
e parle acerbe ciò che fu soave, ¶ e se
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se n'oblia ratto che in terra ha il
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non m'avrian più; ché vaghi del terreno ¶ sono
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miei piè vie più che quei d'Anteo, ¶ e
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men ne serve di che più s'abonda. ¶ 19 ¶ Vivo
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vera sembianza. ¶ 20 ¶ S'altri che voi le mie rime
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le spade non men che da le penne, ¶ e
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intenso ¶ e grave mal, che agguagli il ben ch
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gusto ¶ quando a colui che in mar mi trasse
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1540
di onor sì onusto, ¶ che ardisco dir, ch'al
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sì di seguirlo vago, ¶ che d'ogni mal col
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1540
nome crebber l'ale, ¶ che i fiori a lui
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ascender giovinetto ebbe ardimento, ¶ che ad età de la
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1540
frutto adorno il mondo, ¶ che aversi speso il fior
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1540
sempre conservato il nome, ¶ che si macchia talor, né
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quel di Scilla, ciò che la tirrena ¶ acqua e
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de la tomba in che giacea; ¶ e nel sen
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1540
forza e beltà maggior che non avea, ¶ perché sul
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1540
di lui scrivendo ¶ io, che suo vivo, a voi
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1540
suo vivo, a voi, che suo vivete; ¶ se più
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se più grata armonia, che le sue lode, ¶ non
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1540
né da altri puossi, ¶ che cosa d'onor degna
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1540
fossi: ¶ e tanto più, che, se nel mar si
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1540
o di Medici suo, che fu divino, ¶ narra qualche
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1540
sì di lui talvolta, ¶ che invidio il Ciel, che
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che invidio il Ciel, che sì bell'alma ha
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1540
rarissime volte quasi noto, ¶ che 'l sonno si deponga
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deponga ove si piglia: ¶ ché quando levo gli occhi
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1540
molte miglia, ¶ com'uom che per incanto se ne
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1540
e queste è quel che più nel mar m
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desio del caro lume, ¶ che spesso turba il sonno
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1540
occhi miei, ¶ e fa che desiando io mi consume
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1540
i legni in mar, che in terra su le
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1540
non sì forte però, che del mio stato ¶ mi
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1540
di quella ¶ ardita voglia che m'ha qua menato
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1540
chiama ¶ l'altro disio, che riveder voi brama. ¶ 34 ¶ Ma
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Ma chi sarà colui, che, gli occhi suoi ¶ a
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spezzi? ¶ E chi sarà, che, d'amor giunto a
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non v'apprezzi? ¶ Nessun, che io creda; ond'io
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benivolenza. ¶ 35 ¶ Pur mi consolo: ché, s'io guardo al
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1540
lunge, io vo sicuro, ¶ che quel che non fu
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1540
vo sicuro, ¶ che quel che non fu mio non
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1540
ponno le volubil rote: ¶ ché né questa né quel
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1540
rimedio alcun non ho che possa aitarme, ¶ se non
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pensier son quegli amici, ¶ che non mi lascian mai
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1540
mal grado ¶ del mar, che da me stesso mi
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1540
mi ricongiunge. ¶ 38 ¶ Caro pensier, che ciò che altrui contende
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1540
Caro pensier, che ciò che altrui contende ¶ scarsa Fortuna
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in te talor risplende, ¶ che appaghi non pur l
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1540
se la mia penna, che lodarti intende, ¶ potesse il
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potesse il pregio dar che a te conviensi, ¶ sì
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1540
lodi a porre andrebbe, ¶ che a pena il volo
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1540
scompagna; ¶ ma quando avien che su l'arena io
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1540
io smonte, ¶ allor più che mai dolce m'accompagna
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1540
d'un sassoso monte ¶ (che tanti e tanti questo
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1540
dagli altri, il più che posso, occulto. ¶ Qui, più
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1540
posso, occulto. ¶ Qui, più che altrove, il buon pensier
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1540
aiuta ¶ contra il dolor, che in ogni luogo insulto
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1540
Legge le note or che altrui man non segna
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1540
qui la man convien che si ritegna: ¶ ché oggetto
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convien che si ritegna: ¶ ché oggetto degno il mondo
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stil trova, né ferro, che l'agguagli. ¶ 42 ¶ E in
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ch'ella mi turba: ¶ ché, quando più m'è
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marinari, o d'altri, che l'aprica ¶ terra cercando
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alto. ¶ 43 ¶ Talor la lingua, che 'l dolor m'annoda
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e con la cetra, che in man tolgo, ¶ dando
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sole, ¶ sfogo il disio che m'arde, in tai
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1540
O bella e più che 'l dì lucida aurora
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1540
l'Orïente; ¶ dal ciel, che lieto al tuo apparir
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1540
te, la vita aborre: ¶ ché impedimento uman non può
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può frenare ¶ virtù celeste, che per tutto corre. ¶ Ma
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e 'l veder, lasso! che giova, ¶ non ha il
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ha il mondo cosa che ti mova? ¶ 46 ¶ Tu dalla
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ella e 'l mar che a lei fa giro
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1540
non mi cale. ¶ 47 ¶ Tu, che in testa hai tutto
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tutto quel ben raccolto ¶ che in terra vede Amor
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stessa vaga: ¶ et io, che tutto amando in te
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nutre et informa, ¶ far che sia freddo il foco
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l'auriga del dì, che assai men bella ¶ scorta
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altre tante piena, ¶ dopo che 'l ciel, perché né
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a lui, né parte che serena ¶ fusse, dal tuo
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la speranza mia rinverde: ¶ ché, s'una volta il
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da gli occhi tuoi, che sì nell'alma ho
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girando il mondo intorno, ¶ che del bel viso tuo
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gemme e l'oro, ¶ che possedean questi occhi il
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E se d'onor, che dopo il Cielo adoro
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e tanti pregi, ¶ di che poteva ordir mille alte
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ordir mille alte istorie, ¶ che norma eterna si sarebbon
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tue divine ¶ veder ciò che di novo può vederse
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di novo può vederse, ¶ che meraviglia porga a gli
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lumi ai dolci rai, ¶ che di quanto si sta
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E se disio, non che speranza alcuna, ¶ che gisse
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1540
non che speranza alcuna, ¶ che gisse oltra il veder
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temo non trovar cosa che m'acqueti; ¶ sì tempestosi
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1540
né di tanti perigli, che ne' vasi ¶ serba Fortuna
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tema di morir prima che i ciechi ¶ occhi ricovrin
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1540
uccide ogni altra tema, che m'arrechi ¶ il ferro
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1540
foco e l'onda che m'adduce. ¶ Ma, s
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egli è mio destin, che qui si sechi ¶ il
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sechi ¶ il filo, Amor, che 'l viver mio produce
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viver mio produce; ¶ fa' che, deposta la terrena salma
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la terrena salma, ¶ quel che non veggon gli occhi
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alma! ¶ 59 ¶ Chi sarà mai, che più contento spire, ¶ se
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anni miei primo desire, ¶ che l'ultimo sarai de
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prendi l'anima mia, che a te sen vola
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io da te, dopo che 'l manto ¶ avrò spogliato
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l manto ¶ avrò spogliato, che mal grado io vesto
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lido. ¶ 61 ¶ Al gran Toledo, che sostien di Carlo ¶ il
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mia baciar la man, che a tante ¶ genti dà
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dà legge, e dir, che d'adorarlo, ¶ qual fui
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son fermo; e mentre che 'l Levante ¶ e l