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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Matilde Serao, Il romanzo della fanciulla, 1886

concordanze di «col»

nautoretestoannoconcordanza
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ora. ¶ Ella si riaddormentava, col buon sonno delle fanciulle
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ufficio correndo, ridendo, sbadigliando, col cappello di traverso, la
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uomo vestito da donna, col suo grande corpo sconquassato
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in ufficio, Adelina Markò, col suo sorriso benevolo, col
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col suo sorriso benevolo, col suo passo ritmico, portando
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giorno, direttrice. ¶ Ella salutava col capo, con un sorriso
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e snella, tutta inglese, col vestito a quadrettini bianchi
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quadrata e senza tacco, col grande velo azzurro che
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indolente, guardava in aria, col suo contegno di distrazione
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era stata a conferire col capoturno della sezione maschile
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si svolgeva la carta, col piccolo braccio movibile di
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incapacità; per la conversazione col corrispondente, non mai. Chi
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pianissimamente, Annina Pescara parlava col corrispondente di Foggia. Costui
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del corrispondente, a udito, col semplicissimo rumore del coltellino
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tutti i giornali, parlava col padrone, col cameriere, si
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giornali, parlava col padrone, col cameriere, si era fatto
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sulla scrivania e fissandola col suo occhio tondo, bianco
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con lui. Di giorno, col sole, questo direttore pareva
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Vitale se ne andava, col padre, tutta incappucciata nella
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ultima, Caterina Borrelli, scrisse col suo grosso carattere storto
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e venendo, come sonnambuli, col sigaro spento, un fascio
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Alta, seduta sul seggiolone, col vestito coperto da un
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santissima! ¶ Sulla linea poi, col corrispondente: ¶ — Quanti ne avete
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panino da un soldo: col novembre si prendeva il
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salire dall’altro scalone, col suo grande corpo slogato
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molto tempo a conferire col direttore; n’era venuta
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Brancaccio entrò, la prima, col suo fermo passo virile
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verde impagliato; — soggiunse Chiarina, col suo sorrisetto un po
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Gullì-Pausania entrava lentamente, col suo passo di deità
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la sua inesauribile allegria, col suo brio di straniera
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ella aveva messo su, col suo fuoco, con la
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Napoli: ella non parlava, col suo contegno di dea
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le due Sannicandro insieme col papà e con Maria
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Gullì-Pausania chiacchierava sottovoce, col principe di Sannicandro, un
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chiudere in un monastero. Col capo abbassato, in un
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avevan fatto dimenticare, pregava, col cuore umiliato nella vittoria
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aprì, quella che comunicava col convento: innanzi ad essa
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dalla camicia di colore col goletto molto aperto, senza
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sogguardava malinconicamente il cartoncino col numero sessantadue, mentre il
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ridacchiava e mangiava ciambellette col pepe; Annina, sicura che
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bicchiere d’acqua ferrata col limone ed era tornata
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Galanti, madre e figlia, col forzato sorriso delle persone
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ed eleganti vestiti estivi, col cappellino di paglia buttato
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manico di avorio scolpito, col grande ventaglio dipinto da
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giovine, batteva la misura col ventaglio sulle dita, ella
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andarono a parlamentare fragorosamente col signor Canavacciuolo, che le
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seduto accanto alla moglie, col soprabito abbottonato ermeticamente, il
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per due, l’ultima col fratellino, come cavallucci di
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seta azzurra, tutta gonfia, col collo troppo corto, con
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le sue parole, inebbriandolo col suo sorriso. ¶ Tutto quel
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malgrado i suoi stenti col marito, nobile, ma povero
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la mancanza delle sedie, col suo sorriso di bella
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Arturo Aiello era comparso, col soprabito chiuso delle domeniche
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con l’innamorato o col fidanzato, era la regola
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Galanti era al posto col suo dottore in chirurgia
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regola, Margherita Falco ballava col fratello di Elvira Brown
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degli altri: ella rifiutò col capo, non avendo la
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finanche Eugenia diventava sopportabile col suo busto di Parigi
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sceglieva la gardenia, ballava col cavaliere che portava questo
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guasti accaduti quella sera, col solo risultato di far
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Maria Fusco si maritava, col tenorino del Teatro Nuovo
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voler far l’amore col figliuolo di un calzolaio
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ingrugnata, non potendosi muovere, col piede nascosto sotto la
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ragazze Sanges, tutte cinque, col fedele Carluccio Finoia accanto
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quando don Giuseppe Froio, col berretto civico messo fieramente
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da notte di maglia, col fiocchetto bianco, una larga
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di cartone, un bastone col pomo d’oro, che
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il fazzoletto, che tastò col manico della scopa dove
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e sfrenato della posta, col gran finale di galoppo
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a mettersi a letto, col capo fra i cuscini
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mangiano male, che dormono col gas acceso. Cantare? Ma
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signor professore — fece quella, col suo filo di voce
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altra, un po’ sfacciatella, col viso pallido e gli
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a ridacchiare, a urtarsi col gomito, a fare smorfie
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frase, con l’intonazione, col lusso sempre più posto
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la Villa, la Villa col gas, con la musica
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uscendo con la pioggia, col freddo, con l’umido
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verità era così laida col suo viso senza ciglia
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di cantaridi per vescicanti, col pretesto di infermità: e
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con la tunica rossa, col manto azzurro, e sorrideva
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ascoltava, già rosea, approvando col capo o negando con
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con la faccina minuta, col nasetto abbozzato, con quella
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nastri di seta nera, col tacco largo e basso
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ma non le vedeva: col quarto ferro, distrattamente, si
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maritata l’anno corso, col vecchio cancelliere; potevi prenderla
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l’uncinetto e giocando col filo. ¶ Federico avea acceso
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degnava neppure di scherzare col gomitolo. ¶ — Mimì, — chiamò Federico
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con l’occhio e col gesto sorridendo, indicò il