Giacomo Leopardi, Canti, 1837

donna! Io chiedo al cielo ¶ E al mondo: dite

dato n'ha il cielo. ¶ Spirti v'aggiunga e

l'aere e il cielo ¶ E gli uomini e

Dunque all'Italia il cielo; anco si cura ¶ Di

non altro, preparava il cielo. ¶ Oh misero Torquato! il

etate ¶ Che il duro cielo a noi prescrisse impara

nostri, e forse il cielo ¶ I casi acerbi e

fra quante ¶ Stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte

diritta impose ¶ Legge del cielo. E se di vostro

alle secrete ¶ Leggi del cielo e di natura indutto

tuo manto, o divo cielo, e bella ¶ Sei tu

voce, ch'altro il cielo, ahi, mi togliea. ¶ Quante

già non oprava. ¶ Al cielo, a voi, gentili anime

nostro; e dilettossi il cielo ¶ De' nostri affanni. Or

servi, o natura. In cielo, ¶ In terra amico agl

beato non consente il cielo ¶ A natura terrena. Amar

a quella che nel cielo india. ¶ Per le valli

fugaci e brevi ¶ Il cielo a noi sortì. ¶ Chi

gran parte ¶ Mirando il cielo, ed ascoltando il canto

E quando miro in cielo arder le stelle; ¶ Dico

a mirar l'umido cielo, ¶ Con l'opra in

giovane colui ch'al cielo è caro ¶ MENANDRO ¶ Fratelli

se in disfavore al cielo, ¶ Se cara esser nomata

E le macchine al cielo emulatrici ¶ Crebbero, e tanto

Universal, che terra e cielo abbraccia, ¶ Ogni nato sarà

Giunta al confin del cielo, ¶ Dietro Apennino od Alpe

parte ¶ Tosto vedrete il cielo ¶ Imbiancar novamente, e sorger

danni altrui commiserando, al cielo ¶ Di dolcissimo odor mandi

O care nubi, o cielo, o terra, o piante