Giovan Battista Marino, Rime lugubri, 1602

fu raggio, unita, ¶ il ciel di gloria e me

dianzi hai stese ¶ al ciel le piume, e mira

intorno, ¶ cerco chi 'l Ciel mi die', Morte mi

ben si serba, ¶ o Ciel, che novo e più

se non vieta in ciel legge fatale ¶ talora i

avolse, ¶ or è nel ciel. Fero destino avaro ¶ me

impoverir ne volse: ¶ il Ciel, che la ne die

poi la ritolse, ¶ il Ciel, dal suo splendor fatto

verace onore. ¶ Quanto il Ciel vide e 'l mondo

alzarti più leve al ciel volando. ¶ Ben ne volasti

Ben ne volasti al ciel, lasso, ma, quando ¶ volasti

ardesti ¶ meco, sovienti in ciel, co' santi rai ¶ rischiara

cori, ¶ fatti (spero) nel ciel benigne stelle. ¶ 19 ¶ Della sua

in terra, e 'n ciel gradita ¶ da libera prigione

bosco, ¶ che 'l puro ciel d'eterno verde adombra

ne le mense del ciel beata assisa, ¶ Dio gode

perché più vago al ciel sorga e germoglie, ¶ spirano

del mondo, or del ciel fregio et onore, ¶ già

pompe sue, che 'l Ciel le tolse, ¶ pianse Natura

a me custode il Ciel concesse; ¶ quel che col

puro gentile ¶ volasti in ciel, ch'al tuo morir

te l'ore il Ciel prescrisse, ¶ chi l'opre

Augusto, ¶ c'ha in ciel traslato il suo terrestre

risorse, ¶ forte, e del ciel vittorioso Anteo. ¶ Di te

armato a lui dal ciel ti mostri. ¶ 40 ¶ Dell'illustrissimo

che nova luce al ciel accrebbe, ¶ poiché più nobil

t'è tomba, il ciel t'è tempio. ¶ 43 ¶ Del

ma nol permise ¶ il Ciel, che del tuo duol

di Natura e del Ciel ricchezze e pompe ¶ Morte

appaghi e noi dal ciel riprendi. ¶ 46 ¶ Al signor Gaspare

celeste e santo ¶ al ciel sen va per via

e viv'anco in ciel tra pure forme ¶ traslato

onora ¶ nel Parnaso del ciel fregio lucente –. ¶ Tu, se

or fatto stella in ciel, se' pari in tutto

le membra, e 'l Ciel, c'ha l'alma

deve il vero in ciel con stil più adorno

gli ardenti Amori; ¶ dal ciel l'azur, dal Sol