parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «come»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
più alte, i cornicioni, come se alcuni avanzassero a
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esofago stava schizzando fuori come un tubo di gomma
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volta, pazientemente, nelle maglie. ¶ “Come quel giorno che ha
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può sapere chi sei? Come ti chiami?» ¶ Alzò un
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svegliava di soprassalto, sbarrava come se niente fosse gli
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cornice sulle sue spalle, come un bilanciere, per darmi
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gli appariva quel filo come di carne nel taglio
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piazza era molto bombato, come una grande testa. Il
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guardare fuori dalla vetrina come da una grande lontananza
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voce del cieco erompeva come se niente fosse dagli
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il microfono nuovo, sottile come uno spillo. Ma solo
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ritornare, potevo anche smettere come se niente fosse di
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Una falce e martello? Come fai a saperlo?» ¶ «Be
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strada a tratti spariva, come se fosse inutile vederla
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stava raschiando la gola come per parlare. Aspettavo la
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dalla tovaglia intensamente colorata, come se la lampadina si
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spalancata della macchinina. Ascoltavo come nel dormiveglia la sua
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per un po’. “Ma come! Siamo già in estate
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ruote, e scricchiolare, volavano come stuzzicadenti nello spazio. ¶ «Mi
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per tenermi sveglio...» ¶ Accendevo come se niente fosse gli
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po’ fetida di spazio, come serrato in un cerchio
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coperta da quel manifesto! Come hai fatto a vederlo
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cieco se ne stava come un po’ sbalordito al
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faccia bianca, che stavano come se niente fosse di
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o addirittura ad annunciare come se niente fosse il
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dei comizi?» mi chiedeva, come se non bastasse. ¶ Lo
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di se stesso, da come schizzava da una parte
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della giacca, da dietro, come un gatto. Arrivava trafelato
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dallo sgabellino, e da come gettava indietro i contorni
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contorni del volto, da come le sue gambe e
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distese il manifesto grande come un lenzuolo, un po
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sul filo della cornice, come se sorridesse tra sé
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mio viaggio a!» ¶ «Ma come?» mi stupivo. «Tu sei
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testa per guardarlo. ¶ «E come ci sei andato?» domandava
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tentare di ascoltarlo. ¶ «Ma come! Ci si può andare
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a poca distanza. ¶ «E come te lo spieghi?» gli
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stradine sonanti del paese, come sopra una pelle di
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tempo!» provai a obiettare. «Come si fa a fare
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ciottolo, formavano tutte assieme come una pallida galassia. ¶ “Chissà
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vedere se c’era – come a volte succede – un
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mano, con lo spillo, come per un improvviso impeto
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cosette, nel frattempo...» ¶ «Ma come! Se sono passati solo
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messo ancora a conversare come se niente fosse con
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tempo, i vostri spostamenti... Come sono felice di rivedervi
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polso, impallidiva...» ¶ «E tu come fai a saperlo?» ¶ «Be
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finita!» ¶ Il cieco continuava come se niente fosse a
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sentiva il campanello suonare come da tutt’altra parte
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seduta su questa sedia, come mi vede adesso...» ¶ La
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sentire nella tua mente come s’innesta nella rete
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la testa. ¶ «Non senti come pare che niente ci
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altra parte dell’aria, come niente...» ¶ Le sue parole
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man mano che parlava, come se la lingua gli
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si accartocciava di colpo, come un labbro, bisognava tenerla
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volta a rallentare. Vedevo come più non si poteva
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era neppure tanto forte, come se il cofano fosse
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di plastica dell’auto, come se temesse di venire
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bisognava avanzare piano e come all’aperto in mezzo
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ad apparire i tornanti. “Come scende velocemente la sera
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girato ugualmente il volante come per curvare perché lo
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mormorava «e si muove come se sotto i suoi
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luci che si spostava come da sola, su un
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corrente e la scintilla, come quando si corre e
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gambe ossute molto accavallate. “Come starà tenendo in questo
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con due sole dita, come un fiore. ¶ «Mi rendo
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del mio volto. ¶ “Ma come sono lunghe queste sigarette
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nitidamente ancora da lontano, come gli interni di certe
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doveva vedermi avanzare vibrando, come in un miraggio. Mi
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nell’altra stanza continuando come se niente fosse a
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cambiare sui cartelli indicatori, come sempre quando tutti al
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scuro e quasi nero, come di cioccolata. Fermavo di
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nell’acqua, la testa come una punta di freccia
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la sua piccola testa come un farfallino. ¶ Anche la
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quei microrganismi che sguazzano come se niente fosse dentro
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ghiacciato. Lo sentivo scricchiolare come sempre sul punto di
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ai lati della strada, come bianco d’uovo, tutta
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gettando indietro la testa come se non avesse neanche
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le labbra tirate, illividite, come se avesse appena vomitato
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si sentiva quel suono come di spazio che si
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piazza... oppure sussurrare qualcosa come parlando con me stesso
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davano sulla piazza erano come un po’ cancellate, non
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certo! Non ha visto come si avvicinavano piano e
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vedere a un comizio come questo... Poi, quando ha
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il braccio sul palco, come per indicare qualcosa di
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baldacchino già smontata. ¶ «Ma come! Non ha sentito?» ¶ L
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gonfi e più molli, come sempre quando dall’altra
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poi ci sale sopra come se niente fosse a
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scappare fuori tutti appiattiti come tra due grandi rulli
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e due le braccia, come per dire che ci
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lista degli indirizzi. ¶ «Ma come fa a prendere gli
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movimento delle sue gambe, come dietro un lenzuolo inamidato
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in tanto più forte, come per dialogare con il
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loro rumore da lontano. ¶ «Come consuma poco quest’auto
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continuava a guardare fuori come se niente fosse. Se
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movimenti delle sue braccia come cenni imperiosi di comando
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testa un po’ dilatata, come se stesse gonfiando per
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auto. ¶ Veniva un rumore come di pioggia, dalla strada
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posto di quell’altra, come se il padre priore
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tempo un po’ otturato. “Come faranno a pulire uno
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terra al primo colpo come una leggera crosticina, oppure
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frammenti densi e attaccaticci come quella cioccolata che si
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mormorare d’un tratto, come se stesse parlando con
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punti lontanissimi del cielo, come quei fiori di ravizzone
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ancora più d’intensità, come sul punto di far
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Quando uscivano si spostavano come a tentoni sotto i
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i piedi a terra come se fossero ubriachi. Non
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scatoline rigide e laccate, come portagioielli, oppure grandi pacchi
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luci lontane delle case, come sospese sopra le colline
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rumore di ogni morso, come se la sua mandibola
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mentre il Cavatappi continuava come se niente fosse a
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sul Cavatappi, che continuava come se niente fosse a
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taglienti sopra i volti, come pulviscolo di vetro. ¶ Provai
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solo, si guardava attorno come sbalordito. Lo fissavamo da
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veste. ¶ «Solo un gangster come me potrebbe dare l
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l’assoluzione a uno come te...» lo sentii sghignazzare
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ma non sapevo bene come prenderlo perché spuntavano ai
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la sera si allargava, come un braccio d’acqua
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arrivati quasi in cima. ¶ “Come posso tenerle, le mani
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due incrociate sul petto come un bambolotto, ma neppure
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il benefattore. Non capivo come facessero i cappelli, allineati
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e non sapevano più come chiamarlo, anche quando una
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le loro foglie smaltate, come schegge. ¶ Attraversai la chiesa
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una sua traiettoria diversa, come schegge. Adesso il Gatto
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del Gatto era rigida come un foglio lucente di
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richiudersi su se stesso come una tagliola. La voce
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andava deformando sempre più, come se si mordesse le
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coi piedi sull’altare... Come poteva fare a salirci
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pianeta del Gatto era come cancellata, nella luce che
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da tutte le parti come una poltiglia. ¶ Richiusi piano
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intera valle sembrava cancellata, come se tutta la luce
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scarpe, qualche lucertola fuggiva come evocata sui muretti. Il
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tratteneva ancora molta luce, come carta assorbente. Anche il
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allargavano un po’ arrotondati, come botti. Era arrivato quasi
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un piccolissimo spazio circolare, come all’interno di un
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altra continuava a spostarsi come volando sopra le tastiere
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quasi contro il vetro, come una decalcomania. ¶ Poi il
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di partire. Qualcuno schettinava come se niente fosse sul
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i segni degli spari, come sul vetro la scheggia
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L’auto era rimasta come sospesa per un istante
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rimpicciolite verso l’alto, come due ali di metallo
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dietro la sua forma, come pulviscolo di vetro. La
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ancora lucente d’unto, come se intendesse mostrarlo a
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aveva ripreso ad andare come se niente fosse sui
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che atteggiasse il profilo come per impedirmi di vederlo
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Eppure sono proprio quelli come te...» sentii che stava
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che le guardavano erano come lustrati, riflettenti. Le vedevo
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squarci. ¶ Avrei potuto tagliare come se niente fosse tutta
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attorno a semicerchio, tranquillamente, come da dentro una cupola
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le siepi ormai trasparenti come ragnatele. Percorrevo il cortile
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fermarmi al suo interno come se niente fosse, all
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dispiegava a ogni passo, come per mostrarmi che non
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per il fumo, respiravo come sempre si respira a
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istante dopo a divampare, come se l’Albino stesse
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sulla sua carne nuda, come sul punto di cadere
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ruotava su se stesso come attorno a un perno
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la porta si aprì come se niente fosse alle
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guardava niente di preciso, come se fosse diventato impossibile
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mi riaddormentavo di nuovo come un sasso. ¶ Quando riuscii
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altra parte. Sembrava tutto come prima, riconoscevo qualche testa
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e spegneva, si allargava come un tuorlo d’uovo
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in modo tanto silenzioso, come se i suoi spigoli
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non riuscivo a capire come gli stessero attaccate. Riconoscevo
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di cachi. Non capivo come le sue scarpette bullonate
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dall’alto, senza interruzione, come se disponesse di un
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si vedeva quasi più. “Come farà a camminare con
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di cadere fuori, scavalcando come se niente fosse un
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gli altri si comportassero come se lo facessi. Mi
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a qualcuno possa apparire come la coda della lucertola
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dormitorio. Due mani svuotavano come assenti il comodino, fissate
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chiesa cercava di capire come si maneggiavano i grani
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inginocchiarsi pesantemente sul pavimento, come quando cadeva ai piedi
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sua linea d’avanzata, come se stesse avanzando fingendo
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tempo alcune api. Zampettavano come impigliate nella crosta, che
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e li rimetteva dentro come cassetti, scoperchiava le arnie
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grandi che non capivo come facesse a muovere le
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stessa!” mi dicevo. “Ma come si fa a rovesciare
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nella giostra, era tornata come se niente fosse primavera
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più a riconoscere nessuno. “Come si fa a ricordarli
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La luce si era come appiattita, non la si
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normale. Le arnie erano come sempre silenziose e affollate
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e non si capiva come facessero a volare così
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così compresse e ammassate, come facessero a muovere là
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terreno, muoveva le braccia come per afferrarla. Il glomere
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che si guardava attorno come assente. ¶ Il suo corpo
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Rifrangevano tutta la luce come specchi, mentre piccoli gruppi
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lottare, non si capisce come andrà a finire...» ¶ Invece
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non facevano che ondeggiare, come se quel vento leggero
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il Nervo. ¶ Non sapevo come tenere il vasetto, se
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i loro passi salire come se niente fosse alle
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istante, subito dopo riprese come se niente fosse a
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il braccio di colpo, come per frustare, tutto il
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si allontanò di nuovo, come strappato da un turbine
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confessionale veniva alcun rumore, come se il padre priore
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mentre ci scorrevamo accanto come nuotando. Non ci guardava
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bocca con la mano, come per impedirle di gridare
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in mano, la scuoteva, come per far passare il
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stato di perenne gestazione, come sempre mentre si carica
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era in perfetto ordine come la sera precedente, le
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si stiravano, stranamente e come ridendo nella polvere, senza
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molti altri invitati continuavano come se niente fosse a
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invitati, riprendendo a muoversi come un solo blocco, camminava
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un piccolo segno incomprensibile, come un cerchietto dalla circonferenza
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subito dopo, si levavano come astrazioni nel cielo della
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due o tre volte, come se faticasse a sostenerle
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insetti immobili nell’aria, come porzioni di cielo non
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mano contro le pareti, come se non vedesse più
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braccio, ricominciava a parlargli come se niente fosse, sottovoce
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contro la mia testa, come se il padre priore
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da una zona punteggiata, come se una spazzola fosse
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un perfetto disegno circolare, come di una monetina riprodotta
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scarpette basse della Pesca, come una fibbia un po
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un punto di filo, come una grande spallina militare
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riuscivo mai a vedere come poi facesse a risalire
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agitando gambe e braccia come una tartaruga rovesciata. ¶ “Chissà
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terra da tempo, accartocciati, come ritagliati nella carta assorbente
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delle sue scarpette basse, come per potersi mostrare da
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sue labbra si muovessero come se stessero cantando a
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di certo solamente quella, come se si stesse spostando
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contorni del suo corpo come radiografati nello spazio. ¶ Bisogna
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rovesciato su me stesso, come un motociclista nel cerchio
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un orecchio della Pesca come un grande orecchino primordiale
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tutta smossa e scoppiata, come tane di talpe. ¶ Erano
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coltello, rovesciava il pelo come un guanto. Faceva tanti
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sopra a piccoli passi, come un equilibrista. L’Albino
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con una delle ruote, come se un pensiero improvviso
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di tempo molto lunghi, come se la sua mano
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Pesca continuava a restare come assente a poca distanza
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anche rivelarsi all’improvviso come una traccia di percorso
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sue labbra tutte tagliuzzate, come se un fiocco di
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non riuscivo a capire come avesse fatto l’Albino
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senza pioli. Non capivo come potessero avere fatto, dal
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subito dopo si rialzavano come se niente fosse, e
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sentiva un sibilare leggero, come se qualcuno stesse correndo
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e oscillava sempre più, come se l’enorme eccitazione
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Ma non sapevo bene come prenderla. Mi sbilanciava da
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senza il minimo sforzo, come se lo Ziò si
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diventava sempre più leggera, come se avesse trovato un
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le braccia nello spazio come per dirigere i movimenti
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un po’ di più, come se il calore del
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1998
farlo volare via strappato come una grande crosta. Si
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alla radice del fuoco, come per cominciare a farli
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un’impenetrabile vegetazione e, come se non bastasse, lo
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ogni tanto alle finestre, come per un aumentato fabbisogno
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più indecifrabile e attutito, come se stessero parlando tutti
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prati e i boschi come sospesi sopra i loro
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1998
molto tesi nell’aria, come raggi. Gli ospiti si
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1998
una contro l’altra, come due palloncini sul punto
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ruotare su se stessa come un unico corpo addormentato
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interpretò il mio gesto come un’immediata accettazione perché
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mandava un suono forte, come di un panno fradicio
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la sua superficie inconsistente, come pelle d’uovo. ¶ «È
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1998
erano fermate di colpo, come pupazzi a molla. Anche
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1998
Pesca stava immobile e come inanimata. Avevo già staccato
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1998
subito» mi spiegò sorridendo, «come quella della pesca!» ¶ Venivano
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1998
suo sguardo preoccupato, da come seguiva la caduta di
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1998
pavimento. Stavano tutte arricciolate, come trucioli di cera. Qualche
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di colpo, tutto intero, come un perfetto nodo minerale
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1998
gonfiati enormemente tutt’intorno, come sul pavimento di una
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tutte arruffate, stava capitolando come un sasso giù dalla
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conficcarsi dentro il terreno come lati d’angolo, sfrangiavano
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1998
stormo, scese di schianto, come addormentato. Si posò sul
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1998
il becco incollato, nero, come se si fosse fermato
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1998
annerito, un po’ carbonizzato, come l’interno di uno
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1998
cosa conteneva. ¶ Mi chiedevo come avesse fatto il Nervo
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1998
riflettevano avevano una luce come di piombo, sembravano visti
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1998
un po’ gonfio e come sollevato dal pavimento, al
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1998
gli occhi quasi chiusi, come su un guanciale. Serrava
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finché la vecchia usciva come se niente fosse dalla
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1998
completamente alle sue maglie, come quelle della giovane coppia
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o scomparire all’improvviso come se i due avessero
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1998
minuscoli suoni appena percettibili come di passettini sull’erba
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1998
a fior di pelle, come se ci fosse passato
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1998
tutto avvolto nella fasciatura come una mummia. ¶ Al suo
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1998
zampillasse infine dalla bocca come accadeva alla statuina di
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1998
nuovo vi si sovrapponeva, come una fotografia che ritorni
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1998
sopra, li faceva apparire come un fiocco di lana
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1998
altezza della minuscola bocca, come per soffocare uno sbadiglio
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al resto del corpo, come un filo. ¶ Provai a
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1998
spezzarsi, scivolava e brillava come la corda lucente di
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1998
di quella zampa era come quello che vorrebbe assumere
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che chiunque poteva aprirla come se niente fosse dall
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1998
andassero ad appiccicare sopra come su un nastro moschicida
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la macina di pietra, come se l’Albino l
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di due sole dita, come in un’acquasantiera. ¶ Tenevo
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1998
ante, al primo piano, come se dietro si stesse
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una credenza, riflettevano chissà come un po’ di luce
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muri con la mano. Come quelle della scala e
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letto anche per me. ¶ «Come ci si sta in
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che continuavano a dormire come se niente fosse, sorridendo
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spazio. Sembrava buio, trasparente, come una grande goccia molle
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in un certo senso, come l’anima del gioco
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interrompeva per alcuni istanti, come per darmi la possibilità
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trovavo, corrugava la fronte come per scacciare da sé
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bel mezzo dello slancio, come se le rotelle si
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concitatamente dentro di essa, come per riceverne consolazione. ¶ Tornò
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frattempo la sua cattedra, come se la cosa non
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di leggerlo. ¶ «Non so come comportarmi...» lo sentii persino
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risoluto con la mano, come per scacciare ogni perplessità
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della sua massima espansione, come se regolari scosse elettriche
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a dire, ma non come per chiedermi qualcosa. «Vuoi
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che masticava lentamente e come a fatica, un po
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fosse un po’ deformata, come se non riuscisse più
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da punti sempre differenti, come se la mano nera
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nascosta tra le mani, come in un momento di
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piano giù dal muro, come tuorlo d’uovo. ¶ Erano
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registrava ogni minima vibrazione, come un minuscolo sismografo. Mi
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invece dure e pesanti, come di cera pressata, sporca
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di colpo le nocche, come fiori d’osso. ¶ Dovevano
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usciva lo vedevo camminare come a tentoni nel cortile
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il benefattore era bianco come un lenzuolo, gli vedevo
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qualche tempo soltanto bisbigliare, come se stessero pregando insieme
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in avanti, nello spazio. ¶ «Come si è travestita questa
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più intensamente nella pianura, come se le sue luci
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la vedevo leggermente sfuocata, come se pulsasse. ¶ Molto tempo
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alla scheggia dello specchio, come quando ci si trova
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di questi linguaggi paralleli, come quando, facendo tintinnare per
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di continuo dei catalizzatori, come quando il perfetto silenzio
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sfiorare con le dita, come un semplice pezzo di
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tanto che mi chiedevo come avesse fatto ciascun componente
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non riuscivo a capire come facesse a non spezzarsi
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avvicinarsi ai seminaristi immobili come statue, e corrugare la
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facendoli ondeggiare nell’aria come se le loro vesti
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in tanto nel cielo, come su un puntaspilli. ¶ Poi
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uno con l’altro, come in certi passi di
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di molto la mandibola, come una seconda pelle. Durante
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all’altezza dello stomaco, come corolle di bottiglie esplose
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in fondo alla pianura, come su un braciere. Il
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gli occhi degli astanti, come per suscitare il loro
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alla luce del lampione, come per farsene accecare. ¶ «Andrai
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po’ spappolato al centro, come se lungo il viaggio
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intrico dei rami abbagliati, come lavorate in ferro. ¶ Ci
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gli occhi, mentre stavo come gettato sopra il Nervo
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cielo stava diventando trasparente, come quando sta per albeggiare
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stava rischiarando sempre più, come se il sole stesse
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un po’ gli occhi come per cercare di vedere
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terreno, cominciò ad attraversare come se niente fosse una
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altrettanto impolverati. ¶ Non capivo come avesse potuto scorgere dalla
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gli occhi un istante, come per ritornare indietro, dal
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stanzone dei lavandini, lunghi come abbeveratoi. Era così presto
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molto staccate dalla testa, come quelle di un giovane
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del padre priore. Era come segata in due e
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ostia di colpo consacrata, come per un’improvvisa bruciatura
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dalle pareti imbottite, trapuntate, come l’interno di certi
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cielo luminoso e deserto, come se le stelle si
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della sua crosta molle, come nel plastico di una
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Si allontanava un po’, come fingendo di passeggiare senza
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dentro per un istante, come spaventata. C’era un
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due sbarre del cancello, come per non cadere a
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ancora ripreso a parlare come tutti gli altri. ¶ «Vuole
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piccoli versi prolungati, acquatici. ¶ «Come mi devo comportare?» chiese
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i tigli, tutti raccolti come in un solo blocco
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valle. Si accostavano, cominciavano come se niente fosse a
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cielo indietreggiava un po’, come sempre succede di mattina
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Che cosa vuole?» ¶ «Entrare... come sempre!» ¶ Il padre priore
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completamente nascosta dalla vecchia, come per cercare di immaginare
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a scuotere le teste, come per farlo ammutolire. ¶ Poi
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loro e più impensati, come se sotto di esso
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dal cuscino, per vedere come stavano facendo gli altri
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me. ¶ «Era una sera come questa...» stava dicendo l
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occhiali «e guardavo proprio come adesso la città illuminata
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che ricopre il cielo, come quella del fegato. ¶ Scorgevo
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indietro stavano immobili, irreali, come in un blocco di
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il sole li illuminava, come bottiglie esplose. ¶ L’uomo
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e quello non riconosciuto come proprio già ingiallito ai
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Sorrideva tra sé, ma come se gli fosse scoppiata
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tutte spenzolate in avanti, come se da un momento
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tutti e due lontano, come due ruote quando si
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perfettamente visibili nell’aria, come vetri rotti. Avevano ancora
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era entrato nella camerata, come se i suoi colpi
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di tanto in tanto, come chi si alzi dal
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a ogni nuova oscillazione, come se le sue catenelle
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a farla ruotare meccanicamente, come un perno. Qualche istante
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occhi che sembravano assonnati, come di una persona svegliata
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comunione, si guardava attorno come inebetito. ¶ Uscimmo dal refettorio
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i tigli, qualcuno stava come inchiodato al parapetto della
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produce il gelo. Era come una gocciolina incandescente che
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le braccia, a tratti, come per bloccare le loro
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nell’aria, acuminata, altissima, come sprigionandosi da una lingua
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e un po’ tirate, come se avesse vomitato. Il
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vedevo più nitide, sbalzanti, come se l’umidore si
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divideva in un istante come per un colpo di
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volevo, continuavano a guizzare come se niente fosse, ognuna
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potesse non notarlo. Così come mi pareva perfettamente visibile
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faceva ruotare tutte insieme, come un consumato giocoliere. Le
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a vederlo sempre meno, come se stessimo giocando in
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sparisce, lascia le case come lei vede, prosciuga i
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a dire, si entusiasmava. “Come idea sarei anche d
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arrivare. Lo trovavo immobile come l’avevo lasciato, tutto
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sulla sedia, pallido e come assente. “Cosa fai? Vieni
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con dolcezza. Si scuoteva, come se si svegliasse di
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lasciava cadere sullo schienale, come esausto. “Sì, sì, cara
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questa zona.» ¶ Non sapevo come fare a lasciare la
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vicino con la bocca, come per non farsi sentire
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acceso, lì vicino. ¶ «Ma come hai fatto ad arrivare
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ad arrivare fin qui? Come facevi a sapere che
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il palo della cuccagna, come in un enorme tuorlo
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dall’alto, la curvatura come stampata della Terra che
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della Terra che continuava come se niente fosse a
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adesso?» provai a dire. «Come faremo a starci ancora
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ogni volta di stropicciarsi come se niente fosse gli
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rallentate eppure tutte attaccate. “Come fare a staccarle?” pensavo
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sonno, accanto al ciclostile. ¶ «Come sta procedendo da voi
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la guardava, e da come la chiazza della sua
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sua faccia sussultava, da come conficcava e allargava due
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taglio della bocca, da come avvicinava e allontanava con
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qualcuno riusciva, non so come, a spegnere la lucina
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di me, e da come il suo corpo si
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corpo si muoveva, da come gettava indietro la testa
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indietro, sorrise di nuovo, come a strappi. Adesso che
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della piazza stava sorgendo come dal nulla un grande
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le sue grandi sale, come se molti ci corressero
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snodi e dei morsetti, come testine puntate, controvento. E
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piedi direttamente sulle trombe, come se fossero pioli di
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l’arrovesciava tenendosi aggrappato come per poter guardare più
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mai visto un comizio come questo!» mormorò sbalordito l
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in dovere di correre come un sol uomo a
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la luce scolava giù come un’acqua dai loro
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pochi metri di distanza, come se non osassero avvicinarsi
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mi guardava in silenzio, come addormentato. ¶ «Vogliono che andiamo
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si girò sul sedile, come per accertarsi di nuovo
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testa da ogni lato, come se volesse cantare ma
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ritornava indietro da solo, come ruotando in una bolla
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sbattevano forte, molti uscivano come dopo una lunga rincorsa
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po’ la grande testa, come se non riuscisse più
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siamo...» sentii mormorare qualcuno, come in sogno. ¶ L’uomo
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nell’aria il grembiule, come per cancellarmi dallo sfondo
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tanto, a occhi chiusi, come se pregasse. Si sentiva
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e di nervetti secchi, come un’ala spezzata di
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non sappiamo ancora bene come questo possa avvenire, dal
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altra, facevano un rumorino come di sassi tirati senza
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conficcato nella sua luce come in una testina scodellata
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eppure le ruote continuavano come se niente fosse e
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apparire nello stesso tempo come del tutto sconosciuti. “A
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saliva. Le ruote continuavano come se niente fosse a
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sotto grandissimi archi, continuava come se niente fosse la
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anta massiccia che cedeva, come se i suoi cardini
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svanita, aveva un sapore come di cipria secolare. Minuscole
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una sostanza molle e come un po’ sfaldata. ¶ Non
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volava al suo interno come un pulviscolo di seta
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tutta imbozzolata, l’intravedevo come dentro un fiocco di
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vetrine accese da poco. “Come le accendono presto, in
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certe zone lontane e come sospese sopra le città
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porte si aprivano istantaneamente, come senza peso, oppure bisognava
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e torcerle un poco, come se i loro cardini
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vedere e si poteva come se niente fosse essere
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balzi felpati e suoni come di oggetti franati, trascinati
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all’improvviso. Mi guardavano come soprappensiero sporgendo la testa
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tutti un po’ appiccicati, come penne. Controllavo un’ultima
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si sfioravano e scricchiolavano come mantelli accecanti, di stagnola
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ammassati contro il rullo, come se qualcuno o qualcuna
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si cominci a spostare come se avesse le ruote
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tutte sparpagliate e irradiate come per un doppio scoppio
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stati per qualche istante come respinti dal piatto pavimento
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si poteva certamente guardare come se niente fosse da
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e stavo fermo e come incantato alle sue spalle
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lucido della carne. ¶ «Ma come! Se ci sono stato
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sembra buona!” constatavo. “Chissà come mai non l’hanno
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diffondeva un rumore remoto, come di cisterna. La pioggia
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uffici, che si apriva come venendo giù dall’alto
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contorceva esalando, mi passava come una frusta contro il
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andavano per conto loro, come piantati in una testina
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e l’aria continuava come se niente fosse a
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piano. La luce cambiava come a strattoni, nella sala
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dalle rosicchiature delle guaine, come nervi. Misi il piede
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il suo rombo tornare come da lontano mentre imboccavo
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rumore del traffico era come attutito dalla luce. Controllavo
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indirizzo!” mi dissi. “Chissà come sarà diventata vecchia!” ¶ La
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Era nuovo, appena stirato, come se dovesse uscire di
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faceva cantare tutto pestato, come un guscio d’uovo
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qualche passo all’interno, come se non riuscissi più
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appena scattata sul pavimento. “Come mai non l’ho
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balconcino esterno, separato. “E come mai il boccone di
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e colletto, la gonfiava come un pallone, la faceva
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questo?” mi chiedevo improvvisamente. “Come mai hanno spento le
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dei parenti, quest’oggi! Come quella volta che era
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magazzino del solito distributore, come sempre!» ¶ Stropicciavo la busta
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luce pestata che continuava come se niente fosse ad
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cercando di respirare. ¶ «Accidenti, come sei pallido! Stai male
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per l’emozione. ¶ «Ma come facevi a procurarti il
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negozi, di sera...» ¶ «E come facevi per i tuoi
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questo quando è successo? Come fai a saperlo? Sei
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un po’ il braccio, come se stesse per cominciare
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testa. ¶ Lo vedevo andare come se niente fosse sul
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girato e doveva apparire come tutto pestato contro il
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camicia vi aderiva sottile, come una seconda pelle. ¶ «Ah
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di luce carica, svasata, come se stessero gettando fuori
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bocca andava da solo, come se parlasse. ¶ «Ah, se
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guardava fuori dal finestrino come assente. ¶ «Ecco, siamo arrivati
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che continuava a passare come se niente fosse contro
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nell’aria una massa come di capelli sgranati, bianchi
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nostri? Ma chi? Quando? Come fa a sapere che
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dal mio collo. ¶ «Ma come! È passato anche qui
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tutto pieno di materiale, come un uovo!» ¶ Saltai giù
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quel rumorino scuoiato, distillato. ¶ «Come sarà finita qui dentro
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le soprascarpe, si alzava come se niente fosse dalla
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delle due stufette. ¶ «Vedrò come mi sento» rispondeva. ¶ Restavo
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per un po’. ¶ «Ma come fai a tenere i
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Sì, sì, lo so come si comporta...» provavo a
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sui capelli, senza toccarli, come se le sue dita
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hai mai detto niente... Come! Facevi parte della volante
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aveva il pavimento concavo, come un fondo d’uovo