parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, 2015

concordanze di «ci»

nautoretestoannoconcordanza
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un italiano stentato: Marie. Ci presentammo tutti, quando fu
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Appena uscirono dal casinò ci trovarono sul pontile che
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lo trascinai in acqua. Ci tuffammo, quando riemergemmo Marie
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Giscard d’Estaing. O ci eravamo trasferiti solo per
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due sgabelli su cui ci eravamo seduti io e
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una vacanza strana. Quando ci alzammo, la mattina dopo
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Antoine Lorraine. Mi fissò, – Ci abitueremo, non ti preoccupare
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straniero di Albert Camus. Ci troverà dentro qualcosa. ¶ – Chiedile
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casa. Il prete che ci saluta dal fondo della
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padre lavorava nel X. Ci accanimmo sulla matematica, lui
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la domenica mattina. Papà ci vedeva uscire e diceva
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campo, poi niente, poi ci chiesero di uscire. ¶ Fu
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Hôtels. Dopo tre mesi ci raggiunse Emmanuel. ¶ Mio padre
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sopra un tavolo pieghevole. Ci mettemmo lì e parlammo
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la sua razione: come ci si sente a soffiare
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e a fine lettura ci incontravamo per la discussione
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alchimia della carne. Ma ci voleva pazienza. ¶ Le dissi
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uno strumento di iniziazione. ¶ Ci vedemmo all’ora stabilita
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prendemmo il gelato, poi ci fermammo al Parc du
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Lecce e il Salento. Ci ero mai stato? ¶ La
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settimana io e Camille ci vedemmo di nascosto per
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soliti e i nuovi. Ci facemmo largo e aspettammo
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e sudati e stravolti ci riversammo in boulevard Saint
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boulevard Saint-Germain. Papà ci offrì une crêpe salade
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la forchetta sul bicchiere. Ci guardò: E ora, nouvelles
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di addentare il futuro? ¶ Ci incontravamo ai Deux Magots
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spargere la voce, papà ci sponsorizzava gli incontri lasciandoci
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meno, io a monosillabi, ci confidammo l’impressione che
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lo scampammo definitivamente perché ci riformarono. Io per un
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dava i suoi frutti? ¶ – Ci vuole tempo, Grand. ¶ – Non
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nuovo. Un bastardino affaticato ci venne incontro: si chiamava
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Coca-Cola da dividerci. ¶ Ci guardammo I 400 colpi. Truffaut
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respiro contro l’orecchio. Ci addormentammo prima della conclusione
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tuo seno, Marie. ¶ Non ci muovemmo. Poco dopo lei
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cher Libero. ¶ Bevemmo e ci abbracciammo, ricordo che mi
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settimana io e Marie ci vedevamo per i libri
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Io, mamma ed Emmanuel ci precipitammo all’ospedale che
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seta, niente nero, come ci aveva sempre detto papà
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e controllai che non ci fosse un doppiofondo nell
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ai Deux Magots e ci trovavamo da me per
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Ma la pellicola che ci costrinse a vagare più
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in vanto. ¶ Gli altri ci lasciarono in pace. Antoine
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ha detto che non ci sei più andato dopo
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lapide di famiglia. Papà ci fissava dalla fotografia scattata
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poltrona di Monsieur Marsell. Ci guardammo, ressi il suo
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attenuò, era sera. Quando ci staccammo la guardai, fu
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senza sapere bene cosa ci stava accadendo. ¶ Capì tutto
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di femminilità era certa ci stessero portando alla censura
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in estinzione? – le chiesi. ¶ – Ci devo pensare – e ci
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Ci devo pensare – e ci pensò sul momento, – No
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a occuparsi dell’altro. Ci baciavamo, mi sfiorava e
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duri? Io e Lunette ci scontrammo, per me Simenon
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Fu lei a condurmi. Ci stendemmo, lei aprì le
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tutti. Io e Lunette ci baciavamo davanti a loro
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per gelosia e perché ci stavamo allontanando. Ci vedevamo
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perché ci stavamo allontanando. Ci vedevamo agli incontri e
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per le otto. ¶ Speravo ci fosse anche Emmanuel. Era
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rue des Petits Hôtels ci accolse in scarpe di
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mineraria. Io e Emmanuel ci guardammo, Lunette trattenne un
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sorriso: ¶ – J’aime Onice. ¶ Ci sedemmo a tavola. Qui
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voltò e mi abbracciò. Ci tenemmo lì e per
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l’anno che venne. Ci vedevamo alla Sorbona per
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mia passione per lei, ci stavamo addosso, commossi e
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Oui – la rassicuravo, non ci credeva e non ci
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ci credeva e non ci credevo più nemmeno io
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mondi di appartenenza e ci lasciavamo sfuggire le orbite
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sfuggire le orbite che ci avevano fatto incontrare, quelle
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più sarà difficile dopo. Ci vuole impegno, Libero, e
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vedere Les Misérables, e ci mancò poco che cambiassi
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puzza sotto il naso ci precludesse le emozioni dozzinali
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vacanza per farsi sorprendere. Ci dirigemmo a Chelsea a
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sussurrò qualcosa al ragazzo, ci fu silenzio e altro
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quando arrivammo a casa ci buttammo a letto. Dormii
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poi andammo al MoMA. Ci separammo da subito, Lunette
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tutto davanti ai Picasso. Ci ritrovammo in una sezione
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Parigi. Uscimmo insieme e ci dirigemmo a Harlem, mangiammo
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Tant pis, mon amour. ¶ Ci addormentammo, quando mi svegliai
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io e Lunette non ci vedemmo per tre giorni
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sulla poltrona di papà. Ci tenemmo stretti, eravamo noi
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la casa del Marais, ci interrogammo sul destino dell
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scalinata, le braccione spalancate. Ci stringemmo e mi confidò
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era lo stesso che ci aveva affittato l’appartamento
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della libido. In principio ci sarebbe dovuta essere l
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pendule, e con Frida. Ci esprimevamo a monosillabi tranne
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clacson delle auto che ci superavano e gli ululati
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un venditore abusivo e ci fermammo a berle su
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davano quello che potevano, ci mangiavo tre settimane al
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primi clienti: Il francesino ci sa fare. ¶ Da Leoni
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lo diede e disse – Ci sono anche le mie
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discorso su quanti cani ci fossero a Milano. ¶ – Ometto
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fosse bella. ¶ – Meravigliosa. ¶ Giorgio ci pensò su. – L’avventura
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per tre, bagno compreso. Ci stavano un divano letto
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si alzò e quando ci chiudemmo nella stanza dei
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Un libro per passionali. ¶ Ci pensò, – Potrebbe fare al
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Lorenzo e Palmiro Togliatti. Ci fermammo al bar Crocetta
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un silenzio di comprensioni. Ci intendevamo con un’occhiata
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le donne vorrebbero farlo. ¶ Ci pensò su, – Credo di
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elegante verso nord-est, ci piaceva risalire i binari
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mattina, e per merenda. Ci davamo un tempo massimo
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Anche lei li allungava, ci sfiorammo le gambe in
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viso verso di me. Ci baciammo adagio. Aveva le
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deviazione a San Babila, ci dirigemmo verso Porta Venezia
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non accettavano cani. Così ci incamminammo a piedi e
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un sorso di birra, – Ci si fa l’abitudine
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entrata al bar che ci aveva rifiutati per chiedere
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la sella da due. Ci accordammo così, nessun sorriso
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picco d’ansia che ci strozzò. Frida si alzò
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dal lavoro spaiati e ci trovammo all’entrata della
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era diventata avvocato. Poi ci chiudemmo al cinema Anteo
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modi precisi e chirurgici, ci baciammo a lungo, le
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ristorantino sui Navigli dove ci portava papà? È perfetto
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aprimmo il letto e ci buttammo così, io da
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il Panasonic che suonava, ci addormentammo. Mi svegliai che
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distacco prima o poi ci sarebbe stato. Così mi
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dissolse, la nostra invisibilità, ci appartenne finché non tornammo
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tornammo nel monolocale e ci stendemmo a letto. Marie
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viaggio insieme, mentre Milano ci accompagnava con le sue
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Il monologo del sergente ci fece sbellicare e la
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sbellicare e la violenza ci raggelò. Kubrick era un
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Ritrovai una nuova stagione. Ci muovevamo in tre, io
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meraviglie. Io e Mario ci accordammo nei minimi particolari
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scorte. ¶ Per impacchettarla Giorgio ci diede una confezione di
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aveva mai chiesto niente. Ci guardò e noi gli
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davanti all’osteria, mentre ci salutava e accelerava, una
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ricordati le due promesse. ¶ Ci vediamo nella Parigi natalizia
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perché le assicurai che ci saremmo sentiti spesso e
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del genere. La Uno ci riportò sotto casa, io
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dissi che ero nervoso. ¶ – Ci penso io, tranchilo. ¶ Si
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srotolato premendo sul fusto. Ci riuscii a tre quarti
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lavoro eravamo impeccabili: più ci affidavamo alla carne, più
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una storia d’amore ci si appropria dell’altro
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cocciutaggine anche dopo. E ci era riuscito. Dai primi
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su un quaderno e ci guardò sorniona. Sul tardi
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aveva annotato in stampatello: CI SONO NOTTI CHE NON
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questa è la verità. ¶ Ci sono notti che non
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milanese. ¶ – Vietnam che? – Mario ci sorprese da dietro e
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mascarpone. ¶ Dopo il caffè ci incontrammo vicino al divano
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mano, rimanemmo indecisi, poi ci baciammo sulle guance. A
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a casa prima. Non ci eravamo più visti dalla
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astio. Gli stessi sentimenti ci appartenevano. Ripose il chewing
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venire, io la ringraziai. Ci eravamo ribattezzati il corpo
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invisibile. ¶ Le dissi che ci saremmo incrociati di nuovo
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sempre tranne il lunedì. Ci stringemmo la mano e
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stringemmo la mano e ci baciammo sulla guancia. ¶ – A
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mentre il lunedì successivo ci strafogammo di Cipster davanti
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mi fece segno comme ci comme ça, poi disse
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modulo. Mi raggiunse. ¶ – Libero. ¶ Ci abbracciammo e rimanemmo così
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Anna. ¶ Tornammo in taxi, ci facemmo lasciare a venti
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Le promisi che non ci saremmo mai persi. ¶ – Promets
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perché le cose finiscono. ¶ Ci prendemmo un caffè ai
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era mancata come nessuno. Ci appoggiammo alla testiera del
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mi hai fatto bene. ¶ Ci tenemmo lì, e fu
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e i suoi silenzi. Ci infilammo al cinema con
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chaise longue color cammello. Ci accoppiammo lì, sulla chaise
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una sera, dopo che ci fermammo sotto il mio
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non voleva sentirsi dire: ci vedevamo il mercoledì al
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rettitudine e protesta. Mi ci ritrovai. Chiesi a Mohammed
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una specie di mantra. Ci incamminammo verso via Lincoln
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sostituire. ¶ Io e Anna ci trovavamo la mattina per
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Alessandro e di notte ci ingozzavamo di panini con
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La girai per afferrarglielo, ci riuscii a fatica, stentai
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cinque giorni diventammo uno. Ci vedevamo a casa mia
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al collo, o mentre ci guardavamo in mezzo ad
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e dal sudore, e ci raccontammo. Le feci la
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macchina dopo l’osteria, ci eravamo fermati verso la
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e le ultime cicale, ci seguivano intanto che camminavamo
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e sacchi a pelo. Ci accucciammo lì, prendemmo le
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prendemmo le cazzuole che ci aveva prestato Giorgio e
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io lo vidi pregare. ¶ Ci commuovemmo tutti e due
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nascosti, mentre l’Assuntina ci riportava a casa. Per
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domani ometto di mondo. Ci rimasi male, mi misi
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inventammo un rituale che ci accompagna ancora e che
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quando siamo entrambi confusi. Ci infiliamo nella doccia e
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infiliamo nella doccia e ci laviamo a vicenda con
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che le volevo bene. ¶ Ci facemmo un tè, solo
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fece il baciamano e ci accompagnò sotto Camus. ¶ Mangiammo
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dove io e papà ci eravamo accalcati il giorno
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così bene da sempre. Ci credette a metà e
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lasciarsi stupire dal resto. ¶ Ci pensò su, – Posso sapere
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a letto o se ci avessi provato in qualche
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Fu Madame Marsell che ci accolse con un sorriso
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ottobre in Porta Romana: ci trasferimmo lì appena ci
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ci trasferimmo lì appena ci accorgemmo che lei si
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lì, se in futuro ci sarebbe stato qualcosa da
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che produceva l’eros. Ci scoprimmo gelosi e fustigatori
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effettivo una possibilità che ci sfiorava. Lo capii con
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di consumo, già consumato. Ci riuscii, ma non bastò
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nostalgia. Lo guardammo mentre ci ingozzavamo di popcorn, quando
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prendemmo una birra e ci sedemmo sui gradini a
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Quando arrivammo a casa ci spogliammo, e mentre facevamo
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avevo chiesta in moglie. ¶ Ci sposammo nel maggio successivo
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più avuto contatti, Lorenzo ci aveva informati che aveva
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Roma.Viveva nella Capitale. Ci riavvicinammo male e mai
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e gli altri esami ci liberarono dal presagio. Poi
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trovarono all’ultimo. Poi ci dimenticammo e aspettammo dicembre
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luminare barbuto e corpulento, ci spiegò che un trapianto
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mesi dopo. Nel frattempo ci invitò a cena in
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per il cuscus vegetariano. Ci avvertì che non voleva
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controlli di sicurezza. Quando ci abbracciammo scoppiò a piangere
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Vardaman scalciare, si acquietò, ci addormentammo. ¶ Mamma telefonò da
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nomi: Alessandro o Bianca. Ci dicevamo che erano epici
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e borghesi e questo ci preoccupò. Allora ne pensammo
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Jean-Paul e Agata. Ci preoccupò ancora di più
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Sospendemmo la ricerca, e ci concentrammo su di noi
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piazza di Milano che ci aveva fatto bene. Pesava
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ascendente Acquario, secondo mamma ci saremmo dovuti preparare a
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Bienvenu ometto di mondo. ¶ Ci aiutò lei in quelle
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Salutò e disse che ci saremmo visti in rue
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camera da letto, poi ci raggiunse e disse a
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morfina e antidolorifici. Mamma ci disse che aveva deciso
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personali agli operatori che ci avrebbero contattato poi. Registrò
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gente in piedi, Lunette. Ci abbracciammo al termine della
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primi giorni in cui ci eravamo trasferiti a Parigi
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uno all’altro cosa ci scrisse mamma nelle sue
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e tornammo verso Missori. Ci infilammo in piazza Sant
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Era un giorno mite, ci sedemmo sui gradini e