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Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «come»

nautoretestoannoconcordanza
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1950
dunque piú cosí pezzente come noi. M’ero sempre
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le cascine sparse erano come li avevo veduti giorno
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mare e per terra, come i giovanotti dei miei
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uomini? ¶ – Lascia le cose come sono. Io ce l
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nidi. Lui mi diceva come fare per essere rispettato
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donne… ¶ – Già, – gli dissi, – come sei stato con le
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disse lui. – Per uno come te, quanti meschini. ¶ Poi
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per vedere della gente come me, che per giunta
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s’era fatta assumere come cassiera, e adesso tutto
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Non voleva saperne. Strillava come fanno le donne, chiedeva
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1950
niente, – gli dissi, – è come la luna. ¶ Nora, irritata
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schiena con disprezzo. ¶ – È come questa musichetta, – disse lui
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erano le mie, che come Nora e gli avventori
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paghe, le arance grosse come angurie, non erano niente
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giardini pubblici, aiuole finte come quelle delle stazioni, oppure
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una voce, in distanza, come quella dei grilli. Mi
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clarino – dice che è come nel fumare, quando si
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ringhiera. ¶ – Se sapevo suonare come te, non andavo in
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quell’età una piazza come questa sembra il mondo
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tutto il mondo fosse come la Mora. ¶ – No, – disse
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Cambiò discorso. ¶ Disse: – Sentili, come saltano e come bestemmiano
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Sentili, come saltano e come bestemmiano. Per farli venire
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prato alla strada era come una volta – erba morta
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d’inverno. Mi ricordai come la mamma Virgilia strappava
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tirava il piede dietro come un peso. Avrà avuto
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su quell’aia era come vedere me stesso. Al
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io. ¶ Dissi: – Cos’hai? come ti chiami? ¶ Mi rispose
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Valino, o di Cinto. Come avessimo potuto cavarci da
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ero stato anch’io come lui, non bastava che
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comparso davanti un omone come me e io l
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la cesta. ¶ Era strano come tutto fosse cambiato eppure
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erano delle case – palazzine, come quella del Nido sulla
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in quindici, in venti, come all’albergo dell’Angelo
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su una gamba sola, come stava lui, su delle
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sponda. ¶ – Ero un ragazzo come te, – gli dissi, – e
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Non si capiva piú come l’avevano ammazzato, – disse
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rossi d’un salice. Come sempre, mentre fuori era
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che la campagna era come tutte le campagne, per
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certe foglie già rosse come quello che c’era
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piazza vuota, mi trovai come un sindaco che guarda
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fatto fortuna. Poteva succedergli come succede in questa valle
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tanti – di venir su come una pianta, d’invecchiare
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una pianta, d’invecchiare come una donna o un
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ch’era un po’ come quel giardino della villa
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la terra fosse sua, come piaceva a lui, libera
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lui, libera e selvatica come il parco dov’è
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lenza e gli raccontavo come si pesca in alto
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altro. Parlavo con lui come Nuto aveva fatto con
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si tirava su, diceva, come avrebbe detto suo padre
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porto di Genova e come si fanno i carichi
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che ne parlavo, – è come la sirena che suonavano
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ragazzo, sporse il labbro come per imboccare il clarino
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uno che chiede, zoppo come lui. E dentro ci
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alla gente, verrà su come suo padre. ¶ – Ce n
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sarebbe voluta una cascina come la Mora era stata
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noi. – La Mora era come il mondo, – dissi. – Era
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donne sveglie? Delle ragazze come Irene e Silvia?… ¶ Nuto
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credeva a queste superstizioni come i vecchi di sua
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ridiventare campagnolo. Un vecchio come il Valino non saprà
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terra la conosceva. ¶ Discutemmo come cani arrabbiati un bel
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vigna ben lavorata è come un fisico sano, un
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Voglio che crescano laggiú come me». Invece il figlio
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ossa, averla nelle ossa come il vino e la
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fatto è che Cinto – come me da ragazzo – queste
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ancora non parlarne: fare come se niente fosse e
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facce mi piacevano cosí, come le avevo sempre viste
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niente, che tutto fosse come prima, salvo i morti
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cinghia e le frustava come bestie, e frustava anche
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distesa a denti aperti, come sua madre quell’inverno
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piaceva per se stessa, come la valle e le
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di sale. Faceva freddo come d’inverno. Il sole
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il ronzío della corrente come si fa da ragazzi
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che rompeva l’aria come il canto del gallo
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vivere in un paese come questo? Eppure si adattavano
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la mano del poliziotto come l’urto del treno
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e cercavo di sonnecchiare come fossi sull’angolo della
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d’accordo. Mi chiesero come. In quell’anno, dissi
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terra e i soldi come in Russia. E chi
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a sentire, e adombrava come un cavallo. – Possibile, – gli
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chiesa di dieci tangheri come costui… ¶ Dei partigiani il
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sul pozzo, legato, canta come un matto, ce la
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del prete fosse qualcosa come il tuono, come il
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qualcosa come il tuono, come il cielo, come le
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tuono, come il cielo, come le stagioni – che servisse
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corso per quelle colline come il mosto sotto i
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cose ma non sapevo come dirgli la mia. Adesso
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di tanti piccoli paesi come questo. I preti non
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partigiani che sono morti come mosche per salvare il
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grossa ancora, una collina come un pianeta, e di
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hanno dato la caccia come alle bestie. Ne sono
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della madre insieme. ¶ – Ma come, è sparita? Non si
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Quel che restava era come una piazza l’indomani
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cambiato, era un uomo come me. Per dire tutto
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avessi ritrovato la Mora come l’avevo conosciuta il
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casa, non ero piú come Cinto, il mondo mi
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fare delle cose difficili – come comprare una coppia di
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fiori, dei veri fiori, come quelli che c’erano
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fiori sono una pianta come la frutta – facevano il
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e del Salto luccicavano come la schiena di un
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a terra, – diceva Padrino, – come faccio a pagare il
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abbiamo trovato una casa come si deve. Ringraziami. Là
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Lanzone vuole i manzi come spose, – mi disse. M
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me ch’ero uno come loro, che li lasciassi
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la cicca. – Sta’ attento come si fa, – mi diceva
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ch’era un servitore come me, teneva conto ch
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con gli altri ragazzi, come se i grandi li
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lo diceva anche Cirino – come suo nonno e suo
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era tutto lucido, leggero, come gli specchi – io camminavo
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le faine e saltava come un matto per prenderli
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piagnucolare, gemere adagio, esclamare, come fosse una gola troppo
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piccola, la faccia grossa come il pugno – quei bambinetti
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davanti. ¶ La vecchia gemeva come un passero dall’ala
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e la cognata dietro come un cane. Sotto il
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a urlare «Cinto Cinto», come se la scannassero, come
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come se la scannassero, come se piangesse anche lei
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Valino, – tocca alla padrona. ¶ – Come sono le cose, – disse
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coi bicchieri lui beveva come un uomo. Doveva avere
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accordo e mi trattava come un amico. Aveva già
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un’idea, per capire come va questo mondo. Non
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la sapeva lunga, era come uno grande; certe sere
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di non sapere chiacchierare come lui, e mi pareva
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che fa ma da come lo fa, e che
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piú di un contadino come noi. E i suoi
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un altro, di esser come Nuto, di arrivare a
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ci trovai Nuto fu come se fosse la prima
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calmi calmi storie grosse come case. Nella vetrina c
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tante, e sapevo, vedevo come anche Irene e Silvia
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dalla vigna le guardavo come si guarda due pesche
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passerotto? Adesso ingrassa, cresce come un frate. Se non
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dei miei soldi. ¶ Ma, come diceva Cirino, adesso che
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aggiustato mi toccava lavorare come un uomo. Io non
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lui diceva ch’era come la guerra che s
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gente neri di titoli come un temporale. ¶ Adesso che
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venne voglia di sapere come vivevano Angiolina, la Giulia
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donne. Vanno a giornata come te –. Allora pensai proprio
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Cinto, ricominciare in Gaminella come lui, con quello stesso
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la testa e ronzava come fosse piena di mosche
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bottiglia davanti all’armadio, come se fosse stato il
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credevano davvero che fossero come quelle di Canelli. ¶ Quando
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l’Emilia, con tutti, come ci fossi stato. A
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schiena liscia di Silvia come fosse il palo della
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che aveva un’ernia come una zucca e un
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di scritti in latino come il libro da messa
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scrivo il mio nome come non avrei mai creduto
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a Irene che suonava come un’artista e che
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le labbra in fuori come avesse imboccato il clarino
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gialli. Me li ricordo come fosse ieri. ¶ XXI. ¶ Qualche
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somigliava a Silvia, bruna come lei, piú grassottella e
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ch’ero anch’io come gli altri. «Eppure gli
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in treno, a lavorare come quelle degli uffici. Facevano
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pur di farsi conoscere. Come si fosse messa in
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other way round, you come with me because I
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si distendeva sullo sdraio come se fosse nel mio
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quella donna, mi piaceva come il sapore dell’aria
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dell’aria certe mattine, come toccare la frutta fresca
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e Silvia erano gente come noi che maltrattata diventava
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allora era ancor giovane come una rosa dava dei
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vecchia, ricevute, festeggiate, era come per me dare un
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faceva addirittura ammattire. Era come per me vedere i
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temporale, lampi e fulmini come d’agosto. Cirino e
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che faceva una luce come la luna riflessa nell
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non si poteva capire come fossero accoppiati. Il sor
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in guerra gli ufficiali come quelli. Di Nuto non
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vedere. Veniva su bionda come Irene, con gli occhi
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può mica un ragazzo come lui andare in festa
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che non fosse grossolano come l’altro… ¶ Silvia rideva
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sapevano che Silvia era come matta, si faceva portare
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figlio, sarà un bastardo come me. Io sono nato
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la vidi mai disperata come la sorella, ma quando
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faccia a suo padre come avesse la febbre. Soltanto
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Canelli, lo guidava lei come un uomo. Una volta
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punto. Per quanto fosse come matta, era matta di
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mettemmo a vendemmiare, vennero come negli anni passati sia
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stazione, c’è uno come me che vuole andarsene
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un terrazzo – tutto succede come a noi. Dev’essere
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negozi adesso sono vuoti, come un camposanto. ¶ Nuto non
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mi faceva parlare. Andavamo come due frati sotto la
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da un povero meschino come mio padre, per aprirti
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le gambe e mugolava come un cane. ¶ – Cosa c
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e lo alzò su come un capretto. ¶ – Ha ammazzato
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e dar dei colpi come abbattessero un albero, e
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padre l’avrebbe visto come di giorno. Il cane
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il rumore della fiamma come un forno. Il cane
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nella riva era chiaro come di giorno. Quando Cinto
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queste cattiverie e sapeva come prenderle e rifarsi. ¶ Il
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in piazza sulla moto come una schioppettata, o davanti
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prime rose. Parlottavano insieme come fossero madre e figlia
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di girare le campagne come i cani. Quella finestra
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anch’io quel treno, come Nuto. Nelle feste cominciavo
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a trovarlo, gli parlò come a un ragazzo e
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bevevano, ridevano e parlavano come noi. Ma questo tale
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quel che si dicevano – come lui le parlava di
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che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e
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orecchio della nostra capra come le ragazze. ¶ L’altr
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boschi, altri sentieri – era come scorticata dall’inverno, mostrava
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e di corse, e come lei stava a sentire
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Lugli era sempre vestito come il modello di un
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Silvia stavolta si rivoltò come un gatto. Andò a
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una malattia, una disgrazia, come il tifo di sua
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d’oro, che dormiva come una morta nel bosco
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una che lei teneva come figlia fosse tanto ingrata
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Allora anche lei rise come Silvia. ¶ Poi si rimisero
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Laiolo ch’era nero come una mora, e quando
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calci chinando la coda come un gatto. – Silenzio, – ci
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cavalli facevano un rumore come la piena del Belbo
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andò giú di muso come un sacco, poi di
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e si davano zuccate come le capre; poi la
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bicchiere anche a me, come ai suonatori. ¶ Mi trovò
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attento, qui non era come la strada di Gaminella
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Nuto allungava il labbro, come fa lui. – Sei stato
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con quel vagabondo… stentando come ha stentato… E Santina
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Irene, aveva gli occhi come il cuore del papavero
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quei bricchi alla festa, come avevo fatto io con
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gli occhi, – io so come l’hanno ammazzata. C
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Lei l’aveva fermato. ¶ – Come va al Salto? suoni
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tedeschi. E una ragazza come Santa non avrebbe parlato
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conosciuto la mamma, sai come sono… mi portavi in
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gli occhi umidi offesi – come le sue sorelle. Nuto
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e ce li lasciarono come cani, Santa venne in
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c’erano lumi, sai come andava a quei tempi
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e fece una smorfia come i bambini… Ma fuori
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la trovano. Una donna come lei non si poteva
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era ancora il segno, come il letto di un