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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «ci»

nautoretestoannoconcordanza
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la bottoniera, la cintura. Ci fece sedere, ci guardò
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cintura. Ci fece sedere, ci guardò un’altra volta
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è in quella sala. Ci ho fatto aprire anche
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quando vi sembrerà che ci siano tutte le condizioni
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ancora solo apparentemente non ci sono, o non possono
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da tutt’altra parte. ¶ «Ci hanno mostrato lo stanzino
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disegno, a osservare bene... Ci si poteva stare dentro
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allora, avrai capito, non ci sapevo ancora fare con
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non è detto che ci stia fornendo tutti i
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proprio la sera stessa ci mandò a chiamare un
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si capiva più se ci stava guardando, se stava
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se guardava. “Chissà se ci vede?” sentivo bisbigliare il
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convinto, non capisco bene...” ¶ Ci girammo verso la porta
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stava tutta avvitata, quando ci girava contro con tutta
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alla porticina, quando Benno ci mandava improvvisamente a chiamare
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a scusarsi il professore “ci elude continuamente, non si
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la sua cartina non ci fosse niente. “Potreste sempre
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il camino. “Chissà se ci starà vedendo?” sentivo mormorare
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maniche rimboccate, per sgranchirci. Ci affacciavamo a quella grande
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faceva ciondolare nell’aria, ci guardava. La sala era
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tutto bloccato della bocca. ¶ «Ci vorrebbe un martello!» gridò
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Rimettiamolo a letto! Non ci passa!» sentii gridare la
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a dire. ¶ «No, adesso ci siamo tutti!» sghignazzò. ¶ Lo
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specchio d’acqua. ¶ «Non ci sono più cigni!» ¶ «Sono
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di un’auto che ci sorpassava abbagliavano per un
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più avanti, rasoterra. ¶ «Ecco, ci siamo!» dissi al Sempio
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è una macchina che ci sta seguendo da un
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stufa frusciare, riscaldare. ¶ «Non ci hai ancora detto perché
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parco, della villa?» ¶ «Non ci sta più nessuno, è
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bidone. “E quanto filo ci vuole!” le dico cominciando
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prima di notte! Che ci basti!” La testa comincia
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una rosetta di pane, ci distendeva dentro le acciughe
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occhi, per vederlo. “Cosa ci fa qui in mezzo
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a sua volta, deglutiva. ¶ «Ci sono un po’ dappertutto
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non so neanche se ci sono ancora da qualche
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con la mano. «Cosa ci fa qui questo preservativo
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acqua, quelle lunghe scope... ci sono quei batuffoli di
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le corriere, neanche se ci si gira un po
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Stenka! E dopo non ci si vede più. Tu
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aveva preso un secchio. ¶ «Ci sono sempre montagne di
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altri, un po’ staccato. ¶ «Ci puoi dormire per questa
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sognare che nella tramoggia ci fosse anche quella ragazza
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dietro la schiena, sorrideva. ¶ «Ci siamo già visti a
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inchino, batté i tacchi. ¶ «Ci siamo visti di sfuggita
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auto. Ripartivo. ¶ «Vediamo se ci lasciano arrivare almeno fino
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dopo. «Mi avvisano che ci stanno seguendo! Si è
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vetrine sporgenti, abbacinate. ¶ “E ci sono ancora quei due
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vedevano quelle vetrine abbacinare, ci scorrevano dietro quelle testine
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la mano. ¶ «Che cosa ci farà da queste parti
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dell’auto, per partire. ¶ «Ci sei?» chiedevo al vice
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la testa. ¶ «E cosa ci fanno con tutte quelle
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Non me la sento.» ¶ Ci andavo da solo, suonavo
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storceva la bocca quando ci vedeva passare, e infilare
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la padella nel secchiaio, ci faceva scorrere dentro un
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vetrata era tutta appannata, ci correvano sopra delle vene
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di Bindra erano affollate. Ci lasciavamo alle spalle le
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dal caseggiato buio, silenzioso. ¶ «Ci sei ancora?» chiedevo girandomi
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cubo del balconcino che ci conteneva entrambi. ¶ «Chi è
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quante falci e martello ci sono in giro, quante
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stesse strangolando. ¶ «E domani ci alzeremo più presto ancora
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sbieco, per guardare. ¶ «Cosa ci fa qui in mezzo
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un po’ morte che ci sono comunque in ogni
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vetri smerigliati. ¶ «Perché non ci accompagna anche lei?» proponeva
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a distesa nelle vie. ¶ «Ci sono un po’ di
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di vetro appena lucidate. Ci facevano accomodare su seggiole
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di accendere le luci. ¶ «Ci sono problemi di contatti
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per un istante. “Cosa ci fanno ancora qui in
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per entrare. ¶ «Accidenti, quanto ci hai messo!» esclamavo, quando
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tardo pomeriggio. Il vento ci faceva volare sopra piccoli
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radici tra le graspe. Ci spuntavano fiorellini ubriachi, piccole
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fianco, per fermarla. ¶ «Non ci ha lasciato più niente
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d’uovo. Cantava, quando ci andavo sopra coi piedi
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C’era qualcosa che ci galleggiava sopra, una camicia
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personcina...» ¶ Afferrava il ricevitore, ci bisbigliava dentro qualcosa, rosso
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nella stanza. ¶ «Ma come ci eri finito da quelle
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domandare di nuovo. ¶ «Come ci ero finito... Oh, lascia
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accordo, ma che cosa ci facevi laggiù?» ¶ «Ero in
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arenava sulle sue guance. ¶ «Ci butti sopra del borotalco
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gli scaloni. Una donna ci afferrava le mani. “Eccolo
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mani. “Eccolo, è qui!” Ci mostrava il cadaverino di
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non addormentarmi. ¶ «Qualche contadino ci chiedeva di imbalsamare la
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la sua oca, quando ci fermavamo a dormire durante
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Guardate che dopo non ci potrete più ripensare!” ci
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ci potrete più ripensare!” ci teneva ad avvisarli ogni
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conto della mia domanda, «ci gettavamo in mezzo alla
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leggero bagliore del cuscino. ¶ «Ci chiamavano dappertutto, avevamo le
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tasche piene di lasciapassare. Ci scortavano quando dovevamo raggiungere
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e divise diverse dappertutto. Ci chiedevano di metallizzare un
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obiettare il professore. “Ma ci sono migliaia di verste
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ultimo vagone. “Ma cosa ci andiamo a fare a
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i bagagli. La servitù ci guardava passare, mentre eravamo
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disse l’uomo mentre ci conduceva su per lo
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attese ancora un istante, ci guardava. “Ora venite!” ci
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ci guardava. “Ora venite!” ci ordinò d’un tratto
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larghi corridoi. Una camerierina ci salutò chinando leggermente la
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mezzo alla polvere, se ci trovavamo a passare per
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non mi pare che ci sia mercato, quest’oggi
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morsetti nuovi, ancora luccicanti. Ci stavano gettando sopra un
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sale, come se molti ci corressero dentro a braccia
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riusciva a vedere chi ci stava dentro. ¶ «Adesso la
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cabina del camion che ci precedeva il cranio rasato
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da poco nella piazza. ¶ «Ci sta facendo strada!» tentò
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rosata, all’improvviso. ¶ «Dove ci porta? Dove stiamo andando
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strada. La macchina che ci seguiva balzava a tratti
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cabina del camion che ci precedeva sterzò senza preavviso
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colpo un gran silenzio. ¶ «Ci siamo...» sentii mormorare qualcuno
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Lo posò a terra. Ci guardava ansimando, sull’attenti
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pareva che questa volta ci facessero fare un giro
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trovare posto. ¶ La luce ci stava a poco a
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perché non mi rispose. ¶ «Ci stava seguendo qualcuno?» provai
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voce ancora tutta impastoiata. ¶ «Ci è corsa dietro per
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stanza dalla porta scentrata. ¶ «Ci continuano ad arrivare notizie
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c’è un appartamento. Ci troverai tutta una rete
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avvenire, dal momento che ci pare a volte di
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dalle sedi...” mi dicevo “ci sarà tutto acceso nonostante
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sarà tutto acceso nonostante ci sia ancora luce...” ¶ Oltrepassai
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fila di luci impolverate. ¶ “Ci sono anche diversi uffici
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primo piano. “Quanti uffici ci sono!” mi accorsi aprendo
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troppo asciutte. ¶ “Che cosa ci fanno qui dentro quei
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bocca del portone. ¶ «Forse ci passa...» borbottò. ¶ Gettai a
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carne. ¶ «Ma come! Se ci sono stato soltanto pochi
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provavo a considerare, “se ci fossero ancora le condizioni
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frattempo ad abitare, se ci saranno ancora... Dovrei stendere
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appaiono incredibilmente gremite quando ci arrivi senza preavviso, verso
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un po’ sbarrati e ci si vedono i riflessi
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tagliati, mi accertavo che ci fosse sotto la camera
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vene d’acqua, mentre ci passavo accanto, il cielo
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passavo accanto, il cielo ci slittava dietro con i
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strade era tutto glassato, ci si era incollata quella
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prima” mi dicevo, “non ci avevo mai fatto caso
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incalzavo. «Mi pare che ci fosse una lattaia...» Spuntava
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le preghiere della sera, ci sarà stata la visita
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ad aprirla. ¶ «Ma qui ci sono dei soldi!» ¶ L
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a chiedergli ancora. «Cosa ci fai qui dentro?» ¶ Inclinò
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passanti man mano che ci addentravamo in quelle traverse
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gente continuava a passare, ci sfiorava con le morbide
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da fare» sospirò. ¶ «Ma ci si potrebbe sempre procurare
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quando tu eri fuori... ci andavo anche a lavare
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lavare la mia biancheria.» ¶ Ci spostavamo da una parte
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sassofono tutto impolverato. ¶ «Cosa ci fa quest’affare qui
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quando pensavo che non ci fosse nessuno nella stanza
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luce calava di colpo. Ci si vedeva in modo
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la sua grande forma. ¶ «Ci pensi bene! Verrà lei
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me i quattrini che ci sono dentro... Ma allora
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di ascoltarlo. ¶ «Ma come! Ci si può andare con
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un po’ di lato, ci spostava ancora. ¶ «Oh, sì
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riverberavano quando il sole ci batteva sopra... “Dove saremo
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una parte all’altra. “Ci troviamo nel cielo boreale
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acciottolato. ¶ «Saliamo in macchina, ci vorrà un po’ di
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uno dall’altra... Finché ci è scappato di mano
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la testa, presumo, perlomeno... Ci ha detto che non
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a Slandia per dormire... ci spostiamo da un paese
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venire a ripescarti perché ci stiamo portando verso paesi
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Niente da fare. Sospirava. Ci ha pregato di portargli
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Ah, sì, quel tatuato!» ¶ «Ci ha portato in un
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ancora aperta, lì vicino. Ci ha offerto un paio
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mi pareva che non ci fosse nessuno! Non l
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bianca?» ¶ «“Non vi preoccupate” ci ha detto quell’uomo
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sua lampadina, non appena ci saremo lasciati, andrò a
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Non si vede niente!» ¶ Ci stavamo spostando da tempo
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inferiore della faccia. ¶ «Finalmente ci siamo!» dissi riprendendo ad
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poi è tutto spento! Ci abbiamo messo così tanto
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portato alle mie spalle. ¶ «Ci deve scusare se la
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vede...» disse la donna. «Ci ha rubato tutto, non
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ore abbiamo saputo tutto. Ci sono molte denunce contro
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vede, prosciuga i conti. Ci sono molte altre nella
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indirizzo dopo un comizio, ci aveva detto che aveva
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anche a me, appena ci siamo conosciuti, per caso
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vita futura, di quando ci saremmo sposati, gli avevo
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quante falci e martelli ci sono in giro, quante
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casa, nell’altra stanza, ci abbracciavamo in silenzio nel
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certe volte... non resistevamo. Ci alzavamo dal letto in
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di andare al gabinetto, ci incontravamo a mezza strada
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dall’acqua che gocciolava, ci passai sopra con una
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nostri spostamenti... E poi ci sono i manifesti, gli
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spiazzo un grande buco, ci conficcava il palo della
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a distanza di giorni, ci trovavamo a passare accanto
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luci quando già non ci pareva più di ricordarle
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gesso che cantava, quando ci si arrampicava sopra e
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nugoli di zanzare che ci ruotavano attorno, incattivite. La
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cornice di ferro slittava, ci spostava. Anche gli addobbi
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rotonda. ¶ «Vi stavamo aspettando!» ci diceva qualcuno, che era
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oretta!» suggeriva il cieco. ¶ «Ci sono ancora sedi in
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della strada. Le teste ci cadevano di colpo in
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era tutto deserto, addormentato. ¶ «Ci siamo persi!» borbottava qualcuno
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sulla fronte, si animava. ¶ «Ci è andata bene! Abbiamo
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appunto una sede a Ci siamo persi!» ¶ Un rumore
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ondeggiare ancora una volta, ci soffiava dentro per essere
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staccati davvero tutti quanti, ci appoggiava le labbra, li
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risme con le mani. Ci buttavamo sopra distesi. Si
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del suo volto se ci fosse caduta sopra durante
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testa per uscire. ¶ «Cosa ci fa qui tutta questa
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sala in fondo. ¶ «Cosa ci fai in giro da
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contro il parabrezza. ¶ «Ecco, ci siamo!» ¶ 4 ¶ Allo sbaraglio ¶ Qualcuno
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era chinato sullo schienale, ci stava frugando dentro con
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in strada e che ci stavamo allontanando a poco
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d’inerzia nella via. ¶ Ci salii sopra mentre ancora
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baldacchino vicino all’auto. Ci salii sopra. Traballava un
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toccarla con le mani. ¶ “Ci vorrebbero almeno un po
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tolto gli occhiali, non ci vedevo bene...» ¶ «Non si
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addobbi...» ¶ «È vero, non ci sono ancora gli addobbi
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sue mani stavano applaudendo...» ¶ «Ci sono stati anche applausi
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lago fino all’autostrada, ci lasciavamo trasportare ancora più
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del palchetto, e poi ci sale sopra come se
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strada, le assicuro, non ci sono neanche le strade
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come per dire che ci sarebbe stata comunque un
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voce. ¶ «Mi sembra che ci sia ancora un angolino
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conducessi per le strade. Ci spostavamo in mezzo al
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lungo un vicolo. ¶ «Non ci riesco! Non posso! Non
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dappertutto, man mano che ci si avvicinava alla città
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folla nel tardo pomeriggio. Ci spostavamo piano, qualcuno si
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la mano sulla spalla. Ci spostavamo senza parlare, anche
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assieme, di colpo. ¶ «Ecco, ci siamo!» ¶ La suora nera
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l’ago dalla narice. Ci stava passando sopra due
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mi guardai attorno. ¶ «Non ci sono più quei guerrieri
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abbassava il cappuccio. ¶ «Ecco, ci siamo!» lo sentivo alitare
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dietro, alle mie spalle. ¶ Ci fermavamo pian piano, annaspavo
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acquistato più volume perché ci si stava dentro ancora
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a poco a poco ci scavalcava. La strada a
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fine cedeva, si assopiva. ¶ Ci fermavamo a farci tagliare
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a illuminare senza cancellare. ¶ Ci rimettevamo di nuovo in
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loro occhietti sbarrati, abbacinati. Ci fermavamo alla fine di
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Fino alle cinque non ci sono più turni d
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evidente che adesso non ci possiamo entrare davvero tutti
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po’ di tempo che ci sto pensando.» ¶ Puntavo i
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occhi. ¶ «Basta che tu ci avvisi un po’ prima
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a vedere i lineamenti. ¶ Ci proponeva all’improvviso di
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a stivarci nella macchinina. Ci trascinava fino a una
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dall’esterno la cornice, ci infilavano tutti e due
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ferro si spostava e ci spostava a sua volta
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il parabrezza, nelle curve, ci sollevava alternativamente dai sedili
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cornice di ferro che ci comprendeva, ma neppure guardando
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sgranchirmi le gambe. Qualcuno ci stava osservando in silenzio
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ferro si spostava e ci faceva ruotare di colpo
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che si sollevava e ci sollevava alternativamente sui sedili
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sollevava alternativamente sui sedili, ci faceva ruotare per il
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capitare che al volante ci finisse Sonnolenza, o il
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uno degli altoparlanti. Qualcuno ci guardava enigmaticamente da sotto
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municipio, con il volto. ¶ «Ci siamo tutti?» chissà per
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per guardarlo. ¶ «E come ci sei andato?» domandava il
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Padre, la nostra creazione ci sta lentamente decreando!” ¶ Qualcuno
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al centro del cortile. ¶ «Ci sono visite anche per
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per qualche istante non ci vedevo più. ¶ «E adesso
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ridosso della piccola scarpata, ci eravamo fermati solo perché
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mi guardava. ¶ «Perché non ci porti a vedere il
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più che là sotto ci sia una persona...» ¶ Il
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il corpicino del topo ci stava dentro agevolmente, solo
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e a volte sembrava ci fosse buio pesto, quando
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fosse buio pesto, quando ci si doveva alzare in
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di tutto il parabrezza ci rivelava la sua presenza
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priore verso il refettorio, ci fece un gesto minaccioso
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in un orecchio. Non ci si vedeva molto bene
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Mi sembrava che non ci dovessero essere più piatti
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veste, al Gatto, che ci infilava dentro la testa
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tutti gli insetti che ci volavano attorno arroventati. Eravamo
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che oscillava. ¶ “Forse non ci sarà più nessuno ad
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sorprendere di spalle, mentre ci spostavamo attraverso il cortile
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allargate sulle tovaglie. O ci balzava sopra con una
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gradino, non si rovesciasse. Ci saliva su senza scarpe
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già cominciando a svuotarsi. Ci spostavamo anche noi, allineati
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gli orti. La luce ci si rifrangeva sopra, distinguevo
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vino, e la luce ci passava attraverso, scintillava. Frusciava
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più grande della costola. Ci avanzavo sopra posando con
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da poco e che ci stesse scolando ancora l
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il vento dell’autunno. Ci volavano dentro piccoli oggetti
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nate e ancora trasparenti. Ci volavano dentro anche sottilissimi
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dalle mani, mentre mi ci chinavo sopra col volto
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luce continuava a salire. Ci eravamo fermati di nuovo
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la cunetta. ¶ «Forse non ci stavano neanche seguendo...» ¶ La
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sfondata, nelle curve. ¶ «Ecco, ci siamo!» ¶ L’auto si
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poteva più guardarci dentro. ¶ «Ci hanno sparato addosso gli
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se stesso per rientrare. ¶ «Ci sei ancora?» chiese l
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all’uomo che guidava. ¶ «Ci siamo quasi.» ¶ La punta
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istante ad aspettarci. ¶ «Ecco, ci siamo!» mi parve di
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disse l’uomo che ci venne ad aprire. ¶ Aveva
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come pare che niente ci possa fare davvero resistenza
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il modo di arrivarci... Ci spostiamo per un po
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lungo le loro vie, ci basta allungare un braccio
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con quel po’ che ci resta!» ¶ Gli indicavo la
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diceva d’un tratto. «Ci sgranchiamo un po’!» ¶ Le
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si corre e non ci si sente pensati e
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non li hai raccolti?» ¶ «Ci sono passati su in
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forte. Uno dei doganieri ci guardava fumando soprappensiero dietro
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sfrigolato per alcuni istanti, ci rimaneva a volte incastonata
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diversi dello spazio. ¶ «Cosa ci hanno messo dentro questa
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le cicche delle sigarette ci rimanevano inglobate, anche la
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al volante. “Chissà cosa ci avranno ficcato dentro, stavolta
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buoni!» ¶ Appallottolavo il giornale, ci lanciavamo all’istante oltre
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prima di noi, che ci eravamo slanciati su per
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nella casa di Lenìn ci si stava già preparando
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di pelle, come se ci fosse passato sopra un
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sangue e delle medicazioni, ci camminavano sopra in cerca
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pareggiato con il tronco, ci tracciava sopra dei piccoli
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qualche gocciolina d’acqua ci brillava sopra, li faceva
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talmente molle che non ci si poteva camminare sopra
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tutti gli insetti vaganti ci si andassero ad appiccicare
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mille precauzioni sulla macina. Ci posai sopra la zampa
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cassetti e l’indossai. Ci infilai sopra la veste
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ormai da tempo. Se ci passavo accanto potevo scorgere
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anche per me. ¶ «Come ci si sta in tre
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si sta in tre ci si può stare benissimo
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per farmi capire che ci potevo distendere la veste
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sotto le lenzuola sollevate, ci entrava con tutta la
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con la torcia, mentre ci scorrevamo accanto come nuotando
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accanto come nuotando. Non ci guardava, non apriva gli
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il volto di Maciste ci scorreva sopra, pareva svilupparlo
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a vestirmi ma, quando ci fui di fronte, mi
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mostravano chiaramente che nessuno ci aveva passato la notte
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altra piccionaia di Ducale. Ci passavo vicino, i colombi
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fuori dalle cassette, Bortolana ci aveva ficcato dentro tutte
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e subito i gatti ci balzarono sopra da ogni
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altra testa. ¶ Dalla villa ci stavano chiamando per il
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dove non mi pareva ci fosse nessun chiodo. Adesso
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po’ da una parte. Ci stavo sopra a fatica
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che l’intera capigliatura ci rimanesse attorcigliata. Non avevo
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continuo, eppure ogni volta ci mettevo del tempo prima
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disposti in ordine geometrico, ci girava attorno seguendo un
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portone della legnaia. Lenìn ci appendeva i conigli per
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in un istante oppure ci si fermava sopra con
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di lana di vetro ci fosse passato sopra con
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sbriciolata fungevano da gradini. Ci posai sopra i piedi
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della tavola, dove non ci sono le prolunghe. Poi
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istante dopo lo Ziò ci ripiombò sopra dall’alto
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dorato e il tucano ci guardavano passare senza battere
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appoggiata contro il muro. Ci salii sopra, cominciai a
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alle mie spalle. ¶ «Allora ci lasci?» domandò la Dea
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linee della stanza che ci conteneva entrambi, misi anche
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moto. Qualche istante dopo ci stavamo già spostando verso
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continuo, di ruotine. “Chi ci sarà nell’altra camerata
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al suo interno non ci fosse niente. ¶ “È quella
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Il suono della campanella ci interrompeva di colpo, senza
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parte dell’inverno, perché ci avevano consegnato biancheria un
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fila cominciò a uscire. ¶ Ci spostavamo a folate lungo
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priore, dopo un po’. ¶ Ci eravamo tutti raccolti di
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costruzione che sembrava non ci fosse alcun modo di
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pareti e sull’altare. Ci eravamo tutti disposti sugli
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agio in quel silenzio. ¶ Ci svegliava prima dell’alba
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il barattolo del lucido, ci intingevo la punta della
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testa. Il pettine bagnato ci passava dentro senza devastarla
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testa per guardarla, mentre ci passavo vicino correndo, cercavo
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fior di labbra, mentre ci entrava a capofitto. Uscivamo
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dell’altare. Molti occhi ci fissavano attenti dagli inginocchiatoi
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la chiesa, il refettorio, ci sparpagliavamo nei punti più
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rendeva così assenti che ci si scordava di essi
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ritornare su nei dormitori ci aggiravamo ancora per un
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fuori, stupito che non ci fosse più nessuno. ¶ Il
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suore erano passate mentre ci trovavamo nella sala studio
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sotto di esso non ci fosse un uomo ma
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doratura era rimasta intatta, ci passava sopra le dita
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in refettorio, quando finalmente ci raggiunse, l’uomo con
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questo mi pareva che ci guardasse per un istante
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altro prefetto al Gatto. ¶ Ci fu una discussione un
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con gli occhiali, che ci si sedette sopra sorridendo
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d’ora in poi ci sarà solo l’orribile
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interno deserto della chiesa. Ci erano sicuramente passate le
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L’antivigilia di Natale ci raccogliemmo tutti nello stanzone
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ritornati al proprio posto. Ci infilammo in silenzio sotto
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toglieva le scarpe e ci andava su con i
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dalle pareti imbottite, spalancato. ¶ Ci stavamo avvicinando alla consacrazione
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cortile. ¶ Raggiungemmo i dormitori, ci preparammo per la notte
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ai lati. Noi invece ci eravamo tolti le vesti
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e quando il pallone ci fosse finito dentro veramente
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pallone, e neppure, se ci fai caso, lo rincorro
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ribaltabile del banco. Mi ci gettai sopra allargando tutte
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bicchiere di cartone che ci tenevo sotto. ¶ «Sarebbe bello
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il Gatto a volte ci si arrampicava. Saliva apparentemente
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la propria seggiola e ci si era seduto nello
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di tanto in tanto ci passava davanti, per ritornare
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raggomitolava sotto le coperte, ci entrava anche con la
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tanto nella vecchia costruzione. Ci restava per ore. Quando
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la calma. Il Gatto ci faceva uscire in fretta
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viste nelle camerate mentre ci trovavamo in chiesa o
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a parte la fondina, ci passava sotto una mano
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dopo, quando ormai non ci pensavo più, mentre stavo
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dello specchio, come quando ci si trova in uno
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con lo sportellino spalancato. Ci guardavo dentro e mi
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tutto quanto in valigia. Ci aggiunsi alla fine il
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per proteggersi le scarpe. Ci stavamo dirigendo tutti verso
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come lavorate in ferro. ¶ Ci lasciammo alle spalle la
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pareti con le mani. Ci girai attorno, camminai ancora
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ghiaia era ancora lucente. Ci camminavo sopra molto piano
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di terra e sopra ci era cresciuta un’impenetrabile
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eravamo nella grotta, eppure ci vedevo sopra i segni
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teneva un po’ aperto, ci guardava dentro con animazione
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I giornali? Ma non ci sono più i giornali
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ghiacciate, bianche. La folla ci scivolava sopra, quando la
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di molto fermentato. ¶ «Attento! Ci rovesciamo!» ¶ Il furgone andava
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alle mie lenti, quando ci schizzava contro un po
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più succulente dalla montatura. Ci si abbarbicavano con le
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non lavati. ¶ «Ma qui ci sta qualcun altro!» provai
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gettò indietro la testa. Ci andava sopra quel suo
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delle lenzuola scricchiolare quando ci distendevo dentro le gambe
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più forte di come ci si potrebbe aspettare, quando
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di guardie!» si allarmò. «Ci dividiamo!» ¶ Continuava a parlarmi
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poco, ancora molli. ¶ “Cosa ci fa quel riflesso di
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e quel passante che ci cammina dentro come se
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snodato quella rotellina. ¶ «Ma ci sono ancora i guerrieri
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si alzava. ¶ «Altroché se ci sono!» ¶ Venivano dagli appartamenti
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queste grandi finestre che ci sono qui in alto
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raccolta del vetro che ci sono giù in basso
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delle tante feste che ci sono in giro nelle
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sacchetto di plastica gonfio. Ci conficcava dei semi, ci
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Ci conficcava dei semi, ci pressava sopra altra terra
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per essere certa che ci fossero già le radici
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ansimando. “Mi pare che ci sia un telefono pubblico
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se niente fosse mentre ci si sposta attraverso le
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le labbra ancora impastate. “Ci è sfuggito di nuovo
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faccia capire bene quanto ci tenga, lo convinca a
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non riattaccare, nel caso ci restasse un po’ male
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comincia a svuotare e ci sono solo due o
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messo dell’editore! Cosa ci fa lì in mezzo
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fotografo dell’altra volta, ci può ritrarre mentre giriamo
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patatine fritte, e intanto ci citiamo e parliamo, mastichiamo
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uno scrittore appena acquistato, ci teneva che corresse a
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l’elmetto, quel fischietto... Ci metto sempre del tempo
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zona diversa, quasi sconosciuta. “Ci sarà un bar...” mi
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passavano sopra le torri. “Ci sarà l’editore, là
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c’è sempre chi ci si appende di colpo
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un’altra cabina che ci sarà lì vicino, con
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com’è già lontano!» ¶ Ci fu una brevissima pausa
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a guardarmi. “E non ci sono solo dei gatti
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un istante dopo. «Non ci assalga!» Veniva dall’altra
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venuto il momento che ci incontriamo!” mi sta dicendo
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dopo «mi sembra che ci sia sempre una fioritura
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completamente rialzate. ¶ “Forse non ci sono neppure le tapparelle
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volo... ¶ E quando non ci saranno più neanche i
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le torri, quando non ci sarà più orecchio in
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E di là che ci sente!» mi sussurrava venendomi
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Avevamo paura che non ci trovasse, che non ci
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ci trovasse, che non ci volesse più ritrovare...» mi
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più grande, ora che ci prepariamo a questo balzo
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spinge la porta, non ci lascia entrare!» Veniva dall
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che escono fuori quando ci si getta di colpo
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i miei occhi «ma ci vuole un po’ di
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la stanza, a sbadigliare. ¶ «Ci vorrà ancora molto?» provai
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che a questo punto ci tiene a restituirglielo lui
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forte che imbambolava. ¶ «Ma ci si può ancora gettare
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l’occhio addormentato... Non ci sono più neppure i
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si metteranno a sbraitare. “Ci pareva fosse assodato che
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faccine posate, spiritate... “Non ci sembra una mossa molto
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modo, come se non ci fossero neanche più le
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tutte quelle cosine che ci sono dentro, isolate, illuminate
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in due sulle sedie, ci dovremo asciugare gli occhi
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a quelle bestiole che ci sono sui cofani delle
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alla fine, anche se ci eravamo persi di vista
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fine, alla fin fine? Ci sarebbero di sicuro i
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per la depilazione inguinale... Ci sarebbe in giro un
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sei già innescato, che ci sei già dentro... “Che
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potrà mai più accadere?” Ci sarebbe invece qualcosina da
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suoi ossicini sbocciare, esorbitare, ci vanno dentro come se
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per qualcosa che non ci si può neanche gettare
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i nuovi passaggi, che ci sia neanche più il
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e poi persino prevomitati, ci sono qui con me
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diceva prendendomi il braccio. ¶ Ci fermavamo vicino al portone
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saliva addirittura dal basso, ci bagnava il volto. Il
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possono sempre venire quando ci si sposta con l
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sempre della tua impresa... Ci sarebbe un altro modo
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mia casa, dopo che ci lasciamo. Ti rivedo passare
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mai indossata, nonostante non ci sia poi quel gran
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la testa un istante. ¶ «Ci potremmo dare del tu
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in queste condizioni. Invece ci sarebbe bisogno ancora di
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con la mia valigia, ci sarebbe stato ad aspettarmi
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grazie, mi sarei commosso, ci sarebbe stata la lacrimuccia
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È buono questo brodino! Ci sai proprio fare! Non
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chiudono bene, il collo ci balla dentro, mi riesco
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a cavalcioni dello scooter, ci stavo salendo a mia
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stato tempo...» ¶ «Accidenti! Peccato... ci è andata male!» ¶ Stava
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con quelle loro alucce...” ¶ Ci spostavamo ogni giorno, così
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ogni giorno, così, fulmineamente, ci ritrovavamo a passare a
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arrestavo di nuovo mentre ci passavo vicino, il giorno
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di un’impiegata che ci guardava passare senza battere
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del giorno prima. “Eppure ci sono sempre i cartoni
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po’ gli occhi, arrossiva. ¶ «Ci sarebbe un altro modo
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modo di agire, non ci hai mai pensato?» ¶ Il
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vede più niente, non ci sono quelle stradine, non
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che manchi, che non ci siamo dentro...» ¶ Le strade
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oppure sopra lo stesso, ci passi così vicino... ci
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ci passi così vicino... ci sbatti contro senza neanche
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in ogni caso... non ci vuole molto a capire
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con queste rotelline... E ci sono in giro dappertutto
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finestra del cucinino. Ridiscesi. ¶ “Ci sono ancora diverse finestre
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alla casa cantoniera... E ci sono altre macchine parcheggiate
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credevo che qui dentro ci venisse ancora qualcuno, sembrava
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le feste... Ma cosa ci fanno quei riflettori ai
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persino Cervantes! Ma cosa ci fa Charlie Chessman qui
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po’ deformati, di portata, ci sono dentro degli ossibuchi
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pare, in quell’altro ci sono dei fiori di
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rispondendo la Pesca. ¶ «Allora ci sono tutti!» ¶ Girai un
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radio, mi pare, perché ci stanno già tutti intorno
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gli occhi sbarrati, se ci vede... mentre Käthchen indossa
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vedeva appena la sala, ci si vedeva appena. ¶ “Ha
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senza fiatare “sembra che ci sia passata una lingua
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niente su quell’attaccapanni, ci sono le porte di
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suo ventre. «Quando mai ci sarà questo parto?» ¶ Scorgevo
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col volto. «Noi germiniamo, ci apriamo. Noi abbiamo l
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voce stava quasi gridando. «Ci tengo troppo a essere
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Che altro spazio credi ci sia, quale altra dimensione
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compimento questo destino che ci è toccato, questo sogno
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vedeva più niente, non ci si vedeva ancora. ¶ «O