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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «ci»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
la noce e dentro ci trovò una matassa di
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1956
aperse il suo cassetto, ci frugò dentro e trovò
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1956
regno. Qui non vi ci voglio né te né
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1956
su un capanno, e ci si misero a riposare
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1956
d’in capo e ci posò sopra un anello
6
1956
trovato questo giovane che ci spiluccava il nostro bel
7
1956
fin nel lavorato e ci razzolava con le sue
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1956
sue zampette. Pietro non ci stette tanto a pensare
9
1956
aspetti il giorno che ci sarà tempesta in mare
10
1956
cameriere dell’albergo: – Non ci sarebbe modo di trovare
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1956
città. Al suo posto ci andò Pietro; e governava
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1956
Governatore nuovo. Io vi ci metto tutt’e due
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1956
po’ di compagnia. Anzi ci rimarrò un po’ di
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1956
che i padroni non ci sono. Tienimi tu quest
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1956
il mio sposo quando ci fidanzammo, perché non voglio
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1956
sei troppo bambina! Non ci sono riuscite le tue
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1956
padre. E nella lettera ci dev’essere scritto: «Caro
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1956
pare un segno cattivo, ci saranno disgrazie per aria
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1956
Che disgrazie volete che ci siano? ¶ In quella si
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1956
Mi rincresce, Maestà, ma ci sono delle cattive nuove
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1956
che parta immantinente. Non ci resta che far la
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1956
stoffa di cambrì e ci fece entrare la ragazza
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1956
a palazzo; finché vivrà ci terrà allegri. ¶ Così la
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1956
del Re sospettava che ci fosse qualcosa sotto, e
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1956
ne facessimo quel che ci garbava, perché restava nostra
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1956
posta alla notte, ma ci perdeva il sonno e
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1956
senza l’Uliva, cosa ci sto a fare?» Ma
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1956
mamma, faremo come voi ci dite. ¶ Infatti, tornati vicino
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1956
troverà da ridire perché ci manca qualcosa, e magari
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1956
manca qualcosa, e magari ci andrete di mezzo voi
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1956
che cos’è che ci manca? Cosa può trovarci
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1956
sa che nel lino ci sono sempre delle lische
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1956
dalle parole ai fatti ci corse poco; agguantarono il
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1956
tanto ingiusta, ma non ci fu verso di far
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1956
ritirava come se dentro ci fossero dei pesci. Appare
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1956
reale, e ancor oggi ci vivono, e da quel
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1956
era Re ma poco ci mancava; ma solo una
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1956
e venne a morte. Ci fu gran lutto in
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1956
non si può sposare, ci rimasero male. E per
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1956
con tutto il corpo, ci si voltò dentro, tornò
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1956
che avevano viste, nessuno ci voleva credere. Ma la
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1956
olio bollente. Quella superba ci cacciò le dita e
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1956
che regalo fare, – disse. Ci pensò su, poi chiamò
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1956
madre del Principe non ci trovò più nulla da
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1956
Re era vecchio e ci mandò suo figlio. Il
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1956
passare; ma il Drago ci s’infilò e rigirò
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1956
che non le pareva ci fosse stato prima. Guarda
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1956
farsi aggiustare quell’occhio ci teneva molto si lasciò
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1956
per acconsentire. – Ma io ci metto doppie guardie e
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1956
è mio legittimo marito. Ci perdoni. ¶ Il Re, preso
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1956
attraversare un oceano, e ci vorrà almeno un mese
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1956
dalla Regina Marmotta non ci siamo mai andati e
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1956
sepolto. Tra i soldati ci fu un gran turbamento
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1956
resto, a casa non ci ho niente da fare
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1956
col cervello così fino? Ci vuole gente studiata, non
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1956
se lo dite voi ci credo. Intanto vi ringrazio
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1956
alle sue parole non ci credeva molto. Ciononostante prese
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1956
Vediamo quest’accomodamento. Se ci trovo la mia convenienza
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1956
la mia convenienza, io ci sto. Guardate però che
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1956
valga il cambio. ¶ – Anzi, ci guadagni, – disse la Principessa
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1956
sulla Montagna del Fiore. Ci andrai a nome mio
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1956
un grosso imbroglio, e ci aveva rimesso tutte le
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1956
fuori della città. Menichino ci arrivò con cavalli e
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1956
combattere con lui. Uno ci si prova, cozza e
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1956
va giù in terra: ci si prova un altro
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1956
l’accoglie bene, e ci resta ancora da vedere
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1956
delle scimmie ¶ Una volta ci fu un Re che
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1956
assieme dal Re e ci sposeremo. ¶ La mattina, Antonio
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1956
non si sapeva come ci entrasse, e aperta la
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1956
liberato dall’incantesimo che ci aveva fatto scimmie tutti
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1956
con la Rosina non ci esco più. ¶ Vedendo sua
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1956
Assunta non occorre che ci vai più. Andrai a
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1956
canapa? Qualcuna bisognerà che ci rimetta! ¶ A queste parole
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1956
che con le vacche ci vado io, e datemi
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1956
a lei nella notte ci si vedeva come di
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1956
occhio della carrozza quando ci batte sopra il sole
77
1956
mezzogiorno e il sole ci batteva sopra a picco
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1956
nondimeno pensarono: «Visto che ci siamo, il banchetto facciamolo
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1956
Pistoiese) ¶ 65 ¶ L’uva salamanna ¶ Ci fu una volta un
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1956
il tappetaio, – che quando ci si mette sopra i
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1956
uva più squisita che ci sia, e questa per
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1956
abbassava al suo respiro, ci pensò un po’ su
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1956
della macchia, e gli ci volle del bello e
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1956
lavorarsi l’oste: – Non ci sono novità da queste
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1956
Che novità vuoi che ci siano? ¶ E Fiordinando: – Le
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1956
e rivoltò, ma non ci fu verso di svegliarlo
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1956
vicino in una grotta ci abitava un eremita, che
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1956
era già buio, e ci mise un bel po
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1956
E vedendo che non ci riusciva, prese a piangere
90
1956
disse: – Quel disgraziato non ci ha colpa. La colpa
91
1956
dalla gioia, e disse: – Ci verresti a stare con
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1956
permesso, io per me ci vengo subito. ¶ Il contadino
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1956
paesi. Attaccò discorso e ci mise poco a innamorarsene
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1956
cassetto del comò e ci cacciò la testa per
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1956
vederlo sempre più malinconico, ci pativa. Un giorno gli
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1956
sentire, – disse sua madre. – Ci sono a Corte due
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1956
rumore, ché nella stanza ci verranno tutte le bestie
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1956
delle bestie feroci. – Ora ci siamo, – dice Sandrino, e
99
1956
mi vedrai più. ¶ – Ma ci mancherebbe anche questa! – disse
100
1956
si può stare. Qui ci mangiamo la paglia sotto
101
1956
sapere che anch’io ci ho uno staio di
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1956
Vuoi scommettere che se ci vado io, riporto indietro
103
1956
più ancora quello che ci hai perso? Insegnami dove
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1956
dieci staia di quattrini ci avrebbe lasciato, se le
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1956
con una zappetta e ci piantò i codini, lasciando
106
1956
una gran buca e ci ficcò dentro la scrofa
107
1956
e due! Certo! Non ci credete? Ve lo faccio
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1956
coi nostri orecchi non ci avremmo mai creduto! – E
109
1956
a tutti ma nessuno ci voleva andare. Lo chiese
110
1956
cima a un monte, ci sono sette buche: in
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1956
in una delle sette, ci sta l’Orco. ¶ L
112
1956
M’hanno detto che ci sono sette buche. In
113
1956
di tutte le condizioni, ci rimetterete la pelle. Credete
114
1956
un buio che non ci si vede di qua
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1956
dei fiammiferi, e così ci vedrete. Ma bisogna che
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1956
Orco non c’è. Ci sarà la sua sposa
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1956
delle penne. Visto che ci sono, tento. Se poi
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1956
da prete. ¶ – E cosa ci vorrebbe per farlo andar
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1956
scendere prima lui. Così ci rimarrebbe quello, e lui
120
1956
in un intingolo che ci caverà la voglia di
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1956
le reti, tira, e ci ritrova dentro il pesce
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1956
uno, e di suo ci aggiunse uno schioppo da
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1956
giovane disse: – E non ci sarà verso di salvare
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1956
tentato l’impresa, e ci han rimesso la vita
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1956
in una volta; e ci si buttò tanto di
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1956
spadate dritte e rovesce ci riuscì. Poi con la
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1956
diede e il giovane ci mise dentro le sette
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1956
male. Nella storia non ci vedeva chiaro: sospettò perfino
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1956
posto per vedere se ci stavano; e ogni volta
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1956
stanco e fradicio non ci badò troppo; radunò della
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1956
a me non ti ci voglio. ¶ La vecchierella parve
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1956
di lasciarla andare non ci pensò nemmeno, e con
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1956
di svignarsela e quasi ci riusciva, se i tre
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1956
dice il proverbio: finché ci sono denti in bocca
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1956
si sa quel che ci tocca. Ecco che al
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1956
alla vigna noi non ci veniamo; restiamo qui in
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1956
com’era, il mercante ci si scaldò, e pensava
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1956
vado da lui non ci fa nulla? Allora, io
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1956
fa nulla? Allora, io ci andrò perché è meglio
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1956
palazzo e quel che ci sta dentro è roba
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1956
andava via sospirando. Bellinda ci aveva tanto preso l
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1956
trovò un sasso cavo, ci buttò delle foglie secche
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1956
che lo si spiega ci si trova un pranzo
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1956
mi risponda. ¶ Il Re ci pensò su e finì
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1956
giardiniere come faccio? ¶ – Non ci pensare, – disse la Bora
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1956
che per le scale ci sono due mori, che
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1956
ali così grandi, che ci poteva star sotto più
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1956
avrebbe avuta in moglie. Ci andò uno con un
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1956
questo, il più piccino ci restò male e andò
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1956
disse: – In questo sacco ci sono tre lepri per
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1956
tornò dentro il sacco. ¶ Ci andò la figlia del
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1956
non tornò nel sacco. ¶ Ci andò il Re, vestito
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1956
alle pecore, un cane ci voleva. ¶ L’indomani il
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1956
giardino, e il ragazzo ci andò. Stava per spiccarla
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1956
Adesso con te non ci voglio più stare. ¶ Salì
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1956
è tua! ¶ – Bene, Maestà, ci penso io; non vi
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1956
grandi feste dicendogli: – Non ci riconosci? ¶ – Ma guardate che
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1956
grato a noi, perché ci siamo aiutati a vicenda
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1956
chiuse là dentro e ci s’addormentò. Quando tornò
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1956
Lupo, a chiedergli se ci presta la padella. ¶ La
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1956
mamma, a chiedervi se ci prestate la padella per
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1956
cosa volete. ¶ Le ragazze ci pensarono su e dissero
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1956
Giricoccola tanti sgarbi, che ci voleva la pazienza di
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1956
oro. ¶ – E quel comò? ¶ – Ci sono dentro due sacchi
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1956
arrangiati. ¶ Il povero gobbo ci pensò su e quand
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1956
la testa. ¶ Il gobbo ci pensò, poi chiese al
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1956
di quattrini. ¶ Il gobbo ci pensò su; poi si
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1956
a una quercia grossissima. Ci piantò un cuneo, poi
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1956
ai finimenti! – Ma poi ci pensò su e si
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1956
Tabagnino arrivò col pappagallo ci fu gran festa. – Adesso
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1956
giusta –. L’Uomo Selvatico ci si sdraiò dentro. – Proviamo
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1956
dentro. – Proviamo col coperchio –. Ci mise sopra il coperchio
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1956
le diedero fuoco. Poi ci fu una gran festa
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1956
occuparmi dei miei affari. Ci vedremo domattina –. E così
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1956
all’altra, ma non ci fu più verso di
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1956
è neanche una capanna. ¶ – Ci penso io! – disse Stellina
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1956
e tutto quel che ci vuole per mangiare e
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1956
andare a chiedergli se ci presta cinquanta milioni. Alla
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1956
cinquanta milioni. Alla peggio ci risponderà di no. ¶ L
180
1956
belle mani, se non ci fossero quelle unghiacce? E
181
1956
giro, ma lei non ci badava e le lasciava
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1956
di meno io non ci bado. ¶ Poi mandò da
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1956
ordinò tutto quel che ci voleva per il corredo
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1956
tela tanto fina che ci si passava da una
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1956
acqua più calda, e ci stette finché la scorza
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1956
acqua di Felsina e ci rimase un bel po
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1956
voi siamo dannate e ci porta via il Diavolo
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1956
la figlia più piccina – ci poteva star dentro, e
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1956
carrozze e nella prima ci stava il Principe, con
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1956
a cercar lavoro come ci ha detto nostro padre
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1956
che questo, – disse Sandrino, – ci dormirò io. ¶ – Ebbene, – disse
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1956
disse la Regina, – chi ci dorme, dopo tre giorni
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1956
pero, e Pierino Pierone ci s’arrampicava a mangiar
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1956
di metterci la pera ci mise Pierino Pierone, legò
195
1956
bollì, la Strega Bistrega ci vuotò dentro il sacco
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1956
farla ridere, ma nessuno ci riusciva. ¶ – Figlia mia, sei
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1956
disse la Principessa. – Ma ci aggiungo questa condizione: che
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1956
farmi ridere e non ci riuscirà, gli sarà tagliata
199
1956
così bella. Ma quanti ci provavano, tutti ci rimettevano
200
1956
quanti ci provavano, tutti ci rimettevano la testa. Ogni
201
1956
bocca aperta. E disse: – Ci voglio andare io! ¶ – Ma
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1956
fa il tignoso, e ci resta attaccato anche il
203
1956
Io sì, Maestà! ¶ – Bene. Ci avresti piacere a diventare
204
1956
ahi, Maestà, no, non ci penso nemmeno, grazie. Non
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1956
per lo sposalizio. Poi ci fu il banchetto di
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1956
quegli anni che qui ci sta il Vescovo –. E
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1956
Leggi qui se non ci credi! ¶ – Ma sono io
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1956
in quel campo, dove ci sono dei bei torsi
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1956
Verze, dici? Ma se ci prendono? Tutt’e due
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1956
arrosto. ¶ – Bene, Pietro! Stasera ci faremo una buona cena
211
1956
oste. ¶ – Buona sera, galantuomini. ¶ – Ci porti mezza boccia di
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1956
Signore, non so, non ci ho badato. Forse era
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1956
accanto al fuoco. ¶ – Padrona, ci fate la carità di
214
1956
gran corsa. E così, ci passò tutta la giornata
215
1956
quest’accidente di donna ci concia per le feste
216
1956
ma io qua non ci resto, – e corse in
217
1956
aia. In un attimo ci fu una gran fiammata
218
1956
detto la vecchia non ci badò né poco né
219
1956
gusto. Adesso all’anellino ci credeva. ¶ Finito di mangiare
220
1956
via l’altro. «Qui ci divento matto, – si disse
221
1956
per oggi basta; domani ci penserò.» Si coricò su
222
1956
con tutto quel che ci vuole. ¶ E in un
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1956
dell’altro, e dentro ci stava già lui come
224
1956
stava già lui come ci avesse sempre abitato, e
225
1956
ma nemmeno lui topo ci poteva passare. ¶ Allora il
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1956
morti e gli chiesero: – Ci stai a giocare con
227
1956
a giocare ai birilli. ¶ – Ci stai a giocare a
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1956
a soldi? ¶ – Sì che ci sto! ¶ Il giovanotto si
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1956
ritorno. Ora il Re ci manda i soldati, a
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1956
di nuovo le voci: ¶ Ci hai ucciso tre fratelli
231
1956
ora tocca a te! ¶ Ci hai ucciso tre fratelli
232
1956
braccio di morto, non ci mise molto ad afferrarli
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1956
ancora, – lo implorarono, – e ci libererai tutte! – Poi mangiarono
234
1956
camino parevano un coro: ¶ Ci hai ucciso sei fratelli
235
1956
ora tocca a te! ¶ Ci hai ucciso sei fratelli
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1956
proprio il professore che ci vuole per mio figlio
237
1956
tutti quelli che passavano ci mettevano un soldo d
238
1956
con la battella ¶ Forse ci pescheremo una sardella! ¶ E
239
1956
imboccare la prima, poi ci ripensò e si diresse
240
1956
quasi piangendo: – Forse non ci vedremo più –. Poi continuò
241
1956
al mondo. Quando non ci sarò più fate così
242
1956
ceci. ¶ – No, che non ci vengo, balordo: i ceci
243
1956
campo che so io. Ci sono delle zucche che
244
1956
una scorpacciata. ¶ – Sì, che ci verrò, – disse la Marietta
245
1956
una grossa zucca e ci si appiattò dentro. Il
246
1956
astrologo? – si disse. – Mi ci voglio provare.» E andò
247
1956
scoperti, se l’astrologo ci accusa al Re, siamo
248
1956
più piccola disse: – Adesso ci vado un po’ io
249
1956
morirai. ¶ – E quanto tempo ci metterete a spianarla? ¶ – Cent
250
1956
a spianarla? ¶ – Cent’anni, ci metterò. ¶ – E poi dovrò
251
1956
non morirai. ¶ – E quanto ci vorrà? ¶ – Mah! Duecento anni
252
1956
morirai. ¶ – E quanto tempo ci vorrà? ¶ – A occhio e
253
1956
Perbacco, qua con lei ci sto proprio bene, ma
254
1956
miei parenti. ¶ – Se proprio ci hai quest’idea in
255
1956
l’aveva mai inteso. Ci restò male. «Tanto vale
256
1956
per correrti dietro. Adesso ci sei cascato! Tutti dovrete
257
1956
le chiese: – Per piacere, ci sarebbe una ragazza in
258
1956
voi. ¶ – E come: non ci penso? E quando l
259
1956
scorza del granchio vuota, ci si cacciò dentro, senza
260
1956
nella scorza di granchio ci trovò dentro quella bella
261
1956
Fata se n’accorge ci fa morire tutt’e
262
1956
il giovane. – Per liberarmi ci vorrebbe una ragazza che
263
1956
lo butto. ¶ – E io ci andrò, – e si mise
264
1956
la storia. Il Re ci restò un po’ male
265
1956
muta per sette anni, ci salvi: ma bada che
266
1956
a guerreggiare con noialtri. ¶ Ci fu battaglia e la
267
1956
e disse: – Oh! Qua ci abbiamo qualche tradimento! ¶ Disse
268
1956
di roba. – Visto che ci sono, ci resto, – disse
269
1956
Visto che ci sono, ci resto, – disse la ragazza
270
1956
la pancia vuota e ci si nascosero dentro con
271
1956
nessuno s’accorga che ci siamo dentro. ¶ Così restarono
272
1956
l’altra Fata, – se ci fosse qualcuno accorto, taglierebbe
273
1956
la seconda Fata, – se ci fosse qualcuno accorto, taglierebbe
274
1956
la tradirà. ¶ – Ma se ci fosse qualcuno accorto, taglierebbe
275
1956
assassino! All’assassino! Scorzo ci vuole ammazzare! Già due
276
1956
ricorda, – dice Scorzo, – quando ci siamo fermati a un
277
1956
Ma, hanno detto, se ci fosse stato uno pronto
278
1956
a tua madre che ci manca un anno. ¶ Il
279
1956
detto una vecchia che ci manca un anno. ¶ – E
280
1956
a tua madre che ci manca tre mesi. ¶ E
281
1956
credevano che ad aspettarli ci fosse una carrozza. C
282
1956
sposa e il bambino ci furono fatti entrare e
283
1956
mele d’argento, e ci siano camerieri, maggiordomi, damigelle
284
1956
appena pensato quello che ci fu tutto, palazzo, mele
285
1956
bel letto! Adesso mi ci corico! – Difatti, ci dormì
286
1956
mi ci corico! – Difatti, ci dormì tutta la notte
287
1956
chiusa eternamente, e che ci doveva essere un altro
288
1956
solo lei, e non ci badò. Lei invece gli
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altra mezza mela e ci trovò una donna piccina
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un giorno nel secchio ci trovò un pesce. Portò
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Dove caddero le resche ci crebbe un albero e
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ogni giorno quando non ci sei mi ritrasformo in
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ha bisogno d’aiuto. Ci mandereste anche la seconda
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ancor meglio se non ci avessi un pensiero. ¶ – Che
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questo, – disse il Diavolo, – ci faccio un passo io
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di vedere da lontano ci credeva poco. Si mise
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malata, – si disse. – Non ci farà attenzione. È la
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per scaldare il vino, ci aveva messo dentro un
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che per pulirle non ci voleva più la spazzola
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la Maschera Micillina non ci andava perché sapeva che
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in aiuto, perché se ci concede una scorta di
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si misero in ginocchio: – Ci aiuti, signor Conte, per
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cespugli. ¶ – E come mai ci tramortiva con lo sguardo
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riempire la quarta corba, ci mise dentro la più
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anche i torsoli. Dissero: – Ci dev’essere un topo
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in fretta che nessuno ci poteva entrare. Perina allora
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non la mangiamo, perché ci ha dato tre libbre
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non la bruciamo, perché ci ha dato tre libbre
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figlio del Re che ci s’era nascosto dentro
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le ragazze. ¶ L’indomani ci andò la seconda. Si
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sotto il letto non ci stava più. Andò via
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torre. Lo stesso giorno ci fu il gran pranzo
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per pastore. Il ragazzo ci andò. Il Re gli
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gli disse: – Senti, qua ci sono le cento pecore
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ruscello. Il pastore non ci badò, saltò il ruscello
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di serratura. Il ragazzo ci mise dentro la chiave
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in quel fosso, non ci trovò che una rana
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e siccome lui non ci voleva credere, la ragazza
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d’una Regina e ci si mise a servizio
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con un buco sottoterra ci entrarono e lo rubarono
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più gran ladri che ci sono. Ma le dico
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Chi andrà a rubare ci cascherà dentro e potremo
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il cadavere, ma non ci riusciva. Allora gli tagliò
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matrigna, – sta’ tranquillo, non ci pensare, – e fece chiudere
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Signore. – Allora a Biella ci andrete tra sette anni
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conosco, e nel pantano ci so andare ormai da
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da solo. ¶ E non ci fu verso di cavarne
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e lui sul poggiolo, ci fu il solito dialogo
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questa battuta, il signore ci restò davvero male. Decise
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il giovane. ¶ – Facciamola. ¶ – Cosa ci giochiamo? ¶ – Se vince, le
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un’altra città ancora. Ci arrivò la domenica, e
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vasca, e a mezzogiorno ci vengono le tre figlie
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tutt’a un tratto ci siamo trovati in un
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dissero al Re, – quando ci siamo trovati in un
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rane. – Anche le rane ci mancavano a tenermi allegro
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è crudele, – disse Bobo, – ci sono pure creature fedeli
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fiabe «de’ peccerille» e ci dà un libro, il
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orrido per cui non ci sono orchi né streghe
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che stimava meno corrompitore. ¶ Ci vollero i diligenti studiosi
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della generazione positivista, perché ci si mettesse a scrivere
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e sull’entusiasmo scientifico? Ci parve che forse solo
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stratificati e indefinibili. Insomma, ci sarebbe stato da chiedermi
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nei casi in cui ci s’imbatte in uno
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dalla bocca del popolo ci dev’essere, un modo
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bella, se sopra nun ci si rappella», la novella
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tanto di nuovo che ci s’aggiunge passando di
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e dalla Sicilia che ci vengono le due raccolte
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del «popolo» raccontatore, e ci poniamo di fronte a
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Pietro di Canestrino operante» ci dà, con la Regina
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raccolte Imbriani e Comparetti ci sono i suoi. Il
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paese poco discosto» dove «ci facevano una gran fiera
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il nome di Boccaccio ci avvicina a definire lo
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Il libro di Nerucci ci si presenta come un
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Lombardia,33 e che non ci lascia giudicare d’una
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fiaba. La scienza etnologica ci ha abituato a spogliare
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l’ultimo (nonostante che ci s’imbatta ogni tanto
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destino di fortuna, oppure ci se n’è innamorati
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il pozzo in cui ci si cala per raggiungere
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arte sua, quel che ci mette lui che racconta
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a capire che mistero ci fosse sotto: aveva dei
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Avellino di GAETANO AMALFI ci dànno testi in dialetto
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capo a Ettore Pais; ci sarebbe, coi manoscritti ora
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dell’Ortoli, e non ci dà l’idea del
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dovrei aver paura? ¶ – Perché ci si sente, e nessuno
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che morto. La mattina ci va la Compagnia con
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prendeva sulle navi. – Di’, ci vuoi venire tu, sulla
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gli dissero: – Buon uomo, ci fate da padrino a
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tre prove. Se non ci riuscirai non farai più
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in questa bottega, finché ci lavorerò io! – Cominciò un
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Questa maledetta sposa non ci invita più al suo
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cavalcare. Tutti quelli che ci provavano, nel primo momento
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un buon giudice e ci hai servito bene. Cosa
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leone più feroce che ci sia al mondo –. E
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puoi tradire. Per uccidermi ci vorrebbe un leone tanto
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veloce che per raggiungerlo ci vorrebbe il cane più
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il brodo. ¶ – Aspetta che ci rompo un uovo dentro
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Re. Finito il palazzo ci fece scrivere sulla facciata
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Vostra Maestà non piace, ci vuol poco a farla
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la sposi… Se non ci riesci, ti faccio tagliare
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perso? Manco per ridere! Ci penso io! ¶ Corse zoppicon
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e dentro alla gabbia ci sono le mele che
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dei pidocchi. ¶ Il pastore ci guardò e intanto che
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burroni e i cavalli ci si ruppero le gambe
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liscia, e i cavalli ci scivolarono con gli zoccoli
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ti calo nel trabocchetto! ¶ – Ci starò più fresca! – gli
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Bella fresca, – rispose Caterina. ¶ – Ci pensi al manrovescio che
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Allargò il pertugio e ci mise l’occhio. Vide
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hai dato? ¶ – E voi ci avete pensato a quello
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La Principessa d’Inghilterra ci restò di sale: prese
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noi siam qua che ci arrotiamo i denti. ¶ (Palermo
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noi siam qua che ci nettiamo i denti. ¶ (Palermo
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Viatico. Solo lui non ci poteva andare. Si diceva
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fece preparare un cataletto, ci fece mettere intorno le
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e tutto quel che ci voleva per far bella
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piace! – disse Don Giovanni. – Ci starei bene anche da
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tua. Sappitela guardare. Qua ci sono gli incartamenti. È
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a quell’età non ci fu verso. Dovette portarlo
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il pescatorino. ¶ – Allora, Pidduzzu, ci vuoi stare a Palazzo
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sposa. Il padre, che ci teneva, le parlò per
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a bordo. Dodici giorni ci misero, a caricare. C
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a stancarsi. ¶ – Capitano, dove ci state conducendo? ¶ – Tiriamo avanti
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navi dei corsari turchi. Ci fu battaglia e tutta
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niente, ma visto che ci sono… ¶ E cominciò a
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dovrò pagare tutto io? Ci mettesse qualcosa anche questa
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quest’invito, il Principe ci ripensò e si pentì
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spavento e dalla corsa, ci si buttò sopra e
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del Monte Pellegrino. Più ci pensava e più gli
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quella scellerata, come lei ci ha ammazzato la nostra
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un divano, che dorme. Ci sono il Re suo
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fecero amicizia. ¶ – Ma donde ci viene la benvenuta di
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fare per vederla? ¶ – Ora ci penso io –. E lo
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vostra figlia. Se acconsentite, ci sono quaranta onze di
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Speziale e il Grande ci fece mettere una cornice
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di lacrime. ¶ – Bene. Ora ci pensiamo, – disse il Vicerè
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sentiva tutto, e vicino ci aveva il Reuzzo, ancora
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rimedio! ¶ – E che rimedio ci può essere, una volta
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per l’amicizia che ci lega, di cedermelo come
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Giuseppe, fate voi… Non ci siete voi? Io mi
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questa la conosco e ci ho avuto a che
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il respiro, qui non ci posso stare, apritemi! ¶ La
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noi siam qua che ci nettiamo i denti. ¶ (Palermo
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E che vuoi che ci sia? ¶ – Non sai mai
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di salvarla? ¶ – Il modo ci sarebbe… ¶ – E perché non
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fece il matrimonio e ci fu un banchetto con
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Ehi, compare! ¶ – Sì, io ci sto bene! E voi
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Ma come? E io ci lascio le cuoia! ¶ – Ma
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E i cacciatori: – Non ci volete dar riparo? ¶ La
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dirlo alla padrona. Signora, ci sono tre, bagnati come
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avanzava la sua mano, ci stringevamo fitti fitti uno
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un basamento di colonna: ci appoggiai la mano e
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mercanzia. Dopo la tempesta ci fu la bonaccia e
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Signora, allo spavento che ci invase, sentendo questa notizia
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troverai un’altra casa: ci sta mio fratello: chiedi
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re: elmo, spada, corazza; ci mancava solo la corona
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che voglio vedere come ci stai. Mettiteli, mettiteli! – E
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a palazzo quanti poveri ci sono, che lui stesso
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ragione: a noi non ci ha mai fatto nulla
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cuore. Ma le mani, ci dispiace tanto, dobbiamo tagliarvele
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una bisaccia a tracolla, ci misero dentro i figlioletti
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disse il vecchio, – qui ci sono due signori, che
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bisogno di riparo e ci domandano ospitalità. ¶ – Piacere nostro
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pianta non veniva via. Ci si mise con tutte
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mano nella latrina, e ci versò sopra un bacile
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mortaio di bronzo e ci pestò il piede col
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dài quella chiave? ¶ – Perché ci sono… i morti. ¶ – E
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viene il Drago e ci riammazza! ¶ – Non abbiate paura
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con la benedizione non ci mangio. ¶ Poi il padre
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giro per il mondo. Ci penserò poi io a
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quest’abito. ¶ – Cosa ti ci vuole? – disse il Re
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Re. ¶ – Ecco cosa mi ci vuole. Fatemi una bottiglia
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a me. Poi mi ci vuole una carrozza con
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chiese: – Quando vuoi che ci sposiamo? – A quest’uscita
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suonano e ballano. Tu ci devi andare. Tutti t
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con lui. ¶ – Ogni sera ci farai questo scorno? – le
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e glielo cavò. – Non ci vedo più, – diceva la
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a te! Non ti ci provare neanche, tanto non
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una cassa da morto, ci si sdraiò dentro, e
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uccello, moglie mia. ¶ Lei ci pensò un po’ su
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e digli che ti ci vuole un po’ di
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guanciale. – Fratello, – disse, – qua ci hanno presi per ladri
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Per tentarci, la locandiera ci ha messo qua questa
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In terra Cola non ci tornò più e la
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più fondo e cosa ci si vede! ¶ Cola Pesce
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dolce. Il Re non ci voleva credere e allora
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Cola calò giù e ci stette due giorni, e
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e nei tempi andati ci stava uno di guardia
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con noi dentro e ci vedremo quando piace a
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dei medici del Regno ci capiva niente. Il Re
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vedevano l’ora che ci fosse un ballo e
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e – No che non ci vengo, – la sera della
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sere, alla terza non ci riuscirai. ¶ – Ma cosa ho
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noi siam qui che ci freghiamo i denti. ¶ (Palermo
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ti chiami? ¶ – Sfortuna. ¶ – E ci vuoi servire? ¶ – Sissignora. ¶ E
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devi badare che non ci rubino la seta, i
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si doveva maritare e ci teneva a che i
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l’unica cosa che ci resta, e facciamoci il
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questa gioia? ¶ – Ma se ci fosse, cosa meriterebbe? ¶ – Meriterebbe
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c’è scuola franca. ¶ Ci vennero subito tanti ragazzi
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e anche il Reuzzo ci volle andare. Si veste
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vuoi pentire? ¶ – E chi ci pensa? ¶ – Ah, così? Ora
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i mattoni. Allora, cosa ci sono andato a fare
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fare alla scuola? Non ci sono andato per diventare
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che esci, nel muro ci sono certi pertugi; tu
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lavorare, ma questa ragazza ci ha tirato la coda
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ha tirato la coda, ci ha fatto un sacco
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di dispetti e non ci ha lasciato far niente
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la moglie. – Che non ci sentano. ¶ – Non aver paura
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la strada? ¶ – Il Pulcino ci ha insegnato la strada
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dalla parte dei piedi ci fece coricare Pulcino e
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stivali dai piedi e ci si misero dentro tutti
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Orca. ¶ – Nanna, – le dissero, – ci manda Nanni, a dirvi
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uccidono. Ecco, per contrassegno, ci ha dati i suoi
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cosa vedo qua sotto… Ci scendo? ¶ – No, – disse il
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E non voleva che ci comprassimo una giovane! ¶ – No
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Però, a un patto. Ci stai? ¶ – Farò tutto quello
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più bei gioielli che ci sono nelle casseforti degli
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andare a vedere se ci si sono impigliati degli
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morbidi e comodi che ci siano –. E il rubino
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letto così morbido che ci affondavano dentro. – Dove siamo
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Il fatto è che ci sto proprio comodo! ¶ E