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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Guido Da Verona, Colei che non si deve amare, 1910

concordanze di «città»

nautoretestoannoconcordanza
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nel suburbio della sua città laboriosa, mise un’insegna
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Giannotto; scarrozzare per la città, andare nelle tribune i
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non appena tornato in città, rinunziasse alla sua vita
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Ferrante, poco lontano dalla città, in una rustica villetta
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clandestinamente agli usurai della città. Ma era in fondo
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signoria che regnava nella città con grande sfarzo e
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dai primi abbigliatori della città. Sapeva che sarti e
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limpida; l’anima della città brillava. Ella era uscita
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a lato per la città, uscire insieme dal teatro
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tempi mutati e mutata città, poteva fregiarsi di tal
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nel cuore della sua città, con una bella donna
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più gioconda era la città che dominarono e più
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nemici nel cuore, della città che sfruttavano, impadronendosi de
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i decrepiti peccatori della città, tre sorelle d’una
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tempo giungevano d’altre città, a mescersi per qualche
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verso il centro della città. Lo aveva arredato con
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gioielli, scarrozzare per la città, pranzare nei ristoranti più
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i vicoli oscuri della città in cerca dell’usuraio
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rimase a godersi, nella città ventilata, una bella primavera
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che sopraggiunge in una città per solito fredda e
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fredda e nebbiosa, una città senza alberi, dai parchi
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più ricca famiglia della città. ¶ Pensava di visitare in
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piccola cerchia d’una città, per giudicarla; dove l
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coi tempi nuovi nella città fattasi borghese, e che
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tenevan la dittatura della città, procacciando ai figli le
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e della bagnatura. La città spopolata rimase in balia
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buona fede che la città non fosse mai tanto
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indugiarono a lungo in città. Ella del resto s
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lacustre non lontana dalla città, e, per finirvi l
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messo a rumore la città col suo canto e
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un tempo scandolezzata la città tenendosi per staffiero il
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altro giorno: ¶ — Vado in città una volta la settimana
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gli amanti ritornarono in città. La Ruskaia fu scritturata
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il suo ritorno in città, troppo egli la trascurava
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per i ritrovi della città notturna. ¶ Il barone aveva
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tremolio di stelle. La città s’inoltrava nella notte
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che andavano famosi nella città per casato, per bellezza
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curvo il respiro della città addormentata. ¶ E quel po
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penetrando nel dedalo della città crepuscolare che or si
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da quella grande ostile città che li teneva prigionieri
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loro si addensava la città, sovrastata da una luco
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essere migliore che nelle città. Perchè non mi porti
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comitiva che tornava in città cantando. Apparve di lontano
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a trottare verso la città del suo martirio, dove
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grani e frutti perla città vorace; qualche grillo innamorato
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la vampa rossa della città. Sopraggiunsero le prime case
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in mente che in città non succede cosa, dal
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limpidissimo cielo. ¶ Tutta la città era uscita dalle sue
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gioielli che raramente la città operosa può raccogliere insieme
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oro, salivano sopra la città lontana, oscurando il sole
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lei, in un’altra città, in un albergo, fra
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momento migliore per la città, — alla fine di Maggio
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per un’ amante. ¶ La città era lontana, quasi dimenticata
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case; pendeva su la città scintillante una rossa cupola
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che le mezzane della città presentavano a lui prima
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la tua casa in città, una dama di compagnia
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viaggio, la casa di città... No, grazie! ¶ — Un’altra
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tutti i Mammagnuccoli della città, s’incontraron tre gentiluomini
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Una settimana dopo, in città, in montagna, nelle villeggiature
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Dietro di loro la città, ravvolta in un fascio
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ch’era vissuta nella città selciata di pietra e
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tolta. ¶ Giunse, quando la città riposava in un lento
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gli parve mutato, nella città che pure conosceva casa
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ad amare la sua città, perch’ella vi abitava
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piano... ¶ Nella mattinata la città operosa viveva d’una
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soffiare dal caldo in città. ¶ — Accidenti! Non potresti farli
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il prezzo. E la città lo sapeva; per ogni
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che fosse andata in città a prostituirsi nella mala
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all’anfiteatro di una città splendidissima. ¶ Certa sera, vedendo
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argento. ¶ — È lontana la città? — Lazzara domandò all’uomo
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ville; certo veniva dalla città. ¶ — E sempre la città
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città. ¶ — E sempre la città che li ammazza... ¶ — Dal